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Plotino. Introduzione alle Enneadi PDF

217 Pages·2010·0.807 MB·Italian
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biblioteca filosofica di Quaestio collana diretta da Costantino Esposito e Pasquale Porro 13 Titolo dell’edizione originale: Plotin. Une introduction aux Ennéades, Editions du Cerf, Paris / Academic Press Fribourg, Fribourg © 2004, Academic Press Fribourg / Editions Saint-Paul, Fribourg (Suisse) Per la Premessa all’edizione italiana, la Prefazione e alcuni aggiornamenti testuali (Cronologia della vita di Plotino, Cronologia dell’opera di Plotino) e bibliografici © 2010, Pagina soc. coop., Bari Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma rivolgersi a: Edizioni di Pagina via dei Mille 205 - 70126 Bari tel. e fax 080 5586585 http://www.paginasc.it e-mail: [email protected] Dominic J. O’Meara Plotino Introduzione alle Enneadi Edizione italiana a cura di Sofia Mattei È vietata la riproduzione, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Proprietà letteraria riservata Pagina soc. coop. - Bari Finito di stampare nell’aprile 2010 dalla Serigrafia Artistica Pugliese Solazzo s.n.c. - Cassano delle Murge (Bari) ISBN978-88-7470-110-0 ISSN 1973-977X Prefazione Dopo una prima edizione in lingua inglese (Plotinus. An Introduc- tion to the Enneads, Oxford 1993) e una seconda in lingua france- se (Plotin. Une introduction aux Ennéades, Fribourg-Paris 2004), era ormai da più parti sentita l’esigenza di poter disporre anche in italiano di questa fortunatissima opera di Dominic J. O’Meara, che –frutto di un’istanza scientifica e di un impegno didattico –fin da sùbito si è saputa assicurare a livello internazionale una posizione di primissimo piano in seno agli studi plotiniani (nonché, in gene- re, neoplatonici) per la peculiare sensibilità critica con cui l’Auto- re si accosta al testo enneadico e ne chiarisce aspetti dottrinali non di rado laboriosi e controversi. Con esemplare semplicità di stile e di linguaggio Egli illustra i fondamentali plessi teoretici e gnoseo- logici che caratterizzano la composita meditazione di Plotino, af- frontandoli in forza di un canone ermeneutico chiaro e lineare che, proprio come in antico, procede dalle più accessibili questioni eti- co-fisiche (rapporto tra corpo e anima individuale, tra cosmo sen- sibile e cosmo intelligibile etc.) alle più elevate metafisico-teologi- che (anima universale, intelletto-essere, forme e generi massimi, uno-bene etc.), per meglio portare a riconoscere in quella una di- rezione speculativa netta e mai prima tentata1. 1Già dagli inizi del II secolo d.C. lo studio della filosofia veniva generalmente in- teso come una sòrta di ‘ascesa conoscitiva’, che rifletteva una precisa gerarchia dot- trinale e determinava l’ordine di lettura dei testi commentati nelle scuole: «L’etica as- sicura la purificazione iniziale dell’anima; la fisica rivela che il mondo ha una causa V Il secolo appena conclusosi –ancor più del precedente, forse – ci ha lasciato in eredità una nutrita serie di lavori di analogo teno- re, che tutti noi ben conosciamo per averli tante vòlte compulsati. Nell’avviare la Guida alla lettura, per esempio, O’Meara nomina il basilare Plotinos di H.R. Schwyzer (München 1978 = A. P - G. AULY W . . [edd.], Realencyclopädie der klassischen Altertums ISSOWA UA Wissenschaft, XXI 1, coll. 471-592), insieme con gli eccellenti La sagesse de Plotin di M. de Gandillac (Paris 1966), Plotinus. The Road to Realitydi J.M. Rist (Cambridge 1967), Plotin ou la gloire de la philosophie antique di J. Moreau (Paris 1970) e Plotin ou la simplicité du regard di P. Hadot (Paris 1973). In aggiunta, sia pur talora con qualche riserva, ci permettiamo qui di ricordare – tra quelli apparsi negli ultimi anni – Introduzione a Plotino di M. Isnardi Parente (Roma-Bari 1984), Invito al pensiero di Plotino di A. Magris (Milano 1986), Plotinus di L.P. Gerson (London-New York 1994), La philosophie de Plotin. Intellect et discursivité di J. Lacrosse (Paris 2003), Plotin und der Neuplatonismus di J. Halfwassen (München 2004), Come leggere Plotino di V. Mathieu (Milano 2004), Introduction aux Ennéades. L’ontologie subversive de Plotin di A. Panero (Paris 2005) e Plotino di R. Chiaradonna (Roma 2009)2. trascendente, invitando così a ricercare le realtà incorporee: la metafisica, o teologia» (P. HADOT, Che cos’è la filosofia antica?, Torino 1998 [trad. it. di Qu’est-ce que la phi- losophie antique?, Paris 1995], p. 150). 2Non è certo possibile citare qui tutti gli studi introduttivi a Plotino e al suo pen- siero editi sino a oggi, molti dei quali invero assai datati o non sempre facilmente re- peribili e perciò con il tempo divenuti d’uso meno frequente; tra i principali, comun- que, meritano pur cursoria menzione almeno: Die Philosophie des Plotinus di C.H. Kirchner (Halle 1854), Darstellung des Lebens und der Philosophie Plotinsdi A. Ri- chter (Halle 1864-1867), Plotin und der Untergang der antiken Weltanschauungdi A. Drews (Jena 1907),Plotinus. His Life, Time and Philosophydi K.S. Guthrie (Chicago 1909), The Philosophy of Plotinusdi W.R. Inge (London 1918), Plotin. Forschungen über die plotinische Frage. Plotins Entwicklung und sein System di F. Heinemann (Leipzig 1921), Plotinodi E. Morselli (Milano 1927), La philosophie de Plotindi É. Bréhier (Paris 1928), La filosofia di Plotino di C. Carbonara (Roma 1938-1939), La fi- losofia di Plotino e il Neoplatonismodi S. Caramella (Catania 1940), Plotinodi L. Pel- loux (Brescia 1945),The Philosophy of Plotinusdi J. Katz (New York 1950), Plotinus and Neoplatonism. An Introductory Studydi P.V. Pistorius (Cambridge 1952), Plotinus di A.H. Armstrong (London 1953), La pensée de Plotin di N. Baladi (Paris 1972), VI Nondimeno il saggio di O’Meara si segnala particolarmente al- l’attenzione della critica in quanto in grado di fornire a chiunque inizi a leggere le Enneadi di Plotino «uno strumento di lavoro»3 straordinariamente agile e fruibile, nel quale con sobria sintesi si coniuga a un’estrema perspicuità (bene tanto negletto ai nostri giorni!) una ricca e puntuale analisi testuale, sostenuta dal costan- te confronto diretto dei passi originali e da un corredo bibliografi- co ragionato capace di soddisfare alle richieste degli studiosi del- la materia e, in pari tempo, del lettore interessato. Si può dire anzi che per la prima vòlta in Italia abbiamo accesso, se non appunto a un manuale, a una vera guida alla filosofia plotiniana4. Attraverso un ampio e significativo florilegio di res e di loci, infatti, l’Autore ci conduce gradualmente alla conoscenza e alla comprensione dei temi più essenziali e fecondi di una grandiosa Weltanschauunggià autorevolmente giudicata «una delle più complesse e alte creazio- ni del genio umano»5, che mirabilmente può fondere in sé elementi e motivi riferibili pur all’ultramillenario patrimonio mistico-sa- pienziale orientale con il portato di oltre seicento anni di tradizio- ne razionale occidentale6. Plotin. Einführung in sein Philosophierendi V. Schubert (Freiburg-München 1973), Plotin. A Critical Examinationdi E.F. Bales (Jefferson City 1973). 3Così l’Autore stesso alla p. 4 della Premessa. 4Nel recensire il lavoro, W. Beierwaltes l’ha definito sapientemente «eine konzise Darstellung der wesentlichen Problembereiche von Plotins Philosophieren, die sich selbst als eine ‘Einführung’ in die ‘Enneaden’ versteht» («Gnomon» 1998, p. 395), peraltro avvertendo che la realizzazione di un’opera di tale concezione può riuscire so- lamente a chi, «wie Dominic O’Meara, anhaltend und intensiv mit Plotin, dem Neu- platonismus als ganzem und mit dessen Voraussetzungen in der klassischen griechi- schen Philosophie vertraut gemacht und sich mit ihr auseinandergesetzt hat» (ibidem). 5G. REALE, Storia della filosofia greca e romana, vol. 8:Plotino e il Neoplatonismo pagano, Milano 2004, p. 200. 6«In effetti, Plotino risulta essere una vera e propria “Erma bifronte”: con una fac- cia è rivolto al pensiero classico dei Greci, con l’altra guarda in tutt’altra direzione, con gli occhi puntati su visioni che capovolgono quelle classiche» (R. RADICE- G. REA- LE[edd.], Plotino. Enneadi, Milano 20032, p. LXVI, ove del resto si deplora che taluni studiosi pretendano di spiegare tutto con il metodo filologico-positivistico delle Quel- lenforschungen, dimenticando che ciò che Plotino desume dalle fonti assume nelle En- neadiun significato altro, spesso complemente diverso o persino opposto: «Le ricer- che delle fonti, anche quelle fatte in modo misurato e corretto, possono illuminare al VII Mentre nel córso di affollate lezioni e animate discussioni infa- ticabilmente ragiona in difesa delle antiche dottrine contenute (as- sai spesso in aenigmate) nei Dialoghi di Platone, Plotino finisce con lo stabilire con le teorie dei suoi antagonisti (peripatetici, stoi- ci, epicurei, scettici etc.) contatti così fitti e stretti, spesso segnati da rilevanti affinità e aperture, da giungere a elaborare un platoni- smo ormai molto distante dalle posizioni lecitamente attribuibili al Corpus Platonicume – contro le sue stesse intenzioni, a quanto pa- re7–latore di una teoresi visibilmente trasfigurata e nuova e inno- vativa, che reinterpreta le nozioni platoniche alla luce del critici- smo aristotelico e suggestivamente si studia di ancorare al lovgo" della razionalità classica la drammatica esperienza esistenziale del presente. Senza postulare futuri interventi messianici (vicini o lon- tani) o cedere a possibili allettamenti politici8, Plotino individua il senso soteriologico di una realtà che ai suoi contemporanei appa- re oscura e iniqua nell’idea di un cosmo regolato da un ordine ne- cessario e indefettibile, nel quale l’anima umana con lo strenuo esercizio della sua volontà può affrancarsi dai vincoli cronotopici póstile dalla condizione mortale e – constatata la mendace incon- sistenza delle forme sensibili, vuoti fantavsmata che incessante- mente appaiono e scompaiono nel vuoto ricettacolo della materia9 massimo una metà del pensiero plotiniano, mentre lasciano del tutto all’oscuro l’altra metà, quella innovativa» [ibidem]). 7In Enn.V 1, 8, 11ss. Plotino lascia intendere che, essendo già stata compiuta- mente rivelata nei testi di Platone la verità, ora non rimane altro che “interpretarla”, cioè ripensarla e renderla più intelligibile in virtù degli apporti speculativi nel frat- tempo emersi. 8Circa l’utopia plotiniana di una città fondata sui princìpi politici platonici (di cui in breve infra, al paragr. 1 dell’Introduzione), vd. soprattutto l’esaustivo D.J. O’MEARA, Platonopolis. Platonic Political Philosophy in Late Antiquity, Oxford 2003. 9Cfr. Enn.III 6, 7, 13s. Per primo nella storia della filosofia occidentale, in ragio- ne dell’assoluta uni(ci)tà della causa universale Plotino revoca alla materia il tradi- zionale ufficio di co-principio e la pensa come inerte strumento della generazione de- gli enti fisici: relegata al fondo della scala degli esseri, essa non è che un ricettacolo eternamente indefinito e indifferente che, affatto incapace di subire mutazione alcuna da parte di alcunché giacché affatto privo di tutto, si dà come un’ombra illimitata im- mota e indicibile, che a nulla oppone resistenza e impassibilmente accoglie ciò che in sé senza sosta diviene. Che un simile ente possa rappresentare nelle Enneadiuna sòr- ta di ‘maschera’ dell’idea del vuoto, quale un tempo recisamente negata da Aristotele VIII –salvarsi. In forza di un intenso itinerario anabatico, tutto interio- re e metafisico, vòlto a ristabilire la gerarchia ontologica dei valo- ri nella sicura agnizione del primato della vita contemplativa su quella attiva, essa progressivamente può sottrarsi alla dispersione del mondo esterno e liberarsi dalle scorie maligne che ne celano il primigenio nitore10, per volgersi alla sua origine e tornare a essa, finalmente elevandosi per ineffabile estasi al diretto godimento della perfetta pienezza dell’essere e di ciò che ne è l’unico supre- mo principio11. Un intento altamente parenetico, dunque, quello sotteso all’inse- gnamento che Plotino ha premura d’impartire a un mondo (il suo) tra- vagliato da una crisi socio-politica ed economica di proporzioni non mai esperite e del quale si persuade a lasciare memoria in una serie di scritti che il discepolo Porfirio radunerà, emenderà, ordinerà ed editerà nella peculiare faciesche è stata tràdita con il titolo spurio di ∆Enneadv e"12ed è riuscita a fissare la sua inconfondibile sfragi"v non nel lib. IV della Fisicae oggi rivalutata dalla fisica quantistica e dalla micropsicoa- nalisi di matrice fantiana, si è cercato di sostenere in S. MATTEI, La materia e il vuoto. Una nuova lettura della u{lhtw`ngignomevnwndi Plotino, Roma 2004. 10In Enn.I 1, 12, 13ss. Plotino cita il passo di Plat. Resp.X 611 c7 - d1, in cui l’a- nima incarnata è assimilata al mitologico pescatore beotico Glauco, figlio di Antedo- ne e di Alcione, il quale volle assaggiare una portentosa erba e per la sovreccitazione si gettò in mare, ove – accolto da Oceano e Teti – si purificò di tutte le debolezze uma- ne e divenne un dio marino con il dono della profezia. 11L’ardita tesi plotiniana dell’anima individuale quale attivo trait-d’uniontra la di- mensione divina e l’umana, in grado di attingere la causa ultima mediante la sua par- te “non discesa” (cioè quella che non si unisce mai al corpo nel composto psico-so- matico, ma rimane sempre legata all’intelligibile grazie all’anima universale [cfr. Enn. IV 8, 8 e V 1, 12]), non pare aver avuto séguito nella storia del Neoplatonismo: ansio- si di accertare la sostanziale concordanza di Aristotele con Platone e preservare la pu- ra a[scesi"del principio di tutte le cose, i successori di Plotino si spingeranno a im- maginarlo in un piano accessibile all’uomo solo per via teurgica. 12Da Porph. Vita Plot.3, 24-35 sappiamo che Plotino principiò a scrivere quando già insegnava a Roma da un decennio, finalmente sciolto dal patto di astensione dal- la divulgazione scritta delle dottrine del suo maestro Ammonio Sacca, stretto con i con- discepoli Erennio e Origene al tempo del soggiorno ad Alessandria (o forse indótto da motivi di opportunità politica, come ragionevolmente opinato anche da A. MAGRIS, In- vito al pensiero di Plotino, Milano 1986, pp. 85s.). Probabilmente privo di una com- piuta formazione retorica e avvezzo a scrivere ‘di getto’, egli sottopose i suoi lavori al- la scrupolosa revisione di Porfirio, già allievo ad Atene del filologo Longino (cfr. Porph. IX

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