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Opere Filosofiche PDF

739 Pages·2002·19.863 MB·Italian
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Friedrich Wilbelm Nietzsche E E OPERE FILOSOBICHE J fa F IS vt EA ‘A CURA DI SOSSIO GIAMETTA Volume primo La gaia scienza Idilli di Messina Così parlò Zarathustra UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE TORINESE CLASSICI DELLA FILOSOFIA COLLEZIONE FONDATA DA NICOLA ABBAGNANO DIRETTA DA TULLIO GREGORY CLASSICI STARS TE SIT 5 Cile Ux eS 2 9" , SI7 T, OPERE FILOSOFICHE di Friedrich Wilbelm Nietzsche A CURA DI SOSSIO GIAMETTA Volume primo La gaia scienza Idilli di Messina Così parlò Zarathustra I RUI ; y L d S e UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE TORINESE n é 3 5 Q VITO cSs N A GL O 2002 Unione Tipografico-Editrice Torinese corso Raffaello, 28 - 10125 Torino La traduzione di La gasa scienza e Idilli di Messina col re- lativo saggio introduttivo e la traduzione di Così partò Za- rathustra sono pubblicate su licenza della RCS Libri Sito Internet Utet: www.utet.com e-mail: [email protected] Fotocomposizione: Tangram - Rozzano (MI) Stampa: Officine Grafiche Editoriali Zeppegno - Torino ISBN 88-02-05830-X INTRODUZIONE IL POSTO DI NIETZSCHE NELLA STORIA DELLA FILOSOFIA 1. I posto di Nietzsche secondo Heidegger È opinione diffusa che Heidegger abbia avuto il merito di inserire Nietzsche nella storia della filosofia. Il che vuol dire che prima Nietzsche era considerato un pensatore anomalo, che non aveva le carte in regola per rientrarvi. Era, in effetti, considerato da alcuni piuttosto un poeta e profeta, da altri un moralista e psicologo, da altri ancora un pensatore politico e cri- tico della società o civiltà, o un filosofo dell’esistenza: l’una o l’altra cosa. Ma Franco Volpi, uno dei più autorevoli sostenitori della suddetta opinio- ne, stigmatizza come «riduttivo e insufficiente» ciascuno di questi modi di interpretare Nietzsche! . Nello stesso tempo, però, si preoccupa di chiarire che Heidegger fa i conti con Nietzsche e «con i pensatori per lui importan- ti della filosofia occidentale, [...] mirando non alla ricostruzione storiografi- ca della loro posizione, bensì a cogliere la logica interna dei problemi da es- si individuati e a sollecitame, secondo la loro stessa dinamica, una formulazione più radicale»” . In questo senso, aggiunge, dopo essersi occu- pato di «pensatori fondativi della tradizione filosofica — soprattutto Ari- stotele e Kant, ma anche Descartes e Leibniz — in un rapporto di appro- priazione che attraverso la distruzione mirava a una costruzione più radicale, quando matura l’idea che la metafisica può essere superata solo la- sciandola a se stessa, senza più voler cambiare niente di essa, Heidegger si rivolge soprattutto alle figure del compimento della metafisica: cioè Nietz- sche e i pensatori che rappresentano una alternativa alla metafisica, vuoi pre-metafisica (i Presocratici), vuoi post-metafisica (Hélderlin). L’emergere di Nietzsche come pensatore decisivo ha qui, dunque, una sua precisa ra- gione filosofica». Nietzsche, conclude Volpi, è (sempre secondo Heidegger) «colui che porta a compimento la tradizione metafisica iniziatasi con Plato- 1. Postfazione al Nietzsche di Martin Heidegger, a cura di Franco Volpi, Milano, Adelphi, 1994, p. 969. 2. Ibidem, p.9s1. 10 INTRODUZIONE ne in quanto, pur rovesciando il platonismo, cioè la dottrina dei due mondi, rimane entro l’orizzonte di pensiero che pretende di rovesciare, e per que- sto è definito come “il platonico più sfrenato della storia della metafisica occidentale” »?. Dunque l’interpretazione heideggeriana di Nietzsche è quella di un filo- sofo che non mira a stabilire la verità storica di Nietzsche, a ricostruime e chiarime la personalità e l’opera, ma a proseguirne il lavoro; cioè Heidegger «si sforza di leggere e illuminare il testo nietzscheano mediante le proprie intuizioni filosofiche», come si può dire generalizzando ciò che Volpi riferi- sce a due capitoli dello Zarathustra* . Ma così fanno appunto tutti i filosofi, che non sono meri interpreti dei loro predecessori. La preoccupazione di Heidegger per la «metafisica», da lui intesa con lo speciale accento sulla soggettività che essa riceve da Cartesio in poi, è un punto di vista personale ma certamente meritevole di vaglio, per il grandioso svolgimento che Hei- degger gli riserva. Ma la storia della metafisica, di questa heideggeriana e an- che di quella più generale tradizionale, per quanto importante, non si identi- fica con la storia della filosofia tout court ed è lungi dall’esaurirla. Perciò il posto di Nietzsche nella storia della filosofia può non essere e difatti non è quello di ultimo dei metafisici che gli assegna Heidegger, preoccupato com'è di superare tutta la metafisica precedente a quella che, nell’accezione tradi- zionale appunto, si può chiamare la sua stessa «metafisica dell’essere»?. 2. Il messaggio laico Qual è esso allora? Qui si potrebbe addirittura rispondere, anticipando il risultato finale: quello dell’antimetafisico più radicale, che non diventa affatto «il platonico più sfrenato». Perché Nietzsche rimase sempre, fondamental- mente, il moralista scevro di metafisica, quale risulta dalla lettera inviatagli il 27 marzo 1882 da Malwida von Meysenbug. In questa lettera la sua materna amica, presentandogli il suo nuovo «acquisto» Lou Salomé, dice: [...] mi sembra sia giunta nel pensiero filosofico agli stessi risultati cui è giunto 3. Ibidem, p. 952. 4. Ibidem, p.971. s. In un'intervista apparsa su «la Repubblica» del 1° agosto 2000, Roberto Calasso dice: «Heidegger ha ritagliato all’interno di Nietzsche una figura che si presenta come una sorta di fatalità del pensiero occidentale». L'intervistatore osserva: «E una grande operazione strategi- ca». E Calasso: «E l’unica che poteva permettere a Heidegger di presentare poi il proprio pen- siero come il primo addentrarsi nella radura che si apre al di là della metafisica. Prima però oc- correva catturare quell'altro evaso dal castello incantato della metafisica che era Nietzsche stesso. Occorreva catturarlo e installarlo poi, con tutti gli onori, come direttore della prigione. Un'operazione paradossale, anche geniale. Ma noi ormai dovremmo essere capaci di vederla anche nel suo aspetto di macchinazione teatrale [...]». INTRODUZIONE II Lei, cioè all’idealismo pratico, con l'eliminazione di ogni presupposto metafisico e di qualsiasi preoccupazione per la spiegazione dei problemi metafisici®. Nell’aforisma 16 del Viandante e la sua ombra Nietzsche aveva detto, infatti, che le «sicurezze sugli orizzonti estremi non sono affatto necessarie per vivere un'umanità piena e grande». E una conferma in questo senso è anche la dichiarazione contenuta in Ecce orzo, dunque alla fine della sua vita cosciente, nel capitolo Perché sono così accorto: «Dio», «immortalità dell'anima», «redenzione», « aldilà», sono tutti concetti ai quali non ho dedicato nessuna attenzione, neanche il mio tempo, neppure da fan- ciullo, — forse non sono mai stato abbastanza infantile per farlo? Vedremo che queste osservazioni non sono affatto casuali, ma circoscri- vono negativamente il suo grande ideale laico, ne indicano per così dire le ricadute negative. Come spesso un grande fiume, le cui acque finiscono col raccogliere anche melma e detriti, nasce da una piccola e pura sorgente, la partenza di Nietzsche era stata all'insegna del più schietto idealismo e delle più elemen- tari virtù umane, Nel Canto dei sepolcri, Nietzsche-Zarathustra piange il de- predamento della sua purezza e saggezza giovanile: Così parlò un giorno, all'ora buona, la mia purezza: «Tutti gli esseri devono es- sere per me divini». Allora mi assaliste con sporchi fantasmi; ah, dove volò mai quell’ora buona? «Tutti i gioni devono essere per me santi» — così parlò un giorno la saggezza della mia gioventù: in verità, il parlare di una saggezza gioconda! Si tratta di un motto di Emerson che Nietzsche aveva fatto suo. Esso fi- gurava in testa alla prima edizione (1882) della Gaia scienza: «Per il poeta e per il saggio tutte le cose sono affratellate e sacre, tutte le esperienze utili, tutti i giorni santi, tutti gli uomini divini». Ma già nella lettera all'amico Carl von Gersdorff del 15 aprile 1876, Nietzsche scriveva: [...] ho capito questo: l’unica cosa che persone di ogni genere davvero ricono- scono e davanti a cui si inchinano è l’azione ispirata a nobili sentimenti. Per nulla al mondo si deve scendere a compromessi! E nella lettera in pari data all’altro amico Heinrich Romundt scriveva: Da quando sono stato restituito a me stesso venero una sola cosa ogni giorno e ogni ora: l’affrancamento e l’insubordinazione morale, e odio ogni infiacchimento e scetticismo. Elevare se stessi e gli altri mediante il travaglio quotidiano, avendo da- vanti agli occhi l’idea della purezza, sempre come un excelsior — questa è la vita che desidero per me e per i miei amici. 6. C.P. Janz, Vita di Nietzsche, traduzione di Mario Carpitella, Bari, Laterza, vol. II, 1981, pp. 107 Sg.

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