Storia del Liceo Antonio Genovesi di Napoli Francesco Di Vaio Il terzo Regio Liceo di Napoli fu istituito con decreto di Vittorio Emanuele II del 13 settembre 1874 n. 2117 e “per non sottostare il Municipio alla grande spesa che sarebbe occorsa per prendere in fitto un edificio privato, fu installato nel Ginnasio municipale Giannone ai Girolamini” (Atti del Consiglio comunale di Napoli, 1877, pp. 248-‐250, citato da Guido Silvestro in “Alcune notizie sul Genovesi”, 1985 p. 77). Il Liceo fu indicato per un paio d’anni, per la condivisione dell’edificio con il ginnasio municipale, con il nome di R. Liceo Giannone, con la quale denominazione furono timbrati i primi registri. Baldassarre Labanca (1829-‐1913), che insegnò al Genovesi per il triennio 1875-‐1878, ricordava: “Fui nominato professore di filosofia in Napoli al nuovo terzo Liceo aperto, che prese il titolo del Genovesi per proposta da me fatta in una adunanza dei professori” (Ricordi autobiografici, a cura Sylwia Proniewicz e Sergio Tanzarella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2012, p. 60). L’intitolazione fu sancita nel 1876, su proposta del ministro Coppino, con R.D. 24 agosto n. 3338 art. 1 “Al terzo Regio Liceo di Napoli è data la denominazione di Liceo Antonio Genovesi” (risulta errata, quindi, la data del 2 ottobre 1876 riportata da G. Silvestro, op. cit. p. 77). Giuseppe Maria Ferrari, professore del Liceo Vittorio Emanuele, scrisse: “Nel 1878 il Preside Amicarelli [del Liceo Vittorio Emanuele nativo di Agnone nel Molise, come Labanca suo vecchio amico, entrambi sacerdoti e liberali perseguitati dalla polizia borbonica] lo strappò al R. Liceo Genovesi e lo volle accanto a sé. Il Labanca al Genovesi si trovava da tre anni e nello stesso tempo dettava in qualità di professore pareggiato ascoltate lezioni all’Università” (Il Regio Liceo Vittorio Emanuele II di Napoli all’Esposizione universale di Parigi, Pierro e Veraldi, 1900 p. CLIX). Il professore Labanca svolgeva il programma di filosofia , che allora era tripartito in psicologia (I anno), logica (II anno), etica (III anno), servendosi dei propri libri Lezioni di filosofia razionale, 2 volumi, Firenze, 1864 e della Filosofia morale. Lezioni, volume unico, Firenze, 1867. Per Francesco Fiorentino erano le migliori lezioni allora apparse il Italia per le scuole liceali, nel 1879 Labanca vinse per concorso la cattedra di Filosofia morale e nel 1886 tenne a Roma la cattedra di Storia delle religioni, denominata nel 1887 Storia del Cristianesimo, che fu la prima in Italia. Francesco Di Vaio e Dario Garribba hanno promosso la presentazione dei Ricordi autobiografici di Labanca (scritti nel 1908 e pubblicati nel 1913) nell’aula magna del Genovesi (28 novembre 2012), ricchi di informazioni sulle scuole e sulla cultura napoletana. Le Cronache Nella Biblioteca del Liceo Vittorio Emanuele si sono rinvenute le cronache Il Regio Liceo Antonio Genovesi in Napoli. Anno scolastico 1876-‐1877, Napoli Stabilimento tipografico Giannini, Via Cisterna dell’olio n. 6, 1878 pp. 120 e Il Regio Liceo Antonio Genovesi in Napoli. Anno scolastico 1878-‐1879, Napoli, Stabilimento tipografico di Vincenzo Morano, Strada S. Sebastiano n. 51 (primo piano), 1880 pp. 111. Non si sono rintracciate la Cronaca del 1874-‐ 1875 (alla quale si fa riferimento nel Regio liceo 1876-‐1877 (p. 89) per le notizie biografiche sul professore di Storia naturale Orazio Comes, che divenne poi Direttore della Scuola Superiore di Agricoltura di Portici) e la Cronaca dell’ Anno scolastico 1877-‐1878, a cui attinse Guido Silvestro (Alcune notizie sul Genovesi, p. 83-‐84). Nulla si sa delle Cronache degli 1875-‐ 1876 1 1877-‐1878, che forse non furono pubblicate. I licei furono sollecitati a pubblicare le proprie cronache dal Ministro R. Borghi, sull’esempio dei ginnasi tedeschi, con circolare del 1874. E lo fecero dal 1874 al 1880. Le cronache seguivano lo stesso schema: una corposa dissertazione di un professore scelto dal collegio, una breve cronaca sull’andamento dell’anno scolastico (cambi di professori, iscritti) gli “ufficiali” del Real Liceo (preside e professori), le condizioni materiali (casamenti, gabinetti, biblioteca), sugli insegnamenti (libri di testo, programmi, temi di composizione, relazioni finali, esami di licenza (sessione di luglio e ottobre) e quadro numerico dei giovani che si presentavano agli esami, risultati degli esami di promozione, nome e cognome degli alunni, che meritarono premio o menzione onorevole, esami di licenza ginnasiale delle sessioni di agosto e ottobre, orario invernale e estivo. Appare evidente l’importanza di tali Cronache per le informazioni che ci forniscono, di cui se ne riporteranno alcune significative, relative agli anni 1876-‐1877 e 1878-‐1879, non essendo state utilizzate le precedenti da Guido Silvestro. Anno 1876-‐1877 Dissertazione: Sopra Giacomo Zabarella, studio storico di Baldassarre Labanca (p. 1-‐81), una rarità sul filosofo padovano del XVI secolo. Ci piace ricordare il recupero di un cimelio relativo a quell’ anno: una fotografia degli alunni. Nella riedizione citata dei Ricordi autobiografici sono riprodotte le foto di B. Labanca e la fotografia di 23 suoi alunni, ciascuno dei quali racchiuso in un tondo circondato da ghiribizzi vegetali, con la dedica Gli alunni del R. Liceo Genovesi di Napoli al loro illustre professore Baldassarre Labanca 1877. Dalla Breve cronaca apprendiamo che l’anno scolastico era cominciato il 14 ottobre 1876 collo stesso personale dell’anno precedente; il Collegio degli insegnanti aveva tenuto la prima adunanza ordinaria (secondo il Regolamento 22 settembre 1876) in cui furono approvati il programma d’insegnamento di ciascun professore, adottati i libri di testo, fu stabilito l’orario delle lezioni e scelto un professore per scriversi la memoria da pubblicare nella Cronaca dell’anno scolastico 1877-‐1878, tale professore fu Vincenzo Campanile sul tema Funzioni con un argomento complesso sulle superfici sferiche di Riemann (Guido Silvestro, Alcune notizie, p. 83). Gli alunni iscritti nelle tre classi liceali, si ricordi che il Liceo Genovesi era senza ginnasio, erano sul principio di novembre 150 (63 nella prima classe, 36 nella seconda, 53 nella terza). Si presentarono agli esami di licenza liceale nella sede del Genovesi 34 interni, 27 del Liceo comunale Cirillo, 70 di istituti privati (la cui presenza fu predominante fino alla fine dell’Ottocento in tutti i licei napoletani). Dei 31 promossi del Liceo 14 si indirizzarono a Legge, 27 a Medicina, 2 ad Architettura, 1 a Filosofia e Lettere. Le loro scelte, quindi, ci attestano una tendenza costante verso professioni liberali redditizie. Agli esami di promozione passarono alla 2ª classe 41 dei 63 inscritti interni, 11 studenti privati; alla classe 3ª 35 dei 36 inscritti interni, che furono approvati solo in alcune materie. Gli “ufficiali” erano 8 (preside e sette professori). Era preside Giacinto Bagatta, nativo di Lodi, dottore in lettere, insignito della onorificenza dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia, che resse l’Istituto dal 1874 al 1887. Lo troviamo nel 1886 membro del Consiglio provinciale scolastico, che aveva sede nel Palazzo della Prefettura, presieduto dal Prefetto, del quale il Provveditore agli studi Luigi Palmucci era vicepresidente. Il R. Provveditorato agli Studi che aveva allora sede nel Palazzo della Prefettura, aveva solo due impiegati (un segretario capo e un altro segretario), un addetto alla Prefettura con funzioni di segretario e, infine un “ufficiale d’ordine”. Era segretario del Consiglio scolastico il Segretario capo del Provveditorato, gli altri consiglieri (8) erano A. Livini (direttore della R. Scuola Normale Maschile L. Settembrini), il celebre medico Antonio Cardarelli (del Consiglio Provinciale Sanitario), un ragioniere dell’Intendenza di Finanza, tre consiglieri provinciali, due consiglieri comunali (prof. Luigi Santamaria, insegnante di francese in diverse scuole, Michele Rinonapoli (dall’Annuario napoletano “Bronner e Cipriani” a cura di A. M. Lo Gatto, 1886, p. 276). I sette professori erano di alto livello, alcuni dei quali passarono a cattedre universitarie; Carlo Lanza, di Napoli (16·12·1834-‐26·3·1908), professore di latino e greco, ex garibaldino, figlio del celebre medico liberale Vincenzo, autore di molti studi (una trentina alla Biblioteca Nazionale), dopo 33 anni di servizio andò in pensione nel 1907 e l’anno successivo morì. I colleghi commissionarono nel 1909 al pittore Luca Postiglione un ritratto, che si trova ora nella Presidenza. Nel 1910 i suoi allievi collocarono sulla facciata, presso l’ingresso, una lapide, sparita dopo i recenti lavori di manutenzione. Di essa rimangono solo i gattoni. Se ne riporta il testo: CARLO LANZA/FILOLOGO PATRIOTA/INSEGNO’ LATINO E GRECO/IN QUESTO LICEO/EBBE PER CULTO/PATRIA SCUOLA FAMIGLIA/AMO’ E FU RIAMATO DAI SUOI ALUNNI/CHE A PERENNE VENERATA MEMORIA/QUESTA LAPIDE/PONGONO 16·12·1834 26·3·1908 NAPOLI 20·3·1910 Carlo Lanza esaminò nella sessione estiva della licenza liceale del 1882 il privatista Benedetto Croce, che rinviò solo nel latino alla sessione autunnale e poi all’anno successivo (era possibile ripetere solo nelle materie in cui si era stati insufficienti). In sede di riparazione nella sessione estiva del 1883 Benedetto Croce, che aveva studiato tutte le opere del Lanza, citò un passo di un suo opuscolo, che aveva ormai dimenticato ed ebbe il voto otto (F. Nicolini, Croce, Utet, Torino, 1962, p. 7). Recentemente in un articolo a stampa si è scritto erroneamente che Benedetto Croce fosse stato alunno del Genovesi. Il filosofo stesso ricordava che insieme al fratello Alfonso nel novembre 1875 «fummo messi nel Collegio della Carità allora molto fiorente e molto ben frequentato, dove restai fino al 1879, quando presi la licenza ginnasiale, continuai a frequentarlo come alunno esterno e compii colà i tre anni del corso liceale» (Memorie della mia vita, 1902, ristampa 1992, p. 6). Insegnavano, inoltre, nel Liceo Genovesi il professore di lettere italiane, che era stato ufficiale garibaldino Carlo Maria Tallarigo, di Motta Santa Lucia in Calabria, la cui Storia della letteratura italiana era in adozione nel Liceo; insegnava storia e geografia Amilcare Imbimbo, di Avellino, che ebbe poi l’incarico di scrivere la dissertazione Della vita e delle opere di Gaetano Filangieri per la Cronaca dell’anno 1878-‐1879. Professore di matematica era Vincenzo Campanile, nativo di Barletta, laureato nel 1870, poi diplomato alla Scuola Superiore di Pisa, era anche professore universitario pareggiato. Egli prese servizio il 10 gennaio 1877, proveniente dal Liceo di Salerno. Subito stese il programma per l’insegnamento della matematica nel Reale Liceo Antonio Genovesi per l’anno scolastico 1876-‐1877 e la relazione finale (Il R. Liceo Genovesi 1878, pp. 105-‐109). Al professore Campanile dobbiamo una preziosa testimonianza dell’anno 1888-‐1989 sulle passeggiate scolastiche che il Ministro aveva ingiunto per gli alunni dei Regi Licei nei giorni di vacanza “per sviluppare le forze fisiche e le cognizioni che i giovani acquistano specialmente di archeologia e scienze naturali”, come si dice nella breve introduzione del Preside Nei dintorni di Napoli. Passeggiate compiute dagli alunni del R. Liceo Antonio Genovesi (che si trova in The Library University of Texas, si deve la segnalazione al prof. Paolo Pulcrano). Il Preside Angelo Ferrari, succeduto a Bagatta, scriveva che «si erano fatte minute relazioni sulle escursioni». Il professore Campanile, che era socio del Club Alpino Italiano Sezione di Napoli (aveva sede nell’edificio di Caravaggio in Piazza Dante, 93), segnalò che «già alcuni soci della nostra sezione dl Club Alpino fino dal 1885 hanno promosso le passeggiate ginnastiche educative: Reggia di Capodimonte, Certosa di S. Martino, cartiere di Castellammare, poligono di Bagnoli, Osservatorio vesuviano, Ponti della Valle presso Maddaloni» (nota 1 p. VIII). Gli alunni per la prima passeggiata, accompagnati dai professori Orefice e Campanile, “partirono dall’Istituto sito nella Piazza del Gesù”, che proprio in quell’anno aveva preso possesso della nuova sede. Il prof. Domenico Orefice, che passerà al Vittorio Emanuele, fu una figura di primo piano nella diffusione della ginnastica educativa a Napoli. Parteciparono gli alunni delle tre classi liceali, tra i quali i figli del professore Campanile Adolfo di 3ª e Arturo di 1ª. Diversi di loro erano già soci del Club Alpino. Le loro “minute relazioni” sulle passeggiate sono fonte di informazioni preziose sui percorsi, sui trasporti, sulle persone, sul paesaggio napoletano in quel tempo. Le passeggiate: la prima (25·12·1888) al Vomero, S. Elmo, Antignano, Cangiani, Capodimonte, Ponti Rossi; la seconda (29·12·1888) ai Camaldoli; la terza (16·12·1888) a Pozzuoli, Monteruscello, Baia, Cuma; la quarta (6·1·1889) a Marano, Pianura, Camaldoli; la quinta (9·1·1889) al Vesuvio; la sesta (27·1·1889) al Partenio; la settima (10·2·1889) a Pozzuoli, Monte Corbara, Montagna Spaccata, Soccavo; l’ottava (24·2·1889) ai Ponti della Valle e al Monte S. Michele; la nona (10·3·1889) a Castellammare, Pimonte, Gragnano; la decima (20·4·1889) ascensione al Monte Somma; l’undicesima (12·5·1889) escursione del Vesuvio; la dodicesima (12·6·1889) ascensione a S. Angelo a Tre Pizzi. Le Passeggiate degli alunni del Genovesi, insieme alle Gite ed escursioni degli alunni del R. Liceo Convitto “Vittorio Emanuele” in Napoli 1885-‐1889 (a cura del censore del Convitto Augusto Ruina, Napoli, Stabilimento tipografico Lanciano e Pinto, cortile di S. Sebastiano 51, 1900), delle quali rimane l’album fotografico posseduto dal Convitto nazionale, costituiscono una testimonianza unica della vita scolastica del tempo. Scusandoci per la digressione ritorniamo ai professori di filosofia Baldassarre Labanca, di cui abbiamo già parlato; di fisica e di chimica Luigi Pinto, nativo di Castellana di Bari, allievo della Scuola Normale di Pisa, autore di libri di fisica che furono a lungo utilizzati nelle scuole, che insegnò all’Università di Napoli e ne divenne Rettore; di Storia naturale Orazio Comes, che, come si è visto, l’anno successivo passò a insegnare botanica alla Scuola superiore di agricoltura (poi Facoltà di agraria di Portici). In relazione all’insegnamento si indicheranno solo i manuali , tralasciando la scansione del programma nel triennio, i temi di composizione proposti, ecc. Letteratura italiana: Luigi Settembrini, Storia della letteratura; A. Manzoni, Promessi Sposi; Leopardi, Crestomazia; Petrarca, Canzoniere (solo in 2ª); Ariosto, Orlando furioso (solo in 1ª); Dante, Divina commedia (in 2ª e 3ª); Tasso, Gerusalemme liberata (solo in 2ª), Giusti, Epistolario (solo in 3ª). Lettere latine in prima: Vallauri, Storia della letteratura latina (nel triennio); Cicerone, Paradoxa e De amicitia; Tito Livio, Histori;, Virgilio, Eneide. In seconda: Cicerone, De officiis; Orazio, Satire; Virgilio, Eneide. In terza: Orazio, Epistola ai Pisoni; Cicerone, De amicitia e De Senectute. Lettere greche: Lanza, Avviamento allo studio delle letteratura greca (nel triennio); in seconda classe Omero, Iliade; Erodoto, Le Muse; Luciano, Dialogo dei morti. In terza classe: Platone (spiegato ed esaminato tutto l’Eutifrone); Demostene (spiegato ed esaminato Le Olintiache). Filosofia: Labanca Lezioni di filosofia. Fisica e chimica: Primi rudimenti di meccanica e fisica di M. Zannotti e L. Pinto. Storia naturale: Sismonda, Elementi di storia naturale ad uso dei licei. Storia e geografia: Ricotti, Storia d’Europa e specialmente d’Italia; Weber, Compendio di storia universale; Spruner, Atlante storico-‐geografico. Condizioni materiali del Liceo (pp. 85-‐88) Casamento, cioè l’edificio del Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, poi Seminario Diocesano, infine sede del Ginnasio Municipale P. Giannone, che ospitava il Liceo Genovesi, in Via Tribunali 282 : “Le insistenti e moltissime istanze fatte dal Preside e dall’Autorità scolastica provinciale, perché venisse data a questo Liceo una sede conveniente e decorosa, non sortirono finora alcun favorevole risultato. Poche e disadatte stanze sono ancora la sede di uno dei Licei più numerosi d’Italia...Il Preside deve rendere pubbliche azioni di grazie agli ufficiali scolastici, che governano il Ginnasio convitto municipale per la loro squisita cortesia. Essi accolsero nelle loro sale parte del materiale scientifico, che non poteva esser contenuto negli angusti gabinetti del Liceo... solo per loro si poté finora dare gli importantissimi esami di licenza ai numerosi candidati”. Gabinetti: “si fornirono i gabinetti di scelte macchine, di preparati e di collezioni per l’insegnamento della chimica, della fisica, della storia naturale. Il gabinetto di fisica contiene oggi circa quattrocento oggetti”. Biblioteca: nell’anno 1877 “coll’esiguo assegno” di lire 100 annue si acquistarono il mappamondo di Schiapparelli e Mayer (carta murale); Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medioevo; Demostene, Orazioni; Muratori, Annali d’Italia; Ovidio, Metamorfosi; Schlegel, Storia della letteratura drammatica di tutte le nazioni; Virgilio, tutte le opere tradotte; Tasso Epistolario; Manzoni, Opere complete; Parini, Rime e poesie, ecc. Il prof. Lanza donò il proprio libro Cornelio Nepote. Le vite. Il Liceo nell’anno 1878-‐1879 Sulla copertina è riprodotto lo stemma del Regno d’Italia, adottato dal 1870 (Consulta araldica del Regno d’Italia, 4 maggio 1870) e in vigore fino al 1890 (modificato con Regio Decreto 1 gennaio 1890). Il medesimo stemma è ricamato sulla bandiera della R. Scuola Industriale Alessandro Volta, che, perciò, costituisce un cimelio unico. “Sul principio di dicembre [1879] ad iniziativa degli alunni del III corso (classe) si aperse una sottoscrizione allo scopo di regalare al Liceo una bandiera. Questa bandiera ricca ed elegante fu inaugurata il giorno 23 nella sala del Convitto Giannone con un breve discorso del Preside alla presenza dei professori e di tutta la scolaresca liceale (Cronaca 1878-‐1879 pp. 67-‐68). La dissertazione del prof. Amilcare Imbimbo Della vita e degli scritti di Gaetano Filangieri (pp. 1-‐64), in apertura, come le altre costituiva la parte preponderante della Cronaca, segno dell’importanza che si attribuiva alla ricerca scientifica dei professori. Questi erano Carlo Maria Tallarigo (lettere italiane), Carlo Lanza (latino e greco), Vincenzo Campanile (matematica), Amilcare Imbimbo (storia e geografia), Luigi Pinto (fisica e chimica); due incaricati Vincenzo Persiani, insignito della Corona d’Italia, nativo di Senise in Basilicata (filosofia, autore nel 1878 di Considerazioni sopra le dottrine filosofiche di Cartesio, Il pensiero filosofico) e Giovanni Freda di Acerno (Salerno), laureatosi nel 1877 in scienze naturali con diploma della Scuola normale superiore. Nello stesso anno 1878 Carlo Maria Tallarigo aveva pubblicato Compendio di storia della letteratura italiana ad uso dei licei in due volumi, adottato nelle tre classi liceali in sostituzione della Storia della letteratura di Settembrini, morto nel novembre del 1876. Dalla Breve cronaca del Liceo (pp. 67-‐69) apprendiamo: il 14 ottobre 1878 si aprì l’Istituto per gli esami di riparazione e di ammissione, le iscrizioni furono aperte dal 15 al 31 ottobre, il 3 novembre si tenne la prima adunanza degli insegnanti, il 10 novembre cominciò il corso regolare delle lezioni. Gli alunni iscritti furono 150 (60 in 1ª, 49 in 2ª, 41 in 3ª). Le condizioni materiali (pp. 70-‐71) «Il Liceo cambiò sede e trovasi nelle stesse condizioni accennate nelle cronache precedenti». Gabinetti: con la dotazione ordinaria si fecero gli acquisti di sei strumenti per il Gabinetto fisica (fotometro, mulinello idraulico, endosmometro, elettroscopio, condensatore a foglie d’oro, globo di Barlow, elementi di Leclanché, elementi di Garret); per il gabinetto di storia naturale: tre strumenti e tre preparati (mortaio d’agata, crogiuolo di platino, microscopio con due oculari e tre obiettivi sovrapponibili, salamandra maculosa in alcool, zamenis virioliflons in alcool, Spirographis Spallanzani in alcool); per la biblioteca cinque libri tra cui la Fisica di Jamin, il Bel Paese di Stoppani, abbonamento al Giornale napoletano compilato dal Cav. Carlo Maria Tallarico (anni 1878-‐1879 e 1879-‐1880). Si ebbero in dono dal Ministero una carta in rilievo del Capitano Cherubini a rilievo (una carta dello stesso Cherubini è conservata presso il Liceo Eleonora Pimentel Fonseca); La matematica e le scienze fisiche. Discorso per l’inaugurazione degli studii nella R. Università di Napoli, letto dal professor Luigi Pinto il 16 novembre 1879 (dono dell’autore). Il prof. Labanca Baldassarre era stato trasferito al R. Liceo Vittorio Emanuele e al suo posto era stato nominato un incaricato, in attesa del titolare prof. Donato Iaja, che insegnava al R. Liceo di Bologna e avrebbe assunto servizio il 1° ottobre 1879. Alcuni anni dopo passò all’insegnamento alla Scuola Normale Superiore di Pisa dove Giovanni Gentile dal 1893 lo ebbe come professore e maestro. Il giorno 23 dicembre 1878 «i tre istituti di studi classici di questa città, riuniti nella chiesa di S. Sebastiano, fecero la solenne premiazione dell’anno scolastico 1877-‐78. Il discorso d’occasione fu letto dal cav. Pasquale Turiello, professore di storia nel R. Liceo Vittorio Emanuele: erano presenti il Commendatore Bargoni prefetto della provincia, il R. Provveditore agli studi, il Conte Giusso sindaco di Napoli» (Cronaca, p. 68). Il discorso di Turiello La gioventù passata e la presente è riportato in Il R. Liceo Vittorio Emanuele di Napoli 1877-‐78 (pp. 149-‐162). Il Genovesi alla fine dell’Ottocento Il R. Liceo così come si legge nell’Annuario Bronner, nell’anno 1886 era retto dal Preside Giacinto Bagatta e vi insegnavano i professori C. M. Talarigo (lettere italiane), Carlo Lanza (latino e greco), Donato Iaja (filosofia), Carlo Mari (storia, morirà nel 1921 e sarà commemorato nell’Annuario 1923-‐24), Vincenzo Campanile (matematiche), Luigi Pinto (fisica e chimica), Giovanni Freda (storia naturale). G. Silvestro, citando dalla Cronaca del 1877-‐78, che non abbiamo finora reperita, riporta che nel maggio del 1877 il Consiglio comunale cominciò a discutere sulla sede del Liceo, a seguito di una ulteriore protesta del Preside per la ristrettezza dei locali in cui «due istituti, uno governativo e l’altro municipale, governati da capi diversi sono pigiati in un angustissimo casamento, del quale al liceo governativo sono assegnate pochissime stanze; cosicché non si può, per difetto dei locali, mettere in esecuzione gli ordini del Ministero, che riguardano l’insegnamento della ginnastica agli alunni liceali» (Alcune notizie. p. 84). Su proposta del Ministro Francesco De Sanctis era stato, infatti, introdotto l’insegnamento della ginnastica educativa nelle scuole (L. 7 luglio 1878 n. 4442). Si pensò di trasferire il Genovesi nel monastero di S. Patrizia (concesso poi al Policlinico, in Via Luciano Armanni), ma fu scelta la Casa delle Congregazioni dei Gesuiti. Essa era inadatta, conservava ancora il suo assetto seicentesco. Nel 1886 cominciarono i lavori di adattamento; fu spostato l’ingresso a sinistra in corrispondenza della sacrestia per creare l’atrio attuale, gli ovali disposti tra il piano ammezzato e il primo furono trasformati in piccole finestre quadrate, i balconi divennero ampie finestre. Lo stato dell’arte si osserva in una foto Alinari di fine Ottocento con la facciata non intonacata, che fu ancora rimaneggiata, come appare nell’ aspetto attuale in una foto dei primi anni venti del Novecento. Finalmente nell’anno scolastico 1888-‐89 il Genovesi ebbe la sua sede definitiva, divenendo Liceo Ginnasio con l’annessione del Terzo Ginnasio, che era stato istituito nel 1880-‐81 presso il Liceo Vittorio Emanuele. Nel 1898-‐99 frequentavano il Genovesi 670 alunni, di cui 378 il Ginnasio e 292 il Liceo; ne era Preside Celestino Armandi, che reggerà poi il V. Emanuele dal 1901 al 1915; vi insegnavano 27 professori di cui 14 nel Ginnasio e 27 nel Liceo (A. Lala, Relazione, pp. 200-‐202). La rilevante crescita degli alunni e dei professori nel ventennio 1878-‐1898 attesta ormai la prevalenza del licei governativi su quelli privati. Dal 1895 al 1925 il Genovesi, visse di nuovo in coabitazione parziale con un altro istituto, il quarto Liceo Ginnasio napoletano, il G. B. Vico (istituito con R. D. 1 luglio 1894 e intitolato a G. B. Vico con R. D. 592 del 27 dicembre 1894), anche se gli ingressi erano separati (al Vico si accedeva da quello dell’attuale scuola U. Foscolo). I due Licei avevano una scala interna comune e condividevano un corridoio, avendo ciascuno su lati opposti le proprie aule. Il G. B. Vico fu poi trasferito nel 1925 nei pessimi locali di S. Gennariello a Materdei, nel 1930 per un paio d’anni nell’edificio di Piazza Carlo III che sarà sede del Liceo Garibaldi, infine nel 1932 nella sua sede definitiva di via S. Rosa, l’antico convento di S. Francesco Sales, adattato a scuola con radicali interventi. Nei locali lasciati liberi dal G. B. Vico fu trasferita la Scuola di avviamento S. Rosa e poi vi fu istituita dopo il 1962 la scuola media della Trinità Maggiore (altro nome della chiesa del Gesù), intitolata il seguito a Ugo Foscolo. Il Genovesi nel Novecento (1913-‐1929) Il passato ha lasciato nel Genovesi tracce della storia relativa agli studenti caduti in Libia e nella Prima guerra mondiale: due lapidi, un opuscolo e gli Annuari testimoniano l’atmosfera sentimentale e culturale in cui furono vissuti quegli eventi. In particolare si coglie la parabola discendente dagli ideali liberali risorgimentali al nazionalismo di fino Ottocento e all’aberrazione del fascismo. Nell’atrio del liceo si legge l’epigrafe PER LA GLORIA D’ITALIA/EROICAMENTE CADDERO IN LIBIA/GIOVANISSIMI/GIUSEPPE ORSI E GIUSEPPE FIORENTINO/UFFICIALI DELL’ESERCITO/IL LICEO GENOVESI CHE LI EBBE ALUNNI/ADDI’ XIV MARZO MCMXIII P(OSE). Il primo era caduto a Sciara Zavia il 26 ottobre 1911 e il secondo a Zanzur l’8 giugno 1912. Il Preside Tullio Tentori e il professore di storia Francesco Montalto, in occasione della collocazione della lapide, commemorarono i caduti nell’aula magna alla presenza di familiari, soldati e ufficiali, studenti di altre scuole intervenuti con le bandiere. Nell’atrio e nell’aula magna c’erano festoni intrecciati di palme, edera, alloro. I festoni, con l’aggiunta di un tripode e di bandiere, decoravano anche la copertina dell’opuscolo stampato per l’occasione In onore dei tenenti Orsi e Fiorentino il Liceo Genovesi in Napoli MCMXIII. L’opuscolo si è conservato in un faldone insieme a Il R. Liceo Genovesi in Napoli in memoria dei suoi caduti MCMXV-‐MCMVIII, Ditta Giannini Napoli, 1921 e Il R. Liceo Ginnasio V. Emanuele II in memoria dei suoi caduti, Stab. Silvio Morano, via S. Sebastiano n. 48 Napoli, recante quest’ ultimo sul frontespizio la dedica come dono alla Biblioteca del Preside Amorosi (Archivio Liceo Genovesi). In memoria di Giuseppe Orsi fu posta una lapide anche sulla facciata del palazzo dove abitava in via Foria, gli furono intitolate nel 1926 la “Scuola all’aperto” in via S. Giovanni a Carbonara e una strada al Vomero. I caduti nella guerra del 1915-‐1918 Dopo l’atrio, salendo per la scala si trova murata alla parete del pianerottolo la lapide con i nomi del quarantasei alunni caduti, tra cui l’aviatore Ugo Niutta abbattuto il 13 luglio 1916, a cui sono intitolati l’Aeroporto di Capodichino e una strada. I caduti erano stati tutti allievi di Carlo Mari, che aveva insegnato storia dal 1894, ed era morto il 21 aprile 1921. Il Preside Ernesto Di Poggio nel giugno del 1924, ricordando l’apposizione della lapide nel 1921 e commemorando la morte del professore nell’aula magna ne addusse il ritardo ad «accumulo di circostanze, tra le quali principalissima quella dei restauri a questo edificio (non ancora compiuti), per i quali le aule maggiori, questa compresa, sono state per lungo tempo inservibili» e diede la parola al professore di filosofia Francesco Montalto, che tenne il Discorso. Carlo Mari «antidemocratico e adoratore dello stato forte era in ciò fautore di quell’indirizzo politico che fu l’autentico liberalismo di C. Cavour, di Q. Sella, degli Spaventa, della cosiddetta vecchia destra della quale il più illustre degli epigoni è il suo compaesano, amico e condiscepolo A. Salandra»; era «e non poteva non essere grandissimo ammiratore di F. Crispi»; aveva sofferto fino al 1911 di quella che gli pareva la minorità dell’Italia nel consesso delle nazioni, ma, quando l’Italia affrontò la guerra libica, gli si riaperse il core. Scoppiata nel 1915 la guerra, «molti dei suoi antichi discepoli gli scrivevano in quei giorni da ogni parte, o dalle faticose trincee o dalle redazioni dei giornali pugnaci, intenti a fronteggiare il nemico interno». In ricordo gli fu dedicata una effigie accanto a quella di Carlo Lanza con l’epigrafe A CARLO MARI/PER XXXVII IN QUESTO LICEO/AUSTERO FORMATORE DI ANIME/VERSO UNA PIU’ GRANDE ITALIA/I-‐VI MCMXXIV (Annuario del R. Liceo Ginnasio A. Genovesi -‐ Anno 1923-‐24, pp. 5-‐16). Una testimonianza dello sviluppo del nazionalismo nelle scuole dalla fine dell’Ottocento al fascismo è fornita dai Ricordi di un quarantennio di insegnamento di Gaetano Moroncini (Annuario dell’anno 1934-‐35 del Liceo V. Emanuele II, pp. 116-‐140). Da non dimenticare inoltre, l’opera di precursore del nazionalismo in Italia del professore del V. Emanuele Pasquale Turiello (1836-‐1902), Governo e governati in Italia, 1882 prima edizione ( seconda edizione 1890, ristampa Einaudi 1980). Il professore Montalto riferì anche la protesta “sindacale” dei professori : «Giorni fa abbiamo udito -‐ e fu un gran conforto per noi -‐ l’attuale Ministro della Pubblica istruzione nel salone del V. Emanuele dire agli insegnanti ivi convenuti per onorarlo che l’opera dei maestri non ha prezzo adeguato e che è una profanazione il sol pensare che si possa fare una valutazione economica. E questo è vero; ma è altresì vero che si possa e si debba farne una valutazione etica e compensarla con quegli atti di riconoscimento che sono il solo e grande conforto morale ad una vita interamente spesa nel dare il meglio di sé alle giovani generazioni» (pp. 12-‐13). Il Ministro Giovanni Gentile si trovava a Napoli il 3 maggio del 1924 per le celebrazioni del VII centenario della fondazione dell’Università di Napoli. Dopo la mattinata passata negli impegni ufficiali, a cui partecipò anche il re, alle ore 18 intervenne al ricevimento offerto in suo onore nel R. Liceo V. Emanuele II (in cui aveva insegnato filosofia dal 1899 al 1906), ove erano convenuti tutti gli insegnanti medi della città. Parlarono il R. Provveditore agli studi Comm. Aldo Finzi ed il Preside prof. Comm. Cotronei. Il Ministro rispose con parole che sostanzialmente confermavano quelle riferite da Montalto «Qui, soprattutto, dove si è svolta la maggior parte della mia opera di professore secondario ho sentito come la scuola viva tutta della fede inestinguibile che l’insegnate ha nell’opera di educatore» (G. Pauciullo Della Valle, Ricordi di due eventi importanti, Napoli 2013, p. 34). Ma il malumore sulle condizioni economiche dei professori era diffuso, tanto che il ministro si sentì di chiarire in un’intervista «la questione del preteso abbandono nel quale ho lasciato i professori delle scuole medie, a vantaggio degli insegnanti elementari...e chiarimenti abbastanza esaurienti credo li ebbe il prof. Forcina [insegnava lettere nel ginnasio al V. Emanuele] quando si recò a Roma, quale rappresentante del Sindacato napoletano dei professori delle scuole medie, da S. E. il Presidente del Consiglio» (Il Mattino, 5 maggio 1924). Ma la FNISM, fondata da G. Kirner e G. Salvemini nel 1902, di cui Forcina era socio, fu soppressa nel 1926, come tutti i sindacati. Il professore Vincenzo Spampanato Fra i 36 elencati nell’Annuario del 1923-‐24, di cui sei erano donne (tre supplenti di lettere nel ginnasio, tre di francese) figura il nome di Spampanato Vincenzo. Il dubbio in chi scrive che fosse il grande biografo di Giordano Bruno fu fugato quando, tagliando le pagine dell’Annuario del 1927-‐28, ancora intonso, alle pp. 43-‐52 trovò un Necrologio, relativo proprio a lui «uno degli insegnanti più apprezzati di questo Istituto e uno studioso acuto e infaticabile, noto in Italia e all’estero per i suoi lavori sui filosofi del Rinascimento, e in ispecie su Giordano Bruno, di cui era conterraneo». A Vincenzo Spampanato, nato a Nola il 15 gennaio 1872, amico di Benedetto Croce, la cui figlia Elena ne era stata alunna: «il rosso accesissimo delle carnose gote, un grosso paio di baffi più neri dell’ala di un corvo e il corpo aitante davan l’aspetto di un pugile, se non addirittura di un capobrigante a riposo e ch’era, invece, il più buono, il più inoffensivo uomo di questo mondo» (F. Nicolini, Benedetto Croce, Torino, 1962, p. 189). La mattinata del 22 novembre 1928, il professore Spampanato aveva “fatto lezione con l’usata serenità, ma la sera improvvisamente e innaturalmente si spegneva”. Intorno al suo feretro «si trovarono raccolti non solo il Preside e i colleghi del Genovesi, che l’amavano come un fratello, ma moltissimi presidi e professori delle varie scuole della città, con a capo il provveditore agli studi Comm. Finzi, uno stuolo immenso di discepoli, letterati e filosofi insigni, come i senatori Francesco Torraca e Benedetto croce, rappresentanti della stampa e del partito fascista, al quale egli aveva aderito con pieno entusiasmo, fin da quando era sorto...Non possiamo però tacere le onoranze solenni che il 12 gennaio 1929 furono tributate all’estinto nell’aula magna della R. Università per opera di un comitato che ebbe a Presidente il senatore Torraca e, tra gli altri, il Preside di questo Istituto...L’illustre filosofo senatore Giovanni Gentile, che del nostro Spampanato era caldo estimatore, per invito del Comitato, pronunciò un’ampia, magnifica, orazione» (pp. 45-‐46). Giovanni Gentile ricordò i lavori di Spampanato: vari opuscoli giovanili su G. Bruno, l’edizione delle commedie di G. B. Della Porta per gli “Scrittori d’Italia” di Laterza, l’edizione del Candelaio preceduta da una vasta e completa introduzione, l’edizione del De rerum natura di Telesio. Spampanato fu anche divulgatore dell’opera di Campanella, ma la sua opera fondamentale, «frutto di più che decennali ricerche è quella sulla Vita di Giordano Bruno. Quest’opera lo ha reso altamente benemerito. Per quest’opera noi siamo entrati degnamente in gara con gli studiosi di tutte le Nazioni» (p. 50). Gentile, coerentemente con la visione della missione ideale dei professori senza che, come ministro, pur preoccupato dall’avanzata delle donne, provvedesse alle loro condizioni materiali, prese a modello Vincenzo Spampanato che «come tanti suoi colleghi fu un insegnate povero, che visse duramente la sua giornata, nella fatica della scuola. Oggi sentiamo discutere attorno a noi della crisi della scuola media. Questa scuola ha la minaccia di essere disertata dagli uomini, anche da quelli che sentono in sé vigore d’ingegno e capacità di farsi una strada nella vita. Gli uomini si sentono scoraggiati dalla misera carriera che lo Stato può offrire agli insegnanti. Questa via è disertata e abbandonata alle donne» (p. 47). Dalla parva materia degli Annuari si possono ricavare brani della vita quotidiana, politica e culturale, che si svolgeva nelle scuole, rispecchiando quella nazionale. Dalle brevi cronache del Liceo L’Annuario del Regio Liceo-‐Ginnasio Classico “Antonio Genovesi” nella città di Napoli anni II e III (1923-‐24 e 1924-‐25) 1926; anni IV e V (1925-‐26 e 1926-‐27, IV e V e. f.) 1928; anni VI e VII (1927-‐28 e 1928-‐29, VI e VII e.f.), 1930 fu stampato con cadenza biennale su carta povera, senza fotografie, presso la Tipografia Guerrera, via Latilla 7. Anno per anno sono riportati gli elenchi dei professori, degli alunni, dei libri di testo (si segnala la permanenza dello Schultz, Grammatica latina, Paravia e del Curtius Grammatica greca, XVI edizione, Chiantore, Torino). Ci limitiamo a riprendere alcune informazioni dalle Brevi cronache sulla vita del Liceo, sui Gabinetti scientifici e sulla Biblioteca. Gli Annuari sono conservati nella Biblioteca del Liceo Vittorio Emanuele II. Anno 1923-‐24 Il giorno 24 novembre 1923 il Preside comunica alle classi la circolare ministeriale che rende obbligatorio il saluto romano alla Bandiera.
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