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Tracce dell'Architettura Italiana in Albania, 1925-1943 PDF

238 Pages·2013·9.94 MB·Italian
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Università degli Studi di Firenze Dipartimento di Progettazione Architettonica – Disegno, Storia, Progetto Tracce dell’Architettura Italiana in Albania, 1925-1943 Dottorato di Ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana - XXV ciclo ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Dottorando : Armand VOKSHI Tutor : prof. Ulisse TRAMONTI Un sentito ringraziamento va a tutto il coleggio del dottorato. Un ringraziamento particolare va a: Archivio eredi Gherardo Bosio a Firenze, Achivio Centrale Tecnico delle Costruzioni di Tirana (Arkivi Qëndror Teknik i Ndërtimit), Archivio di Poggi e Lambertini a Fi- renze e altri vari archivi privati in Italia e Albania, prof. Ulisse Tramonti, prof Ezio Godoli e prof Agron Lufi, Annarita Lapenna per il suo prezioso aiuto. Ringrazio inoltre la mia famiglia e i miei amici per il supporto morale. © Copyright 2012 by Armand Vokshi [email protected] SOMMARIO Introduzione 7 Capitolo I. La situazione politica e urbanistica in Albania all´inizio 900 10 1. La creazione di un nuovo stato 10 2. Il rapporto con l´Italia e la creazione della SVEA 12 3. La città-giardino dell’architettura spontanea e dello «spirito mediterraneo» in Albania fino al ‘25 15 Capitolo II. I principali interventi urbanistici e architetonici in Albania, 1925 - ´39 22 1. Il piano urbanistico di Armando Brasini per la nuova capitale 24 2. Il piano urbanistico di Florestano Di Fausto per il centro di Tirana 34 3. Il Piano Regolatore di Burreli di Berté 48 4. Altri progetti architettonici 52 Capitolo III. I nuovi piani regolatori e la nuova architettura italiana in Albania, 1939 -´43 102 1. Titana: il nuovo piano regolatore di Bosio 106 2. Il Viale dell’Impero e la piazza del Littorio 112 3. Piazza Scanderbeg fra l´Oriente e l´Occidente 118 4. Vari interventi architettonici 126 5. Il Piano Regolatore di Durazzo 170 6. Il Piano Regolatore di Elbasan 178 7. Il Piano Regolatore di Berat 184 8. Il Piano Regolatore di Porto Edda (Saranda) 192 9. Il Piano Regolatore di Valona 198 10. Il Piano Regolatore di Scutari 202 11. Il Piano Regolatore di Coriza 205 12. Il Piano Regolatore di Petrela 206 13. Il Piano Regolatore di Milot 208 Capitolo IV. Tirana, la grande transformazione urbana, 212 1. La nuova capitale albanese, incontro di progetti urbani 212 2. Tirana-tre piani a confronto 217 Capitolo V. L´architettura italiana in Albania tra tradizione e moderno, 222 1. L’architettura razionale italiana e lo «spirito mediterraneo» 222 2. Razionalismo italiano in Albania tra tradizione e modernità 225 3. Riflessioni dell’architettura vernacolare albanese nell’architettura razionale italiana in Albania 226 Bibliografia 236 7 Introduzione Questa ricerca sull’architettura italiana in Albania ben definita che riflette i grandi schieramenti ideo- della prima metà del ventesimo secolo cerca di met- logici della madrepatria: Novecento, Eclettismo, Ra- tere luce su un argomento di grande interesse, ancora zionalismo. Il periodo storico considerato è segnato poco approfondito nel panorama dell’architettura da una ricca produzione di progetti – a volte realiz- italiana all’estero. zati, a volte no – che hanno comunque prodotto una L’”Architettura dell’Oltremare”, che include tutto ciò traccia nell’immaginario collettivo, spesso segnando è stato progettato e realizzato nel periodo di massima una svolta nel modo di “vivere in città” , legato stret- espansione del colonialismo italiano, ultimamente è tamente alla politica e alla ideologia del potere. oggetto di diversi studi di ricerca, attraverso i quali, al Sotto il profilo del linguaggio architettonico e ur- di là della condanna storica del fenomeno con tutto il bano, gli Italiani ebbero in Albania un approccio di- tragico fardello di errori e di sopraffazioni, sono stati verso dalle altre nazioni europee come, per esempio, individuati, in modo obiettivo, alcuni resultati posi- la Francia, che nelle sue colonie nordafricane impose tivi: opere urbanistiche e architettoniche progettate da uno stile di stato, il cosiddetto arabisance. Mentre, con personalità di grande talento. la riorganizzazione delle colonie nell’epoca del Fascis- Per quanto riguarda l’Albania, che rimane un caso mo, si affermò una nuova sensibilità verso quella che a parte rispetto alle colonie italiane in Nord Africa, oggi viene chiamata l’architettura razionale dei luoghi, alla condanna storica che l’architettura fascista subì, allontanandosi da stili e movimenti eclettici come per si sommò anche la censura totale da parte del regime esempio era il moresco. Certamente il linguaggio del comunista albanese. Per di più, fino agli anni novanta, Classicismo, con i richiami, più o meno evidenti, alla ci fu il divieto del libero ingresso in territorio albanese romanità, fu quello preponderante nelle opere pub- per i cittadini italiani e di conseguenza anche per gli bliche rappresentative, come espressione del dominio studiosi dell’architettura. Visitando i territori albane- fascista. In molti casi però gli architetti cercarono di si, tanti professionisti e studiosi si sorprendono della istituire un dialogo con l’edilizia autoctona, che pro- quantità e della qualità di questo patrimonio urbano dusse declinazioni linguistiche, oscillanti da un mi- e architettonico per il quale hanno operato tra i mi- metismo di stampo folcloristico fino a raffinate inter- gliori urbanisti e architetti italiani dell’epoca, ognuno pretazioni dei caratteri dell’architettura locale. Un con la propria formazione e la propria militanza nei ruolo importante nella scelta dei linguaggi fu giocato diversi movimenti del periodo. Questi professionisti dalla formazione degli architetti: nei progetti di Ar- sono collocabili all’interno di una “mappa” culturale mando Brasini si determinò “classicismo romano”, 8 mentre nelle opere di Florestano di Fausto, sono pre- e della cancellazione delle diversità, un gruppo di senti forti tracce della cultura dell’Eclettismo, che è giovani architetti razionalisti italiani, guidati da Gh- alla base dei loro lavori coloniali. Ma gli architetti che erardo Bosio, ebbero come obiettivo la realizzazione ebbero una maggiore attenzione verso l’architettura di architetture che appartenessero al proprio tempo dei luoghi furono quelli della generazione successiva e che esprimessero l’identità italiana in Albania. Lun- a quella degli architetti prima citati: Giulio Bertè, Vit- go questo percorso molti architetti mostrarono una torio Ballio Morpurgo, Gherardo Bosio, Ferdinado grande attenzione per le architetture dei territori nei Poggi, Tito Ciomi, Carmignani, Lambertini, Valle ecc. quali operarono, unita al rispetto per le differenze cul- ; la maggior parte nati nei primi anni del Novecento e turali. Dall’analisi degli esempi dell’edilizia autoctona ereditari dell’esperienza razionalista. trassero fecondi insegnamenti, conducendo questa Dopo avere approfondito per un lungo periodo gli operazione culturale con maggiore profondità degli archivi pubblici e privati in Italia e in Albania, dove altri architetti coloniali italiani coevi. Essi cercarono è disponibile una quantità interminabile di materiale, i motivi d’ispirazione nell’architettura minore delle ho cercato di mettere in ordine cronologico la totatità città albanesi con delle caratteristiche orientali, rien- dei progetti trovati legandoli strettamente ai fatti trante in quell’ambito mediterraneo, che per tutti gli storici, urbani e sociali. anni Trenta fu oggetto di mitizzazione. Si sforzarono In un secondo momento, ho analizzato la complessità inoltre di inserire in modo armonioso l’edificio nel degli interventi architettonici e urbani per poi metterli contesto naturale. Infine studiarono gli antichi sistemi a confronto tra di loro. La mia origine albanese e il costruttivi locali e i materiali impiegati, ricollegando lungo soggiorno di studi e lavoro in Italia, sono stati le conquiste della tecnica moderna con il grande pat- un buon punto di partenza per mettere insieme gli rimonio della tradizione. Le loro opere vollero essere elemti della ricerca, conoscendo bene le due diverse la dimostrazione di questi intenti. realtà. La quantità di opere in Albania sul quale cercherò La ricerca si stuttura individuando tre periodi stori- di focalizzare l’attenzione appare senz’altro minore ci: il primo cerca di presentare la situazione politica, rispetto alla mole e all’importanza dei lavori eseguiti socio-economica e urbana dell’Albania fino agli anni dagli architetti ufficiali delle colonie. Ma in esse sono 1925 e il suo rapporto con l’Italia, indispensabile per il contenute molte delle problematiche che investono giovane stato appena fondato; secondo, i primi grandi la cultura progettuale contemporanea, in particolare interventi urbani e architettonici del periodo 1925-39, la necessità di costruire architetture che siano appro- riguardanti sopratutto nella nuova capitale albanese, priate ai luoghi e accordate con l’ambiente e i bisogni Tirana; il terzo periodo copre il periodo 1939-43, cor- della popolazione locale. rispondente al periodo dell’occupazione fascista. Ovviamente è giunto il momento per potere af- La ricerca si conclude mettendo in evidenza alcuni frontare e approfondire in modo esauriente questo temi importanti che hanno permesso la definizione del- argomento, dopo tutto il tempo trascorso, questa lo stile d’inizio novecento in Albania, tenedo presente architettura ormai passata alla storia, cerca di essere di quanto il grande dibattito italiano, sul piano teorico valorizzata e tutelata come patrimonio importante per e pratico, influenzasse la produzione architettonica e i entrambi i paesi. urbana albanese. Partendo dall’esperienza rivoluzion- aria e di respiro internazionale del Movimento Mod- erno, che portava con se il rischio dell’omologazione 9 10 Capitolo I. La situazione politica e urbanistica in Albania nell´inizio 900 1. La creazione di un nuovo stato sa del potere dei «giovani turchi» e le mire dell’Italia sull’Egeo e sulla Libia. In questa complessa situazione Secondo gli storici, nell’ultima fase della dominazione agirono i patrioti albanesi. secolare ottomana in Albania all’inizio del novecento, Nell’ottobre 1912, nonostante l’opposizione delle risulta difficile ricostruire un quadro complessivo grandi potenze, Serbi, Bulgari, Montenegrini e Greci, della situazione economica, per mancanza di studi uniti nella Lega balcanica, muovono guerra alla Sub- e fonti attendibili. ”L’Albania ottomana si presenta, lime Porta. All’inizio del confitto mantengono un at- dunque, agli occhi di un viaggiatore attento, come un teggiamento neutrale, ma l’andamento del conflitto paese aspro e montagnoso, ricco di foreste, con pochi convince i capi albanesi a stringere i tempi e il 28 no- porti praticabili e zone costiere paludose e malsane; vembre 1912 il Congresso Nazionale Albanese riunito un paese economicamente arretrato per la divisione a Valona, sotto la presidenza di Ismail Qemali, proc- politica interna (tribù e clan), per le lunghe e intermi- lama l’indipendenza del paese. nabili ribellioni, per assenza di infrastrutture, in parti- Attraverso questo atto, formalmente impegnativo, si colare ponti e vie di comunicazione.” 1 intende proseguire una situazione di fatto per evitare Il trattato di Berlino, firmato al Congresso di Berlino che la penetrazione dei soldati serbi, montenegrini e del 1878, riconosce definitivamente l’indipendenza di greci sul territorio albanese per combattere gli Otto- alcuni stati balcanici e gli accordi delle grandi potenze mani si transformi in una occupazione, preludio di con la Russia, assegnano agli stati confinanti dei ter- una spartizione territoriale dell’Albania. ritori albanesi. A questa azione si oppone la “ Lega di Nel 30 maggio 1914 a Londra nella Conferenza degli Prizren”2, la quale rende noto il suo programma teso ambasciatori, viene finalmente firmato il trattato di a realizzare l’indipendenza dell’Albania. Il Congresso pace con il quale il governo ottomano cede agli alleati di Berlino segna comunque anche per il paese delle balcanici tutto il territorio europeo a eccezione della aquile, l’avvio di un nuovo destino che lo condurrà capitale dell’impero. In precedenza , con il protocollo all’indipendenza. di Firenze del 17 dicembre 1913, una «Commissio- Così, all’inizio del secolo accaddero molti eventi che ne per la definizione dei confini», su mandato della cambiarono il quadro dei rapporti internazionali: le Societàdelle Nazioni, stabilì la divisione dei territori annessioni della Bosnia-Erzegovina dall’Austria a albanesi in mano alla Turchia tra la Grecia, la Serbia danno dell’Impero Ottomano e di Creta alla Grecia, la e il Montenegro. Il nuovo stato albanese si trova ri- proclamazione dell’indipendenza in Bulgaria, la pre- dimensionato, lasciando fuori diversi territori ormai

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Tirana, la grande transformazione urbana,. 1. La nuova capitale albanese, incontro di progetti tere luce su un argomento di grande interesse, ancora poco approfondito nel panorama dell'architettura Gebel, sulle colline del Garian, l'albergo di Nalut e, poi, quelli presahariani di Jefren e Ghadame
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