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Opere omnia. Dalla fondazione de "Il popolo d'Italia" all'intervento (15 novembre 1914 - 24 maggio 1915) PDF

522 Pages·1951·10.485 MB·Italian
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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI A CURA DI EDOARDO E DUILIO SUSMEL LA FENICE - FIRENZE OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI VII. DALLA FONDAZIONE DE « IL POPOLO D'ITALIA » ALL'INTERVENTO (15 NOVEMBRE 1914 - 24 MAGGIO 1915) LA FENICE - FIRENZE COPYRIGHT, 1951 BY LA FENICE - FIRENZE Tutti i diritti di traduzione e di riproduzione (anche di semplici brani, riprodotti a mezzo di radiodiffusione) sono riservati per tutti i paesi, compresi i Regni di Norvegia, Svezia e Olanda. TU T T I DIRITTI RISERVATI STAMPATO IN ITALIA - PR!NTED IN ITALY AVVERTENZE Il segno ( +) indica omissione. I numeri arabi fra parentesi tonda indicano le pagine alle quali si rimanda per opportuni confronti o per maggiori particolari. I titoli fra parentesi quadra degli scritti e dei discorsi sono stati dati dai . curatori perché gli originali ne erano privi. Lo scritto non firmato con il nome dell'Autore, contrassegnato con (a), è at tribuito a Benito Mussolini da Yvon de Begnac in: Vita di 13enito Muuolini, vol. III - Mondadori, .Milano 1939. Gli scritti anonimi contrassegnati con (.,.), sono attribuiti a Benito Mussolini da Luigi Pinti in: Contributo p" una biografi,;~ di Mussolini, vol. l, 1883-1914 - S.A.E.G. - Editrice dei «Panorami di Realizzazione del Fascismo », Roma, 1924. Lo scritto anonimo contrassegnato con (f), è pubblicato in: BENITo Mus SOLINI - Scritti e di.rcorsi adriatici, voi, l - Raccolti e ordinati da Edoardo Susmel - Editore Ulrico Hoepli, Milano, 1942. Il numero di seguito alle lettere indica la pagina del volume nella quale si trova l'attribuzione o nella quale lo scritto è pubblicato. La paternità degli scritti anonimi o non firmati con il nome dell'autore, contrassegnati da un asterisco risulterà di Benito Mussolini o dal confronto con quelli cui si fa richiamo in nota, o dalla documentazione indicata. La paternità degli scritti anonimi non contrassegnati in alcun modo è evidente. DALLA FONDAZIONE D E « I L P O P O L O D' I T A L I A» ALL'ECCIDIO DI REGGIO EMILIA (15 NOVEMBRE 1914-28 FEBBRAIO 1915) Il primo numero de Il Popolo d'Italia esce il 15 novembre 1914, domenica. Con il nuovo giornale, Benito Mussolini inizia la grande battaglia per I"inter vento dell'Italia a fianco della Francia, del Belgio, dell'Inghilterra, della Russia, della Serbia. La lotta è ingaggiata contro i nemici interni: neutralisti, socialisti, Parlamento, Governo, Casa Savoia e contro quelli esterni: Germania ed Austria Ungheria. Una violenta polemica divampa fra Musso lini e l'Avanti! sin dai primi giorni di vita de Il Popolo d'Italia. La scintilla parte dal massimo organo del partito socialista che il 19 novembre chiede di conoscere la provenienza dei fondi che hanno permesso l'uscita del nuovo quotidiano. Simili domande erano state formulate in precedenza già da altri giornali italiani, mentre quelli stranieri erano stati i primi a porre in circolazione le voci dell'« oro francese» che sarebbe affluito abbondantemente nelle tasche di Mussolini. La reazione di Benito Mussolini alle accuse che gli vennero mosse fu molto decisa ed energica. Il 20 novembre egli risponde all'Avanti! ( 18), il 22 an cora all'Avanti! e ad altri giornali (25). La polemica prosegue accesissima (28, 35, 38, 439, 442-443) e culmina dopo l'espulsione di Benito Mussolini dal partito socialista ufficiale ( 39, 42, 45, 49, 50, 52, 444-449, 450-451). Il 29 no vembre, nel corso della riunione antimeridiana della direzione del partito, pre senti Bacci, Balabanoff, Barberis, Della Seta, Lazzari, Marabini, Morgari, Prarn polini, Ratti, Sangiorgio, Serrati, V ella e Zerbini, viene ratificata l'espulsione (60, 454-455). Ciononostante, il direttore de Il Popolo d'Italia prosegue tenacemente nella campagna interventista, sostenendo anche la necessità della costituzione dei <<fasci autonomi d'azione rivoluzionaria» (57, 64). «Fasci d'azione rivoluzio naria>> (o «fasci d'azione internazionalista-interventista ») erano stati fondati già nell'ottobre 1914 da Michele Bianchi, Ugo Clerici, Filippo Corridoni, Mas simo Rocca, Cesare Rossi e da altri. L'li dicembre 1914, questi « fasci », si fondono con i «fasci autonomi d'azione rivoluzionaria» creati dai seguaci mus soliniani (70}. Sorge cosl un nuovo «fascio d'azione rivoluzionaria>> che il 30 dicembre emana uno statuto-programma ( 461), il 6 gennaio 1915 il primo appello ( 117) e il 24 dello stesso mese promuove una prima grande adu nata (139, 142, 150). Alla fine di gennaio si accende la polemica tra il direttore del Il Popolo d'Italia e l'<< incaricato della continuità redazionale dell'Avanti! », Giacinto Me· notti Serrati, il quale, a proposito di una corrispondenza da Modena, apparsa sul foglio mussoliniano, scrive il trafiletto: Musso lini esalta i rrumiri. (In precedenza l'Avanti! aveva definito Mussolini «il duce dei futuristi interven tisti >>, << il nuovo predicatore », <<il Piero l'Eremita della crociata italiana >>, << il cavaliere senza macchia e quasi senza paura», << il diplomatico >>, mentre DALLA FONDAZIONE DE «IL POPOLO D'ITALIA», ECC. 3 la redazione de Il Popolo d'Italia era stata battezzata «il manicomio di Via Paolo da Cannobio ») . Assistiamo ad un reciproco scambio di accuse, di smentite e di ingiurie ( 155, 160, 163, 166, 174, 176, 183). La polemica ha una tregua il 7 febbraio (185) e si chiude, temporaneamente, il 22 (213). Il giorno prima si erano svolti in tutta Italia comizi interventisti e neutralisti (211, 219). A Milano, al teatro del popolo, avevano parlato - a favore della neutralità - i socialisti Carlo Azimonti, Genunzio Bentini, Bruno Buozzi, Emilio Caldara, Franco Mariani, Ettore Reina. A questi, sarebbe dovuto seguire il repubblicano Pietro Nenni, interventista; ma da un gruppo di dimostranti erano partite grida di protesta, cosicché il N enni non aveva potuto aprir bocca. In proposito, l'avvocato Libero Merlino, che avrebbe dovuto prendere la parola a nome degli anarchici contrari alla guerra, aveva mandato una lettera all'Avanti! ( 472). Questa lettera ha uno strascico poco noto durante il dibattimento Popolo d'Italia, Secolo-Licurgo Tioli (217, 472, 474). Il 24 febbraio, una commissione d'inchiesta sull'origine dei fondi de Il Po polo d'Italia - l'inchiesta fu voluta da Mussolini (111) - emette una rela zione ( 475). (Per maggiori particolari sulla questione dei fondi che permisero l'uscita de Il Popolo d'Italia, vedi i documentari dei volumi JX e XIII e gli articoli di Benito Mussolini espressamente citati nel volume XIII). Il 25 febbraio hanno luogo altri comizi. A Milano, durante una manife stazione pro intervento, al teatro lirico (220), avvengono disordini; a Reggio Emilia, nel corso di una conferenza dell' on. Cesare Battisti, scoppiano conflitti tra la forza pubblica e i neutralisti : si lamentano due morti e sei feriti. Il giorno dopo, il presidente del consiglio, on. Antonio Salandra, delibera che siano vietati tutti i comizi, sia pubblici che privati (222). AUDACIA! All'indomani della famosa riunione ecumenica di Bologna, nella quale - per dirla con una frase alquanto solenne - fui «bruciato », ma non «confutato », io posi a me stesso il quesito che oggi ho risolto creando questo giornale di idee e di battaglia. Io mi sono dimandato : debbo parlare o tacere? Conviene che mi ritiri sotto la tenda come un soldato stanco o deluso, o non è invece necessario che io riprenda - con un'altra arma - il mio posto di combattimento? Vivere o morire, sia pure inghirlandato di molti elogi .... postumi, alcuni dei quali avevano la deliziosa insincerità delle epigrafi pei defunti? Sicuro come sono che il tempo mi darà ragione e frantumerà il dogma stolto della neutralità assoluta, come ha spezzato molti altri non meno venerabili dogmi di tutte le chiese e di tutti i partiti, superbo di questa certezza ch'è in me, io potevo aspettare con coscienza tranquilla. Certo, il tempo è galan tuomo, ma qualche volta è necessario andargli incontro. In un'epoca di liquidazione generale come la presente, non solo i morti vanno in fretta come pretendeva il poeta, ma i vivi vanno ancor più in fretta dei morti. Attendere, può significare giungere in ritardo e trovarsi dinnanzi all'inesorabile fatto compiuto, che lamentazioni inutili non valgono a cancellare. Se si fosse trattato e si trattasse di una que stione di secondaria importanza, non avrei sentito il bisogno, meglio, il « dovere », di creare un giornale: ma, ora, checché si dica dai neutralisti del socialismo conservatore, una questione formidabile sta per essere ri solta : i destini del socialismo europeo sono in relazione strettissima coi possibili risultati di questa guerra; disinteressarsene significa staccarsi dalla storia e dalla vita, lavorare per la reazione e non per la Rivoluzione So ciale. Ah no! I socialisti rivoluzionari italiani - sian essi guidati dal raziocinio o sospinti da oscure, ma infallibili intuizioni sentimentali - sanno qual è il grido che conviene lanciare al proletariato italiano. La neutralità non può essere un dogma del socialismo. Esisterebbero dunque solo nel socialismo e per giunta, nel socialismo italiano, delle verità « assolute » che possono sfidare impunemente le ingiurie del tempo e le limitazioni dello spazio, come le verità indiscutibili e eterne della rivelazione divina? Ma la verità assoluta attorno alla quale non si può più discutere, che non si può più negare o rinnegare, è la verità morta;

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