c a T h e o l o g i ˜ news notiziario della pontificia facolt teologica della sardegna anno xxxi n.57 giugno 2014 Enzo Bianchi in Facoltà L’icona della Dormizione Intervista a p. Fabrizi pp. 1-2 pp. 6-7 pp. 12-13 Un dibattito sul Intervista a Vittorio PFTS University Press, giornalismo p. 3 Montis pp. 8-9 le ultime uscite pp. 13-14 Il teologo Lafont in Aula L’ultimo libro di magna Dionigi Spanu La grande bellezza di pp. 4-5 pp. 10-11 Sorrentino p. 15 A meno di un anno di distanza dal- la sua ultima visita alla Facoltà “Il perdono di Dio Teologica di Cagliari, Enzo Bianchi è tornato lunedì 31 mar- zo 2014 in tarda serata, in un’aula magna è l’idea centrale di Francesco” con quasi 400 persone, molte delle quali sono dovute restare in piedi. Un richiamo forte, dunque, quello esercitato dal priore Enzo Bianchi ha commentato la Evangelii Gaudium della Comunità monastica di Bose, non- alla Facoltà Teologica ché pubblicista e commentatore religio- so noto al grande pubblico. L’occasione di questo secondo incontro a Cagliari è approfonditi molti temi. Qualcuno dice uomini e donne possano avere una gran- stata un invito rivolto a Bianchi dall’arci- che questa lettera è troppo complessa, de speranza: possano andare di inizio in vescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, ma se si vuole che vi sia un soffio nuovo inizio. Il testo ci mostra un Papa vero ‘ser- a commentare l’esortazione apostolica nella Chiesa era necessario un testo così vitore della gioia dei credenti’ come dice di Papa Francesco, intitolata “Evangelii lungo.” Bianchi sottolinea la difficoltà di San Paolo”. Gaudium”, e promulgata il 24 novembre commentare un testo simile e fa osser- Un testo che spazia, dunque, ma pone 2013. vare come il linguaggio stesso della let- anche dei limiti come tiene a precisa- Dopo un’iniziale dichiarazione di tera sia proprio quello di Papa Francesco re il relatore: la Evangelii Gaudium non amore speciale per la Sardegna (“Vengo (“eravamo abituati a un altro stile, spesso ambisce a dire tutto, a essere esaustiva. qui ogni estate, da 40 anni, le mie po- erano i teologi a scrivere queste lettere, Curiosamente, osserva Bianchi, “cosa che vacanze le passo sempre e solo in con l’approvazione del Pontefice e dopo mai fatta prima, per l’elementare princi- Sardegna”), Enzo Bianchi ha svelato lunga meditazione”): “Ora abbiamo da- pio ubi maior minor cessat”, il Papa “mo- diversi retroscena relativi a questa let- vanti un nuovo genere di magistero pon- stra di non volersi sostituire ai vescovi. tera del Papa: “È giunta dopo il sinodo tificio di cui dobbiamo prendere atto. La Infatti, cita gli episcopati, ne cita ben sull’evangelizzazione e, come è prassi undici, e questo è un fatto nuovo”. Una consueta, avrebbe dovuto fornire il testo importante conferma, commenta il prio- con cui il Papa dà seguito alle indicazioni “Questa lettera vuole che uomini re di Bose, e insieme una prova pratica di del Sinodo”. “Ma – rivela Bianchi – nono- e donne possano avere due principi che colui che da subito si è stante Papa Francesco l’abbia chiamata una grande speranza: possano presentato come “Vescovo di Roma” vuo- ‘Esortazione post-sinodale’ in questa let- andare di inizio in inizio” le affermare: la sinodalità (letteralmente: tera c’è poco del lavoro che avevamo fatto “fare strada insieme”) e la sussidiarietà (anche io ero presente) nelle commissioni (“tradotto semplicemente: tutto ciò che sinodali”. Il Papa, insomma, ha preso una Evangelii Gaudium è una lettera che viene può essere eseguito dall’inferiore, il supe- via sua. “E per fortuna!”, ha commentato dal cuore di un Pastore”. Prima di analiz- riore lo lascia fare”). il priore di Bose, “perché in quel sinodo zarne alcuni passaggi, Enzo Bianchi met- Enzo Bianchi prosegue toccando diver- – e mi ci metto in mezzo – avevamo lavo- te in evidenza il tema centrale che ricorre si punti, dal primo, e significativamente rato male”. in tutti i capitoli: “È la misericordia, il per- primo, relativo alla conversione del papa- “È un testo lungo e complesso – ha dono di Dio. Non è solo l’idea di base di to (“la Fede non cambia, ma le forme del proseguito –, impegnativo da leggere e questo testo ma anche quella generale di papato sì”) al ruolo delle donne, ovvero ancor più da commentare, in cui sono Papa Francesco. Questa lettera vuole che la metà della Chiesa (“a parte la questio- theologi-ca news n. 57 giugno 2014 Un monastero per i laici L a comunità monastica di Bose è i monaci. C’è un orto, un frutteto , una una comunità di uomini e donne cucina nella quale si producono ottime che in fraternità cercano di vivere il marmellate che vengono poi vendute, Vangelo. Sorta nel 1965 a opera di Enzo un laboratorio nel quale si fanno le ti- Bianchi, priore della comunità, può esse- sane, un forno per il pane, una falegna- re definita frutto del fermento spirituale meria, il laboratorio delle ceramiche, del Concilio Vaticano II. delle icone, delle candele, la casa edi- I monaci di Bose sono uomini e don- trice e così via. Ogni monaco si occupa ne, semplici laici, che cercano di vivere il di un aspetto della vita fraterna e nulla Vangelo secondo la spiritualità monasti- viene lasciato al caso. Occupa grandis- ca lavorando, pregando, vivendo insieme sima importanza nella vita dei monaci Il relatore e praticando l’ospitalità. di Bose l’ospitalità. Ogni anno passano Enzo Bianchi è nato a Castel Boglione La comunità sorge a Bose, frazione per il monastero centinaia di migliaia di (AT) in Monferrato il 3 marzo 1943. Nel del comune di Magnano (BI) e prende persone uomini e donne spinti da moti- 1968 ha fondato ed è a tutt’oggi priore il nome da qui. Il monastero, per que- vazioni diverse. della Comunità monastica di Bose, in sta ragione, non si presenta come una Spesso l’ospitalità è molto attiva in Piemonte, la quale conta un’ottantina grande costruzione massiccia e unitaria occasioni speciali come convegni, confe- di membri tra fratelli e sorelle di cin- tipica del monachesimo occidentale, ma renze, seminari o settimane bibliche. C’è que diverse nazionalità ed è presente, appare bensì come un villaggio con case una grandissima attenzione per la cultu- oltre che a Bose, anche a Gerusalemme dislocate in più punti della valle adibite ra. C’è poi una grande attenzione per i (Israele), Ostuni (BR), Assisi (PG) e a diverse funzioni: i locali dell’accoglien- giovani che specialmente d’estate trova- Cellole-San Gimignano (SI). Nel 1983 ha za, la Chiesa, la foresteria, la zona delle no un luogo dove fare esperienza di vita fondato la casa editrice Edizioni Qiqajon case dove stanno le donne, la zona degli cristiana al confronto con i monaci e con che pubblica testi di spiritualità biblica, uomini, le case dell’ospitalità sparse per altri coetanei. Del resto lo stile dell’ospi- patristica, liturgica e monastica. È inol- la valle, i capannoni dove si trovano i la- talità è sobrio e accogliente. C’è posto tre membro del Consiglio del Comitato boratori e così via. per tutti e ciascuno nel rispetto degli spa- cattolico per la collaborazione culturale La vita dei monaci di Bose è una vita zi e delle persone può trovare veramente con le Chiese ortodosse e orientali del semplice fatta di preghiera e lavoro. I la- un luogo dove fare il punto della propria Pontificio Consiglio per la promozione vori presenti all’interno del monastero esperienza cristiana e della propria vita. dell’unità dei cristiani. sono numerosi e vedono impegnati tutti Nicola Garau y Sotto: un’immagine del Monastero di Bose segue dalla prima ne dell’Ordine, questione complessa che te la questione del divorzio, Bianchi ha le ti al Vangelo. Qui si vede tutta la passione riguarda tutte le Chiese e che non è ades- idee chiare: “La dottrina non può essere di Papa Francesco. so in discussione, io mi domando: ‘Ma cambiata. Ma una cosa dobbiamo dirla: “C’era grande attesa nella Chiesa – ha perché le donne non possono prendere una volta che la legge è infranta può re- concluso Enzo Bianchi – e con l’elezione parte ai processi decisionali?’”); e ancora gnare solo la misericordia di Dio, non la di Papa Francesco è davvero arrivata la a quella che lui chiama la “gerarchia delle condanna e il giudizio degli uomini”. primavera. Oggi nella Chiesa, credetemi, verità” – il fatto che vi siano verità più im- La chiusura del discorso è tutta per molte cose sono cambiate: c’è più libertà, portanti di altre – e che aiuta a non con- Papa Francesco, tra pareri personali, c’è meno paura. Prima c’era un clima da fondere le ‘tradizioni’ con la ‘Tradizione’ aneddoti e anche battute di spirito, come Chiesa depressa. E tuttavia, dirò una cosa con la ‘t’ maiuscola”. “Torniamo alle ge- è nello stile del relatore. Ma al di là tutto, che sembrerà contraddire tutto quello rarchie della verità – ha spiegato – e so- il senso generale di questa esortazione che ho detto fin qui, se davvero doves- prattutto all’Essenziale; spesso pensiamo apostolica viene ricordato una volta di simo arrivare a una Chiesa più aderente che alcune cose siano essenziali, ma non più: “È un invito alla creatività e al corag- al Vangelo non scordiamo che questo si- lo sono. Come Chiesa dobbiamo abituar- gio. Il Papa vuole che noi possiamo esse- gnificherebbe seguire Gesù sulla Croce. Il ci a perdere i pesi inutili.” re davvero gente senza timore, cristiani cammino del cristiano tanto più è auten- Sul riformismo nella Chiesa, e su tut- coraggiosi perché sanno di essere ancora- tico, tanto meno è facile.” (red) n. 57 giugno 2014 theologi-ca news la tavola rotonda “Né schiavo né padrone” Il giornalismo nell’analisi di Francesco Occhetta S.I., redattore della “Civiltà Cattolica” È stata l’informazione e il suo rapporto con la demo- crazia (“Quale giornalismo per rifonda- tava, in effetti, il re la democrazia?”) il tema di una tavola segno più tangibile. rotonda che si è tenuta nell’aula magna Si è cercato, dunque, di definire della Facoltà, giovedì 6 febbraio 2014, il giornalismo, nei suoi fondamenti. ognuno è chiamato a organizzata dall’UCSI (Unione Cattolica “Sorvegliare il potere”, ha detto il presi- compiere una sua propria ‘die- Stampa Italiana) e dalla Facoltà Teologica de della Facoltà, padre Maurizio Teani, ta mediatica’”. Infine, un cenno ai social della Sardegna. Il giornalismo, dunque, nel suo saluto iniziale, “ma anche l’etica: network: “La comunicazione contempo- in tutte le sue sfaccettature: il senso del- guardare ai valori di riferimento”. In tut- ranea ha cambiato un dato antropologi- la comunicazione delle notizie, il ruolo to ciò, si è discusso del pericolo e dell’am- co: nell’era di Internet c’è un ‘prima’ e un dei giornali e la politica, e il valore della biguità di Internet, nei primi interventi di ‘dopo’. C’è un messaggio in ricezione ma democrazia. Relatore e protagonista di Peretti e Birocchi: “Il giornalismo si deve c’è anche una risposta a quel messaggio. Gli adolescenti non hanno più pazienza di leggere e basta: devono interagire, per “Giornalismo e democrazia sono come due vasi comunicanti: esempio con la modalità delle chat”. In conclusione, padre Occhetta ha cita- dei beni fragili come cristalli. to tre principi-guida, peraltro sanciti dalla E i principi della Costituzione devono essere il faro” Corte di Cassazione, per il giornalismo: l’utilità sociale di ciò che si scrive; la verità questo incontro è stato padre Francesco caratterizzare per la capacità di ‘certifica- oggettiva dei fatti esposti; e la forma civi- Occhetta, gesuita, da pochi anni redat- re’ le notizie. Bisogna convincere i lettori le di questa esposizione dei fatti. tore della Civiltà Cattolica e consulente che si tratta di notizie vere”, ha detto il “Le parole – ha concluso padre nazionale dell’UCSI. Insieme a lui, sul- primo. “Per questo un titolo ufficialmen- Occhetta – possono far morire. Ma pos- la cattedra dell’aula magna, c’erano tre te riconosciuto è particolarmente oppor- sono anche far nascere o risorgere”. (red) rappresentanti del giornalismo isolano: tuno. A questo serve l’Ordine: a garantire Filippo Peretti, presidente dell’Ordine l’autonomia dei giornalisti”, ha aggiunto y Francesco Occhetta dei giornalisti della Sardegna, Mario il secondo. Girau, presidente dell’UCSI Sardegna, e “Il giornalismo non deve essere né Francesco Birocchi, presidente dell’Asso- schiavo né padrone” ha detto Francesco ciazione Stampa Sarda. Proprio quest’ul- Occhetta all’inizio del suo interven- timo ha fatto osservare come l’avvento to. “Giornalismo e democrazia sono di Occhetta nel’UCSI “abbia portato una come due vasi comunicanti: dei beni ventata d’aria fresca, invogliando anche fragili come cristalli. E i principi della quelli più anziani come noi a dare di più”. Costituzione devono essere il faro”. E Se si eccettua un comunicato dei gior- ancora: “È proprio dell’informazione il nalisti dell’emittente televisiva “Sardegna dovere di essere memoria storica, altri- 1”, impegnati da mesi in una difficile ver- menti i partiti ripetono gli stessi errori tenza con il proprio editore e ai quali l’UC- e le persone non si ricordano più”. Ma il SI ha dato il suo sostegno, in questa tavola tema centrale, soprattutto in tempi come rotonda si è parlato, più che di attualità quelli odierni dove c’è una overdose di o di situazioni specifiche, di definizioni notizie e di informazione, è quello della fondamentali riguardanti la professione credibilità. “Giornalisti diversi – ha detto giornalistica e il suo rapporto con l’idea Occhetta – scrivono una stessa cosa: una di democrazia. Quasi uno sguardo gene- arriva e l’altra no. Perché? Questo dipen- rale, che riparte da zero; quasi che l’in- de dalla coerenza e, se mi consentite il formazione stessa abbia bisogno di ridefi- termine, dalla ‘vita spirituale’ di chi scri- nirsi in una società che è molto cambiata ve. Me ne accorgo personalmente, in vir- rispetto anche solo a 20 o 30 anni fa. E di tù dell’esperienza nella rivista in cui lavo- questo cambiamento – economico, strut- ro, La Civiltà Cattolica: le notizie cambia- turale, oltre che tecnologico – la protesta no per la forza e per la credibilità di chi le dei giornalisti di “Sardegna 1” rappresen- dà. Oggi abbiamo una miriade di fonti: e theologi-ca news n. 57 giugno 2014 La Bibbia in un’ottica simbolica Il teologo Ghislain Lafont ha proposto una lettura della Genesi per il mondo contemporaneo di Silvia Caredda “C he cosa possiamo sperare? Ov- vero come ‘pensare’ e ‘dire’ oggi Dio e l’uomo?” è il titolo della conferenza che il 17 marzo 2014 il teologo francese Ghislain Lafont ha te- nuto nell’Aula Magna della Facoltà Teo- logica della Sardegna. Monaco benedet- tino dell’Abbazia di La Pierre-qui-Vire in Borgogna, ha svolto attività accademica in Francia e anche a Roma, alla Pontifi- cia Università Gregoriana e all’Ateneo Sant’Anselmo. Autore di numerosi testi di teologia, Lafont ha percorso un cam- po di studi molto vasto che va dalla te- ologia sistematica (ricordiamo il volume “Storia teologica della Chiesa”) agli inte- ressi scritturistici, agli studi sul pensiero di Tommaso D’Aquino e sui sacramenti (con il volume “Eucaristia. Il pasto e la pa- y Da sinistra: prof. Stefano Biancu, rola”). Ma i suoi interessi principali verto- zazione diversa nella Chiesa. Chiudere il prof. Ghislain Lafont , prof. Giacomo Rossi no sulle tematiche riguardanti il rapporto periodo del logico non è una condanna: tra Chiesa e mondo contemporaneo, e in quel modo di fare Chiesa e quindi teo- Bisogna dire che il simbolico non è particolare si interroga su quale teologia logia ha dato dei frutti, ma, dice Lafont, un linguaggio nuovo, una scoperta nella si possa fare in un mondo globalizzato in “ora abbiamo bisogno di altri parametri cultura moderna: appartiene al modo di continuo mutamento. per fare teologia e fare umanità”. rappresentare il mondo da sempre. Già Spiegando egli stesso di preferire un Il teologo francese insiste, dunque, nel libro di Genesi si parla di cose essen- linguaggio non accademico, per consenti- sulla necessità di passare al “simbolico”, e ziali in modo simbolico. In queste pagine re un’esperienza teologica che possa esse- ci sono tracce di questa esigenza nel pen- Dio non è una “questione”, un concetto re fruita in modo familiare e colloquiale, siero filosofico del secolo scorso. Ricoeur astratto su cui discutere, è una realtà con Lafont ha posto una premessa: “Viviamo nel libro “Tempo e racconto” ritiene che cui entrare in rapporto. In Genesi cioè si in un momento della storia veramente vi siano elementi che non sono in rilievo focalizza ciò che Dio è per noi. difficile, che si protrae dalla Prima guerra nell’ordine del logico. Il Vangelo stesso è Il primo “simbolo” è Dio che crea mondiale fino alla crisi attuale. In questo orientato verso il logico e non il simboli- l’uomo a sua immagine, come maschio tempo, che cosa possiamo sperare?”. co, come invece fa il rito. Infatti, agli inizi e femmina. Non esiste un uomo singolo, Lafont, riprendendo la quarta di coper- del Cristianesimo il problema teologico ma Dio ha creato l’uomo come dualità, tina di un suo libro spiega il suo pensie- che si poneva era di come “dire” Gesù cioè nel modo della reciprocità: i primi ro: “Oggi muore una civiltà fondata sul Cristo nel contesto ebraico, in cui Dio è rapporti che l’uomo ha avuto sono stati interpersonali. Questo implica rapporti emozionali, di riconoscenza, di gioia. Il “Viviamo in un momento della storia veramente difficile, paradigma del pensiero con cui intende- che si protrae dalla Prima guerra mondiale fino alla crisi attuale. re l’identità “uomo” è la reciprocità di In questo tempo, che cosa possiamo sperare?” maschio-femmina. Sempre svolgendo il racconto di primato del ‘logico’ […] l’epoca attuale l’Uno e l’Unico. Dire che Gesù Cristo, il Genesi, quando viene creata la donna, ci invita a reintrodurre il simbolico”. In Figlio di Dio è Uno col Padre: come affer- l’uomo si rivolge a lei chiamandola isha, quest’ottica Lafont propone di trovare la mare la sua divinità, l’umanità, il volere tratta dall’ish, che è l’uomo. L’uomo speranza nell’introdurre il simbolico nella come uomo e come Dio? Quali termini e dunque dice il suo nome ish solo quan- nostra società attuale come dimensione quali categorie di pensiero a cui riferirsi? do chiama la donna dandole il suo stesso più umana del vivere. La teologia ha dovuto sviluppare un nome, cioè l’uomo riconosce se stesso, Ma che cosa è il simbolico, e perché apparato logico, recuperandolo dalla cul- si identifica a partire dal momento in cui contrapporlo (quasi, si direbbe) al lo- tura greca, ma ormai ai nostri giorni, insi- nomina la isha. gico? Quale valore può avere nella no- ste Lafont, “abbiamo acquisito questi dati Ecco i tratti principali: reciprocità e re- stra esistenza, e nella nostra modalità di che chiariscono l’identità di Gesù Cristo lazione si inscrivono nel simbolico, nella conoscenza? e della fede in maniera adeguata alla no- nominazione e nell’invocazione, che ma- Si parla di un periodo del “logico”, nel stra comprensione”. Ora, per il teologo nifesta in rapporto interpersonale. Ora, pensiero occidentale delle origini, di un francese, è necessario passare ad un altro questi aspetti del brano di Genesi che oggi primato del logico durato per secoli e della ordine di idee e di concetti, recuperare il sono ben noti nella teologia, non erano sua conclusione: nella Chiesa esso è termi- Simbolo come valore e come mezzo per posti in rilievo dai Padri della Chiesa, nato, dice Lafont, con l’inizio del Concilio produrre una cultura e quindi una civiltà che invece avevano chiaro il concetto del Vaticano II, che fa tesoro dei valori positi- diversa, che risponda alle esigenze della peccato. Questo perché l’interpretazione vi del periodo precedente, per una realiz- vita attuale. nella Chiesa è un cammino che si svilup- n. 57 giugno 2014 theologi-ca news pa e si approfondisce nel tempo. Il sim- cisione fondamentale sull’identità di Dio. altrimenti il mondo non esisterebbe più”. bolico recupera il primato delle relazioni, Con la risposta dell’uomo, scaturita “Sperare significa che questo bene cre- delle emozioni, la stessa relazione sessua- dall’interdetto, nasce qualcosa di nuovo: scerà a condizione che ci siano persone le è vista nello sguardo dei corpi che si si pone l’Alleanza, cioè l’inter-relazione, o gruppi di persone che rispondono sì”. comunicano e si uniscono. “relazione tra”. Alleanza significa: dico a E Cristo è il simbolico perfetto, che rea- In un contesto relazionale scaturisce Dio “ti voglio bene” anche quando non lizza questa risposta e acconsente all’Alle- un’etica che crea un ambiente di rispetto capisco le sue parole! Questo atto è sim- anza: questo simbolo si realizza in modo reciproco, che fa nascere l’esigenza di ri- bolico: ascolto e risposta. Anche il sacrifi- eminente nell’Eucaristia. La sua morte, conoscenza, “primo gradino del pensiero cio è nell’ordine del simbolico. Non è of- immersa nelle tenebre e nella distruzio- morale in ogni tempo”. frire qualcosa di straordinario, è accettare ne di tutto, propone un altro ordine di Dalla nominazione della isha/donna di ascoltare, acconsentire, nonostante le vita: rimane solo Gesù che mentre muo- si passa all’“oggettivo”, alla conoscenza: ferite della parola. Ogni parola produce re dice “Padre nelle tue mani consegno il la relazione implica questo passaggio una ferita, ci fa uscire da noi stessi per mio spirito”. È la risposta positiva. Dio in alla definizione. Il posto del logico quindi è dentro il simbolico, e il simbolico gene- ra una prassi, da cui nasce la conoscenza “Sperare significa che il bene crescerà a condizione logica. Nei primi capitoli di Genesi si indi- che ci siano persone o gruppi di persone che rispondono sì” viduano gli elementi fondamentali della civiltà, ovvero come si è costituita l’uma- nità: famiglia e lavoro sono i pilastri na- andare verso l’altro, dall’io al noi. Questo modo imprevedibile ha scelto il popolo turali, su cui ruota la comunicazione che è permesso dal sacrificio, che passa attra- ebraico, fatto di gente povera, anche liti- nasce dalla relazione. Essi si identificano verso la rottura. giosa, e poi ha scelto Gesù, uomo umi- con l’invito di Dio alla fecondità, “cre- Il movimento “domanda-ascolto-ri- le, semplice falegname che muore come scete e moltiplicatevi”, e con il compito sposta-acconsentire-dissentire”: questo è un comune schiavo dell’Impero romano. del “lavoro”. Il lavoro pone la relazione il mondo del simbolico, che genera la rela- Ma quando Gesù muore, dal suo cuore maschio/femmina di fronte alla terra. zione “noi” a partire dal sacrificio dell’io. squarciato si versa lo Spirito che vera- L’intervento su di essa è sancito di nuovo A questo punto, tornando a Genesi, os- mente soffia sul mondo intero. nel rispetto verso di essa, nella reciprocità serva Lafont, appare il “diabolico”, cioè Ecco cos’è la speranza: “Questo svi- e nella riconoscenza. la separazione. La tentazione è necessaria luppo, strano, penoso, difficile, del bene, Ma in quest’ordine del mondo, dov’è per capire cosa è il diabolico: cerca sem- prosegue nel mondo, anche se non fa ru- Dio? “Dio interviene come Creatore”, pre di isolare l’Io o il Noi, nell’afferma- more”.Questa speranza passa per il sim- dice Lafont. “Crea l’uomo, gli parla, ma zione di se stesso e del piccolo gruppo. bolico, perché è il piano che apre all’altro, l’uomo non risponde a Dio: in questo pia- L’isolamento provoca paura, allontana- facendo dei diversi “io” un “noi” non con- no naturale Dio non è oggetto di venera- mento da Dio, rottura dell’equilibrio del fuso, ma qualificato: il simbolico, infatti, zione. Lo diventa solo in Gn 2,16 quan- paradiso: nessuno si prende la responsa- per Lafont, tiene conto della relazione e do comanda all’uomo di non mangiare bilità, entrambi si giustificano accusando salva la differenza. l’altro, la donna non è più tale ma diventa Il primato del logico, su cui ha vissuto oggetto (“essa”). Entra la Morte: simboli- l’esperienza teologica passata, ci ha aiuta- “Un certo modo di fare Chiesa e co del perverso, si creano idoli per com- to a comprendere i dati della natura divi- quindi teologia ha dato dei frutti, pensare la perdita. na, mentre il simbolico è la vita trinitaria ma ora abbiamo bisogno In questo contesto, Genesi dice che il stessa: come ha spiegato Lafont, è “ascol- di altri parametri per fare teologia mondo è sotto l’influsso di Dio: l’uomo to-risposta-sacrificio”. Per questo la prassi e fare umanità” che ha mangiato il frutto proibito non deve precedere la gnosi. Il primo passo lo muore, Dio continua a parlargli, quindi fa l’ordine del Simbolo: al suo interno si l’uomo è in grado di rispondere. Tutta trova il Logico che non va separato, ma dell’albero della conoscenza del bene e la Bibbia è la storia della parola di Dio e deve trovare il suo vero posto. del male”. È un interdetto negativo: per la risposta dell’uomo. Ma nel mondo vi “Riusciremo ad arrivare ad una nuo- quale ragione Dio ha creato qualcosa che è anche l’influsso del diabolico. Il mon- va civiltà simbolica?” si chiede Lafont a poi nega all’uomo? Non dovrebbe essere do attuale va ancora visto alla luce della conclusione del suo intervento. È questa, un Dio buono, che fa tutto bene? Allora Parola di Dio, espressa in vari modi, a cui dice, la solida base della speranza: che an- perché questa negazione? Non è giusti- l’uomo risponde. che Dio desidera che noi uomini “nello ficabile. È il serpente che fa sorgere la Allora che cosa è la speranza? È la sco- Spirito Santo, per mezzo di Cristo abbia- domanda, attraverso la tentazione: Dio è perta che il bene, ovvero l’influsso di Dio, mo accesso al Padre e siamo resi partecipi buono o cattivo? Il comandamento di Dio è più grande del male, dice Lafont, “per la della natura divina” (cfr DV 2). esige che l’uomo prenda posizione, la de- semplice constatazione, non banale, che theologi-ca news n. 57 giugno 2014 l’icona “D ormitio Virginis” è il nome con cui la Chiesa orientale designa il tran- situs (morte di Maria Vergine). Nella tradizione bizantina la fe- sta della dormizione della Madre di Dio è il sigillo che chiude l’anno liturgico, così come la Natività è l’inizio. La festa si ce- lebra, anche nella Chiesa ortodossa, il 15 agosto. Il “transito” della Madre di Dio diventa quasi una liturgia che raduna il cielo e la terra, liturgia manifestata nell’icona della festa dove tutti si affrettano verso il monte di Sion al centro della divina potenza, per prestare doverosamente il loro servizio alla sepoltura. La folla dei teologi venuti dai confini della terra, la moltitudine de- gli angeli dall’alto, la presenza degli apo- stoli, miracolosamente convenuti, e Gesù Cristo che affida l’anima della Madre agli angeli: è questa la scena preferita dell’arte bizantina. Al centro della composizione Maria, sdraiata, riposa su un lettino mortuario che occupa il piano orizzontale della com- posizione; la figura di Cristo, in piedi, for- ma una croce con il corpo sdraiato della Vergine; gli apostoli sono riuniti intorno alla spoglia mortale. A loro si aggiungono quattro figure femminili che rappresenta- no le vergini di Gerusalemme. Nel cielo si vedono gli apostoli condotti sulle nubi dagli angeli per assistere al passaggio di Maria in cielo e per essere così testimoni La Dormizione della della Gloria. Inoltre sulle icone della dormizione figurano anche due o quattro vescovi. Madre di Dio (Koimesis o Essi sono: Dionigi l’Areopagita, Ieroteo vescovo di Atene, Timoteo vescovo di Efeso e Giacomo il primo patriarca di Dormitio Virginis) Gerusalemme. Talvolta al posto dei ve- scovi sono presenti altri teologi della dormizione. L’icona è il riflesso del mistero della di Gianni Di Stefano Fede: non è sottomessa alle leggi della terra ma appartiene già al mondo celeste, leggi della natura come il Figlio, che ac- risurrezione dell’umanità nel momento all’eternità. Le scene non seguono un or- cettò di morire sulla croce per salvare il del giudizio finale. dine cronologico, ma fanno parte dell’in- mondo. La morte della Madre di Dio non Nei Vangeli apocrifi leggiamo: “Nelle sieme del Mistero e rivelano le sue dimen- è soltanto la fine della sua esistenza ter- tue mani, o figlio mio, consegno il mio spirito, sioni spirituali. Così gli apostoli appaiono rena, il momento della separazione del- accogli la mia anima a te cara, che hai conser- per l’ultima volta attorno alla Madre di la sua anima dal corpo, ma rappresenta vato irreprensibile, a te e non alla terra affido il culmine di una vita consacrata a Dio. il mio corpo, custodiscilo intatto tu che ti sei Per questo, Maria non subisce la morte degnato di abitarlo e, nascendo, l’hai conser- Il “transito” della Madre di Dio ma rimette la sua anima tra le mani del vato vergine. Mi sento attratta verso di te, che diventa quasi una liturgia che Figlio, come il Figlio la rimise nelle mani sei disceso in me cancellando ogni distanza. raduna il cielo e la terra del Padre. Consola tu stesso della mia dipartita i miei fi- Dietro il corpo della Madre distesa sul gli amatissimi, che ti sei degnato di chiamare Dio, i loro volti e i loro gesti esprimono letto appare il Figlio rivestito di luce, il fratelli”. Poi, elevate le mani, com’è natu- una profonda tristezza perché hanno per- suo volto non esprime la gioia e la tene- rale, benedice i presenti. Dopo si odono so colei che era anche la loro Madre. rezza per la Madre, ma la forza e la deter- le parole di Gesù: “Vieni al riparo, Madre Sull’icona, la Madre di Dio giace su un minazione. Qui appare il Risorto: il vinci- mia benedetta, alzati, vieni mia diletta”. letto riccamente ornato; i suoi occhi sono tore della morte. La dormizione si mani- Udito ciò, Maria affida il proprio spirito chiusi, una mano riposa sul cuore l’altra festa così come un prolungamento della nelle mani del Figlio. è stesa sul fianco. Maria si sottomette alle Resurrezione, ed è già un annuncio della E che cosa succede? Alcuni angeli fan- n. 57 giugno 2014 theologi-ca news no da scorta all’anima dell’Immacolata, accompagnandola mentre sale in cielo; altri attorniano il corpo giacente inerme sulla lettiga celebrando con canti angelici la Madre di Dio; quelli che stanno vici- no al corpo l’abbracciano e si accostano al corpo tutto sacro e venerabile, a quel contatto si sentono ricolmi di santità e benedizione. Canti funebri si innalzano verso il cielo. In primo piano sull’icona, davanti al fe- retro della Vergine si nota un personaggio a) che alza le braccia per toccare quest’ul- timo. Si tratta di un sacerdote ebreo di nome Gefonia che con grande ira si sca- glia contro il lettuccio con l’intenzione di rovesciarlo afferrandolo laddove era “Nelle tue mani, o Figlio mio, consegno il mio spirito, accogli la mia anima a te cara, che hai conservato irreprensibile, a te e non alla terra affido il mio corpo, custodiscilo intatto tu che ti sei degnato di abitarlo e, nascendo, l’hai conservato vergine” deposta la palma. Ma in quell’istante l’Ar- cangelo Michele gli recide le mani lascian- dole sospese alla lettiga. Alcune redazioni letterarie parlano di una palma luminosa b) con la quale furono operate delle conver- sioni tra gli ebrei, altre redazioni come quella del cod. vat. greco 1982 parlano del “segno della vittoria”. Sulla parte superiore dell’icona si scor- ge la Madre di Dio in un’aureola, portata su in cielo da due angeli; l’aureola è sui toni blu e verde, e comporta tre cerchi come l’aureola di Cristo nella trasfigura- zione, simbolo di divinità e delle tre per- sone della Trinità. Artisticamente chi inventò per la prima volta il tipo della Koimesis (cioè l’assopi- c) mento che precede la morte) non fece molta fatica: aveva modelli simili nell’arte classica. Per Maria giacente nel letto, l’ar- tista poteva vedere tante rappresentazio- ni di morti sui sarcofagi. In tali sarcofagi venivano rappresentati i familiari riuniti che piangevano, quindi l’artista non fa altro che sostituire ai familiari gli aposto- li. Per Gesù che tiene l’anima come una bambina in fasce troviamo degli esempi ben noti: fra questi la statua di un gio- vane che regge l’anima sotto forma di bambina aureolata e vestita di tunica. La rappresentazione di Cristo giovane era un’idea comune. Altri motivi l’artista li ha tratti dall’arte bizantina contemporanea: ad esempio le mani coperte degli angeli y In alto: l’icona della Dormizione con Assunzione per non toccare l’anima di Maria. La rap- della Vergine (XV sec., Mosca, Galleria Tret’jakov, presentazione della Dormizione, ancora pittura su tavola); diffusissima nella decorazione scultorea in colonna: delle cattedrali gotiche, venne poi sosti- a) l’assunzione della Vergine; tuita nel Rinascimento, quasi ovunque, b) il volto della Vergine; dall’Assunzione. c) Gefonia con le mani mozzate; d) le vergini di Gerusalemme. d) theologi-ca news n. 57 giugno 2014 l’intervista Il musicista a servizio della parrocchia L’esperienza di Vittorio Montis: dal Conservatorio all’animazione liturgica a Flumini È stato docente di composizione al addetti ai lavori, poco adatti alla gran- Conservatorio di Cagliari per trent’anni, con de massa, mentre sentivo, fortissimo, una attenzione specifica alla ricerca moder- il desiderio di rendermi utile alla gente na. Vittorio Montis, 82 anni, nativo di Turri, comune, di offrire me stesso ai bambi- quando è andato in pensione ha sentito il ni, ai deboli, ai sofferenti. Le occasioni si desiderio di uscire da una dimensione acca- sono presentate potendo suonare per il demica e ritrovare la dimensione popolare servizio liturgico a Selargius (salesiani), a della musica. Oltre alle composizioni musica- Cagliari alla basilica di Bonaria, all’Onco- li per specialisti, ha pubblicato con Bachisio logico per i sofferenti, ma quella più im- Bandinu un libro sulla musica dei balli sardi. portante l’ho avuta potendo suonare, sia- mo alla fine del 2006, come organista per Come è arrivato a interessarsi della il servizio liturgico, nella chiesa di Santa composizione musicale in campo reli- Maria degli Angeli a Flumini.” gioso e come la sua precedente specia- Quest’ultimo fatto conferma una lizzazione accademica è presente in un costante nella storia della musica, cioè repertorio di per sé “popolare”? che i compositori hanno creato le loro “Terminato (fine 1999, n.d.r.) il mio opere non in astratto, ma stimolati da trentennale percorso come docente circostanze ben concrete di commit- di Composizione nel Conservatorio di tenza o di coinvolgimento in situazioni Cagliari ho riflettuto profondamente sul vitali. Come è iniziata la sua collabora- senso della mia vita e ho sentito il forte zione con la parrocchia di S. Maria de- desiderio di restituire tutto ciò, con la pie- gli Angeli? na consapevolezza che, di fronte all’im- “Proprio nella chiesa di santa Maria de- menso dono ricevuto, posso restituire gli Angeli a Flumini ho incontrato la per- ben poco. La mia produzione ha imme- sona che andava perfettamente bene per diatamente subìto una svolta radicale. me: un prete che canta, finalmente! Per un musicista questo è importante, ma per me è stato molto importante anche l’aver “I salmi si cantano. incontrato un uomo, come don Gianni Recitarli, come si fa in quasi Paderi, ricco di calore umano, di grande tutte le chiese italiane, capacità comunicativa, che offre un mes- saggio pregnante e non parla o canta per è una stonatura” se stesso. Subito ci siamo trovati in perfet- ta sintonia condividendo il principio che Mi sono dedicato quasi esclusivamente l’assemblea deve avere un posto privile- alla musica di lode e ringraziamento al giato nella celebrazione con piena par- Signore e già nel 2000 ho scritto prima un tecipazione al canto in tutti i momenti. pezzo per percussioni e hard disk recor- Chi veniva da fuori (in estate anche tanti ding: Lodatelo con cembali squillanti (Salmo turisti) notava subito questa particolarità: 150,5), poi un pezzo per organo sul pri- ‘In questa chiesa la gente canta, tutti, an- mo verso sempre del salmo 150: Lodate il che e soprattutto i bambini’. Poi mi dava Signore nel suo santuario. Successivamente anche spazio per suonare con l’organo da nel 2006 ho scritto un altro pezzo per or- solo, col fine di introdurre un certo buon gano sul secondo verso, ancora del salmo gusto, musiche che nella chiesa sono or- 150, col titolo, questa volta, in ‘limba’: mai in via di totale estinzione. Sono stato Alabeiddu in su Firmamentu de sa Potentzia sempre dell’avviso che il salmo (essendo sua, inciso su cd con la splendida esecu- nato e tramandato, anche da Gesù, come zione del bravissimo organista Fabrizio canto) debba essere gioiosamente canta- Marchionni e di prossima pubblicazione to e non tristemente recitato.” dall’editore Carrara.” Cosa intende? Ci parli di queste ultime esperienze. “Anche a Santa Maria degli Angeli, “L’organo è lo strumento liturgico come nel 99% delle chiese italiane, il sal- per eccellenza costruito pensando alla mo era tristemente recitato: un’assurdità, liturgia celeste e con queste due compo- un vuoto, una vera e propria stonatura, sizioni ho inteso sfruttarne le grandiose come recitare l’Alleluia o il Santo: che tri- risorse foniche. Due pezzi virtuosistici, in stezza! E qui, nel 1997, entra in scena la stile accademico, di grande difficoltà ese- preziosa collaborazione di don Gianni al cutiva, riservati alla ristretta cerchia degli quale mi rivolsi dopo i primi tentativi fal- n. 57 giugno 2014 theologi-ca news liti col coro e di Agostino era sicuramente perfetta e intensa eppure, anche con la povertà di mezzi acustici e il limite della qualità ca- nora, egli poté esprimersi col famoso det- to: ‘Chi canta prega due volte’. La Parola, naturalmente, è stata sovrana avendo do- minato per secoli sulla musica, ma, pur con qual- con i poveri mezzi acustici esecutivi, il che ti- canto ne faceva raddoppiare l’intensità espressiva. Ma la strada da percorrere è tracciata, valida per un viaggio millena- rio, senza soste. A partire dal secolo scor- so, le frontiere della musica colta si sono mo- smisuratamente allargate: politonalità, roso atonalità, serialità, musica aleatoria, spet- soli- trale, elettronica e quant’altro. Bellissime sta. esperienze, vissute con passione, cercan- Di ogni do di stare al passo con l’attualità.” Quali accorgimenti utilizzate in parrocchia durante le celebrazioni per facilitare una esecuzione corretta dal y In alto: la raccolta dei salmi responsoriali musicati da punto di vista sia musicale sia liturgico? Vittorio Montis; a sinistra: Vittorio Montis all’organo “Nella chiesa, da qualche anno, è di- novità se ne conosce l’inizio e non se ne sponibile un proiettore di diapositive con può prevedere la portata e gli sviluppi: relativo schermo dove, man mano, ap- non pensavo che il mio lavoro, cinque pare tutto il testo del salmo. Nelle mes- anni dopo, sarebbe stato oggetto di atten- se dedicate ai bambini (anche di appena zione da parte di un importante editore cinque/sei anni) le parole del ritornello di musica sacra. Si era partiti, umilmente, vengono prima lette da don Gianni ad con un semplice tentativo, con proposte alta voce facendole poi ripetere per me- melodiche e armoniche molto facili e li- morizzarle. Il canto dei fanciulli è emo- mitatamente alle messe che animavo io. zionante e ricorda i Salmi 8, 3 e il 148, Poi, gradualmente, senza forzature, la 12-13 (nella ‘Lode cosmica’) ‘i giovani e le proposta ha preso sempre più corpo, si è fanciulle, i vecchi insieme ai bambini lodi- estesa a tutte le messe e la soluzione mu- no il nome del Signore’. Inizia l’organista “Chi viene da fuori, in estate anche tanti turisti, nota subito questa particolarità: in questa chiesa la gente canta, tutti, anche e soprattutto i bambini” sicale si è arricchita, sistematizzata, ed è che, da solo, esegue il ritornello metten- diventata una sorta di piccolo calendario done in evidenza con molta chiarezza la liturgico specifico. L’uscita del primo vo- parte melodica. Successivamente viene lume (novembre 2012 - Anno C) è stata cantato dal salmista, accompagnato ade- molto emozionante ma il piano comple- guatamente dall’organista col compito di to dell’opera era già chiaro. Ora i volu- ‘consegnarlo’ all’assemblea che lo ripete. mi (siamo già arrivati al VI) sono inseriti L’organo è da considerare sempre come nella biblioteca del Pontificio Consiglio orchestra che accompagna, sfruttando della Cultura, catalogati nel Servizio al meglio la timbrica disponibile e, con Bibliotecario Nazionale (SBN) e diffusi le varie sonorità adeguate, delicate o ag- dall’editore in molte parti del mondo. È gressive, imploranti o festose, sommesse sicuramente un bel risultato in cui mi ri- o rafforzanti. A Santa Maria degli Angeli conosco appena al 50% perché senza la si può. Nella parrocchia agiscono diversi collaborazione di don Gianni non avrei gruppi di animazione con bravi organisti, potuto far niente.” quindi l’esperienza è passata attraverso Come riesce a mettere insieme le la pratica reale e il tipo di scrittura, priva esigenze di semplicità e di facilità ese- intenzionalmente delle varie indicazioni cutiva di una celebrazione liturgica po- di andamento e dinamica (per lasciare polare, con la sensibilità che le ricerche spazio al modo personale e spontaneo di moderne in campo musicale hanno pregare), è stata capita senza incertezze, approfondito? perché lo stretto legame con la parola ne “Come era la musica ai tempi di ha facilitato la comprensione. Una pras- Agostino alla luce della sua attenzio- si ormai consolidata, tanto che una par- ne e del suo De Musica in particolare? te dei fedeli non solo partecipa al canto Confrontata con il pensiero compositivo del ritornello, ma si associa nelle strofe al e i mezzi acustici sviluppatisi nei tempi salmista cantando, naturalmente, sotto- fino a oggi, era ben poca cosa e limitata voce.” (ap) alla sola parola. Ma la preghiera recitata theologi-ca news n. 57 giugno 2014 intervista a dionigi spanu s.i. L ’ultimo lavoro di padre Dionigi Spanu S.I., docente di Teologia spirituale alla Facoltà Teologica della Sardegna, giunge dopo una serie di articoli e libri, portati avanti ne- gli anni con cura e passione, sulla beata Maria Gabriella Sagheddu, e integra quei precedenti studi con alcuni capitoli nuovi di zecca. Si tratta di una serie di testimo- nianze “de visu” di compaesani della be- ata, prima del suo ingresso nella Trappa, e delle consorelle trappiste, ma anche un’analisi approfondita della preghiera di Maria Gabriella in occasione della sua professione. E ancora due appendici: una fotografica e un’altra dedicata alla cono- scenza di Maria Gabriella nel mondo. “È un caso incredibile”, dice padre Dionigi, “Maria Gabriella è più conosciuta all’e- stero che in Italia!” La curiosa anomalia è così raccontata dall’autore di questo stu- dio: “In genere il culto dei beati è circo- scritto alla famiglia religiosa o alla dioce- si. Qui siamo in presenza di un caso total- mente fuori dai canoni. È Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Ut unum sint del 1995 che l’ha fatta conoscere al mondo, La giovane dei per così dire, proponendola come model- lo di ecumenismo spirituale”. Ma come è possibile che una giova- ne monaca di clausura, proveniente da quattro primati un paese come Dorgali, dalla Sardegna degli anni ’20 e ’30, arrivi poi ad essere venerata dal Regno Unito alla Polonia, alla Cina e al Giappone…? Il racconto di chi era Maria Gabriella Sagheddu “Guardi, potrà sembrare strano quel- lo che sto per dire, a chi pensa che il cen- nella parole dell’autore del volume tro dei miei studi sia unicamente la beata Sagheddu, ma qui c’è un’altra figura de- diventata la giovane dei quattro primati”. beata è avvenuta nelle maniere più im- cisiva che bisogna mettere in luce e che Ci può spiegare meglio? pensate, da quelle naturali, attraverso troppo spesso viene passata sotto silen- “È così che la definì Giovanni Paolo II il passaparola nei monasteri trappisti di zio. È quella della abbadessa del mona- quando la beatificò il 25 gennaio 1983: la tutto il mondo, ad altri incontri assolu- stero di Grottaferrata, madre Maria Pia ‘giovane dei quattro primati’. Prima ad tamente imprevisti. Penso al fondatore Gullini: messa a capo di quel monastero essere beatificata tra le giovani e i giovani della Comunità di Taizé, Roger Schutz, da Pio XI in persona e superiora di Maria della Sardegna dei tempi moderni, prima e al cofondatore Max Thurian che sono Gabriella. Madre Maria Pia Gullini ha tra le giovani dell’Azione cattolica, prima stati nel monastero di Grottaferrata, ma sempre lavorato nell’ombra, ha parla- tra le monache e i monaci trappisti, e pri- certamente anche a Chiara Lubich che vi- to di Maria Gabriella e della sua offerta ma tra gli operatori di ecumenismo”. sitava spesso la trappa di Grottaferrata in- per l’unità con gli anglicani nel Regno Ed è tutto avvenuto, apparentemen- sieme a Igino Giordani dopo aver fondato Unito. Maria Gabriella non sapeva nulla te, senza che nessuno lo volesse o lo il Movimento dei Focolari. Tutti costoro di ecumenismo all’inizio: ha seguito le cercasse? hanno imparato da Maria Gabriella la le- esortazioni della sua abbadessa, la quale “Certamente: senza che nessuno vo- zione dell’Unità. Poi c’è stato il Concilio dal canto suo ha sempre ritagliato il suo lesse o cercasse niente. Qui siamo da- Vaticano II che ha posto l’accento sull’e- ruolo nell’ombra e a servizio degli altri. vanti all’azione dello Spirito, perché di cumenismo. Lo stesso miracolo per cui Madre Gullini ha lavorato per mettere volontà umana ve n’è ben poca. Anzi, le Maria Gabriella è stata beatificata, un in luce la grandezza di questa sua figlia cose sembrano essere avvenute piuttosto sogno attraverso il quale il Signore ha spirituale non mostrando niente di sé e ‘casualmente’, umanamente parlando: a parlato, non è stato voluto o cercato dagli obbedendo sempre con grande Fede agli partire dalla biografia di Maria Gabriella, uomini. È per tanti versi un fenomeno”. ordini dei suoi superiori, anche quando ad opera di Maria Giovanna Dore, nel Che cosa intende? questi erano umanamente poco graditi. 1940, a un anno dalla morte della futu- “È così che l’ha definita il padre bene- Ma è grazie a lei che Maria Gabriella è ra beata. La diffusione degli scritti della dettino Jacques Leclercq: ‘È incredibile
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