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Qualità delle acque superficiali in privincia di Ravenna PDF

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REPORT DELLE ATTIVITA’ DI MONITORAGGIO E CONTROLLO AMBIENTALE DELLA SEZIONE ARPA DI RAVENNA. ANNO 1997 GLI OBIETTIVI Il Report delle attività di monitoraggio e controllo della sezione Arpa di Ravenna, sulla scorta di quanto realizzato su scala regionale, si propone di fornire un quadro conosciti- vo dei sistemi ambientali del territorio provinciale basato sull’analisi degli elementi dell’ambiente naturale e di quello antropico che Arpa presidia attraverso le attività di monitoraggio e controllo. Tale obiettivo è finalizzato: - a fornire alcuni elementi di base per la redazione della Relazione sullo Stato dell’Ambiente di Comuni, Province e Regione e per la predisposizione delle Agende 21 locali; - a supportare la pianificazione settoriale a vari livelli istituzionali; - a garantire l’utilizzo di basi – dati affidabili ad operatori pubblici e privati a sup- porto della progettazione di strutture sul territorio; - ad assicurare la definizione di un quadro della qualità ambientale a cui riferire i bi- lanci ambientali e le dichiarazioni Emas; ed è funzionale inoltre: - alla definizione delle criticità e delle tendenze delle componenti ambientali sulla ba- se delle quali possono essere individuati i temi su cui Arpa deve programmare le at- tività dei prossimi anni; - al miglioramento e/o ottimizzazione delle attività di monitoraggio e controllo. Con riferimento al modello conoscitivo Pressione/Stato/Risposta, nel Report vengono definiti e rappresentati in maniera sintetica anche attraverso indicatori specifici, lo Stato di alcune matrici ambientali (es. aria, acque superficiali interne, acque sotterranee, ac- que di mare), alcune delle Pressioni antropiche che agiscono sui sistemi ambientali (es. emissioni atmosferiche, produzione di rifiuti, rumore ecc.) ed i risultati di un primo li- vello di Risposte rappresentato dalle reti di monitoraggio. Le analisi delle diverse componenti ambientali sono state sviluppate utilizzando gli in- dicatori che consentono di rappresentare in modo sintetico i diversi problemi indagati senza che vada perso il contenuto informativo dei dati. Gli indicatori utilizzati sono essenzialmente rappresentativi delle condizioni ambientali, indicano la qualità dell’ambiente e la qualità/quantità delle risorse naturali; essi forni- scono una visione d’insieme dello stato dell’ambiente e della sua evoluzione nel tempo. LA STRUTTURA E I CONTENUTI Questa edizione del Report si articola in 13 capitoli principali, che corrispondono ad al- trettanti temi o ambiti problematici sui quali Arpa conduce le proprie attività. Essi sono: (cid:190) inquinamento atmosferico (cid:190) monitoraggio di polline e spore aerodisperse (cid:190) acque superficiali interne arpa. Pagina 218/03/02Report Ambientale della Provincia di Ravenna (cid:190) acque sotterranee (cid:190) acque di mare (cid:190) suolo (cid:190) rifiuti ed aree contaminate (cid:190) rumore (cid:190) radioattività ambientale e radiazioni ionizzanti (cid:190) radiazioni non ionizzanti (cid:190) alimenti e bevande-tossicologia occupazionale Ogni capitolo è strutturato in modo omogeneo nei seguenti paragrafi: abstract - contiene un’introduzione sintetica del tema, i contenuti sviluppati nel capitolo e le principali criticità emerse; indicatori utilizzati - in cui si elencano quelli effettivamente selezionati per la presente edizione del Report; descrizione delle reti di monitoraggio e/o dei dati utilizzati nel capitolo; elaborazione e rappresentazione dei dati – le valutazioni si riferiscono dove possibile all’andamento nel tempo del fenomeno e al suo rapporto con il contenuto normativo; conclusione sintetica – riporta un giudizio conclusivo relativo sia alla qualità dell’informazione disponibile che alla criticità o positività della situazione dal punto di vista ambientale. All’interno dei capitoli sono stati inseriti box con il quadro normativo di riferimento e con la descrizione di alcuni progetti o ricerche di rilevante interesse per il tema trattato. 2 Acque superficiali interne 3. ACQUE SUPERFICIALI INTERNE 3.1 ABSTRACT In questo capitolo del Report viene trattato lo stato dell’ambiente relativo alla qualità delle acque nello specifico settore dei corpi idrici superficiali presenti nel territorio della provincia di Ravenna. E’ stato analizzato il livello di qualità dell’acqua nei fiumi e nei principali affluenti uti- lizzando due approcci di lettura, in gran parte ripresi nel recentissimo Testo Unico per la tutela delle acque (vedi oltre): • qualità fisico-chimica e microbiologica - vengono analizzati i valori di sette para- metri macrodescrittori (indicatori): O (ossigeno disciolto), BOD (domanda bio- 2 5 chimica di ossigeno), COD (domanda chimica di ossigeno), N-NH + (azoto ammo- 4 niacale), N-NO - (azoto nitrico), P Totale (fosforo totale) e Coliformi fecali rilevati 3 nelle stazioni appartenenti alla rete di monitoraggio di I° grado delle acque superfi- ciali, per riuscire a definire un livello di qualità (indice), strutturato su cinque anni (1993÷1997) per tutti i bacini della provincia; • qualità biologica - viene analizzata la qualità biotica usando i valori rilevati dal mappaggio dei corsi d’acqua, condotto con il metodo IBE (Indice Biotico Esteso), che utilizza lo stato delle popolazioni dei macroinvertebrati come indicatore indi- retto del livello d’inquinamento. Infine, viene presentato un quadro sintetico dello stato ecologico, inteso come espres- sione della qualità, della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici asso- ciati alle acque superficiali, tenuto conto sia della condizione fisico-chimica e batterio- logica delle acque (sulla base dei sette macrodescrittori), sia dello stato degli elementi biologici dell’ecosistema. 3.2 INQUADRAMENTO NORMATIVO Negli ultimi anni sono state emanate diverse Direttive Europee riguardanti la gestione ed il monitoraggio delle acque. Secondo tali direttive la fase di monitoraggio si rende necessaria per ragioni che riguardano la conformità a standard di qualità ambientale, il controllo dell’evoluzione delle caratteristiche qualitative delle acque superficiali e l’individuazione di aree a rischio d’inquinamento. Oltre agli obblighi previsti dalla legislazione europea, l’attività di monitoraggio deve comunque conformarsi alle vigenti disposizioni nazionali e regionali, e deve essere co- ordinata, a livello operativo, con le attività generali di gestione delle acque. Le Direttive dunque sono state recepite dagli Stati membri CEE in genere diversifican- do le norme a seconda delle caratteristiche e degli usi delle acque nonchè della natura degli inquinanti. Il Testo Unico sulle Acque (D.L. n.152 11.5.1999, “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento…”) di recentissima emanazione ridisegna il quadro normativo fondamentale per la protezione quali-quantitativa delle acque, e recepisce le Direttive 91/271/CEE, concernente il trattamento delle acque reflue urbane, e 91/676/CEE, relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati 3 arpa. Pagina 418/03/02Report Ambientale della Provincia di Ravenna provenienti da fonti agricole. Al fine di perseguire la tutela dei corpi idrici il Decreto prescrive la definizione di obiettivi di qualità ambientale e funzionale per le acque. Gli obiettivi di qualità ambientale sono definiti in funzione della capacità dei corpi idrici di mantenere i processi naturali di autodepurazione e di supportare comunità animali e ve- getali ampie e ben diversificate. Gli obiettivi di qualità funzionale individuano lo stato dei corpi idrici in grado di consentire una particolare utilizzazione da parte dell’uomo o di essere idonei alla vita dei pesci, con prevalenza della prima destinazione d’uso. L’interpretazione del T.U. al momento lascia alcuni punti di incertezza: il quadro nor- mativo pre-esistente, abrogato in buona parte, è costituito dalle norme di seguito elen- cate in ordine cronologico. La normativa regionale andrà in parte revisionata ed inte- grata in applicazione al D.L. 152/99. Qualità dei corpi idrici superficiali • Legge 319/76, (abrogata dal T.U.) che disciplina sia il censimento dei corpi idrici, sia la predisposizione dei Piani Regionali di Risanamento delle Acque; • Delibera del Comitato Interministeriale (CITAI) del 4 febbraio 1977 riguardante la protezione delle acque dall’inquinamento, che definisce le modalità attuative del monitoraggio delle acque superficiali; • Legge 62/82 (abrogata dal T.U.) relativa a “Provvedimenti urgenti in materia di tu- tela delle acque dall’inquinamento”; • Legge Regionale 9/83, che definisce il contenuto e gli obiettivi del Piano Territo- riale Regionale per il Risanamento e la Tutela delle Acque; • Leggi Regionali 7/83 e 42/86, che disciplinano gli scarichi delle pubbliche fognature e gli scarichi civili di qualsiasi tipo, pubblici e privati, diretti ed indiretti, in tutte le acque superficiali e sotterranee, interne e marine, nonché sul suolo e nel sottosuolo; • Decreto Legislativo 130/92, (abrogato dal T.U.) che recepisce la Direttiva CEE 78/659 individuando quale criterio di qualità dei corpi idrici superficiali l’idoneità alla vita dei pesci, ed in particolare delle specie salmonidi e ciprinidi, più a rischio per la presenza di inquinanti; • Legge Regionale 50/95, che disciplina le modalità di spandimento sul suolo adibito ad uso agricolo dei liquami provenienti da insediamenti zootecnici nonché lo stoc- caggio degli effluenti di allevamento. Qualità delle acque ad uso potabile • D.P.R. 515/82, (abrogato dal T.U.) che regolamenta le caratteristiche delle acque superficiali utilizzate per la produzione di acque potabili. Esso stabilisce che l’acqua superficiale sia classificata in una delle tre categorie (A1, A2, A3) in base alle ca- ratteristiche chimico-fisiche e batteriologiche; in funzione della classificazione de- vono essere eseguite linee di trattamento diverse; • D.P.R. 236/88, che stabilisce i requisiti di qualità delle acque destinate al consumo umano, per la tutela della salute pubblica e per il miglioramento delle condizioni di vita ed introduce misure finalizzate a garantire la difesa delle risorse idriche; 4 Acque superficiali interne • Legge 71/90, (abrogati dal T.U. gli artt. 4 e 5) che prevede le misure urgenti per il miglioramento qualitativo e per la prevenzione dell’inquinamento delle acque. Gestione delle risorse idriche • Legge 183/89, che si propone di assicurare il coordinamento delle funzioni di tutela dell’ambiente attraverso gli interventi di difesa del suolo e di utilizzazione delle ac- que. L’intero territorio nazionale è ripartito in bacini idrografici, considerati come ecosistemi unitari; • Legge 36/94, (Legge Galli) che prevede un “servizio idrico integrato” al fine di as- sicurare la fornitura di acqua di buona qualità nonché la gestione delle fognature e degli impianti di depurazione. 3.3 IDROGRAFIA SUPERFICIALE La L.R. 9/83 ha individuato sul territorio provinciale 7 bacini idrografici con corsi d’acqua sia naturali che artificiali. I corsi d’acqua nella zona collinare e pedecollinare dell’area appenninica sono tutti di origine naturale, presentano carattere di notevole affinità idrologica che può essere ri- condotta ad un comportamento di tipo torrentizio: quindi manifestano forti variazioni sia stagionali che mensili delle portate, con massimi primaverili ed autunnali, e signifi- cative e perduranti magre estive. Le caratteristiche geologiche delle aree pedecollinari, collinari ed appenniniche del ter- ritorio della Provincia sono importanti per la valutazione delle possibilità di esondazio- ni, dissesti idrologici o addirittura le ingressioni marine. Iniziando dal crinale appenninico, i corsi d’acqua presentano, per un’estensione pari a circa il 60% della lunghezza della valle fluviale, terreni costituiti da una irregolare alter- nanza di marne e arenarie. Si osserva quindi un comportamento d’insieme rigido, con sistemi di fratture generanti morfologie abbastanza spigolose, contraddistinte da medi declivi in relazione alla diversa giacitura degli strati. Dopo questi terreni è generalmente presente una zona a dominanza pelitica a cui segue, con una notevole uniformità spaziale, l’affioramento della “vena del gesso”, caratteriz- zata da una diffusissima ed intricatissima circolazione idrica sotterranea, in quanto zona pseudocarsica. Procedendo verso Nord si rinvengono prevalentemente argilliti, a volte interrotte dalla presenza di zone a dominanza di sabbie (talora arenarie poco cementate), o dall’affioramento di quello strato litologico costituito da calcareniti organogene e livelli di calcari organogeni (“spungone”). Le aree con caratteristiche a prevalenza argillosa sono le più interessate dal dissesto idrogeologico: la fascia delle argille plioceniche è caratterizzata dalla morfologia calan- chica (ad esclusione della zona dove affiora lo “spungone”), mentre nelle zone a domi- nanza pelitica le forme di dissesto possono essere più diversificate sia per cause naturali sia antropiche. 5 arpa. Pagina 618/03/02Report Ambientale della Provincia di Ravenna La zona di pianura della Provincia è soggetta invece, da circa un trentennio, al fenome- no della subsidenza, che ha causato, in modo discontinuo e non uniforme, un abbassa- mento del territorio. Uno dei fenomeni cui ricollegare tale modificazione è l’emungimento di acqua dal sot- tosuolo, infatti le zone maggiormente subsidenti risultano essere quelle corrispondenti alle aree maggiormente industrializzate, mentre le zone costiere hanno registrato abbas- samenti inferiori. Nonostante il minor impatto, il fenomeno favorisce l’ingressione ma- rina con un’accentuazione dell’erosione di costa. La subsidenza congiunta alle interazioni antropiche (opere portuali, scogliere frangi- flutti, smantellamento dei cordoni dunosi, ecc…) hanno reso possibile, a seguito di eventi meteo-marini rilevanti, fenomeni anche molto estesi di ingressione marina. 3.4 RETI DI MONITORAGGIO DELLE ACQUE SUPERFICIALI Nell’operato dei controlli ambientali di Arpa ricadono, fra gli altri, i due monitoraggi sulle acque superficiali delineati più sotto. • La Regione Emilia-Romagna, impartì, già dal 1978, istruzioni per l’attivazione di una rete regionale di monitoraggio ambientale di I° grado delle acque correnti superfi- ciali. Sulla base dell’art. 11 della L.R. 9/83 è stato delegato alle Provincie il rilevamento delle caratteristiche idrologiche, fisiche, chimiche e biologiche dei corpi idrici, avvalen- dosi dei Dipartimenti Tecnici delle Sezioni Provinciali di Arpa (allora Presidi Multizo- nali di Prevenzione delle UU.SS.LL.) per le analisi e dei Servizi Provinciali Difesa del Suolo, Risorse idriche e forestali (allora Uffici del Genio Civile), per le misure di por- tata e le caratteristiche idrologiche. Gli Enti delegati hanno così individuato i corpi idrici da censire, le reti di stazioni di mi- sura quali-quantitativa, le metodiche e la frequenza delle misurazioni, il sistema di rac- colta ed elaborazione dei dati, ecc … • Il Decreto Legislativo n° 130/92 disponeva la valutazione dell’idoneità dei corsi d’acqua superficiali al mantenimento della vita acquatica. A tale scopo il Decreto stabi- liva i limiti dei parametri chimico-fisici di qualità al di sotto dei quali le acque dolci su- perficiali risultano idonee al popolamento della fauna ittica (Salmonidi o Ciprinidi. Questa norma introduceva nella legislazione nazionale la metodologia di monitoraggio dell’Indice Biotico Esteso quale strumento di sorveglianza dei corsi d’acqua. L’art. 4 del Decreto ha previsto che ciascuna Regione individuasse, nel rispettivo terri- torio, i corsi d’acqua da designare ad acque dolci “salmonicole” e “ciprinicole”; la desi- gnazione da parte della RER è stata effettuata con Del. n° 2131/94 e la rete di monito- raggio regionale è stata così designata, numerata e classificata con D.G.R. n° 1240/98 e D.G.R. n° 1620/98. 6 Acque superficiali interne 3.4.1 Monitoraggio chimico-fisico-microbiologico Le stazioni della rete di I° grado, per il controllo analitico, ubicate sui corsi d’acqua su- perficiali in corrispondenza di sezioni d’interesse, sono state scelte secondo i seguenti criteri: − sezioni di chiusura del bacino; − sezioni di chiusura del bacino montano; − sezioni a monte delle principali confluenze; − sezioni a monte di importanti derivazioni; − sezione a valle di scarichi significativi. L’attuale rete provinciale risulta così composta di 26 stazioni di prelievo e di misura di- stribuite sui corsi d’acqua superficiali dei 7 bacini idrografici (Fig. 3.1). In Tab. 3.1 si riporta, per ciascuno dei 7 bacini idrografici, la superficie imbrifera totale e la portata media annuale 1997, nelle stazioni di chiusura. Alcuni bacini hanno la su- perficie imbrifera che si estende in modo significativo anche in territorio extraprovin- ciale e/o extraregionale (Fig. 3.1). Fig. 3.1 - Rete di monitoraggio delle stazioni di I° grado. 7 arpa. Pagina 818/03/02Report Ambientale della Provincia di Ravenna Le stazioni elencate in Tab. 3.1, suddivise per bacino idrografico, presentano caratteri- stiche che dipendono dal tratto di fiume cui sono a valle. Reno: il fiume scorre nella provincia solamente per la sua parte terminale. Incanalato nell’antico alveo del Po di Primaro, dopo aver costeggiato le valli di Campotto prose- gue, alimentato dagli affluenti Santerno e Senio, fino all’oasi di Volta Scirocco. In que- sta zona si trova lo sbarramento per la captazione dell’acqua destinata all’acquedotto e alla zona industriale di Ravenna. Sfocia a ridosso delle dune costiere a sud di Lido di Spina. Su tutta la parte di bacino presente nella nostra Provincia sono campionate 10 stazioni, di cui 3 sul F. Reno, mentre per gli affluenti: 2 sul F. Santerno, 4 sul T. Senio e 1 sul T. Sintria, affluente di quest’ultimo. TAB. 3.1 - Stazioni di prelievo, portata media annuale (1997) stimata e superficie im- brifera totale. Bacini idrografici Stazioni di prelievo Portata media Superficie provinciale / annuale (m3/s) totale (km2) RENO 72,64 214 / 4172 Torrente Santerno a Valle Ponte Mordano Bagna- ra S.Bernardino, chiusura Bacino Torrente Senio Ponte Peccatrice Ponte Riolo Terme Ponte Tebano Fusignano, chiusura Bacino Torrente Sintria Villa S.Giorgio in Vezzano Fiume Reno Bastia confine Idice-Sillaro Ponte Madonna del Bosco Chiusa Volta Scirocco DESTRA di RENO 3,63 651 / 740 Canale Destra di Reno Cà Zaniolo La Frascata Ponte Via Nerina Ponte Madonna del Bosco Ponte Zanzi LAMONE 4.94 198 / 530 Torrente Marzeno Cà Piola Ponte Verde Fiume Lamone Popolano Ponte Molino del Rosso Ponte Ronco Grattacoppa Ponte 100 Metri FIUMI UNITI 15,17 42 / 1169 Fiumi Uniti Porto Fuori TORRENTE BEVANO 0,55 209 / 308 Fosso Ghiaia Ponte Pineta FIUME SAVIO 8,37 99 / 803 Canale Cupa Ponte Maneggio Porto Canale Cervia Ponte S.Statale 16 Adriatica 8 Acque superficiali interne Sul T. Santerno: Ponte Mordano - Bagnara: la stazione è posizionata all’ingresso in provincia e si trova a circa 5-6 Km dallo scarico del depuratore di Imola.. Ponte S. Bernardino: la stazione è rappresentativa della chiusura bacino del Santerno. Sul T. Senio: Ponte Peccatrice: stazione all’ingresso del fiume in regione e a monte di Casola Valsenio. Ponte Riolo Terme: a monte dell’immissione del T. Sintria e di Riolo Terme. Ponte Tebano: a valle dell’immissione del T. Sintria, che riceve le acque della rete sco- lante della zona collinare agricola circostante. Le portate dei due torrenti sono pratica- mente confrontabili. La stazione inoltre si trova a valle della zona dove è posizionata la discarica del comprensorio faentino. Ponte Fusignano: può rappresentare la stazione di chiusura del bacino montano oltre la quale il corso d’acqua scorre entro argini artificiali pensili. Sul T. Sintria: Ponte Villa S. Giorgio in Vezzano: la stazione si trova in corrispondenza dell’ultimo ponte prima dell’immissione del T. Sintria nel T. Senio. Sul F. Reno: Ponte Bastia: a monte dell’immissione del F. Santerno e a valle della con- fluenza dei Torrenti Idice e Sillaro Ponte Madonna del Bosco: a monte dell’immissione del T.Senio e a valle dell’immissione del F. Santerno. Per quanto riguarda il T. Santerno, la differenza delle portate dei due corsi d’acqua è veramente notevole, ad esclusione dei rari casi di grossi eventi meteorologici nella valle imolese che non abbiano interessato la defluenza del F. Reno da Bologna. Volta Scirocco: è la stazione di chiusura bacino. Si trova a valle dell’immissione del T. Senio e della derivazione che può alimentare l’impianto di potabilizzazione AREA. In questa stazione il rallentamento di flusso in corrispondenza della diga determina un certo livellamento del contenuto in fosforo dell’acqua, grazie all’instaurarsi dell’equilibrio con i sedimenti del fondo. Destra Reno: il bacino comprende esclusivamente territori di pianura. E’ l’unico corso d’acqua non pensile sul territorio, è quindi l’unico in grado di ricevere gli scoli naturali dei terreni che attraversa. Le stazioni di controllo sono 5. Ca’ Zaniolo: la stazione si trova all’ingresso della Provincia, ma anche in prossimità dello scolo da cui si origina il Canale. Ponte La Frascata: la stazione si trova a valle dell’immissione di molti canali di scolo che convogliano i reflui, a onor del vero per la gran parte depurati, dei Comuni di Imola, attraverso lo scolo Gambellara e di Conselice attraverso il Fossatone. Ponte Via Nerina: a monte di questa stazione, nella zona di Villa Pianta di Voltana, il Canale passa sotto il fiume Santerno e ne riceve l’acqua attraverso un sistema di prelie- vo a sifone. L’immissione, anche se non di grossa entità, mitiga leggermente le condi- zioni dell’acqua. Ponte Madonna del Bosco: la stazione si trova a valle di diversi canali che convogliano gli scarichi dei Depuratori e delle reti fognarie dei Comuni più grossi del comparto lu- 9 arpa. Pagina 1018/03/02Report Ambientale della Provincia di Ravenna ghese (Lugo, che colletta i reflui anche di S,Agata sul Santerno, Castelbolognese, Ba- gnara di Romagna, Cotignola, e Solarolo; Voltana; Alfonsine; Fusignano). Ponte Zanzi: è la stazione di chiusura bacino. Lamone: il bacino prosegue dai territori toscani del comune di Marradi. Nel compren- sorio montano il fiume scorre incassato tra strette golene; da 3 Km a sud della via Emi- lia è contenuto entro un’arginatura artificiale che prosegue fino al mare lungo un alveo prevalentemente pensile. Nei periodi di magra, a causa della sua natura torrentizia e, so- prattutto, dei massicci attingimenti a scopo irriguo, necessita dell’immissione di acqua dal Canale Emiliano Romagnolo nella zona tra Ravenna e Faenza, per poter avere acqua a sufficienza per le molteplici destinazioni d’uso. Circa all’altezza dell’attraversamento della strada Ravenna - S. Alberto è oggi presente un’opera di presa per alimentare il canale circondariale di Punte Alberete da cui a sua volta si alimenta il Canale Fossatone; su quest’ultimo sono le paratoie di regimazione delle Punte. Le acque in uscita da Punte Alberete sono immesse nel Canale Taglio della Baiona che viene convogliato in Pialassa Baiona. A valle dell’alimentazione delle Punte Alberete si ha anche una presa dell’acqua di ali- mentazione della “canaletta“ A.N.I.C. come seconda alternativa per l’acquedotto di Ra- venna e per l’area industriale. Sul corso del fiume che prosegue dopo la derivazione del Canale Fossatone è presente anche la paratoia di regimazione di Valle Mandriole. Il fiume prosegue poi il suo corso per sfociare a mare a nord di Marina Romea. Le sta- zioni di controllo sono sette, di cui due sul Torrente Marzeno e cinque sul Fiume Lamo- ne. Sul Torrente Marzeno: Ponte Ca’ Piola: la stazione si trova all’entrata del torrente in Provincia, a valle dello scarico del Depuratore di Modigliana, che riceve, oltre a reflui civili, anche quelli della zona industriale. Ponte Verde: la stazione si trova immediatamente a monte della confluenza nel Fiume Lamone e può essere intesa come stazione di chiusura del bacino montano. In questa stazione sono da segnalare le secche dei periodi estivi dovute, oltre che al carattere tor- rentizio del corso d’acqua, anche agli elevati attingimenti per uso agricolo. Sul Fiume Lamone: Ponte Popolano: la stazione si trova appena fuori regione, a valle del Depuratore di Marradi. Ponte Mulino del Rosso: la stazione si trova a valle del Comune di Brisighella. Ponte Ronco: a valle dell’immissione dello scarico del Depuratore di Faenza. Le cause della criticità insita in questo tratto di fiume si possono individuare nell’effetto sinergico delle scarsissime portate, dovute all’emungimento massiccio effettuato nelle valli a monte di Faenza, unite all’impatto dei reflui di scarico del depuratore, conforme ai li- miti di Tab. III della L.R. 42/86 (lontano dai limiti del D.L 130/92), immesso in un gs fiume dove per gran parte dell’anno rappresenta quasi l’unica fonte di portata. A valle, il fiume inizia a scorrere entro l’arginatura artificiale in un alveo pensile. Ponte Grattacoppa: la stazione si trova a valle della confluenza dell’acqua del Canale Emiliano Romagnolo e a monte della derivazione per l’acquedotto di Ravenna. L’acqua 10

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Il Report delle attività di monitoraggio e controllo della sezione Arpa di notevole limitazione legata al monitoraggio biologico che, negli anni in
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