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Universit di Ain Shams PDF

247 Pages·2009·1.08 MB·Italian
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Università di Ain Shams Facoltà di Lingue Al-Alsun Dipartimento d’Italiano Tesi di Magistère in lingua italiana L’ACCENTO IN RAPPORTO AL VALORE ESPRESSIVO DELL’ENUNCIATO Candidata Dalia Gamal Ibrahim Abou-El-Enin Assistente presso il Dipartimento d’Italiano Relatore Ch.mo Prof. M. Saìd Salem El-Bagury Professore ordinario presso il Dipartimento d’Italiano Il Cairo – 2001 Molti sono stati coloro che mi hanno aiutata a portare a compimento il presente lavoro; solo ad alcuni di loro, però, posso esprimere la mia gratitudine in questo piccolo spazio disponibile. Innanzitutto desidero ringraziare la mia famiglia. Non credo di saper esprimere con parole la mia riconoscenza nei suoi confronti. All’Università desidero esprimere la mia più profonda gratitudine al professor Saìd El-Bagury, il mio relatore che mi ha fiduciosamente sostenuta e incoraggiata fin dall’inizio della mia attività di ricerca. Devo ringraziare anche la professoressa Sausan Zein-El-Abedin, capo del nostro Dipartimento che si è mostrata sempre disponibile e che ha gentilmente accettato di partecipare alla commissione d’esame. In Italia desidero ringraziare il professor Paolo Di Giovine all’università di Roma ‘La Sapienza’ per la sua disponibilità e per avermi seguita nei primi mesi di permanenza in Italia. Devo ringraziare la dottoressa Miriam Voghera per i preziosi consigli e suggerimenti che mi hanno aperto uno spiraglio di luce in un momento molto difficile e che mi ha affidata al professor Federico Albano Leoni, direttore del CIRASS (Centro Interdipartimentale di Ricerca per l’Analisi e la Sintesi dei Segnali) all’Università di Napoli: a lui va la mia riconoscenza per avermi messo a disposizione la strumentazione del laboratorio e il materiale richiesto per la tesi. Desidero esprimere la mia riconoscenza al dottor Francesco Cutugno che si è assunto la responsabilità di introdurmi alla strumentazione nel CIRASS e di risolvere, con tanta pazienza, i vari problemi tecnici che sorgevano ogni tanto. Un ringraziamento particoalre è dedicato alla dottoressa Renata Savy per le molte ore che ha voluto premurosamente dedicarmi e per avermi seguita e guidata durante le varie fasi di lavoro in questa ricerca. SIGLE E ABBREVIAZIONI AVIP Archivio delle Varietà di Italiano Parlato INTSINT International Transcription System for INTonation IPA International Phonetic Alphabet SAMPA Speech Assessment Methods Phonetic Alphabet X-SAMPA extended SAM (Speech Assessment Methods) Phonetic Alphabet SAT Speech Assessment Tools TU (Tone Unit) unità tonale 1.1.1.- L’italiano parlato INTRODUZIONE Il presente studio parte dall’ipotesi che la prosodia costituisca uno dei mezzi verbali manipolati dai parlanti a fini espressivi. Ciò si rispecchia nel titolo della tesi che propone uno studio di due aspetti della lingua che si presume interagiscano tra di loro: uno prosodico e l’altro espressivo. Il termine ‘espressivo’ dice molto e nello stesso tempo dice poco, dal momento che l’espressività non è l’esito di un solo strumento linguistico. L’espressione, il senso, il significato sono purtroppo parole vaghe per cui conviene ‘mettere i puntini sulle i’ e restringere il campo di studio, specificando che cosa si intende in questa sede per valore espressivo. Nella presente ricerca si è cercata la risposta nella teoria degli atti linguistici esposta in § 1.2. (si veda infra l’ordinamento dei capitoli). Questa tesi si propone di descrivere i fenomeni accentuali e intonativi che accompagnano un tipo di atti linguistici. In lingua italiana, e più precisamente in alcune varietà regionali, sono state proposte delle descrizioni di sistemi fonologici legati alle interrogative in studi che rendono conto della fisionomia pragmatica di tale tipo di frasi (cfr. per esempio GRICE, 1995; CAPUTO, 1997; SAVINO, 1997). Nella presente tesi si cercano delle regolarità nella realizzazione prosodica dell’atto linguistico d’interesse. Ai fini dell’analisi prosodica vengono adoperati metodi e sistemi fonetici e non fonologici. Tale impostazione fonetica è giustificata e anche dettata dalla realizzazione semispontanea dei parlanti che non rispettano le regole fonologiche nella produzione dei segmenti e anche dalla mancanza di studi sia fonologici che 10 1.1.1.- L’italiano parlato fonetici che esaminano la realizzazione prosodica che accompagna gli atti direttivi in italiano. Stando così la situazione degli studi prosodici dell’atto qui scelto, sembra più plausibile avviare uno studio che prenda le mosse dalla concreta realizzazione per poi, con l’accumulo degli studi fonetici, arrivare a una eventuale formazione di regole fonologiche. L’ordine dei capitoli rispetta in generale l’ordine delle fasi di lavoro in questa ricerca. Nel capitolo 1 si introduce ad alcune delle cause per cui si cerca di selezionare una certa porzione della lingua per sottoporla all’esame linguistico. La lingua italiana, come qualsiasi lingua naturale, presenta una grande variazione e multistratificazione da cui nascerebbe una confusione che si cerca di evitare tramite la scelta di e la focalizzazione su una certa ‘varietà’ della lingua. Nel primo capitolo (§ 1.1.) verrà introdotto il concetto di ‘varietà della lingua’. La raccolta del materiale linguistico è un altro punto rilevante che si impone all’attenzione dello studioso al momento in cui si cerca di mettere in atto le ipotesi teoriche riguardanti il segmento di lingua scelto per lo studio; perciò tratterò di alcune delle difficoltà che si presentano durante la raccolta del materiale spontaneo e di uno dei metodi di raccolta di materiali linguistici con cui ci si propone di evitare tali problemi senza rinunciare a un certo grado di spontaneità. In § 1.2. si introduce la proposta dei filosofi del linguaggio, secondo cui il parlante o lo scrivente adopera la lingua per eseguire degli atti; ciò vuol dire che il linguaggio può essere un mezzo di realizzazione delle azioni e può influire sull’interlocutore o sul ricevente. Tra i vari atti linguistici mi propongo di focalizzare l'attenzione sull’atto direttivo dove il parlante esprime con le parole il suo desiderio che venga compiuta una certa azione. Anche se le 11 1.1.1.- L’italiano parlato interrogative (le richieste di informazioni) si considerano un sottotipo degli atti direttivi, mi limiterò ad analizzare le richieste di azioni, poco studiate rispetto alle prime. Il capitolo 2 presenta un’esposizione dei tratti prosodici, l’intonazione e l’accento che costituiscono tre aspetti del piano soprasegmentale. Si inizia con la definizione di ogni fenomeno, la specificazione della realizzazione fonetica dei fenomeni e alcune problematiche terminologiche, le funzioni della prosodia e le unità di analisi di tali fenomeni. L’introduzione degli elementi soprasegmentali si effettua tramite l’esposizione di alcuni studi prosodici sia sull’italiano sia in ambito anglosassone. Il corpus viene presentato nel breve paragrafo 3.1. corredato dai rimandi alle appendici. Nel paragrafo 3.2. vengono introdotte le analisi effettuate sul corpus: prima le analisi sul contenuto segmentale dal punto di vista sintattico-pragmatico, poi lo studio fonetico. L’impostazione della ricerca si rispecchia in §§ 3.2. e 3.3. che seguono la strada della fonetica sperimentale. Verrà, per esempio, utilizzato il sistema di codifica del piano melodico INTSINT in una fase dell’analisi dopo la misurazione dei vari parametri acustici che accompagnano i segmenti vocalici delle stringhe parlate. Nel paragrafo 3.3. vengono elaborati i dati ottenuti dalle procedure esposte in § 3.2. L’accento più forte entro l’unità d’analisi prosodica costituirà l’argomento principale del capitolo. Si cercherà di determinarlo e specificarne la collocazione e discutere i dati al fine di osservare delle regolarità nella codifica prosodica che accompagna l’atto linguistico direttivo. 12 1.1.1.- L’italiano parlato CAPITOLO 1 DUE FACCE DELLA LINGUA La lingua si presenta così variegata e multifaccettata allo studioso da rendere indispensabile, prima delle analisi specifiche, una distinzione netta tra i suoi vari aspetti. In questo capitolo verranno introdotti due piani e due punti di vista da cui si considera la lingua, due aspetti importanti, come vedremo, per la nostra ricerca: il primo (§ 1.1.) riguarda la scelta e la raccolta del materiale utilizzato entro una classificazione generale delle varietà della lingua italiana; il secondo (§ 1.2.) tratta dell’uso della lingua, indicando che il parlare non si limita ad essere una produzione vocale, ma offre al parlante uno strumento di azione e reazione di massima efficacia. Questo piano espressivo verrà infine studiato in relazione al piano prosodico (capitolo 3). 1.1. il parlato spontaneo come base di studio Si è detto nell’introduzione che questa tesi esamina alcuni fenomeni prosodici che accompagnano un dato atto linguistico (l’atto direttivo) prodotto nell’ambito di un corpus di italiano parlato semispontaneo. Infatti, lo studio di qualsiasi fenomeno linguistico è preceduto da fasi preparative che riguardano la scelta del segmento di lingua su cui condurre l’analisi e la raccolta del materiale. Sono di grande rilievo e presentano diverse difficoltà le modalità di raccolta di materiale. I due punti sono molto complessi 13 1.1.1.- L’italiano parlato e non si possono chiarire in poche pagine. Comunque sembra opportuno e necessario in quasta sede, prima di arrivare allo studio fonetico, spendere qualche parola sull’italiano parlato e su un esempio dei corpora linguistici; tale esempio sarà molto pertinente in quanto costituisce il modello del corpus utilizzato nel presente lavoro. 1.1.1. L’italiano parlato L’italiano parlato, come fa notare VOGHERA (1992: 53-54), è entrato sotto la lente d’esame degli studiosi come la manifestazione dei dialetti, degli italiani regionali e dell’italiano popolare; così come un oggetto di confronto e di opposizione all’italiano letterario standard. In tempi recenti, tuttavia, ha suscitato sempre più interesse in Italia, come in altre aree linguistiche, lo studio del parlato come sistema di comunicazione a sé con le sue peculiarità dal punto di vista semiotico e grammaticale. 1.1.1.1. Standard e varietà La varietà standard dell’italiano è basata sul fiorentino letterario, promosso alle origini da Dante, Petrarca e Boccaccio; nelle opere dei tre grandi scrittori della storia letteraria ‘italiana’, la parlata volgare ha ricevuto una certa fisionomia ed è stata raffinata e presentata agli intellettuali come un sistema possibilmente scritto. Nel corso dei secoli questa lingua ha subito grandi sviluppi e si è progressivamente staccata dalla matrice fiorentina, ma è rimasta una lingua scritta, sconosciuta per la stragrande maggioranza degli abitanti della ‘penisola italiana’. In questo secolo, però, la situazione linguistica italiana ha subito grandi cambiamenti, in 14 1.1.1.- L’italiano parlato particolare a partire dal dopoguerra. Prima, in opposizione all’italiano scritto, quasi non parlato, si parlava un dialetto della zona locale. Negli ultimi decenni, invece, i dialetti hanno cominciato a cedere parte della loro dominanza all’italiano e l’uso dell’italiano come mezzo di comunicazione orale e non solo scritto ha conquistato terreno1. Questo sviluppo risale a vari motivi: l’alfabetizzazione di un maggior numero di individui della popolazione italiana e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa (in particolare la televisione) hanno promosso l’italiano come realtà linguistica quotidiana (cfr. DE MAURO, 1993). Così l’italiano è in maggior espansione nei centri urbani e tra i giovani. Il processo di alfabetizzazione delle masse, le quali prima dell’età scolastica imparano il dialetto in famiglia come il primo mezzo di comunicazione, introduce nell’uso scritto forme regionali che di conseguenza vengono standardizzate con il passar del tempo (cfr. VOGHERA, 1992: 43). Di conseguenza, una distinzione parlato/dialetto vs scritto/italiano non è più valida e non ci dà una caratterizzazione soddisfacente del parlato. Questa situazione linguistica che ha visto l’introduzione di una lingua scritta nell’uso parlato di molti italiani ha contribuito a maggiore diversità del repertorio linguistico. Le influenze reciproche che esercitano le varietà dialettali e l’italiano le une sull’altro fanno sì che la lingua scritta non sia esattamente lo ‘standard’ di cui parlano le grammatiche normative; allo stesso tempo, le persone istruite che sono in continuo contatto con l’italiano assimilano man mano forme della lingua scritta e le introducono nel loro parlare quotidiano. Quindi, se lo ‘standard’ è ormai riconosciuto più come un’astrazione utile come punto di 1 Si vedano a proposito le statistiche Doxa e Istat riportate e discusse da VOGHERA (1992: 56 e segg.). 15 1.1.1.- L’italiano parlato riferimento che come una realtà linguistica, si tende invece a riconoscere l’esistenza di una varietà di italiano comunemente usata dalle persone di un certo grado di cultura, la quale accetta come corrette forme che una volta non si consideravano così; tale varietà viene chiamata da BERRUTO (1993: 14) ‘neo-standard’ e corrisponde grosso modo allo ‘italiano dell’uso medio’ di SABATINI (1985). L’italiano standard rimane, comunque, il sistema rispetto al quale si formano le norme grammaticali. Accanto alla lingua nazionale articolata nello standard e nell’italiano dell’uso medio che gode di maggior diffusione nel parlato, Sabatini indica quattro classi “regionali e locali”: italiano regionale delle classi istruite; italiano regionale delle classi popolari; dialetto regionale o provinciale; dialetto locale. Le ultime quattro classi risentono dei fattori geografici e sociali i quali, come vedremo nel paragrafo seguente, costituiscono fattori essenziali nell’identificazione della varietà (cfr. § 1.1.1.2.). Questo stato del repertorio linguistico che prevede la coesistenza dell’italiano come lingua nazionale con una varietà sia regionale che dialettale viene identificato da BERRUTO (1993) come una situazione di ‘bilinguismo a bassa distanza strutturale con dilalia’. Tradizionalmente, il bilinguismo prevede l’uso di due lingue diverse, mentre tra l’italiano e le varietà regionali e locali c’è una parentela più che stretta. Basti pensare al fatto che lo standard fu una riformulazione scritta di alcune parlate e che la convivenza dei due diasistemi fa subire delle influenze reciproche che li avvicinano (cfr. BERRUTO, 1993: 5); d’altra parte lo status funzionale dell’italiano e delle varietà non si può più definire diglossia, termine che identifica l’uso di due varietà, una ‘alta’ per gli usi formali e una ‘bassa’ per gli usi informali. Di più, il rapporto 16

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Dalia Gamal Ibrahim Abou-El-Enin. Assistente presso il Dipartimento d'Italiano . esempio dei corpora linguistici; tale esempio sarà molto pertinente in quanto costituisce il modello del corpus utilizzato nel HAYES Bruce (1995). Metrical Stress Theory, Chicago, The. University of Chicago Press.
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