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UNIVERSITÀ DI PISA Scuola di Dottorato in Storia, Orientalistica e Storia delle Arti XXVII Ciclo Tesi PDF

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UNIVERSITÀ DI PISA Scuola di Dottorato in Storia, Orientalistica e Storia delle Arti XXVII Ciclo Tesi di Dottorato in Storia Moderna M-STO/02 LA SQUADRA NAVALE PONTIFICIA NELLA REPUBBLICA INTERNAZIONALE DELLE GALERE: SECOLI XVI-XVII Relatore: Candidato: Prof. Franco Angiolini Fabrizio Filioli Uranio Indice Introduzione 6 I. IL MEDITERRANEO: IMPERI, ESERCITI E GALERE 1.1. L’immagine dell’impero: un problema storiografico 25 1.2. Lo Stato, l’esercito e il monopolio della forza 34 1.3. Il Mediterraneo: un mare di galere 48 1.4. Le galere nel lungo periodo: storiografia e histoire bataille 58 1.5. I sistemi di voga e la catena di comando 65 1.6. La marina pontificia alla fine del XV secolo 72 II. LA SQUADRA NAVALE PONTIFICIA NEL XVI SECOLO 2.1. L’organizzazione finanziaria dello Stato pontificio 88 2.2. L’introduzione del sussidio delle galere e il contributo dello Stato pontificio alla lotta contro il Turco nell’età di Carlo V 100 2.3. Le galere pontificie da Gerba a Lepanto 119 2.4. Gli anni del pontificato sistino (1585-1590) 132 2.5. I cappellani delle galere pontificie: Cipro e Lepanto 145 III. LA MARINA PONTIFICIA TRA TIRRENO E ADRIATICO: ASIENTOS DE GALERAS, FORTIFICAZIONI COSTIERE E PORTI 3.1. Gli asientos dei patrizi genovesi Francesco Centurione e Alessandro Pallavicini 150 3.2. Le fortificazioni costiere: un sistema integrato con la marina 164 3.3. Il viaggio delle galere pontificie del 1615 172 3.4. Il sostegno dei legni pontifici alla Serenissima durante guerra di Candia: la spedizione del 1657 175 3.5. Non solo galere: i vascelli pontifici del 1658 184 3.6. Ancona: un porto che guarda a Oriente 191 3.7. Gli asientos di fine secolo 194 3.8. Lo scalo di Civitavecchia tra ‘500 e fine ‘600 199 Conclusioni 221 Appendice documentaria 227 Bibliografia 284 Indice dei nomi 303 ABBREVIAZIONI AGS: Archivo General de Simancas ASC: Archivio Storico Capitolino ASF: Archivio di Stato di Firenze ASR: Archivio di Stato di Roma ASV: Archivio Segreto Vaticano ASVe: Archivio di Stato di Venezia BAV: Biblioteca Apostolica Vaticana BCR: Biblioteca Corsiniana di Roma BNE: Biblioteca Nacional de España NOTA METROLOGICA Monete: 1 scudo romano= 10 giuli= 100 baiocchi 1 giulio= 10 baiocchi 1 baiocco= 5 quattrini 1 quattrino= 2 denari 1 scudo maltese= 12 tarì= 240 grani 1 tarì= 20 grani 1 ducato veneziano= 24 grossi 1 ducato veneziano= lire 6 e 4 soldi 1 lira= 20 soldi= 240 denari 1 pezza da otto reali (della rosa o livornina)= lire toscane 5:13:14 1 lira toscana= 20 soldi o 12 crazie 1 crazia= 4 quattrini 1 quattrino= 4 denari 1 soldo= 3 quattrini= 12 denari Lunghezza (Roma): 1 canna= 11 palmi= metri 2,75 (circa) 1 palmo= metri 0.25 (circa) Introduzione Nella presente ricerca si intende studiare la squadra navale pontificia da molteplici punti di vista: innanzitutto come strumento del monopolio della forza da parte del papato, contro nemici interni ed esterni, ma anche come forma di autorappresentazione del potere di una corte e di uno Stato che nel XVI e nel XVII secolo costruì la propria struttura di Stato moderno. Quindi si cerca di dimostrare come la squadra navale pontificia si inquadrasse di fatto in un preciso scenario geopolitico, partecipando alle maggiori imprese navali dell’epoca contro il Turco. Infine, si intende dimostrare che le personalità che erano a capo di questa complessa macchina appartenevano alle maggiori famiglie aristocratiche e di banchieri dell’epoca ed erano portatrici di competenze condivise all’interno delle diverse corti europee. Protagonista indiscussa del lavoro sarà la galera, strumento principe della guerra del Mediterraneo in età moderna. Il suo utilizzo, i suoi costi, le competenze per manovrarla, gli schiavi di cui aveva bisogno, erano ingranaggi di un meccanismo così ben collaudato e così condiviso nel mondo mediterraneo che si giunge ad ipotizzare l’esistenza di una Repubblica internazionale delle galere che, al pari di quella del denaro suggerita da Aldo de Maddalena1, funzionasse come una struttura sovrastatale che superasse i limiti dei singoli Stati europei dell’epoca. Nel corso del XVI e del XVII secolo Roma ricopriva un ruolo di prim’ordine all’interno della rete di notizie che circolava nel continente. L’urbe era in effetti il centro postale più attivo della penisola e forse il più attivo in Europa. Questo accadeva perché i papi, proprio per la loro funzione di sovrani spirituali e temporali, e poiché erano gli unici a disporre di una rete così capillare a livello globale, erano informati degli avvenimenti più importanti che si svolgevano non solo in Italia e in Europa, ma anche nel resto dell’ecumene. Allo stesso tempo i principi degli Stati regionali della penisola e i sovrani cattolici europei volevano conservare un contatto diretto, non solo con il capo dello Stato pontificio, ma anche con quei cardinali che ricoprivano il ruolo di ambasciatori della Santa Sede. Inoltre, molte importanti banche dell’epoca possedevano almeno una filiale nella città dei papi e i banchieri che operavano a Roma cercavano di arricchirsi sia sfruttando la ricchezza dell’urbe, sia cercando di entrare a far parte dell’entourage del pontefice. Infine, Roma si trovava su uno dei grandi assi del sistema imperiale spagnolo, quello che andava da Madrid a Palermo, 1 A. DE MADDALENA, La repubblica internazionale del denaro: un’ipotesi infondata o una tesi sostenibile?, in A DE MADDALENA e H. KELLENBENZ (a cura di), La repubblica internazionale del denaro tra XV e XVII secolo, Annali dell’Istituto italo-germanico, Quaderno 20, Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 7-16. Sulla repubblica internazionale del denaro rimando anche a: C. MARSILIO, Dove il denaro fa il denaro. Gli operatori finanziari genovesi nelle fiere di cambio del XVII secolo, Novi Ligure, Città del Silenzio, 2008. 6 passando per Barcellona, Lione, Genova – con una biforcazione per Milano – lo Stato pontificio appunto e Napoli2. Così come gli altri principi europei, anche il pontefice aveva delle rappresentanze diplomatiche stabili – i nunzi apostolici – che vennero istituite a partire dalla fine del ‘400 presso le principali corti del continente, nel quadro del nuovo assetto internazionale e dello sviluppo della nuova figura dell’ambasciatore permanente3. A Roma venivano dunque raccolte notizie provenienti da diverse fonti e da diversi luoghi, relative soprattutto alla situazione politica europea. Presso la Biblioteca Vaticana sono appunto conservati gli Avvisi: si tratta dei “giornali” dell’epoca, in cui venivano raccolte le principali notizie che giungevano in città e che erano indirizzate per la maggior parte al duca d’Urbino. Vennero ricondotti nell’urbe nel 1631, quando il piccolo ducato perse la propria autonomia. Inoltre, l’agente a Roma del duca non redigeva direttamente gli avvisi, ma comprava un “giornale” da una persona il cui mestiere era apprendere ciò che succedeva in città e le notizie dal mondo, per poi condensarle in delle brevi informazioni4. La Biblioteca Apostolica Vaticana non è però l’unico archivio in cui reperire notizie riguardanti la Roma di età moderna. Per comprendere come avvenne, all’indomani dell’unificazione italiana, la divisione tra Archivio Segreto Vaticano, l’Archivio di Stato di Roma e gli archivi della Camera Apostolica, fondamentali per le ricerche e segnatamente per le ricerche di storia economica, occorre risalire indietro nel tempo e riflettere sulle scelte compiute dall’amministrazione pontificia tra la metà del XVI secolo e gli inizi del XVII. A metà del ‘500 cominciò a prendere forma l’ufficio di computisteria della Camera, destinato a sostituire gradualmente i notai negli adempimenti relativi all’impegno e alla spesa di denaro pubblico e al controllo sui gestori della finanza camerale (tesorieri provinciali, 2 J. DELUMEAU, Vie économique et sociale de Rome dans la seconde moitié du XVIe siècle, vol. I., Paris, Éditions E. de Boccard, 1959, pp. 37-38. Il volume è tradotto, in versione ridotta, anche in italiano: J. DELUMEAU, Vita economica e sociale di Roma nel Cinquecento, Firenze, Sansoni Editore, 1979. Sulla costruzione della rotta spagnola rimando a: A. PACINI, «Desde Rosas a Gaeta». La costruzione della rotta spagnola nel Mediterraneo occidentale nel secolo XVI, Milano, Franco Angeli, 2013. Sulla presenza delle comunità spagnole a Roma nella prima età moderna rimando a: C. J. HERNANDO SÁNCHEZ (ed.), Roma y España. Un crisol de la cultura europea en la Edad Moderna, Actas del Congreso Internacional celebrado en la Real Academia de España en Roma del 8 al 12 de mayo de 2007, Voll. II, Madrid, Sociedad Estatal para la acción cultural exterior, 2007; M. VAQUERO PIÑEIRO, Forme della presenza mercantile spagnola a Roma all'inizio dell'età moderna. Spunti per un confronto europeo, in G. SABATINI e R. SANSA (a cura di), La presenza spagnola in Italia: Napoli, Roma, Milano, "Storia Urbana", XXXII, 123, (2009), pp. 83-100; Id., Mercanti iberici nello spazio commerciale romano nella prima Età Moderna, in “Archivi e Cultura”, 2004, XXXVII, pp. 117-143; Id., Una realtà nazionale composita: comunità e chiese “spagnole” a Roma, in S. GENSINI (a cura di), Roma Capitale (1447-1527), Pisa, Pacini Editore, 1994, pp. 473-491. 3 P. PRODI, Il sovrano pontefice. Un corpo e due anime: la monarchia papale nella prima età moderna, Bologna, Il Mulino, 1982, pp. 308-309. 4 J. DELUMEAU, Vie économique et sociale de Rome dans la seconde moitié du XVIe siècle, vol. I., op. cit., pp. 25-26. Il Delumeau nelle sue ricerche inerenti il periodo 1554-1605 studiò i 42 volumi manoscritti – dal 1038 al 1073 - del fondo Codice Urbaniano Latino della Biblioteca Apostolica Vaticana. 7 doganieri, appaltatori). È perciò a partire da questo momento che prese avvio la costruzione di una delle componenti fondamentali degli archivi camerali. Inoltre, nel 1586 papa Sisto V Peretti (1585-1590) ridefinì i compiti del Commissario generale della Camera Apostolica, attribuendogli, tra le altre prerogative, quella della cura degli archivi. Da allora iniziò a costituirsi l’altro grande corpo di scritture camerali5. Nel secondo decennio del XVII secolo fu istituito l’Archivio Vaticano, nel quale confluì una parte della documentazione più antica dei notai segretari e cancellieri della Camera Apostolica. Fu questo l’unico massiccio versamento dei documenti camerali nell’ASV: esso fu seguito, sul finire del ‘700, da un altro, più esiguo, composto da un certo numero di tomi appartenenti all’archivio del Commissario generale della Camera. La documentazione che non fu versata allora all’ASV rimase presso gli uffici produttori, fuori dalla città leonina e fu acquisita nel 1870 dallo Stato italiano. Ciò spiega perché una parte della più antica documentazione dei notai e del Commissario è ora conservata presso l’ASV, mentre l’altra è presso l’Archivio di Stato di Roma6. Il presente studio è in effetti il risultato di ricerche condotte soprattutto nel fondo Commissariato Soldatesche e Galere dell’ASR. Si tratta di un fondo piuttosto vasto, che conta oltre 800 buste e che tratta materie relative all’esercito e alla marina pontificia. Se per quanto riguarda le soldatesche esistono pregevoli lavori recenti7, per le galere pontificie non esiste alcuno studio che, con queste fonti, analizzi il loro apparato nel lungo periodo. L’interesse per tale patrimonio documentario è dovuto soprattutto al fatto che queste fonti contengono importanti indicazioni di ordine economico e finanziario sulla gestione della squadra navale pontificia soprattutto a partire dagli ultimi vent’anni del XVI secolo. Il fondo mostra numerose lacune, soprattutto per quanto riguarda il ‘500 e acquisisce un’importante continuità dal XVII secolo in avanti. 5 M. G. PASTURA RUGGIERO, Breve storia dello smembramento degli archivi della Camera Apostolica, in “Roma Moderna e Contemporanea”, anno I, n. 2, maggio-agosto 1993, pp. 159-182, p. 159. Rimando anche allo studio di Bignami Odier: J. BIGNAMI ODIER, La Bibliotheque Vaticane de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l’histoire des collections de Manuscrits, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, 1973. 6 Ivi, pp. 159-160. Sugli archivi della Reverenda Camera Apostolica vedere anche: A. LODOLINI, L’Archivio di Stato in Roma e l’Archivio del Regno d’Italia: indice generale storico descrittivo ed analitico, Roma, Annales Istitutorum, 1932; Id., L’Archivio di Stato di Roma. Epitome di una guida degli archivi dell’Amministrazione centrale dello Stato pontificio, Roma, Istituto di Studi romani, 1960; E. LODOLINI, L’amministrazione periferica e locale nello Stato Pontificio dopo la Restaurazione, in “Ferrara Viva”, I, 1959, I, pp. 5-32; Id., L’amministrazione pontificia del Buon Governo, in “Gli Archivi Italiani”, 6, Roma, 1919, pp. 181-236; M. G. PASTURA RUGGIERO, La Reverenda Camera Apostolica e i suoi archivi (secoli XV-XVIII), Roma, Archivio di Stato, 1984. 7 Il riferimento è alla monografia di Giampiero Brunelli: G. BRUNELLI, Soldati del Papa. Politica militare e nobiltà nello Stato della Chiesa, Roma, Carocci Editore, 2003. 8 Per quanto riguarda il XVI secolo le ricerche sono state condotte anche nell’Archivo General de Simancas, per antonomasia definito l’archivio de los Austrias. Ai Consejos giungevano le notizie e le richieste dai quattro angoli della monarchia e, in essi, si esaminavano e si discutevano e da qui partivano le soluzioni da proporre al monarca per la risoluzione finale delle diverse questioni politiche. Attraverso i Consejos si canalizzavano dunque tutte le problematiche, dalle lamentele di un contadino, fino alle dichiarazioni di guerra o di pace con qualsiasi paese conosciuto8. Proprio le notizie provenienti dallo Stato pontificio, che gli ambasciatori riferivano al sovrano, sono state oggetto di studio con il fine di analizzare la situazione politica a Roma. Lo spoglio del fondo Secretaria de Estado, Negociación de Roma, della parte relativa alla Correspondencia (Legajos 847-1002, anni 1381-1616), soprattutto per il periodo compreso tra gli anni ’20 e la fine del XVI secolo, ha permesso di mettere in luce i provvedimenti dei diversi pontefici in materia di fiscalità e di armamento della flotta. In effetti, i papi per allestire i legni necessari agli scontri nel Mediterraneo si avvalevano dell’inasprimento della pressione fiscale per mezzo dell’emissione di imposte che andavano a colpire le comunità dello Stato e il cui gettito era destinato al finanziamento delle guerre. Le notizie che giungevano ai Consejos, e quindi al sovrano, non provenivano solo da quei territori che facevano parte del sistema imperiale spagnolo, ma anche da tutte quelle corti in cui il sovrano manteneva degli ambasciatori, com’è il caso di Genova e anche appunto di Roma. Le finanze dell’urbe erano in gran parte nelle mani della Reverenda Camera Apostolica e rimangono solo poche testimonianze dell’autonomia finanziaria comunale. Le finanze passate alla Camera sono ordinate nelle tre dogane: la dogana di Ripa e Ripetta; la dogana delle merci o di Sant’Eustachio; la dogana della grascia, anche indicata come la vera “Tesoreria di Roma”. Negli uffici locali la tenuta di cassa non era distinta dalla contabilità, come invece avveniva presso gli uffici centrali e in quanto alla Depositeria, come cassa, era distinta dagli uffici contabili. Per quanto riguarda la tenuta della contabilità in senso stretto, il suo ordinamento era rimasto essenzialmente lo stesso del periodo avignonese. L’ufficio contabile centrale, la Camera Apostolica, teneva la serie degli Introitus et Exitus, che non sono altro se non la traduzione in latino dei registri. Questi registri erano tenuti, in italiano, dal Depositario generale che redigeva un giornale di cassa in cui annotava volta per volta il 8 J. L. RODRÍGUEZ DE DIEGO, F. J. ÁLVAREZ PINEDO, Los archivos españoles: Simancas, España, Lunwerg Editores, 1993, p. 91. A proposito dell’Archivo General de Simancas rinvio anche al seguente studio: A. D. PLAZA BORES, Guía del investigador: Archivo General de Simancas, España, Ministerio de Cultura, 1980. 9 denaro incassato e i pagamenti da lui effettuati in seguito ad un mandato. Fondandosi su questo registro, il notaio del Tesoriere redigeva una traduzione latina letterale ed il registro che ne derivava costituiva appunto l’esemplare degli Introitus ed Exitus del Camerlengo9. Questo attento controllo sui conti della Camera Apostolica era il risultato della riforma voluta da papa Sisto IV della Rovere (1471-1484), riforma definita nell’Ordo Camerae del 1481. L’opera di riforma venne in realtà avviata qualche anno prima, nel 1477, e venne rivolta dapprima agli uffici locali. Una commissione composta da due membri, Giovanni Andrea de Gemaldis e Silvestro Malavicini, ne aveva segnato il principio nel giugno del 1477 ispezionando le province della Marca d’Ancona e della Romagna. Il loro compito era quello di eseguire un’inchiesta su come i tesorieri provinciali amministrassero le finanze, e di ridurre il numero dei funzionari. La commissione aveva pieni poteri: poteva persino decidere la soppressione degli uffici. Nel maggio successivo il lavoro fu portato a termine e venne accertato che ovunque e continuamente venivano violate le norme del diritto amministrativo delle Constitutiones Egidianae. Gli abusi e gli eccessi in materia finanziaria vennero vietati, così come le venalità degli uffici e a ciò seguì la riforma dell’amministrazione centrale dello Stato della Chiesa e della Camera Apostolica, il supremo organo papale in materia finanziaria e allo stesso tempo il supremo organo amministrativo dello Stato10. La lotta del governo centrale romano contro il potere periferico costituì in effetti uno degli aspetti principali nel lungo processo di formazione dello Stato pontificio11. 9 C. BAUER, Studi per la storia delle finanze papali durante il pontificato di Sisto IV, in “Archivio della R. Società Romana di Storia Patria”, Volume L, Roma, 1927, pp. 319-400, pp. 327-328. Sulle dogane a Roma: M. L. LOMBARDO, Camera Urbis: Dohana Minuta Urbis. Liber Introitus 1422, Roma, Il Centro di Ricerca, 1983; Ead., Camera Urbis: Dohana Ripe et Ripecte. Liber Introitus 1428, Roma, Il Centro di Ricerca, 1978; Ead., La Camera Urbis: premesse per uno studio sulla organizzazione amministrativa della città di Roma durante il pontificato di Martino V, Roma, Il Centro di Ricerca, 1970; Ead., La dogana di Ripa e Ripetta nel sistema dell’ordinamento tributario a Roma dal Medio Evo al sec. XV, Roma, Il Centro di Ricerca, 1978; Ead., La dogana minuta a Roma nel primo Quattrocento. Aspetti istituzionali, sociali, economici, Roma, Il Centro di Ricerca, 1983; L. PALERMO, L’approvvigionamento granario della capitale. Strategie economiche e carriere curiali a Roma alla metà del Quattrocento, in S. GENSINI (a cura di), Roma Capitale (1447-1527), Pisa, Pacini Editore, 1994, pp. 145-205. 10 C. BAUER, Studi per la storia delle finanze papali durante il pontificato di Sisto IV, op. cit., pp. 321-322. Per uno studio delle tesorerie provinciali rimando a: E. LODOLINI, I registri delle Tesorerie provinciali dello Stato pontificio (1397-1816) nell’Archivio di Stato di Roma, in L. DE ROSA (a cura di), Studi in memoria di Federigo Melis, vol. II, Napoli, Giannini Editore, 1978, pp. 431-439. 11 Importanti studi dedicati allo Stato Pontificio sono: M. CARAVALE – A. CARACCIOLO, Lo Stato pontificio da Martino V a Pio IX, in G. GALASSO (diretta da), Storia d’Italia, Volume quattordicesimo, Torino, Utet, 1978; G. CAROCCI, Lo Stato della Chiesa nella seconda metà del sec. XVI, Milano, Feltrinelli Editore, 1961; J. CORKERY, T. WORCESTER (eds.), The Papacy since 1500. From Italian Prince to Universal Pastor, Cambridge, CUP, 2010; M. GATTONI, Clemente VII e la geo-politica dello Stato Pontificio (1523-1534), Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 2002; A. JAMME, De la République dans la Monarchie? Genèse et dévellopements diplomatiques de la contractualité dans l’État pontifical (fin XIIe-début XVIe siècle), in F. FORONDA (ed.), Avant le contrat social. Le contrat politique dans l’Occident médiéval XIIIe-XVe siècle, Paris, Publications de la Sorbonne, 2011, pp. 37-79; A. MENNITI IPPOLITO, 1664. Un anno della Chiesa universale. Saggio sull’italianità del papato in età moderna, Roma, Viella, 2011; P. 10

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