Con questo saggio l’autore affronta la Cima Coppi della storia italiana, avvolta nelle nebbie di letture marcatamente contrapposte.
Quale significato va attribuito all’evento epocale costituito dalla Grande Guerra?
Ci troviamo di fronte all’ultima delle guerre di indipendenza che viene a suggellare un “lungo Risorgimento”? Ad un elemento della “autobiografia della nazione” contrassegnata da una sostanziale continuità di ambienti, di valori, di aporie e di contraddizioni? Ad un trauma profondo e irreversibile che mette in moto un processo inarrestabile di disgregazione culminato con la nascita del regime?
Per fare luce su questo nodo ineludibile Giuntini adotta un metodo originalissimo.
Ad ogni tornante sono in attesa uomini di fama e anonimi compagni che si danno il cambio nel narrare le loro esperienze, spesso straordinarie, sempre esemplari nella ricostruzione del clima surriscaldato dell’epoca.
Filippo Tommaso Marinetti, del quale il nostro sa di tutto e di più. Lo stato maggiore futurista al gran completo, in procinto di avventurarsi nella “guerra – festa” inquadrato nei ranghi del Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti.
L’onnipresente Gabriellino D’Annunzio.
Le penne intinte nell’inchiostro interventista dei redattori de “La Gazzetta dello Sport”.
I reparti di arditi che, “bombe a man e carezze di pugnal”, trasferiranno nelle squadre di azione fasciste le loro tecniche di addestramento e di azione, i loro elementi simbolici, i loro cupi rituali.
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