«Il mio intento in questo libro non è la critica letteraria né la biografia ... Voglio soltanto, e in maniera del tutto personale, passare in rassegna i tipi di scrittura che mi hanno influenzato nel corso della mia evoluzione. Ho detto scrittura, ma intendo più precisamente visione, modo di guardare e di sentire». È dunque un viaggio quello che Naipaul ci propone, il suo viaggio: dalla natia Trinidad («un puntino sul mappamondo») agli ambienti letterari della Londra anni Cinquanta, dall’India alla Cartagine di Polibio e di Flaubert, e alla Roma di Cicerone e di Virgilio. Così la scrittura, che è sempre «prodotto di una specifica visione storica e culturale», permette di esplorare il tempo oltre che lo spazio – e di affiancare Derek Walcott a un materassaio analfabeta, Nirad Chaudhuri e Anthony Powell a un politicante con velleità letterarie («lo Stalin di Trinidad»), Gandhi a Giulio Cesare. E nel corso del viaggio ogni incontro si rivela decisivo: per una inesausta ricerca di precisione, per il nitore dell’espressione, e soprattutto per una percezione originale del mondo.