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Saggio sulla filosofia dello spirito PDF

156 Pages·1867·0.664 MB·Italian
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Marianna Florenzi Waddington Saggio sulla filosofia dello spirito www.liberliber.it Questo e–book è stato realizzato anche grazie al sostegno di: E–text Editoria, Web design, Multimedia http://www.e–text.it/ QUESTO E–BOOK: TITOLO: Saggio sulla filosofia dello spirito AUTORE: Florenzi Waddington, Marianna TRADUTTORE: CURATORE: NOTE: DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/ TRATTO DA: Saggio sulla filosofia dello spirito / per la marchesa Marianna Florenzi Waddington. - Firenze : Successori Le Monnier, 1867. – 143 p. ; 19 cm. CODICE ISBN: non disponibile 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 6 ottobre 2010 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO: Paolo Alberti, [email protected] REVISIONE: Maria Fazio, [email protected] PUBBLICAZIONE: Catia Righi, [email protected] Informazioni sul "progetto Manuzio" Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associazione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque voglia collaborare, si pone come scopo la pubblicazione e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito Internet: http://www.liberliber.it/ Aiuta anche tu il "progetto Manuzio" Se questo "libro elettronico" è stato di tuo gradimento, o se condividi le finalità del "progetto Manuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuo sostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente la nostra biblioteca. Qui le istruzioni: http://www.liberliber.it/sostieni/ SAGGIO SULLA FILOSOFIA DELLO SPIRITO PER LA MARCHESA MARIANNA FLORENZI WADDINGTON. FIRENZE SUCCESSORI LE MONNIER 1867 ' . ALLILLUSTRE PROF ED AMICO CAMILLO DE-MEIS. La bontà dell'animo vostro e l'amicizia che mi avete, mi fanno risolvere ad offrirvi questo libro il quale com­ pisce il mio piccolo trattato di filosofia. Nè mi sgomenta l'altezza del vostro ingegno ed i profondi studi che ve lo abbelliscono, essendo certa che pari, se non forse mag­ giore, avete la cortesia dell'animo. Aggraditelo adunque come pubblica testimonianza della grande stima che faccio di voi, e credetemi sem­ pre Perugia, li 16 dicembre 1866. Affezion.ma ed Obbligat.ma M. B. FLORENZI WADDINGTON. 5 SAGGIO SULLA FILOSOFIA DELLO SPIRITO. INTRODUZIONE. Lo spirito non solo è il compimento necessario dello sviluppo naturale, come abbiamo fatto vedere nel prece­ dente Saggio sulla natura, ma di più esso medesimo è un vasto sistema il quale comprende maggior ricchezza di produzioni di quello che non ne abbia la stessa im­ mensa natura. Imperocchè lo spirito non solo ricom­ prende tutta la natura in sè, ma la solleva ad una tale al­ tezza, dove acquista un valore infinitamente più grande, dispogliandosi di quella forma accidentale di contingen­ ze, ed acquistando l'impronta della necessità. Lo studio dello spirito quanto più è eccellente tanto più è difficile, e richiede maggiore capacità d'intendi­ mento. Onde avviene che nel progresso degli studî uma­ ni le ricerche sulla natura sono andate innanzi alle inve­ stigazioni più sottili dello spirito. Il Naturalismo conta in Europa oramai tre secoli di studî e di esperienze con­ tinue, per le quali gran parte dei tesori della natura sono stati discoperti, mentre lo Spiritualismo è nato appena da un secolo, ed il primo che lo abbia veramente iniziato è stato Emanuele Kant. Non si vuole dire già con questo che prima di Kant non siasi parlato dello spirito, ma sib­ 6 bene che prima di lui non si era seriamente badato alla importanza delle sue produzioni. E siccome prima di Galileo si era parlato della natura, ma ricorrendo alle ipotesi ed alle presupposizioni fantastiche, e trascurando l'esperienza, così prima di Kant si era parlato dello spiri­ to, ma si erano attribuite le sue opere a forze puramente naturali, ed anche a forze immaginarie e sopranaturali. Lo stesso Cartesio il quale aveva distinto l'essenza dello spirito da quella della materia, non avea poi saputo par­ lare dello spirito con altro linguaggio, che con immagini ricavate dalle cose materiali, come osserva benissimo il Vico scrivendo a Tommaso Rossi. Per parlare degnamente dello spirito occorrono due cose: prima farsi ragione della sua speciale natura, poi attendere alle particolari qualità delle sue produzioni, e di queste due cose noi toccheremo in questa introduzio­ ne. Quelli i quali sono soverchiamente ammirati della fe­ condità della natura non vogliono riconoscere nulla so­ pra di lei, e confondono lo spirito nel numero delle forze puramente naturali. Questo naturalismo è angusto e vi­ zioso, perchè restringendo tutto nella natura, non sa nè può rendere conto della sua finalità. E se bene si consi­ deri la cosa, col puro naturalismo non si arriverà nè an­ che a comprendere la natura in sè stessa. Di fatti com­ prendere la natura è già sorpassarla; onde il sapere non può essere più produzione naturale, ma oltrenaturale. E quando diciamo oltrenaturale non vogliamo intendere 7 quel falso sopranaturalismo che regnò per tutto il me­ dio-evo, ed empi di Angeli e di Demoni tutte le sfere della natura. Lo spirito, la cui esistenza e necessità noi ammettiamo, è talmente connesso colla natura, che l'uno non può stare senza dell'altra. Ma dire che spirito e natu­ ra sono connessi non porta il disconoscere la loro distin­ zione e l'assorbire l'uno nell'altra o viceversa, come fa l'esclusivo Naturalismo, o l'esclusivo Spiritualismo. Quando si dice: tutto è natura; o per contrario, quando si afferma: tutto è spirito, non si riflette che queste due as­ serzioni sono ambedue assurde. La natura è mezzo, lo spirito è fine; nè si può dare mezzo che non serva ad un fine, nè fine che si consegua senza il suo mezzo. Vi sono altri i quali si sono dati più l'aria di filosofi, e credendo di allontanarsi dal puro Naturalismo, hanno fatto consistere l'essenza dello spirito nella semplicità, e l'essenza della natura nella moltiplicità. La definizione più divulgata che correva dello spirito era quella di una sostanza o di una forza semplice. Ora non vi ha concetto più vuoto di questo perchè la pura semplicità esclude qualsiasi differenza; mentre al contrario, lo spirito es­ sendo il subbietto più concreto e più comprensivo che vi sia, non solo non esclude le differenze, ma anzi deve in­ cluderle tutte quante. La fallacia della citata definizione cominciò a vedersi più chiara dopo che Leibnitz provò che la semplicità ap­ parteneva con eguale ragione tanto all'anima umana quanto agli elementi dei corpi, perciò alla natura. La dif­ 8 ferenza che corre tra lo spirito e le monadi naturali è sta­ ta posta dal Leibnitz nel diverso grado di sviluppo che ha in ciascuna di esse lo schema rappresentativo dell'U­ niverso. Ma sebbene Leibnitz entri più profondamente nella distinzione che separa lo spirito dalla natura, non­ dimeno non possiamo ritenere per esatta quella distin­ zione, la quale infine si riduce ad un grado più o ad un grado meno. Ora la differenza che passa tra lo spirito e la natura non può essere puramente quantitativa. Più di tutti rasentò il vero Cartesio quando disse che l'essenza della mente consiste nel pensiero, mentre quel­ la della materia consiste nell'estensione. Se non che il pensiero non può essere soltanto un attributo essenziale, com'è nella definizione cartesiana, perchè in tal modo esso apparirebbe come un'appartenenza della sostanza, e per ciò come qualche cosa che fosse dipendente da lei. Il dire che lo spirito è una sostanza pensante, come dice Cartesio, ovvero il dire che è una monade fornita di co­ scienza chiara e distinta, come dice Leibnitz, implica che al di là del pensiero e al disopra di esso vi sia la so­ stanza e la forza. Tutto al contrario di ciò, la sostanza e la forza non sono altro che due categorie del pensiero, due momenti compresi in quest'assoluta ed universale unità. Le definizioni enumerate finora che fanno consistere l'essenza dello spirito nella semplicità o nella forza, sono dunque imperfette, e non esprimono l'esatto conte­ nuto dello spirito medesimo. Lo spirito è il pensiero, tut­ 9 to quanto il pensiero, non uno o un altro frammento di lui; e finalmente esso è il pensiero nella concreta e pro­ pria sua forma. La natura è anch'essa pensiero, ma sotto una forma che non è la sua e per ciò apparisce come straniero a sè stesso. Le esistenze naturali sono pensiero, ma non tutto il pensiero, sibbene sono frammenti o più propriamente momenti dell'unico e vasto sistema del pensiero. La totalità di questi momenti ricompresa sotto la vera e propria forma del pensiero è appunto lo spirito. Quando adunque si dice che lo spirito è l'essere o la so­ stanza, o la causa, o la forza, o la natura o altra qualsiasi particolare forma, si dà sempre una definizione incom­ pleta di esso; talchè si potrebbe replicare: lo spirito è tutto questo, ma è ancora di più. Tutti questi momenti son finiti perchè l'uno esclude l'altro, ma lo spirito è il vero infinito perchè egli non esclude nulla, perchè pen­ sandoli li include tutti. La nozione, la quale producendo la natura, aveva in­ trodotto una divisione tra l'ideale ed il reale, nello spiri­ to ristabilisce la sua concreta unità, perchè in lui il reale e l'ideale si trovano unificati e identificati insieme. La realtà in quanto è conosciuta si trova idealizzata e non costituisce più per lo spirito un limite esterno ed insor­ montabile. Il limite è distrutto nel momento medesimo che esso è conosciuto: il vero limite, come osserva pro­ fondamente Hegel, non esiste se non per quello che non conosce: conoscere il suo limite è già sapersi infinito. Lo spirito il quale conosce il suo limite è egli stesso che 10

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