UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea Magistrale in Scienze dello Spettacolo e della Comunicazione Multimediale Classe: C-58 Il Signore degli Anelli: dal testo allo schermo. Tesi di Laurea di: Marta SCLIP Matricola nr. 702197 Relatrice: Chiar.ma Professoressa Anna Anzi Correlatrice: Chiar.ma Professoressa Francesca Orestano ANNO ACCADEMICO 2006/2007 1 A papà e mamma che mi hanno permesso di crescere leggendo Vampiretto, collezionando folletti e gufi e sognando ad occhi aperti. 2 Indice Introduzione I Capitolo I Dalla pagina bianca alle parole. 1.1. Tolkien: creatore della Terra di Mezzo. 1 1.2. Il fenomeno della “sub-creazione”. 7 1.3. Lo Hobbit: andata e ritorno. 9 1.4. Il Silmarillion: dove tutto ebbe inizio. 11 1.5. Il Signore degli Anelli: il capolavoro. 13 1.5.1. La struttura dell’opera e la pubblicazione 13 1.5.2. La trama (La Compagnia dell’Anello, Le due Torri, Il ritorno del Re e Appendici) 15 1.5.3. Analisi, linguaggio e stile: l’importanza della filologia. 22 1.5.4. Le tematiche. 25 1.5.5. La simbologia: aspetti essenziali. 33 1.5.6. La mappa della Terra di Mezzo. 35 1.5.7. I popoli: protagonisti del palcoscenico della Terra di Mezzo. 41 1.5.7.1. Gli Elfi. 41 1.5.7.2. Gli Uomini. 42 1.5.7.3. Gli Hobbit. 43 1.5.7.4. I Nani. 44 1.5.7.5. Le specie nemiche. 44 1.5.7.6. Gli altri personaggi di rilievo. 45 1.5.8. Gli idiomi della Terra di Mezzo. 46 1.5.9. Le Ere della Terra di Mezzo. 48 1.6. Le fonti di Tolkien. 49 1.7. Tolkien scrittore di genere. 50 3 Capitolo II Dalle parole alle illustrazioni. 2.1. La forza evocativa delle immagini. 52 2.2. Tolkien: illustratore della Terra di Mezzo. 54 2.2.1. La parola alle immagini. 57 2.2.2. Stemmi ed emblemi araldici. 68 2.3. Alan Lee: artista delle trasparenze. 71 2.3.1. L’Arte di Mr Lee. 75 2.3.2. La Terra di Mezzo illustrata da Alan Lee. 76 2.4. John Howe: illustratore di contrasti. 93 2.4.1. L’Arte di Mr Howe. 95 2.4.2. La Terra di Mezzo illustrata da John Howe. 97 2.5. Un confronto tra l’Arte di Tolkien, Alan Lee e John Howe. 112 2.6. Visioni alternative della Terra di Mezzo. 115 2.6.1. L’iperrealismo di Ted Nasmith. 115 2.6.2. I Fratelli Hildebrandt. 126 2.6.3. Immagini. 128 4 Capitolo III Dalle illustrazioni alla trilogia cinematografica. 3.1. Inizia l’avventura. 137 3.1.1. Peter Jackson: il regista della trilogia. 137 3.1.2. Dal romanzo al copione. 141 3.1.3. La fase di pre-produzione: storyboard e location. 146 3.1.4. Raffigurare il mondo di Tolkien. 148 Alan Lee e John Howe artisti concettuali della Terra di Mezzo. 3.1.5. La Weta Workshop: il laboratorio delle meraviglie. 151 3.1.6. Il Weta Digital: la Terra di Mezzo diventa realtà. 153 3.1.7. Questione di trucco… 156 3.1.8. I costumi: caratteri generali. 157 3.1.9. Armi e battaglie. 160 3.1.10. La magia della musica. 163 3.1.11. L’Unico Anello. 166 3.1.12. I protagonisti della Compagnia dell’Anello, gli amici e i nemici. 167 3.2. La trilogia cinematografica. 171 3.2.1. Il Signore degli Anelli: la Compagnia dell’Anello. 171 3.2.1.1. Hobbiville e casa Baggins. 173 3.2.1.2. Brea. 180 3.2.1.3. Isengard. 183 3.2.1.4. Gran Burrone. 185 3.2.1.5. Le Montagne Nebbiose e Moria. 190 3.2.1.6. Lothòrien. 195 3.2.1.7. Le statue degli Argonath. 199 3.2.1.8. Bozzetti dei costumi: la parola alla costumista Ngila Dickson. 200 3.2.2. Il Signore degli Anelli: le due Torri. 206 3.2.2.1. Zirak-Zigil. 208 3.2.2.2. Fangorn. 209 3.2.2.3. Edoras. 210 3.2.2.4. Il Cancello Nero. 216 3.2.2.5. Il Fosso di Helm. 218 3.2.2.6. Bozzetti dei costumi: la parola alla costumista Ngila Dickson. 220 3.2.3. Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re. 222 3.2.3.1. Minas Tirith. 223 3.2.3.2. Dunclivo e il Sentiero dei morti. 227 3.2.3.3. Minas Morgul e Cirith Ungol. 230 5 3.2.3.4. Mordor. 234 3.2.3.5. I Rifugi Oscuri. 236 3.2.3.6. Bozzetti dei costumi: la parola alla costumista Ngila Dickson. 238 3.2.4. Considerazioni dalla produzione. 241 Appendici 242 Appendice A Karen Fonstad: cartografa della Terra di Mezzo. 242 Appendice B Un aiuto importante: “risposte dal mondo”. 254 Appendice C Gollum: un personaggio, una voce e un attore. E lo zampino della più moderna tecnologia. 256 Conclusioni 260 Bibliografia 269 6 Capitolo I Dalla pagina bianca alle parole. 1.1. Tolkien: il creatore della Terra di Mezzo. Nei trent’anni trascorsi dalla morte di J.R.R. Tolkien nel settembre del 1973, milioni di persone in tutto il mondo hanno letto Lo Hobbit (1957), Il Signore degli Anelli (1954/55) e Il Silmarillion (1977), romanzi che hanno forgiato un universo dal fascino infinito, in cui la tradizione epica sembra riprendere vita con moderna sensibilità. Con la realizzazione del kolossal di Peter Jackson, il cinema ha di recente contribuito a un ulteriore ampliamento del successo e della diffusione delle opere dello scrittore. Malgrado la popolarità, la figura di J.R.R Tolkien rimane però sostanzialmente oscura al grande pubblico e pochi sono gli approcci realmente seri e documentati sulla sua vita e sulla sua opera. Grazie alla fondamentale biografia di Humphrey Carpenter, l’unica autorizzata dagli eredi di Tolkien, si sono potuti individuare i lunghi e laboriosi processi che hanno prodotto Il Signore degli Anelli e gli altri capolavori, ma soprattutto sono stati resi noti al pubblico di lettori e appassionati molti particolari della sua vita che hanno influenzato la stesura della sua opera più importante. John Ronald Reuel Tolkien, Ronald per la famiglia e John per gli amici, nacque a Bloemfontein, capitale dello stato sudafricano dell’Orange il 3 gennaio 1892. Il padre, 7 Arthur Reuel Tolkien, discendeva da un sassone immigrato in Inghilterra nel XVIII secolo1 e la sua era stata una ricca famiglia di costruttori di pianoforti. Ma alla fine del XIX secolo, gli affari dei Tolkien non erano più floridi. Arthur decise, così, di cambiare lavoro dedicandosi all’attività bancaria e trasferendosi in Sudafrica, nella speranza di fare fortuna. Questa giunse in fretta e gli consentì di far arrivare dall’Inghilterra la fidanzata Mabel Suffield, figlia colta ed istruita di un’antica famiglia di nobili decaduti del Midland. Al suo arrivo in Sud Africa, Mabel, che aveva solo 21 anni, sposò Arthur, allora trentaquattrenne, presso la cattedrale di Città del Capo. Risedettero a Bloemfontein, cittadina situata ad oltre un miglio dalla capitale, e dopo nove mesi, nacque il primogenito Ronald, seguito, a due anni di distanza, dal fratello Hilary. Il caldo clima africano non era congeniale né a Mabel né al piccolo Ronald che, all’età di tre anni, fu riportato in patria insieme al fratello. Ronald si riprese, ma il padre, che avrebbe dovuto raggiungerli a breve, si ammalò gravemente di febbre reumatica e morì. L’unico ricordo che Ronald conservò di suo padre fu l’immagine di un uomo baffuto che scriveva con la vernice il suo nome su una valigia, prima della partenza. Per i primi tempi, i due bambini vissero presso i nonni materni, i Suffield, cui Ronald si affezionò molto e dai quali assimilò la tipica mentalità borghese dell’epoca, nonché il fiero attaccamento al paese d’origine.2 La forte identità culturale e il profondo sentimento di appartenenza alla regione del Midland ebbero un influsso importantissimo sia per quanto riguarda l’indirizzo degli studi universitari di Tolkien che per le sue opere. All’età di quattro anni, Tolkien si trasferì, insieme alla mamma e al fratellino, in una casetta in un tranquillo borgo a sud di Birmingham, chiamato Sarehole. Ronald se ne innamorò subito. I due fratellini trascorsero l’estate scorrazzando liberi per le campagne, affascinati dai prati, da un vecchio mulino sul torrente e dalla Torbiera di Moseley, nonché da due burberi personaggi, un contadino e un mugnaio3 sempre infarinato, da loro soprannominati rispettivamente l’Orco Nero e l’Orco Bianco. 1 Il cognome Tolkien è infatti una storpiatura di Tollkuhn che in tedesco significa avventato. 2 L’antico casato era originario, infatti, di Eversham nel Worcestershire e una zia di Ronald era proprietaria di una tenuta , il Bag End. 3 Non deve stupire, quindi, che il personaggio del mugnaio burbero sia tanto presente nei racconti di Tolkien. 8 Le lezioni di disegno botanico fecero acquisire al giovane Ronald un rinnovato interesse per la natura e l’ambiente circostante; i due fratelli incominciarono ad esprimersi come la gente del posto: nel loro vocabolario entrarono termini come gamgee (bambagia), destinati a riaffiorare a decenni di distanza ne Il Signore degli Anelli. Quando Ronald e Hilary erano ancora piccoli, la madre si assunse personalmente l’onere di insegnar loro i primi rudimenti: a quattro anni Ronald sapeva già leggere e scrivere. Era appassionato di favole: amava leggere i racconti di Gorge MacDonald e Andrew Lang. Preferiva le favole con i draghi e a sette anni scrisse il suo primo racconto che parlava di un grande drago verde.4 In seguito, per consentirgli di proseguire gli studi, la famiglia fu costretta ad abbandonare quel paradiso bucolico e trasferirsi in squallidi alloggi cittadini. Ad aggravare la situazione, si aggiunse la conversione al cattolicesimo della madre, che provocò una violenta reazione da parte tanto dei Tolkien che dei Suffield, protestanti convinti che, da quel momento in poi, negarono qualsiasi contributo finanziario a Mabel e ai figli. Nel 1904 la donna, affaticata ed esasperata dalle difficoltà economiche, si ammalò di diabete, trascorse mesi in ospedale e morì lasciando Ronald orfano a 12 anni e affidandone la custodia a Padre Francis, che li domiciliò presso un parente che viveva vicino all’Oratorio di Birmingham. Gli studi umanistici assorbirono totalmente Tolkien. Si appassionò alla letteratura greca; il professore di lettere George Brewerton risvegliò poi il suo interesse per quella anglosassone, declamando in classe i Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer in volgare. Studiò filologia, approfondendo l’analisi dell’evoluzione e dei rapporti tra le lingue, e Brewerton gli insegnò l’Old English, ossia la lingua in cui sono narrate le gesta di Beowulf, mitico eroe che combatteva contro i draghi. Lo appassionò la lettura di Sir Gawain And The Green Knight, opera in versi scritta in volgare, e soprattutto la scoperta dei punti di contatto tra la lingua di quest’opera e il dialetto del West Midland.5 4 “[…] mia madre non mi disse nulla a proposito del grande drago; mi fece invece notare che non si poteva dire un verde grande drago. Mi chiedo ancora adesso il perché […] il motivo per cui ricordo questo particolare ha un grande significato, dal momento che per anni non tentai più di scrivere storie, e fui interessato, invece, da tutto quanto riguardasse le lingue.” Humprey Carpenter, J.R.R Tolkien: A Biography, London, Harpercollins, 1977 (Traduzione italiana a cura di Oriana Palusci, Tolkien, la biografia, Milano, Fanucci Editore, 2002, p. 50). 5 La traduzione di quest’opera effettuata da Tolkien in inglese moderno, realizzata in collaborazione con E.V. Gordon e pubblicata nel 1925, è tuttora considerata una delle più autorevoli. 9 Tolkien iniziò quindi a studiare da autodidatta il norreno per poter leggere nella versione originale alcuni tra i suoi testi preferiti, dimostrando di possedere uno straordinario talento per le lingue. Fu in questo periodo che si cimentò per la prima volta in una attività che avrebbe portato avanti per tutta la vita: l’invenzione di lingue e alfabeti nuovi. Già da piccolo aveva inventato con la cuginetta Mary una lingua segreta: il nevbosh (che significa “nuove sciocchezze”) e da adolescente il naffarin, lingua con elementi tratti dallo spagnolo. Compiuti i sedici anni, Tolkien fu trasferito insieme al fratello nel collegio gestito da una certa Signora Faulkner, in quanto Padre Francis riteneva che lì la compagnia fosse più adatta ai ragazzi. In questo collegio lo scrittore conobbe e si innamorò di Edith Bratt, anch’essa orfana che, pur essendo di tre anni più grande di lui, ricambiò il sentimento. Padre Francis decise di trasferire Ronald in un altro collegio, temendo che il ragazzo, distratto dalla passione per Edith, smettesse di studiare e non riuscisse a vincere la borsa di studio per Oxford. Tolkien non l’ottenne comunque la borsa di studio, ma fu totalmente assorbito dai nuovi impegni e affogò le sue pene d’amore nel rugby, nei dibattiti culturali e nelle riunioni segrete di un circolo di cui facevano parte i nuovi amici: Christopher Wiseman, Robert Quilter Gilson e Geoffrey Bache Smith. Il circolo, designato con l’acronimo TCBS, riuniva giovani colti e intelligenti che si dilettavano a recitare poesie davanti ad una tazza di tè. L’anno successivo Tolkien potè iscriversi all’università, e rimase entusiasta dell’atmosfera di Oxford. Assaporò i suoni del gallese studiandone la forma medioevale, e, messa da parte la passione per il gotico, inventò una lingua ispirata al finnico che in seguito avrebbe chiamato quenya, l’alto elfico del Signore degli Anelli. Cominciavano ad affiorare i primi elementi dei suoi racconti. Compiuti ventun’anni, Tolkien scrisse a Edith, intenzionato a sposarla, e, dopo un breve periodo, ottenne il consenso al matrimonio. Ma la felicità personale ebbe conseguenze negative sull’andamento degli studi: Tolkien non riuscì ad ottenere il massimo dei voti agli esami propedeutici alla laurea; tuttavia, considerando la sua bellissima tesina sulla filologia comparata e le sue straordinarie doti di filologo, il rettore dell’Exeter College gli consigliò di cambiare indirizzo di laurea, passando alla facoltà di Lettere moderne e Linguistica. Finalmente Tolkien diede sfogo al profondo interesse che nutriva per il 10
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