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Protocolli di Contatto - Centro Ufologico Nazionale PDF

12 Pages·2013·0.21 MB·Italian
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San Marino: la proposta congressuale sullo sfondo degli scenari dell’interrogativo “Contact; what next?” UNA DELEGAZIONE MONDIALE DI ESPERTI FINALIZZATA AD UN CONTATTO EXTRATERRESTRE DI MASSA di Roberto Pinotti Negli anni Cinquanta, nel suo libro “Su cose che si vedono nel cielo” il famoso psicologo e psicanalista Carl Gustav Jung aveva testualmente affermato: “Nel caso si dovesse confermare l’origine extraterrestre del fenomeno, questo proverebbe l’esistenza di un rapporto di intelligenza interplanetaria. Ciò che potrebbe comportare un fatto del genere per l’umanità non può essere previsto, ma certamente ci troveremmo press’a poco nelle stesse precarie condizioni in cui si trovano le attuali comunità primitive in conflitto con la civiltà superiore dei bianchi. Perderemmo il timone della nostra esistenza e non avremmo più speranze. Cioè, il volo sublime del nostro spirito sarebbe arrestato e paralizzato per sempre. Naturalmente sarebbero prima di tutto la nostra scienza e la nostra tecnica ad essere travolte. Quanto significhi sul piano morale una catastrofe simile possiamo giudicarlo dalla rovina delle civiltà primitive di cui siamo testimoni. Non ci sono dubbi che la costruzione di macchine come i dischi volanti dimostra una tecnica scientifica enormemente superiore alla nostra”, conclude Jung. “Gli alieni? Certo che esistono! Ma per nessuna ragione dovremmo avere a che fare con loro!”. E’, questa, la attuale e nota posizione di Stephen Hawking, il più brillante fisico d’oggi. Secondo l’astrofisico su 100 miliardi di galassie i pianeti con la presenza di forme di vita sarebbero molte. Una civiltà più evoluta della nostra che riuscisse a raggiungerci sarebbe però a suo dire un pericolo: ciò si potrebbe paragonare allo sbarco di Cristoforo Colombo in America, che fu la fine per gli indigeni. Se gli alieni ci dovessero visitare, potrebbero sfruttare la Terra e le risorse magari perché hanno esaurito le materie prime sul loro pianeta di origine. Meglio dunque evitarli”. Nel 2011 le agenzie battevano la notizia che la rivista Philosophical Transactions, della ben nota società scientifica britannica Royal Society, aveva pubblicato una notizia nella quale si chiedeva ai governi del mondo di prepararsi per un possibile incontro con una civiltà extraterrestre e al fatto che questo incontro potrebbe anche essere violento. La pubblicazione, che apriva l’anno dedicando un intero numero al tema della vita extraterrestre, sosteneva che se il processo di evoluzione in tutto l’universo segue i modelli darwiniani, come accade sulla Terra, le forme di vita che contatterebbero gli esseri umani potrebbero “condividere la loro tendenza alla violenza e allo sfruttamento” delle risorse. Per questo motivo, gli scienziati chiedevano alle Nazioni Unite (ONU) di istituire un gruppo di lavoro dedicato agli “affari extraterrestri” con la capacità di delineare un piano da seguire in caso di un contatto alieno. “Dobbiamo essere pronti al peggio” nel caso contattassimo una civiltà extraterrestre, avvisa l’insegnante di paleobiologia evolutiva presso l’Università di Cambridge Simon Conway Morris, il quale crede che la vita biologica nell’universo debba avere caratteristiche simili a quelle della Terra. Morris è convinto che se esistono alieni intelligenti “saranno come noi”, cosa che, “dato che la nostra storia non è così gloriosa” dovrebbe “farci pensare”. 1 Il professor John Zarnecki della Open University, e Martin Dominik, dell’Università di St. Andrews, chiedono sulla stessa rivista un piano “responsabile” guidato da esperti e scienziati per evitare “interessi di potere e opportunismo” nel caso che gli alieni arrivino sul nostro pianeta. La “mancanza di coordinamento”, secondo questi scienziati, è facilmente superabile con la creazione di un “piano generale di lavoro” guidato attraverso uno sforzo realmente globale governato da un gruppo politico con sufficiente legittimità. La rivista affronta anche la domanda su cosa succederà alle religioni nel caso dovessimo entrare in contatto con forme di vita aliene: "I teologi non resteranno senza lavoro - afferma Ted Peters, teologo del Pacific Lutheran Theological Seminary in California - ma dovranno riformulare i dogmi religiosi per tener conto di una visione più ampia delle creazioni di Dio". Sotto questo profilo la Chiesa Cattolica ha precorso i tempi. Nel 1952 con un articolo su “La Croix” del gesuita Francis Connel, che non escludeva la possibilità di visite extraterrestri alla Terra per mezzo degli UFO e prevedeva le varie possibilità e le caratteristiche di esseri alieni. Poi negli anni Settanta con Padre Domenico Grasso, sostenitore nei suoi articoli su “La Civiltà Cattolica” dell’esistenza di civiltà aliene avanzate. Quindi con gli interventi di Mons. Corrado Balducci, tesi ad accreditare l’idea degli UFO come astronavi pilotate da esseri intelligenti extraterrestri. Infine con l’intervista a “L’Osservatore Romano” in cui il nuovo Direttore della Specola Vaticana, l’astronomo in abito talare Luis Rafael Funes, sosteneva che l’universo brulica certo di vita e che sicuramente un giorno vi incontreremo “altri”, che comunque dovremo considerare come nostri fratelli del cosmo. Significativo altresì il fatto che recentemente il Vaticano abbia ospitato la prima conferenza internazionale di Astrobiologia, organizzata dall’Accademia Pontificia. Inoltre nell’eventualità di una effettiva presa di contatto con una cultura differente e comunque tecnologicamente superiore, l’umanità non potrebbe non subire un vero e proprio trauma: quello che gli antropologi chiamano “shock culturale” e che corrisponde, a livello psicosociologico, ad una svalutazione conseguente della maggior parte dei valori di riferimento della nostra civiltà, in termini non troppo diversi da quanto, appunto, vissuto dagli Aztechi e dagli Incas a confronto con gli Spagnoli. Nel linguaggio degli “addetti ai lavori” i sociologi chiamano questo crollo dei valori di riferimento “anomia”, ed è proprio per evitare di innescare tale processo psico-sociologico incontrollabile di destabilizzazione delle strutture portanti della nostra cultura (scienza e tecnica, politica ed economia, religione e filosofia, costume e società, etc.) che è stata imposta sul tema UFO-alieni la “politica dello struzzo” e della censura, da Roswell in poi. Perché indubbiamente le prospettive non sono rosee per quanti si trovano nella “stanza dei bottoni”. Cosa accadrebbe infatti, in concreto, a seguito di un incontro di massa e alla luce del sole con esseri extraterrestri? In ogni caso un contatto di massa con esseri alieni costituirebbe indiscutibilmente per l’umanità uno schiaffo epocale e senza precedenti. Anzi, gli effetti sarebbero più d’uno. 2 L’effetto tecnico-scientifico e militare Il primo, sconvolgente schiaffo sarebbe indubbiamente quello a livello tecnico-scientifico, e non potrebbe non ridimensionare (e anche non di poco) l’arrogante certezza di tante nostre conoscenze, rivelando fatalmente cognizioni e conquiste ben al di là del nostro più sconfinato orgoglio tecnologico. Di più. La nostra comunità scientifica dominante tradizionalmente scettica e conservatrice, irrimediabilmente scavalcata, sarebbe sfiduciata e derisa come se i suoi esponenti, in precedenza stimati e onorati, fossero di colpo divenuti ai nostri occhi gli stregoni di una tribù dell’Africa nera, e solo chi avesse dimostrato in precedenza delle aperture alla “nuova realtà” avrebbe forse qualche chance di essere ancora ascoltato, e magari anche nel rispetto e nell’ammirazione generali. Nella migliore delle ipotesi, resta comunque il fatto che constateremmo di colpo di avere in effetti un know-how da Terzo Mondo rispetto ai possenti occupanti degli UFO in grado di viaggiare fra le stelle. E non sarebbe certo piacevole assumere obtorto collo il ruolo consapevole di “selvaggi” sotto acculturati o poco più rispetto ai nuovi venuti. Tanto più che, come già dimostratisi in passato, i nostri mezzi di offesa si dimostrerebbero assolutamente inadeguati a contrastare gli UFO. E questo creerebbe necessariamente profonda delusione e probabile avversione nell’ambiente dei militari, necessariamente frustrati da tutto ciò. Ne scaturirebbe una demotivazione generale e una totale crollo psicologico in un settore finora consideratosi utile e onnipotente e che adesso si scoprirebbe pressoché inutile e privo di ciance per il futuro. Qualcosa di simile (ma certo meno grave) è accaduto a seguito dell’implosione dell’URSS, sia in USA che nella ex-Unione Sovietica. Com’è noto, già all’indomani della caduta del Muro di Berlino e del collasso dell’Unione Sovietica circolava una significativa battuta fra i militari occidentali che parafrasava un vecchio proverbio popolare: “chi trova un nemico trova un tesoro”. L’effetto politico-economico Il secondo shock sarebbe fatalmente di tipo politico-economico, e avrebbe degli effetti ben più gravi e dirompenti. Quelli derivanti da una sconvolgente “crisi di autorità”. Infatti di colpo rispetto agli alieni il peso dell’uomo più potente del mondo, il Presidente degli Stati Uniti, sarebbe per tutti necessariamente omologato a quello dei leader di staterelli politicamente considerati delle realtà pressoché irrilevanti: dai Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino al Principe di Monaco. Così l’oggi incontrastato “Nuovo Ordine Mondiale” incarnante la potenza planetaria degli Stati Uniti cesserebbe necessariamente di esistere ovunque e per tutti. Tale crollo di autorità sarebbe inevitabile e totale, in quanto in presenza di una civiltà extraterrestre avanzata non ci sarebbe più da guardare agli americani come l’unico punto di riferimento per il progresso e lo sviluppo del mondo. Anzi, è molto probabile che la gente rimuoverebbe con un atto quasi liberatorio il gravame dell’arrogante egemonia globale USA non prestando più alcun credito alla loro già non troppo popolare autorità “imperiale”. Ma non solo. Le stesse autorità di potenze minori (dai Paesi dell’Unione Europea a quelli della Federazione Russa, dalla Cina all’India, dal Brasile all’Australia, dal Giappone al mondo arabo) sarebbero ugualmente in profonda crisi, e ovunque la gente chiederebbe lumi e risposte a molteplici interrogativi. E va da sé che la stragrande maggioranza dei nostri capi politici e militari (dagli imbelli ai superficiali, dai velleitari agli impreparati) sarebbero fatalmente travolti anch’essi, mentre la gente guarderebbe necessariamente ad altri leaders più affidabili, in grado di essere credibili con i nuovi interlocutori e di poter fornire risposte alle legittime istanze del pubblico. E’ verosimile pensare che chi avesse espresso pregresse opinioni positive sull’esistenza di esseri extraterrestri sarebbe comprensibilmente avvantaggiato. Ma c’è di più. Sul fronte dell’economia, la evidente constatazione delle possibili applicazioni di una tecnologia superiore seppur palesemente diversa dalla nostra (gli UFO non sono infatti propulsi da 3 motori a propulsione chimica o atomica, ma indiscutibilmente da qualche forma di applicazione dell‘elettromagnetismo: una fonte energetica sicuramente più “pulita” e “libera” di altre a noi note, ed apparentemente gratuita) non potrebbe non avere pesanti conseguenze sul nostro sistema economico fondato sulla domanda e sull’offerta, e potrebbe comportare il probabile abbandono generalizzato e sistematico di fonti di energia superate e inquinanti come il petrolio a tutto vantaggio di sistemi energetici “antieconomici” ispirati alla tecnologia dei nuovi venuti, con conseguente e irreversibile crisi per le famigerate “Sette Sorelle” del petrolio e tutti i vari Paesi Produttori, quelli arabi in testa. Inoltre non è da escludere che con eventuali altre informazioni biologiche acquisite dagli alieni si potrebbero anche raggiungere in breve radicali vantaggi in campo medico, con conseguente crisi delle multinazionali del farmaco che lucrano sulle patologie umane. Il “vecchio mondo” fondato sul sapere e sul potere di pochi ai danni dei molti entrerebbe in crisi con un “effetto domino” velocissimo ed incontrollabile. L’effetto religioso-filosofico Un terzo, notevolissimo impatto sarebbe quello in campo religioso-filosofico. In effetti, in teoria, oggi Cristiani, Islamici, Ebrei, Induisti e Buddisti non trovano poi inconciliabile con il loro credo religioso la esistenza di extraterrestri. Anzi. I problemi sorgerebbero però fatalmente con l’intransigente pregiudizio dei tanti gruppi integralisti presenti all’interno delle varie confessioni, sul tipo di chi vorrebbe “convertire” gli alieni o, peggio, tendere ad omologarli a esseri divini o demoniaci. Basti ricordare che vari teologi della Chiesa Cattolica hanno già accettato dagli anni Cinquanta la possibile realtà di UFO pilotati da alieni. Questi ultimi, è stato anzi sottolineato, dovrebbero comunque esistere, in quanto la loro non esistenza costituirebbe un assurdo e impossibile limite alla onnipotenza creatrice di Dio. Di contro, alcune confessioni protestanti identificano invece le entità associate agli UFO con manifestazioni diaboliche. Quel che è certo è che le dispute teologiche infurierebbero, generando fatalmente anche nuovi culti e non poche sette in un clima neomillenaristico, senza escludere scontri fisici causati dal delirio religioso. Si pensi che già adesso, in Vaticano c’è perfino chi si ritiene investito del diritto-dovere divino di dovere “evangelizzare” gli extraterrestri! Quanto alla filosofia, l’antropocentrismo sarebbe definitivamente accantonato una volta per tutte, portando così finalmente a termine anche a livello di coscienza collettiva quella “Rivoluzione Copernicana” finora completata solo dall’intellighenzia scientifica, mentre la gente continua ancora a credere stupidamente che l’Uomo sia il centro dell’universo. Solo che tutto ciò si tradurrebbe anche in una completa “detronizzazione” dell’”Homo Sapiens”: da padrone del mondo a suo semplice inquilino, al pari delle tante specie animali che popolano la Terra. Sempre che la nostra stessa specie non sia stata “trapiantata” sulla Terra da visitatori non terrestri… Un relativo precedente in tal senso può essere offerto dalla setta nota come “Religione Raeliana”, sorta grazie al “contattato” francese Claude Vorilhon i cui extraterrestri (gli Elohim, nostri creatori) lo avrebbero nominato loro referente terrestre col nome di Rael. Si tratta di una religione atea, edonistica ed antispirituale che nega l’immortalità dell’anima e professa invece l’immortalità fisica per gli adepti tramite la clonazione praticata dagli alieni su quanti di loro lo meritino. La setta non ha collegamenti col fenomeno spiritualista del “contattismo” ed è comunemente considerata dagli studiosi di ufologia solo come un goffo e strumentale sottoprodotto (ispirato furbescamente a spunti e dati reali) della realtà ufologica dovuto all’ennesimo “falso profeta” di turno (un ex giornalista sportivo). Sicuramente sarebbe la prima ad essere spazzata via in presenza dei “veri” alieni. 4 L’effetto psicosociologico: individuo, costume e società Una quarta batosta, tutt’altro che irrilevante, sarebbe quella sul fronte sociologico in rapporto all’individuo, al costume e alla società, e non è affatto da escludere che i vecchi schemi tradizionali possano e debbano essere conseguentemente superati, abbandonati o scardinati, rivedendo radicalmente atteggiamenti, comportamenti, schemi e ruoli a livello di gruppi e di singoli. Va da sé che certo non potremmo non subire l’influenza della presenza e del “modus vivendi” dei nuovi arrivati. Dai loro comportamenti, costumi e stili di vita al loro codice etico. Che difficilmente, però, potrebbe essere peggiore del nostro, ieri come oggi fondato sulla violenza, la sopraffazione e lo sfruttamento sistematico dell’uomo sull’uomo. E potrebbe anche esserci chi reagirebbe in negativo, considerando di per se qualunque alieno un intruso indesiderato da temere e combattere ad ogni costo in quanto “diverso”. Specialmente in USA, dove chiunque può possedere armi e farne uso per difesa personale. Le reazioni psicologiche da paura sono molto pericolose. Ad esempio, è stato illuminante e significativo l’atteggiamento della popolazione rurale della Virginia di fronte all’intensificarsi degli avvistamenti di UFO nel corso del 1965. Un dispaccio stampa dell’Associated Press del 3 febbraio di quell’anno riferiva infatti che, allo scopo di difendersi dai “marziani”, molti Virginiani abitanti nelle campagne circolavano armati e pronti a tutto. Minacciandoli espressamente di arresto, lo sceriffo John E. Kent, della Contea di Augusta, era addirittura giunto a diffidare i propri concittadini dallo sparare addosso ai misteriosi visitatori che qualcuno aveva affermato di avere visto aggirarsi per le campagne. In Italia, sotto il curioso titolo “Lo sceriffo protegge i marziani”, la diffusa e popolarissima DOMENICA DEL CORRIERE (l’allora magazine settimanale del CORRIERE DELLA SERA) aveva addirittura dedicato alla questione la tavola di copertina del suo numero 7-8 del 21 febbraio 1965, illustrata dal ben noto Walter Molino. Come riferiva più precisamente il settimanale, “il fatto è accaduto a Stainton, negli Stati Uniti. Lo sceriffo John E. Kent, per fare cessare la psicosi dei marziani che si era impossessata di alcuni abitanti della cittadina e stava per diventare una mania collettiva, è stato costretto a minacciare d’arresto chiunque avesse tentato di dare la caccia agli ‘omini verdi’. Erano stati tre bambini a vederli. Secondo le loro dichiarazioni i marziani erano scesi di notte da un disco volante in aperta campagna. Sparsasi la voce, gli abitanti di Stainton avevano organizzato immediatamente la caccia agli ‘omini verdi’ con appostamenti notturni. Dei ‘marziani’ nessuna traccia. L’intervento dello sceriffo è stato provvidenziale perché la vita della cittadina correva il rischi di rimanere paralizzata”. Nella sua tavola l’illustratore Molino aveva suggestivamente rappresentato il tutore dell’ordine in primo piano con un revolver spianato contro alcuni armati. Sullo sfondo, oltre questi ultimi, la vaga sagoma di un UFO atterrato e di un suo occupante in prossimità di questo. Una conferma di un simile atteggiamento potrebbe essere documentata nella pratica da un episodio che riveste indubbiamente un’importanza notevole per il suo carattere sintomatico. Numerosi giornali riferirono il 27 e 28 luglio 1968 come un brigadiere della Polizia Argentina – come riferito dalla stampa locale – avesse veduto scendere tre esseri da un “disco volante”, e come poi, senza porsi troppi problemi, avesse quindi scaricato il proprio mitra contro di essi. Il fatto si è verificato la mattina di venerdì 25 luglio in un aeroporto militare presso Olavarria, città situata a circa 350 chilometri a sud-ovest di Buenos Aires. Il brigadiere, allarmato a seguito dell’apparizione di una strana ed intensa fonte luminosa al di sopra di una pista di soccorso dell’aerodromo, si era armato ed era saltato su una “jeep” accompagnato da tre colleghi. Giunti sul posto, i quattro poliziotti avevano avvistato un ordigno di forma ovale alquanto appiattito, munito di piedi di appoggio, che stava compiendo una serie di evoluzioni a bassa quota emanando luci multicolori. Successivamente l’oggetto misterioso doveva posarsi al suolo e da questo dovevano discenderne degli esseri. 5 Si trattava di tre occupanti alti circa due metri, indossanti delle combinazioni di volo fosforescenti e dall’aspetto umano. Quando si erano incamminati verso la pattuglia, il brigadiere – preso dal panico – aveva sparato presso di loro una raffica di mitra, senza peraltro riuscire a colpire i misteriosi esseri. Questi ultimi, di fronte a tale comportamento, avevano prontamente risposto al fuoco dirigendo contro i poliziotti i raggi emanati da strane sfere luminose che tenevano in mano, aventi l’effetto di paralizzare i quattro militari. In tale situazione di sicurezza sarebbero quindi risaliti sull’oggetto lasciando subito dopo la zona a bordo di quest’ultimo. L’apparentemente incredibile episodio di Olavarria, comunque, doveva successivamente avere una clamorosa replica a Fort Beaufort, in Sud Africa. La mattina del 26 giugno 1972, infatti, un UFO avvistato ed evoluente a bassa quota è stato fatto segno a ben quindici colpi d’arma da fuoco dall’agricoltore Bennie Smith e da due poliziotti. L’episodio è stato ampiamente riferito dalla stampa. Visti tali precedenti, chi potrebbe biasimare gli alieni per il fatto che non prendono contatto con la popolazione? Molti temono e combattono quello che non conoscono e non capiscono. L’effetto biologico: contrasto o fraternizzazione a livello psico-fisico e possibile “meticciamento” Un contatto di massa con alieni dalla morfologia non umana o anche dalle caratteristiche umanoidi differenziate rispetto a quelle note potrebbe presumibilmente ingenerare varie forme di razzismo. Il “diverso” ha infatti sempre finito col costituire un problema per tanti. Invece il fatto di trovarsi di fronte ad esseri antropomorfi – perché così vengono concordemente e comunque descritti da sempre gli occupanti degli UFO – dovrebbe costituire senz’altro un fattore importante e comunque positivo. Ma nell’immaginario collettivo essi saranno pur sempre esseri “diversi” anche se fossero identici a noi, per il solo fatto di essere ben più progrediti oppure meno fisicamente vulnerabili di noi. E di conseguenza l’impatto sul fronte biologico comporterà forme di compatibilità ovvero di incompatibilità. La loro immagine ancorché meno gradevole della nostra potrà viceversa essere vista come migliore, e al contrario una loro morfologia più gradevole della nostra potrebbe essere considerata meno accettabile proprio per il fatto di essere “troppo bella” e dunque sovrumana e troppo distante da noi. Un contrasto psico-fisico sarebbe comunque dietro l’angolo. D’altronde l’eventuale possibilità di “fraternizzare” fisicamente e perfino sessualmente farebbe fatalmente sorgere anche dei problemi di compatibilità o incompatibilità sul fronte puramente biologico. In altri termini, vi saranno dei margini per eventuali abbinamenti di tipo sessuale fra noi e loro? Episodi ufologici legati a scottanti ma documentati casi (detti da certuni “incontri ravvicinati del quinto tipo) definiti di “esogamia” (quali quello di un Antonio Villas Boas in Brasile, sottoposto ad un apparente test implicante il coito con una aliena, e di una Elizabeth Klarer in Sud Africa, a suo dire rimasta incinta del pilota “centauriano” Akon) e la tradizione dei celesti “Angeli Veglianti” ribelli accoppiatisi con le donne antidiluviane (da cui deriva probabilmente il mito senza tempo del cosiddetto “principe azzurro”) costituiscono dei precedenti significativi che autorizzano a porsi concretamente il problema di un possibile “meticciamento” futuro dell’Homo Sapiens con esseri extraterrestri. 6 Dall’”effetto tabula rasa” all’”effetto spugna”: la necessità imperativa di reagire all’anomia diffusa Dopo avere metabolizzato il concetto che non solo non siamo soli nell’universo, ma che come abitanti della Terra ci troveremmo di fatto in una condizione subalterna rispetto agli extraterrestri giunti fino a noi, occorrerebbe assolutamente superare l’impasse reagendo al crollo generalizzato dei valori di riferimento tradizionali (anomia), sostituendovene di nuovi e positivi. In primo luogo, evitando di guardare all’alieno come ad un “diverso” da temere, avversare o combattere, andrebbero individuati piuttosto i valori che ci unissero ai nuovi venuti, dai più banali ai più complessi. In secondo luogo andrebbe compreso che, senza peraltro sentirci per questo inferiori, dovremmo calarci senza esitazioni nella condizione di chi ha sviluppato la consapevolezza della necessità di apprendere tutto quel non poco che esponenti di una civiltà extraterrestre giunta fino a noi potrebbero fornirci su diversi fronti: da quello tecnologico-scientifico a quello medico e da quello pratico a quello etico-spirituale e comportamentale. Anche a costo di fare “tabula rasa” con le nostre conoscenze pregresse, dovrebbe subentrare in noi un ”effetto spugna” che ci consentisse di assorbire il massimo di ciò che ci potesse essere sottoposto o trasmesso dagli alieni. Senza peraltro con ciò cassare necessariamente tutto o quasi del nostro precedente “know how”, evidentemente più acquisissimo da loro dati e informazioni in positivo e più saremmo al loro livello. Il conseguente rapporto con alieni “istruttori” con cui fossimo in condizione di stabilire un proficuo dialogo andrebbe visto non come un confronto, ma piuttosto come una crescita: o, se si preferisce, come una sorta di concreta “scolarizzazione planetaria” a tutti gli effetti. Verso una forma di “esodiplomazia” Diversi autori hanno suggerito nei confronti delle tematiche ufologiche una visione “esopolitica”, indicando la necessità di approfondire le nostre conoscenze sui visitatori alieni per poter meglio interagire con loro a tempo e luogo. In caso di contatto di massa, naturalmente, tale visione embrionale e necessariamente vaga dovrebbe essere sostituita a tutti gli effetti da un vero e proprio approccio “esodiplomatico”, prevedente rapporti aperti e concreti (e quanto più franchi, positivi e paritetici) fra esponenti deputati di due diverse culture planetarie: la loro e la nostra. Il 19 giugno 2012 l’Agenzia di stampa russa RIA NOVOSTI ha diffuso le dichiarazioni rilasciate alla TV cinese dal cosmonauta russo Gennady Padalka, che ha espresso la sua opinione che non siamo soli nell’Universo e che certo un giorno incontreremo dei “fratelli dello spazio” simili a noi. Il cosmonauta ha anche aggiunto che le Nazioni Unite ed il Governo Cinese hanno sviluppato le necessarie istruzioni da seguire in caso di contatto con esseri extraterrestri e che l’ONU disporrebbe di dettagliate istruzioni in tal senso. Quali? Su questo fronte qualcosa si è comunque mosso da tempo. Erroneamente indicata dai media internazionali come la persona preposta nel caso dalle Nazioni Unite a seguire la questione, nel 2010 l’astrofisica malaysiana Mazlan Othman dell’UNOOSA (l’ente ONU per gli Affari relativi allo Spazio Extra- Atmosferico, fondato nel 1962) ha smentito il suo presunto incarico ma ha anche sottolineato che l’ONU dovrebbe seriamente porsi il problema. Ricordiamo che già nel 1967 il Segretario delle Nazioni Unite U Thant aveva pubblicamente dichiarato di ritenere quello degli UFO “il problema più importante per l’ONU 7 subito dopo la guerra in Vietnam” e che in seguito, nel 1978, il suo successore Kurt Waldheim aveva consentito che si gettassero le basi di un organismo permanente dell’ONU preposto a seguire il fenomeno UFO, su proposta del Governo dello stato caraibico di Grenada. Un “provvidenziale” colpo di stato in quel paese con la deposizione del Primo Ministro Sir Eric Gairy animatore dell’iniziativa impedì la discussione e la votazione finale della proposta all’Assemblea Generale, congelando così il tutto con grande soddisfazione da parte degli USA, nemici giurati del fenomeno UFO. E oggi? Phil Larson è a capo dell’ Office of Science & Technology Policy della Casa Bianca, una commissione che fa parte dell’amministrazione Obama. Nel novembre 2011 Larson ha postato on-line un verdetto implacabile e anche un po’ scontato che ha fatto il giro del mondo, rispondendo a una petizione popolare sottoscritta da ben 5000 americani che hanno chiesto lumi sugli extraterrestri inviando la loro richiesta al nuovo sito denominato «We the People», uno strumento voluto da Obama grazie al quale ogni cittadino può porre al governo una domanda e ottenerne risposta. Ma anche una risposta di comodo. Il titolo stesso del suo messaggio è pieno di ironia: «Stiamo cercando ET, ma ancora non abbiamo le prove che esista». Quindi, un po’ più serio, scrive: «Grazie per aver firmato la petizione con cui chiedete al governo Obama se esistono gli extraterrestri. Il governo americano non ha alcuna prova che ci sia vita fuori dal nostro pianeta, o che una presenza extraterrestre abbia contattato o si sia incontrata con un membro della razza umana. Inoltre – aggiunge senza pietà – non ci sono informazioni credibili secondo cui esistano delle testimonianze, delle prove, che siano rimaste sinora nascoste alla nostra conoscenza. Tuttavia – ammette Larson – ciò non significa che il tema della vita nello spazio non sia al centro di discussioni e di ricerche. Al momento ci sono tanti progetti a cura della Nasa che lavorano proprio su questo tema. Tanti scienziati e matematici hanno affrontato questo argomento da un punto di vista strettamente statistico. La loro conclusione è che, in teoria, tenuto conto dei trilioni di trilioni di stelle e pianeti che compongono l’universo, è possibile che esista un pianeta simile al nostro in cui ci sia vita. Tuttavia – conclude Larson – c’è la convinzione che le probabilità di avere contatti siano assolutamente minime, vista la distanza enorme che separa la Terra da questi ipotetici altri mondi». Che altro mai ci si poteva aspettare pubblicamente dal Governo USA? Dal canto suo il SETI Institute ha già individuato dal 2005 nell’astrofisico Paul Davies (docente all’Università dell’Arizona) il responsabile del SETI Post-Detection Task Group. In altri termini la persona che dovrebbe occuparsi per il SETI nel problema del rapporto con gli alieni all’indomani della loro “scoperta”. C’è però da chiedersi se la figura di un tecnico sia la più idoneo a gestire un futuro rapporto di “esodiplomazia”. Quanto sopra comporterebbe da parte della gente la necessaria e consapevole presa di coscienza del fatto che da un simile contatto di massa scaturirebbero comunque una serie di ineluttabili comparazioni, non necessariamente da vedersi in negativo. Comparazioni necessariamente innescanti nella nostra società un rapido cambiamento indotto da uno stato di anomia diffusa, ovvero la situazione di crisi o di scardinamento dei nostri tradizionali valori di riferimento che verrebbero meno. E lo “shock culturale” indotto dall’”impatto del contatto” non potrà non comportare una radicale revisione interiore: forse non tanto marcata per i nuovi arrivati che scendessero in mezzo a noi; e di certo vasta e profonda per noi tutti. Ma forse poi non sarebbe neanche un gran male, se questo ci aiutasse piuttosto a crescere e a migliorarci. “Non ci sono dubbi che la costruzione di macchine come i dischi volanti dimostra una tecnica scientifica infinitamente superiore alla nostra. Come la Pax Britannica, a suo tempo, ha posto fine ai litigi fra le tribù africane, il nostro mondo” ha scritto Carl Gustav Jung nel 1958 “potrebbe definitivamente arrotolare la sua 8 cortina di ferro e utilizzarla come ferraglia, insieme ai milioni di tonnellate di cannoni, navi da guerra e munizioni…”. Nel 1920, nel corso di una conversazione con Herbert George Wells, Lenin osservò con grande acume che “se riusciremo a stabilire delle comunicazioni interplanetarie, tutti i nostri concetti filosofici, morali e sociali dovranno essere riveduti: Ciò imporrebbe la fine della regola della violenza quale mezzo e metodo di progresso..”. Non sarebbe certo un male. In America, due presidenti (quando non rivestivano l’alta carica), Jimmy Carter e Ronald Reagan, hanno ammesso di avere visto un UFO. E mentre il primo ha cercato vanamente di coinvolgere la NASA (che declinò l’incarico) ad occuparsi del problema, è al secondo che si deve l’ideazione e poi la realizzazione dello SDI (Strategic Defense Iniziative), il cosiddetto “scudo spaziale satellitare” popolarmente denominato “guerre stellari”. Già. Ma contro chi tale sorta di “blindatura” della Terra rispetto allo spazio extra- atmosferico, considerando che ormai l’URSS come potenza spaziale ostile non esisteva e non esiste più? Come il presidente USA disse in un discorso tenuto nelle Scuole Superiori di Fallston il 4 dicembre 1985 facendo espresso riferimento ad una discussione privata con Mikhail Gorbaciov, “pensate a come potrebbe essere facile il suo compito e il mio in questi incontri che noi teniamo se improvvisamente ci fosse una minaccia a questo mondo da altre specie di altri pianeti dell’universo. Dimenticheremmo tutte le piccole differenze locali che abbiamo tra i nostri Paesi e scopriremmo una volta per tutte che siamo realmente tutti esseri umani qui insieme sulla Terra”. La risposta del premier sovietico non si fece attendere. “Nel nostro incontro di Ginevra, il presidente americano ha detto che se la Terra fronteggiasse una invasione di extraterrestri, gli USA e l’URSS unirebbero le forze per respingere una tale invasione. Non discuterò questa ipotesi, in quanto” osservò Gorbaciov “penso che sia troppo presto per preoccuparsi di una tale intrusione…”. Solo una metafora? Si potrebbe pensarlo se Reagan non ci fosse ulteriormente tornato sopra il 21 settembre 1987, durante il suo discorso alla 42ma Sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU. “…Con la nostra attuale ossessione di antagonismo, spesso dimentichiamo quanto sono uniti i membri dell’umanità. Forse abbiamo bisogno” rilevò “di qualche minaccia esterna dall’universo per farci riconoscere questo legame comune…Occasionalmente penso che le nostre differenze mondiali svanirebbero velocemente se dovessimo far fronte ad una minaccia aliena extra-terrestre. E ancora, mi chiedo, non è già presente una forza aliena fra noi? Che cosa potrebbe essere di più alieno dalle aspirazioni universali dei nostri popoli della guerra e della minaccia di guerra?”. Parole decisamente criptiche, che ne evocano altre altrettanto sibilline. Quelle del Gen. Douglas Mac Arthur nel 1954, che – in visita in Italia – fece espresso riferimento alla necessità, per USA ed URSS, di collaborare pacificamente in vista di possibili presenze extraterrestri. Una dichiarazione in ogni caso estremamente esplicita. E’ difficile che tutto questo sia casuale. “Per trovare un efficace sostituto politico della guerra sono necessari ‘nemici alternativi’…” afferma il fantomatico “Rapporto Segreto da Iron Mountain” reso noto nel 1967 in USA, verosimile prodotto di una non meglio nota commissione di studio del Governo degli Stati Uniti sui possibili effetti dell’avvento di un’era di pace. Ma qui il discorso è diverso. Non c’è da inventarsi nulla, infatti. Da 6 decenni e oltre gli UFO ci sono e interagiscono con noi… Nel 1987 Mary Connors, del Centro Ricerche Ames della NASA, osservò che è comunque determinante il modo con cui la gente risponde alle varie notizie. Circa gli UFO e gli alieni, vari rilevamenti ci dicono che oggi almeno la metà della gente crede che esseri extraterrestri ci abbiano visitato. Poiché tale credenza 9 parrebbe ormai più radicata di una semplice e generica accettazione di principio dell’esistenza di esseri alieni, si potrebbe ritenere che una larga percentuale della popolazione guarderebbe alla scoperta di extraterrestri come qualcosa di atteso e magari desiderato. Indubbiamente, il programma di training ha dato i suoi frutti. Ma l’evento, anche se incruento e ben diverso dallo scenario di H. G. Wells, sarebbe in ogni caso destabilizzante. E certamente dopo non saremo mai più gli stessi. E’ fuori discussione che nel caso in cui un contatto si manifestasse, come suo solito l’umanità manifesterebbe in primo luogo sospetto e paura. Dal momento che noi non siamo ancora in grado di inviare nostri rappresentanti verso altre civiltà nello spazio, ciò ci porterebbe necessariamente a dover comunque ammettere l’esistenza di creature molto più evolute, e magari ad agire in termini tali che gli alieni potrebbero considerare tutt’altro che amichevole. E ciò potrebbe anche perderci. E “Loro”, gli alieni? Nella scia delle certosine ricerche di Charles Fort fra le due guerre mondiali, accurate indagini retrospettive ci dicono che le visite di quelli che oggi chiamiamo UFO si sono verificate in USA con l’”ondata” di misteriose “airships” del 1896-1897 (con un probabile “UFO-crash” ad Aurora in Texas, 50 prima di Roswell), e che anteriormente analoghi avvistamenti sono riscontrabili nel Rinascimento, nel Medio Evo, durante l’Impero Romano (i latini chiamavano ”clypei ardentes” i “dischi volanti”), in epoca biblica (dalla discesa dei “Nephilim” figli degli Angeli Caduti o Ben Elohim alla “visione di Ezechiele” e dal celeste “carro di fuoco di Elia” alla discesa sul Sinai della “gloria di Jahvé”), sumera (gli istruttori superni “Apkallu” e gli Anunnaki verosimilmente originari di “Nibiru”, il cosiddetto “decimo pianeta” ) e perfino nel periodo vedico (i “Deva” e i “vimana” dell’India protostorica), facendo parlare di “clipeologia” e di “paleoastronautica”. Poi c’è la cosiddetta “archeologia spaziale” con ritrovamenti archeologici “impossibili” a base di OOPARTs (Out Of Place ARTifacts, artefatti fuori posto): manufatti tecnologici collocati (dall’America alla Russia) in strati geologici risalenti a periodi anteriori alla comparsa della civiltà o della stessa specie umana. Prodotti da chi, se non proprio da alieni sbarcati in epoche lontane? Si trattava di antichi astronauti extraterrestri divinizzati, dicono pur con sfumature diverse autori popolari come Erich Von Daeniken e Zecharia Sitchin. Gli Dei dell’antichità erano astronauti alieni, dunque? Moltissimi indizi supportano tale ipotesi. E più volte esseri alieni potrebbero avere assunto le comode e mentite spoglie di vari “dei” (da quelli greci al Jahvè dell’Antico Testamento, ricolmo di angelici “cari celesti”: da Elia rapito in cielo alla visione di Ezechiele) per rivolgersi alla gente. E’ una visione estremamente realistica, diligentemente documentata da validissimi studiosi (da Morris K. Jessup a Paul Misraki e da Josef Blumrich a Mauro Biglino). E ciò potrebbe essersi verificato anche in epoca più recente con le apparizioni “mariane” (o fenomeni BVM, da Beata Vergine Maria ovvero “Blessed Virgin Mary”), con fenomenologie nondimeno analoghe a quelle tipiche di eventi simili riferiti a presunte divinità pagane in epoca pre-cristiana. I fenomeni fisici occorsi a Fatima nel 1917 lo confermerebbero, sia nel caso della descrizione della efebica “Signora” così difforme dall’iconografia mariana tradizionale che in quello (ben più importante e plateale) della visione collettiva finale del “sole danzante” (che chiaramente non era il sole) sugli oltre 70 mila testimoni convenuti nella Cova de Iria i cui indumenti, fradici di pioggia, furono subitaneamente asciugati dal fenomeno. Un fenomeno assolutamente ufologico. Piaccia o no. Considerando il fatto che se una civiltà aliena avesse avuto nei nostri confronti un atteggiamento ostile essa avrebbe già avuto tutto il modo di manifestarlo e “La Guerra dei Mondi” nel caso si sarebbe dunque già verificata, dovremmo concludere che la politica di “disimpegno” o di “quarantena” finora da loro dimostrata (assenza di un contatto aperto e palese) potrebbe dipendere solo da due ragioni: o a causa del fatto che non siamo stati né siamo tuttora ritenuti sufficientemente interessanti a causa della nostra sostanziale inferiorità rispetto a loro, fatto che fa sì che sostanzialmente ci ignorino a dispetto della loto presenza; o invece perché si preferisce dilazionare il contatto “erga omnes” al momento in cui noi si sia sufficientemente maturi, consapevoli e pronti a viverlo (e quindi anche a reggerne l’impatto). E paradossalmente, una prospettiva non 10

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