Konferenzbeiträge | Atti | Proceedings o t n o r Multiculturalismi a confronto f n o c a mi Chiapas, Catalogna, Amazzonia s ali peruviana, Alto Adige-Südtirol: r u t la funzione delle minoranze l u tic nel mondo globalizzato l u M ) d. E ( ni o ci Atti del seminario c Ri Bressanone, 20 maggio 2009 A cura di w w w. u n i b z . i t Ilaria Riccioni s s e r P y t si r e v ni U o n a z l o B · n e Bozen · Bolzano University Press z o € 15,00 B Multiculturalismi a confronto Chiapas, Catalogna, Amazzonia peruviana, Alto Adige-Südtirol: la funzione delle minoranze nel mondo globalizzato Atti del seminario Bressanone, 20 maggio 2009 A cura di Ilaria Riccioni 00_Riccioni_Publikation.indb 1 24.03.10 17:35 Editor Ilaria Riccioni Cover design Gruppe Gut Gestaltung, Bozen/Bolzano Printing Digiprint Bozen/Bolzano Distribution Universitätsbibliothek Bozen Biblioteca Universitaria di Bolzano University Library of Bozen-Bolzano Bozen-Bolzano University Press Universitätsplatz 1 / Piazza Università 1 I-39100 Bozen/Bolzano T: +39 0471 012 300 F: +39 0471 012 309 http://www.unibz.it/universitypress [email protected] ISBN 978-88-6046-031-8 Digital edition: http://purl.org/bzup/publications/9788860460318 © 2009 by Bozen-Bolzano University Press Bozen/Bolzano All rights reserved This work—excluding the cover and the quotations—is licensed under the Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License. 00_Riccioni_Publikation.indb 2 24.03.10 17:35 Indice Prefazione Ilaria Riccioni ........................................................................... 5 I. Il vissuto sociale del biculturalismo: confronto tra valori nella convivenza italo-tedesca a Bressanone Ilaria Riccioni (Libera Università di Bolzano) ........................................... 9 II. Alto Adige-Südtirol: la vicinanza insidiosa – aspetti problematici di convivenza tra più gruppi linguistici in una zona di confine Siegfried Baur (Libera Università di Bolzano) .......................................... 31 III. “Due lingue che sono entrambe mie”: biografie di parlanti ‘bilingui’ e ‘monolingui’ in un territorio di confine Daniela Veronesi (Libera Università di Bolzano) ........................................ 39 IV. Educazione bilingue interculturale nell’Amazzonia Peruviana – emergenze attuali Riccardo Badini (Università di Cagliari) ................................................. 57 V. Bilingüismo en Cataluña: política lingüistica y politización de la lengua Federico Perez (Universidad de Barcelona) ............................................. 75 VI. Coscienza del bilinguismo nella letteratura indigena del Chiapas Luca D’Ascia (Scuola Normale Superiore di Pisa) ...................................... 87 VII. Problemas y perspectivas de la educación indígena en el Estado de Chiapas, México Nancy Ramìrez Poloche (Universidad de Barcelona) .................................... 105 Postfazione Franco Ferrarotti (Prof. Emerito Università “La Sapienza” di Roma) .................... 123 00_Riccioni_Publikation.indb 3 24.03.10 17:35 00_Riccioni_Publikation.indb 4 24.03.10 17:35 Ilaria Riccioni 5 Prefazione Ilaria Riccioni “…lei e tutti quelli di qui, siete creature dure che non mi capiscono e non mi capiranno mai, perché sono di un sangue diverso” I. Eberhardt Multiculturale, plurilingue, interculturale: termini di grande attualità nella società contemporanea globalizzata. Ognuno di questi termini si riferisce ad un approccio preciso: normativo, storico, sociologico, politico, linguistico, cognitivo. Cosa sia e, in effetti, cosa comporti la convivenza e la compresenza in una medesima area di realtà culturali e linguistiche differenti, è materia complessa e non esauribile in una trattazione una volta per tutte, tante sono le diversità di connotazioni che questa può assumere. La cultura è uno dei concetti che gode, forse, di maggiore varietà di definizioni. Già Clyde Kluckhon ne annovera circa 160 nel suo poderoso libro “Il concetto di cultura”. In questo caso, in un seminario che nasce dall’esigenza di “mettere a confronto”, qualora questo dovesse essere possibile, modalità di convivenze plu- riculturali differenti, seppure con dei punti in comune, si può assumere, come de- finizione condivisa, un concetto di cultura in senso antropologico: ovvero la cultu- ra intesa come quell’universo di mondi simbolici e di pratiche di vita che popola il vissuto, orienta l’azione e costruisce il senso di realtà dell’individuo, dalle creden- ze religiose alla culinaria. Tali mondi simbolici sono attinti da una tradizione, da un contesto che si impone all’individuo stesso e ne vincola parzialmente i proces- si di scelta e di selezione dell’agire. Appartenere ad un mondo simbolico, ad una cultura, ad una moltitudine di piccole e grandi consuetudini è pur sempre una convenzione, un modello di radicamento. Cosa succede, allora, quando due o più culture si trovano a dover convivere, a dividere uno stesso territorio? Se osservia- mo la vita dei nomadi beduini, per esempio, vediamo che le tradizioni secolari non sono scalfite dal cambiamento di territorio, la loro cultura non è legata ad un territorio preciso, bensì ad una serie di pratiche condivise. Per questi popoli, defi- nire un territorio vuol dire uccidere la loro cultura, che è cultura di movimento. Gli studi antropologici da Claude Lèvy-Strauss a Marcel Mauss, a Evans-Pritchard, fino ad arrivare a Clifford Geertz rappresentano una miniera di interpretazioni della ne- cessaria diversità di usanze e pratiche culturali situate direttamente nelle esigenze quotidiane dei popoli che le hanno adottate, concepite e tramandate. Ciò definisce, inoltre, che i modelli di cultura hanno una possibilità di convivenza effettiva solo quando i valori sottostanti alle culture che convivono non si con- trappongono radicalmente ai valori reciproci di appartenenza. Ad esempio, co- 00_Riccioni_Publikation.indb 5 24.03.10 17:35 6 Vorwort – Prefazione – Preface stringere gli aborigeni australiani o i beduini dei paesi medio-orientali ad adottare le dimensioni valoriali di radicamento tipiche dei paesi industrializzati, può equi- valere a minarne i fondamenti vitali. Non altrettanto, invece, si può dire per convi- venze culturali che afferiscono a modelli simili di organizzazione del senso, tra pa- esi limitrofi o appartenenti ad un processo di sviluppo congiunto, come ad esempio i paesi europei: differenti per lingua, culture specifiche, ma pur sempre appartenenti ad una sostanziale convergenza di valori di fondo, che si riscontrano nella più vasta organizzazione e struttura politica, giuridica, sociale, tanto da aver consentito la formazione di una “comunità europea”. Nei testi sociologici di mag- giore riscontro scientifico, il fenomeno del “multiculturalismo” è affrontato attra- verso la considerazione di 3 aspetti principali: la cultura come appartenenza, la cultura come distinzione sociale e non solo culturale (P. Bourdieu), la cultura come luogo protettivo di etnie particolari all’interno di un’appartenenza “naziona- le” più ampia e maggioritaria. Oltre alla molteplicità di definizioni intorno al con- cetto di cultura, esiste una ulteriore possibilità di concepire la cultura, ossia per le sue infinite e necessarie implicazioni nel vissuto, nell’esperienza e nel quotidiano degli individui e di una società intesa come società civile. La convivenza tra culture allora si pone in prima istanza come comprensione delle esigenze profonde che sottostanno allo sviluppo di una data cultura, il suo rap- porto con il contesto, l’adattamento alle condizioni climatiche, le strategie di so- pravvivenza e quelle di valorizzazione, l’ordine e la gerarchia dei valori. I saggi presentati in questo volume sono il risultato di un seminario tenuto alla Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano il 20 mag- gio 2009. Il seminario prende spunto dalla ricerca pilota da me condotta intorno al vissuto sociale del biculturalismo in Alto Adige, con il caso specifico della città di Bressa- none. Questa ricerca sul campo, nella sua versione iniziale di indagine pilota, rap- presenta un primo studio sul vissuto sociale della multiculturalità alto-atesina, o sud tirolese. La ricerca non ha ambizioni di affermare parole definitive, bensì quel- le di aprire un dialogo, di intraprendere un viaggio d’esplorazione nei mondi dove la convivenza tra culture è esperienza vissuta e coinvolge direttamente le scelte politiche, le logiche interne di distribuzione della ricchezza, l’appartenenza identi- taria, i vincoli nei rapporti interpersonali, la questione della lingua che da bene comune diviene, o può diventare, struttura di discriminazione se non di dominio. Sovvertendo la sua stessa funzione, il linguaggio, inteso come codice indicativo di una cultura, che nasce quindi da bisogni pratici, si sviluppa nel processo di am- pliamento della cultura, in un sistema di significati riflessi afferenti, però, sempre alla cultura d’origine, richiamandola alle sue esigenze profonde. I lavori presentati in questo volume percorrono una realtà complessa; i diversi punti di vista che ne emergono possono sembrare tra loro distanti, in quanto ap- partenenti a contesti disciplinari differenti, che dunque approfondiscono solo alcu- ne “parti di realtà”: sono a mio parere, al contrario, la dimostrazione di una ne- cessità di rendere terreno di collaborazione interdisciplinare questo problema 00_Riccioni_Publikation.indb 6 24.03.10 17:35 Ilaria Riccioni 7 sempre più centrale nella società contemporanea. Se, da un punto di vista socio- logico, il multiculturalismo può essere occasione di osservazione e tentativo di analisi della convivenza plurale, da un punto di vista della linguistica, della peda- gogia, della norma giuridica e della produzione letteraria, si inserisce in una serie di mondi altri che intessono la trasformazione profonda dei costumi, delle attribu- zioni valoriali e delle appartenenze di una popolazione che è al suo interno pro- fondamente eterogenea. In contesti quali l’Alto Adige o Südtirol in Italia, l’Amazzonia peruviana, il Chiapas in Messico, la Catalogna in Spagna, siamo in presenza di realtà particolari, tra loro molto differenti. Ciò in relazione alla struttura sociale, politica, ma anche geo- grafica; in comune forse hanno il fatto di rappresentare delle realtà specifiche, consapevoli, rappresentanti di una cultura, una lingua, una identità culturale che formano delle realtà a sé rispetto alla più vasta area nazionale. In questi luoghi lo scontro tra culture è evidente in quanto coinvolge direttamente le radici stesse dei popoli e il rapporto con il luogo, molto più che in contesti di pluralità acquisi- ta per immigrazione e dunque dove il rapporto con il territorio è luogo di condivi- sione di diversità, non di appartenenza alla tradizione. In questi contesti, allora, l’osservazione delle soluzioni strategiche della convivenza, della coesistenza di conflitti irrisolti, assume la valenza di “laboratorio”, di luogo pilota, di potenziale realizzazione ante litteram di ciò che sta accadendo su scala planetaria? Hanno ri- solto, questi paesi, i loro conflitti? Non ci dicono, con la loro impervia resistenza, che la cultura è parte dell’individuo in maniera talmente radicata che difficilmente e non senza conseguenze può essere strappata ai suoi luoghi? Attraverso quali trasformazioni e, ampliando la tematica, ribaltando la questione delle minoranze da problema a risorsa per investigarne i processi e fornire eventuali modelli di convivenza, si può invece arrivare a liberare la minoranza dalla propria autoperce- zione di “specie da proteggere” arrivando ad una consapevolezza che la trasfor- mazione culturale avviene sempre in contatto con “l’alterità”, e dunque proprio questo processo di mescolamento e riconoscimento favorisce il consolidarsi delle culture ma anche la loro potenzialità di sviluppo? Ribadendo con forza che, senza la dialettica dell’alterità, la cultura stessa deperisce e si condanna a diventare “ca- ricatura” di se stessa. 00_Riccioni_Publikation.indb 7 24.03.10 17:35 00_Riccioni_Publikation.indb 8 24.03.10 17:35 9 Il vissuto sociale del biculturalismo: confronto tra valori nella convivenza italo-tedesca a Bressanone Ilaria Riccioni – Libera Università di Bolzano Is it possible to handle multiculturalism without handling conflict? Which problems can emerge in everyday experience of a bilingual country; is multiculturalism always experienced as a resource or can it be seen as the major problem concerning identity, social life, culture in general? When more than one cultures cohabitate in the same area, is one destined to prevail on the other? And, how diverse are the underlying values, are they compatible? Should such values be considered apart in order to protect identity or should they mix together in order to give way to a new, mixed, third culture? Can this issue become a serious obstacle to the development of the entire community in terms of mutual understanding beyond apathetic indifference? This paper will present the results of a field research carried out in Brixen, in South Tyrol: the social experience of multiculturalism. This is a pilot research, carried out with the method of qualitative interviews and ethnographic observa- tion (32 interviews in German and Italian), in order to investigate emerging problems of a bi-cultur- al community as directly experienced and expressed by the community members. 1. Il piacere del costume “Un importante genere di piacere, – scrive quell’acuto e sensibilissimo sismografo delle tendenze culturali che fu F. Nietzsche in Umano troppo umano vol. I – e pertanto di scaturigine di moralità, nasce dall’abitudine. Ciò che è abituale, lo si fa più facilmente, meglio, dunque più volentieri; ci si prova un piacere, e si sa dall’esperienza che l’abituale ha fatto buona prova, che cioè è utile; un costume col quale si può vivere, viene definito salutare, giovevole, in contrapposizione a tutti i nuovi tentativi non ancora sperimentati. Il costume è dunque l’unione del piacevole e dell’utile, e inoltre non richiede riflessione. Non appena l’uomo può adoperare la costrizione, l’adopera per far valere e introdurre i suoi costumi, giacché per lui essi sono sperimentata saggezza di vita. Così pure una collettività di individui costringe ogni singolo allo stesso costume. Qui sta il paralogismo: siccome ci si trova bene con un costume o per lo meno mediante esso si fa valere la propria esistenza, questo costume è necessario, esso viene considerato, infatti, come l’unica possibilità per trovarsi bene; sembra che solo da esso derivi il benessere della vita. Questa concezione dell’abituale come di una concezione dell’esistenza viene applicata fin nei minimi particolari del costume: poiché la conoscenza della vera causalità è molto scarsa presso i popoli e le civiltà di livello basso, ognuno bada con superstiziosa paura a che tutti battano la sua stessa strada; persino dove il costume è gravoso, duro, molesto, viene conservato per la sua apparentemente altissima utilità. Non si sa che lo stesso grado di benessere si può ottenere anche con altri costumi, e che se ne possono raggiungere persino gradi superiori. Ben si nota invece che tutti i costumi, anche i più duri, possono con il tempo divenire più gradevoli e più miti, e che anche la forma di vita più severa può divenire abitudine e perciò piacere.”1 1 Cfr. F. Nietzsche. 19893. Umano, troppo umano. vol. I. Milano: Adelphi, pp. 74 – 75. 00_Riccioni_Publikation.indb 9 24.03.10 17:35
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