Description:Nel suo ambiente di scrittori e giornalisti lo chiamavano «macchina per scrivere storie». Infatti, nella sua vita non lunga, Scerbanenco ne scrisse qualche migliaio, disparati e dispersi per genere e formato, dal rosa al poliziesco, dal racconto per il rotocalco al volume romanzesco. Ma il genere in cui eccelleva era il poliziesco, che allora si chiamava rigorosamente alla francese: "noir" – e dal cinema e dalla letteratura francese importava per la prima volta in Italia i suoi schematismi: l’ambientazione poliziesca e malavitosa ritratta come un mondo a parte, più vero di ogni altro; l’assenza di moralismo; atmosfere cupe; la smacco, sia per il bene che per il male, acquattato a ogni angolo. La grandezza di Scerbanenco nel genere nero, probabilmente, era legata a due circostanze, la sua sapienza e la sua filosofia: una decennale esperienza nei rotocalchi popolari, e un interesse spiccato per la rubrica delle lettere, gli avevano consentito di archiviare un numero enorme di casi umani e reali, a dotare di un caratteristico sapore di verità ogni sua finzione; e una amarezza di fondo, un pessimismo dava il colore originale ai suoi intrecci, in cui la giustizia o la felicità della riuscita possono sì giungere, ma solo per un gioco del caso, e il mondo è innocentemente crudele. I racconti di "Uccidere per amore" – sul tema unico del duetto disperato, come si capisce dal titolo, tra la passione e il delitto –, molto classicamente scerbanenchiani, uscirono tra il 1948 e il 1952 su riviste femminili, sotto pseudonimi diversi, e sono qui per la prima volta raccolti in volume.