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Motto Francesco, Salesiani di don Bosco in Italia. 150 anni di educazione. Roma, LAS, 2011, 512 PDF

516 Pages·1610·15.22 MB·Italian
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NELL'AMBITO DI S a l e s i a n i d i D o n B o s c o i n I t a l i a 1 5 0 a n n i di e d u c a z i o n e a cura di Francesco Motto NELL’AMBITO DI S a l e s i a n i di D o n B o s c o in I t ali a ■■■■■■■ : ■■■■■■■■ ■■------------------------------ 1 5 0 a n n i di e d u c a z i o n e a cura di Francesco Motto LAS - ROMA Volume edito grazie al contributo di TechPro2 Customer Services Fiat Group Automobiles Progetto grafico e impaginazione Satiz S.r.l., Via F. Postiglione n. 14 - Moncalieri (TO) © 2011 by LAS Libreria Ateneo Salesiano Piazza dell’Ateneo Salesiano, 1 00139 Roma tel. 06 87290626 fax 06 87290629 e-mail [email protected] htpp://las.unisal.it ISBN 978-88-213-0781-2 9 7 2 1 3 078 12 Stampa: Stamperia Artistica Nazionale S.p.A. - Trofarello (TO) OMMARIO INTRODUZIONE....................................................................................................7 SEZIONE PRIMA: SAGGI STATISTICI Guglielmo Malizia - Francesco Motto, L’evoluzione deU’Opera Salesiana in Italia (1861-2010). Dati quantitativi..............................................................21 Silvano Sarti - Francesco Motto, Andamento e dislocazione delle case salesiane m Italia - Andamento e provenienza dei salesiani italiani. Dati statistici (1861 -2010).................................................................................59 SEZIONE SECONDA: SAGGI STORICI Francesco Traniello, Don Bosco e l’educazione giovanile: la “Storia d’Italia”....101 Pietro Braido, «Poveri e abbandonati, pericolanti e pericolosi»: pedagogia, assistenza, socialità nell’«esperienza preventiva» di don Bosco..........................126 Pietro Stella, / Salesiani e il Movimento cattolico in Italia fino alla prima guerra mondiale................................................................................154 Francesco Motto, La risposta della società salesiana alla “grande emigrazione italiana" (1890-1914)....................................................................175 Piero Bairati, Cultura salesiana e società industriale..........................................197 Leonardo Tullini, Educatori sempre. Al fronte e in collegio durante la Grande Guerra..............................................................................................217 Silvano Oni, Salesiani e l'educazione dei giovani durante il periodo del fascismo.....................................................................................................247 Fabio Targhetta, La riforma Gentile: il decollo della SEI.....................................272 Aldo Giraudo, L’apporto dei salesiani nell’Italia lacerata dalla guerra (1940-1945) - Le case del Piemonte.................................................................291 Francesco Motto, Roma 25 marzo 1944, Milano, 25 aprile 1945: cronache di vita, morte e resurrezione ..............................................................324 SEZIONE TERZA: TESTIMONIANZE Michele N ovelli, Educare i giovani attraverso la formula del “Teatrino” di don Bosco - “il teatro dei giovani” nel secondo dopoguerra..........................361 Vittorio Chiari, Arese 1955-1972: Casa per i perdenti nella vita, terra natale dell’Operazione Mato Grosso.........................................................395 Mario Filippi, Il CCS e l’ELLEDICI: un centro e un’editrice a servizio di una formazione integrale dei giovani (1939-1980)........................................420 Riccardo Tonelli, La pastorale giovanile salesiana nella pastorale ecclesiale in Italia dal dopo-concilio a oggi......................................................442 Ferdinando Colombo, Volontari italiani per gli altri popoli...............................460 Guglielmo Malizia - Mario Tonini, La Federazione Cnos-Fap in Italia. Il retaggio di 30 anni di storia e di esperienze (1980-2010) .............................486 INDICE 503 NTRODUZIONE "Quando mi sono dato a questa parte di sacro mini­ stero intesi consacrare ogni mia fatica alla maggior gloria di Dio ed a vantaggio delle anime, intesi di ado­ perarmi per fare buoni cittadini in questa terra, per­ ché fossero poi un giorno degni abitatori del cielo. Dio mi aiuti di poter continuare fino all'ultimo respi­ ro di mia vita” (Don Bosco, ms. 1854) Come la storia italiana non sarebbe immaginabile senza tener conto dell’attiva presenza della Chiesa, così senza qualche riferimento all’opera della Famiglia Sa­ lesiana (Salesiani di don Bosco, Figlie di Maria Ausiliatrice, Cooperatori, ex-allievi, amici di don Bosco, movimento giovanile salesiano...) il panorama storico della società italiana negli ultimi 150 anni non sarebbe completo. La presenza attiva su tutto il territorio nazionale e fra gli Italiani all’estero di oltre trentamila persone (Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice) che, in 1500 opere sparse per quasi tutte le provincie del Paese, hanno dedicato la loro vita all’educazione di ingenti masse di giovani italiani del ceto popolare - senza contare gli adulti raggiunti con una pubblicistica capillare - non può essere facilmente passata sotto silenzio1. Il modello salesiano, pur essendo nato con connotati che in parte lo contrappo­ nevano ai fermenti politico-culturali del tempo, si è sviluppato trovando fin dall’inizio un proprio stretto rapporto con la società civile. Si è inserito operativamente nella vita dell’Italia nuova, in settori per i quali lo stato liberale non aveva sufficienti risorse da spendere e forse anche poco interesse. La tradizione educativa salesiana, fatta di passione per la formazione civile dei giovani, di ardore apostolico, di proposte profes­ sionalizzanti, di disciplina e creatività, per un secolo e mezzo ha cercato di plasmare 1 identità di tanti allievi, di prepararli al futuro, di fare di loro, come aveva desiderato il fondatore don Bosco (1815-1888), dei “buoni cristiani ed onesti cittadini”. 1. “Quello di cui gli Italiani hanno bisogno - ha scritto Sergio Romano - è una storia collettiva in cui nulla venga dimenticato, ma in cui ogni evento appartenga a una vicenda comune”2. Ci auguriamo che le celebrazioni dell’unità d’Italia offrano agli storici l’occasione per tracciare un panorama pacato e possibilmente completo e condiviso, dei processi, culturali, civili e sociali e dei molteplici attori che hanno collaborato alla formazione della nazione emersa dal nostro Risorgimento. 1 Non per nulla nel breve saggio La cultura popolare cattolica neU'Italia unita F. Traniello dedica espressamente alcune pagine al “circuito salesiano" (Fare gli italiani. Scuola e cultura nell’Italia contemporanea, a cura di S. Soldani e G. Turi. La nascita dello stato nazionale. I. Bologna, Il Muli­ no 1993, pp. 437-442). 2 S. Romano, Vademecum della storia d’Italia unita. Milano, Rizzoli 2009, pp. 13-14. Non è infatti il caso di riproporne il mito con logore celebrazioni retoriche, se in una circostanza come questa anche i cosiddetti “padri della patria” sembra che non siano riusciti a ispirare elaborazioni capaci di superare i cliché storiografici del passato e le divisioni politiche del presente. L’anniversario della nascita di Garibaldi (2007) non è andata oltre i momenti celebrativi, vincolati ai binari della raffigura­ zione mitico-eroica. Anche l’anniversario della morte di Cavour (2010) ha trovato difficoltà a suscitare temi di discussione pubblica degni di nota. Il 150° dell’unità d’Italia costituisce comunque un’opportunità e una sfida per rileggere la realtà del nostro paese, ricca di storia culturale multisecolare, e per riflettere sulla nazione intesa come casa comune. Molti pensano che convenga avviare una serie di riflessioni criti­ che sullanniversario: ripensarlo, reinterpretarne i dati storici, senza nascondere gli errori di un processo di unificazione faticoso che continua a proiettare ombre anche sul presente. Nelle pagine di storia nazionale che si ricomporranno, accanto ai noti eventi e ai famosi protagonisti, si dovrà dare anche il giusto rilievo a quelle figure e istituzioni di indole nazionale (ed internazionale), che finora sono rimaste a margine degli interes­ si degli studiosi, raccontate solo da prospettive parziali o in opuscoli celebrativi3. In ambito cattolico la storiografia si è dedicata prevalentemente al Movimento cattolico, tema che fino ad anni recenti ha monopolizzato l’approccio alla storia della Chiesa e del cattolicesimo italiano, dando poco rilievo ad argomenti legati alla vita consacrata e alle attività degli istituti religiosi4. Eppure l’esercizio delle “opere di carità”, la complessa rete di esperienze e iniziative assistenziali, educative e scolastiche da loro promosse in favore dei ceti più bisognosi, in particolare della gioventù “povera ed abbandonata” — come diceva don Bosco —, sono presenti nel cuore delle persone, nelle famiglie5, nelle comunità locali, forse più di altri “cele­ 3 Gli storici hanno privilegiato, nell’ambito del cattolicesimo, le correnti, le associazioni, i mo­ vimenti che hanno avuto rapporto con la politica ed i partiti, con lo Stato unificato o l’Italia “legale”, e non tanto con la società “reale”, con la gente comune. 4 Invero, negli ultimi decenni maggiore attenzione è stata data da alcuni ambienti scientifici all’approfondimento del loro operato. Ma le sintesi generali e complessive, solitamente, trascura­ no questi studi, per concentrasi sulla Chiesa istituzione. 5 Si pensi alla storia di decine di istituti salesiani d’Italia, talora scritta da ex allievi, da cui emerge la riconoscenza per quanto essi hanno ricevuto in collegio, a scuola, all’oratorio, in par­ rocchia. Termini “laici” come aule, cortile, passeggiate, teatro, accademia, cinema, banda, car­ nevale, vacanza in montagna, termini “religiosi" come messa, benedizione, confessione, comu­ nione, gare di catechismo, esercizi spirituali, compagnie, termini “salesiani” come aula di studio, interrogazioni e compiti quotidiani, file in silenzio, voti di condotta ed applicazione, consigliere, assistente, festa del direttore, spirito di famiglia (ma anche castigo “alla colonna”) ... richiamano il mondo della loro infanzia e giovinezza, di cui generalmente conservano a distanza di tempo un grato ricordo. Di fatto, figli e spesso anche nipoti, hanno frequentato la stessa scuola, lo stesso oratorio, gli stessi ambienti educativi. Fra loro ex allievi noti: capi di Stato e di governo, politici di diverse aree di appartenenza, artisti e scrittori, uomini di spettacolo e della comunicazione, dirigenti dell'industria e dello sport... ma anche cardinali, vescovi, sacerdoti e religiosi, santi e beati.

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1941-1950. 1.351. 1.366. 535. 603. 1951-1960. 1.012. 1.025. 576. 784. 1961-1970. 894. 965. 844. 305. 1971-1980. 630. 601. 126. 57. 1981-1990. 197. 211. 54. 52. 1991-2000. 223 Ogni Circolo ha il suo giornalino, quello del S. Paolo si intitola “Sprazzi e Spruz zi”, quello di Valdocco “Auxilium
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