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SANREMO: LA RIVOLUZIONE DEL 1958 di Alberto Arienti PDF

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1 L'unica vera rivoluzione fatta in Italia fu incruenta e molto gioiosa: la vittoria a Sanremo di Domenico Modugno, che provocò una reazione a catena, cambiando i costumi e le mode, scombussolando la Rai e portando per la prima volta i giovani alla ribalta. L'analisi che sarà fatta in queste pagine seguirà passo per passo questo fenomeno, sottolinenando anche i collegamenti sotterranei tra stili e i mal di pancia del potere. La cronaca si concentrerà sugli anni 1958-61 che hanno visto l'esplosione degli urlatori, dei rocker e dei cantautori. Ci sarà poi una coda fino al 1963, anno ormai della totale decantazione in attesa della rivoluzione del beat che avverrà negli anni successivi e sarà ignorato dal festival. . 2 1 - GLI ANNI 50 Per renderci conto dell'impatto dei fatti che esamineremo, è necessario ricordare cos'era l'Italia negli anni 50. Dopo le tensioni causate dalle prime elezioni che vedevano contrapposta la Democrazia Cristiana al Fronte Popolare, l'Italia si stabilizza completamente nell'alleanza atlantica, sotto la guida dei vari governi democristiani, che si succedevano a causa di lotte interne a volte molto dure, ma che al momento del voto facevano sempre man bassa di voti. Paese agricolo in fase d'industrializzazione, saldamente sotto il controllo della chiesa, non si negava una certa tensione sotterranea causata da una classe operaia che, sebbene ben organizzata del Pci, non aveva completamente rinunciato a seguire le orme dell'Urss. I primi anni del decennio soffrivano anche delle tensioni per la sorte di Trieste, in bilico tra Italia e Yugoslavia (che ispirò la canzone Vola colomba), risolte nel 1953 che fu anche l'anno dello scontro a causa della “Legge truffa”, una legge elettorale che voleva introdurre un sistema maggioritario per garantire una maggior stabilità. Questa legge, un po' rudimentale, non raggiunse il suo scopo e venne successivamente abbandonata, anche perchè il pensiero dell'epoca era nettamente favorevole al sistema proporzionale. I principi morali dei tempi erano rigidamente allineati al cattolicesimo più ortodosso e risentivano dell'eredità fascista che si faceva ancora sentire nell'organizzazione dello stato, nella scuola e nella chiesa. Ovviamente esisteva una religione di stato, garantita ma anche imposta nelle scuole, non c'era alcun tipo di divorzio o separazione, salvo l'annullamento della Sacra rota; matrimonio e funerali civili erano visti come una provocazione politica, se non come un vero peccato. Su questo argomento passò alle cronache la predica del vescovo di Prato monsignor Fiordelli, per aver definito pubblici peccatori e concubini una coppia di cittadini pratesi che si erano sposati con rito civile. Il Fiordelli fu processato per diffamazione: fu condannato in primo grado al pagamento di 40 000 lire di multa, e assolto in appello per "insindacabilità dell'atto". Era il 1956. 3 Il 1958 vide un'altro momento importante che scosse profondamente, anche se molto bonariamente, la chiesa: la morte di un Pio XII sempre più rinchiuso in un aristocratico conservatorismo e l'avvento di Giovanni XXIII e della sua svolta rivoluzionaria. Il cinema era una grande industria che trionfava ai festival internazionali col neorealismo (osteggiato dai governanti perchè, secondo loro rovinava l'immagine dell'Italia) e che sbancava i botteghini con Totò, Walter Chiari, Silvana Mangano e Gina Lollobrigida. Quest'Italia sempre polarizzata su due fronti (repubblica-monarchia, DC-Pci, Coppi-Bartali) era unificata dalle canzonette e dal gestore monopolista di questo piacere: la RAI. 4 2 – LA RAI La Rai − Radiotelevisione Italiana spa è la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia. È una delle più grandi aziende di comunicazione d'Europa, il quinto gruppo televisivo del continente. Nasce nell'autunno del 1944 sulle ceneri dell'EIAR e del vecchio ente fascista manterrà per molto tempo austerità, disciplina, moralismo, consonanza col potere politico e molto moralismo, nonché un notevole spirito divulgativo (probabilmente l'unico aspetto non criticabile). Chi si aspettava un vento nuovo nell'etere nazionale, rimase deluso subito: nel marzo 1956, Corrado Alvaro, nominato direttore del giornale radio, si dimise per le eccessive ingerenze politiche. La struttura mastodontica dell'ente era in grado di accogliere collaboratori di tutti i livelli e capacità, tra questi Andrea Camilleri (prima bocciato perchè comunista e poi assunto) e Carlo Emilio Gadda, che scriverà un decalogo con le «Norme per la redazione di un testo radiofonico». La cosa divertente è che Gadda consiglia uno stile che è esattamente l'opposto del suo stile letterario. In pochi anni le trasmissioni vengono riorganizzate e si configurano le reti secondo questo schema: 5 - Radio 1 - Canale di cultura nazionale: opere liriche e teatrali di larga popolarità, servizi giornalistici e ovviamente canzonette. - Radio 2 - Canale leggero: varietà, giochi, programmi per ragazzi, quiz e tante canzonette. - Radio 3 - Canale esclusivamente di cultura: opere liriche e teatrali d'avanguardia, musica da camera, servizi culturali firmati da grandi intellettuali e niente canzonette. Ovviamente la rete più ascoltata era quella popolare, mentre il terzo programma non era trasmesso nemmeno in tutta Italia. La spina dorsale della radio erano le canzonette che venivano selezionate e programmate secondo criteri stabiliti da una "commissione di ascolto" preventivo e di controllo sui testi, che dovevano essere adatti al pubblico della radio. Le musiche non sembravano presentare problemi di “censura”, per lo meno fino a quando non avvenne la rivoluzione che stiamo raccontando. La commissione era quindi responsabile della conformità del testo e del modo di cantare secondo la tradizione italiana del bel canto. La diffusione della musica leggera avveniva in due modi: - trasmissione di dischi – usata come tappabuchi e come intermezzi non programmati, grazie ai quali veniva trasmessa la poca musica straniera consentita (in lingua originale visto che le versioni in italiano, se accettate, finivano alle varie orchestre), nonchè ballabili e qualche canzone sfusa. - concerti delle orchestre Rai con i cantanti sotto contratto. Erano delle scuderie dove i cantanti non avevano alcun peso, visto che le canzoni erano scelte dalla commissione e la distribuzione tra gli esecutori era fatta dai direttori d'orchestra. Le orchestre più popolari era quelle dei maestri Armando Fragna, Pippo Barzizza e Cinico Angelini (curioso nome d'arte di Angelo Cinico). Ulteriori orchestre si aggiunsero successivamente con i maestri Bruno Canfora, Lelio Luttazzi, William Galassini, Marcello De Martino e altri. I cantanti più famosi erano Nilla Pizzi, Claudio Villa, Carla Boni, Gino Latilla, Achille Togliani, Giorgio Consolini, Luciano Tajoli, Jula De Palma, Teddy Reno, Natalino Otto, Flo Sandon's. Qualche volta erano trasmesse dal vivo ma di solito erano registrate. Il mercato dei dischi non era ancora esploso e quindi il fatto che 6 il grosso dei cantanti incidevano per la casa discografica di proprietà della Rai (Cetra, diventata poi Fonit-Cetra) non veniva considerato uno scandalo. Fu proprio il 1958 a sparigliare le carte, a far esplodere il mercato discografico ed a porre il problema del monopolio discografico Rai. La tipologia delle canzoni era suddivisibile in tre categorie: - canzone all'italiana seria, che oscillava dai virtuosismi canori di Villa e Consolini a una maggior compostezza di Togliani e Latilla. - canzone “moderna”, vagamente ispirata ai classici americani e di pertinenza di Teddy Reno, Jula De Palma, Natalino Otto e Carla Boni. - canzoncina allegra, decorosamente stupida, ritmica, di solito molto facile da cantare, specialità di Clara Jaione, Aurelio Fierro, Duo Fasano, Quartetto Cetra. Dal 1951 il grande distributore di canzoni divenne il Festival di Sanremo cui un anno dopo si aggiunse il Festival di Napoli, specifico per la canzone napoletana, allora ancora in gran vigore e considerazione, da meritarsi un apposito festival. Nel 1954 iniziano le trasmissioni ufficiali televisive, dopo alcuni anni di sperimentazione. Il 26 novembre 1955 inizia la programmazione della trasmissione "Lascia o raddoppia", condotta da Mike Bongiorno, che diventerà un successo clamoroso ed obbligherà i cinema a sospendere le proiezioni per trasmettere i quiz. I programmi musicali divennero subito molto frequenti perchè facili da realizzare e sempre molto amati, allora. Dal 1955 anche il festival venne teletrasmesso, diventando via via una delle trasmissioni più popolari e seguite. 7 8 3 – I FESTIVAL DI SANREMO DAL 1951 AL 1957 Il 29 gennaio 1951 nasce il Festival della canzone, un'dea degli organizzatori del casinò di Sanremo sposata dalla Rai, per creare un evento che rilanciasse il casinò e la cittadina ligure. Trasmesso alla radio senza grande pubblicità decretò la vittoria di Nilla Pizzi con l'unica canzone decente del gruppo: "Grazie dei fiori", scritta dal maestro Seracini. La sala non reagì con particolare entusiasmo, continuando a mangiare tranquillamente, di fronte all'orchestra Angelini ed ai cantanti Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano. La canzone vincitrice ebbe però un grandissimo successo e con lei l'interprete emiliana, e pubblicizzò la manifestazione tra il pubblico. Fu però l'anno successivo che decretò il successo della manifestazione e quello personale della Pizzi, che vinse i primi tre 9 posti. Le prime due canzoni classificate divennero due grandi successi ma suscitarono anche un po' di polemiche. La vincitrice, "Vola Colomba", alludeva un po' paraculescamente alla rovente situazione internazionale causata dalla situazione di Trieste, non ancora annessa totalmente all'Italia (l'annessione avvene un anno dopo) e parlava di un amore nella chiesa di San Giusto (a Trieste appunto) che “pregava con l'animo mesto” anche per via della rima. Questa canzone non piacque a sinistra che però si consolò all'idea della colomba della pace che volava (ai quei tempi la sinistra era piena di colombe della pace, una disegnata persino da Picasso). La canzone ebbe anche molto successo in Francia grazie a Tino Rossi e rimase tra le canzoni favorite nel tempo. "Papaveri e papere", seconda classificata, parlava allegramente di una storia d'amore tra una papera e un papavero. Il ritornello diceva “Lo sai che i papaveri son alti alti alti e tu sei piccolina, che cosa ci vuoi far” e questo infastidì un po' i piani alti della politica e sopratutto della Rai che si chiesero come 10 avesse fatto a sfuggire dalle maglie della censura una canzone così allusiva, che oltretutto nella terza strofa diceva: “Ma questo romanzo ben poco durò: poi venne la falce che il grano tagliò, e un colpo di vento i papaveri in alto portò” La falce che tagliava grano e papaveri era un'allusione ai comunisti che nel loro simbolo, oltre al martello, avevano una bella falce? Per fortuna di tutti la canzone fu cantata senza dare peso al testo e divenne un tormentone difficile da censurare, anche se spesso dal vivo (ufficialmente per motivi di tempo) la terza strofa non veniva eseguita. La canzone divenne un successo internazionale (anche in Inghilterra) e fu cantata nei suoi concerti all'estero anche dal famoso tenore Beniamino Gigli. Nel 1953 Nilla Pizzi, data come favorita, arrivò solo seconda con la canzone "Campanaro" (cantata in coppia con Teddy Reno), una canzone degli autori di "Vola colomba" che vollero ripetere la paraculata strappalacrime ma non vi riuscirono in pieno. Quell'anno fu introdotta la seconda versione della canzone, anche per soddisfare le richieste e sopire le proteste delle case discografiche estromesse l'anno prima per via del predominio della Cetra. Il premio andò a un'elegante canzone di Giovanni D'Anzi, "Viale d'autunno", cantato da due esordienti di peso come Carla Boni e Flo Sandon's. L'anno successivo fu il trionfo del perbenismo e del buonismo, nonché della canzone più tradizionale e passatista: vinse "Tutte le mamme", un trionfo Cetra con Latilla e Consolini ad incensare le mamme: “Son tutte belle le mamme del mondo quando un bambino si stringono al cuor. Son le bellezze di un bene profondo fatto di sogni, rinunce ed amor. E’ tanto bello quel volto di donna che veglia un bimbo e riposo non ha; sembra l’immagine d’una Madonna, sembra l’immagine della bontà.” Come si fa a non resitere?

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