GRANDANGOLO LETTERATURA 3 MANZONI a cura di Pierantonio Frare CORRIERE DELLA SERA Grandangolo Letteratura Voi. 3 — Alessandro Manzoni © 2017 RCS MediaGroup $.p.A., Milano È vietata la riproduzione dell’opera o di parte di essa, con qualsiasi mezzo, compresa stampa, copia fotostatica, microfilm e memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata dall’editore. Tutti i diritti di copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge. Edizione speciale per Corriere della Sera pubblicata su licenza di Out of Nowhere S.r.l. Il presente volume deve essere venduto esclusivamente in abbinamento al quotidiano Corriere della Sera LE GRANDI INIZIATIVE DEL CORRIERE DELLA SERA n. 28 del 6/12/2017 Direttore responsabile: Luciano Fontana RCS MediaGroup S.p.A. Via Solferino 28, 20121 Milano Sede legale: via Rizzoli 8, 20132 Milano Reg. Trib. N. 795 del 16/11/2004 ISSN 1824-92800 Responsabile area collaterali Corriere della Sera: Luisa Sacchi Editor: Martina Tonfoni Concept e realizzazione: Out of Nowhere Srl Ideazione e introduzioni di Giorgio Rivieccio Focus e pagine scelte a cura di Pierantonio Frare Biografìa e ambiente a cura di Laura Puiejo Impanazione: Marco Pennisi & C. Srl Indice L’alfabetizzazione etica di una società 7 PANORAMA La vita 13 L’ambiente 25 Cronologia 34 FOCUS a cura di Pierantonio Frare Il suo mondo e le sue idee 43 Le opere 61 La fortuna e gli influssi 117 Amici e nemici 129 APPROFONDIMENTI I gradi di separazione di Manzoni 142 Pagine celebri e pagine dimenticate 144 Leggere, vedere, visitare 159 L’ALFABETIZZAZIONE ETICA DI UNA SOCIETÀ L’apparentemente mite Alessandro Manzoni, che come os servò il suo amico Tommaso Grossi «dall’assenza di ogni singolarità [...] è reso affatto singolare e mirabile», com pì senza squilli di tromba una profonda rivoluzione del concetto di letteratura in Italia: I promessi sposi segnano la decadenza dell’intellettuale dei salotti letterari, di au tori che scrivono per altri autori e per Té lite aristocratica del tempo, e la trasformazione di un genere, il romanzo storico, quale narrazione di storie degli umili portati al centro della scena sociale. E, attraverso la “risciacquatura” fiorentina, con un linguaggio - altra rivoluzione manzo niana — il più possibile ecumenico, tale cioè da essere com preso da tutti gli alfabetizzati italiani o perlomeno della nuova borghesia emergente nella prima metà dell’Ottocen to. In questo, e con gli incompiuti Scritti linguistici, è sulla scia di Dante (De vulgari eloquentia) e del cinquecentesco Pietro Bembo, le cui Prose della volgar lingua segnarono 7 il progressivo ridimensionamento del latino nella lingua letteraria nazionale, eventi di cui restano riferimenti nel latinorum abbondiano. Con questi ingredienti, Manzoni trasforma di colpo le possibilità del genere “romanzo”, dalla pura evasione e dal racconto di eventi e personaggi immaginari ((d’epiteto di romanzesco è stato designato ad indicare generalmente, per quel che riguarda sentimenti e i costumi, quel tipo partico lare di falsità, quel tono artificioso, quei tratti convenziona li», scriveva), a una narrazione di tutt’altro tipo, calata nel mondo reale, con precisi intenti didascalici ben camuffati e l’artificio del “romanzo nel romanzo” per fingere distacco dagli eventi narrati. Come ha osservato il critico Vittorio Spinazzola, «Manzoni si propone di collocarsi all’interno del processo di formazione del pubblico borghese ottocente sco, esaltandone lo sviluppo nell’atto in cui lo proietta entro una salda disciplina di norme, assieme linguistiche e cultu rali, sociali ed etiche». È una sorta di Bildungsroman, il “romanzo di formazione” goethiano, il cui destinatario non è però il singolo individuo ma l’intera società. In questa alfabetizzazione etica «duna società che il vento del caso trascina in un corso di miserie senza nome» (Gadda), entra prepotentemente, come sappiamo, la visio ne religiosa di Manzoni, con echi tomisti sul ruolo della Provvidenza nell’ordinamento razionale delle cose verso il loro fine ultimo, e giansenisti nella visione pessimistica del la storia e nel concetto della «provida sventura» (Adelchi). Tutto il libro è percorso dal travaglio interiore dell’animo 8 umano davanti ai disegni incomprensibili della Provvi denza, che però, avverte Manzoni sottotraccia, non devono indurre passività e rassegiazione da parte dell’individuo. Nel «corso di miserie senza nome» spetta comunque all’uo mo agire secondo la coscienza e la morale. Questa visione fu fortemente criticata da alcuni intellettuali marxisti — è famoso il giudizio di Gramsci che considerava il «paterna lismo» manzoniano nei confronti degli umili «da società protettrice degli animali» — mentre un marxista non dog matico, Gyorgy Lukàcs, ha paragonato Manzoni a Tolstoj e Puskin sottolineando come il «destino dei due protagonisti» rappresenti «la tragedia del popolo italiano» perennemente sottomesso alle potenze straniere. E, aggiungeremmo, anche le sue contraddizioni intrinseche, presenti ancora adesso. In realtà, oggi, I promessi sposi, ma in generale l’intera opera manzoniana, non vengono più letti, nei loro intrecci con la religione, tanto come esempio di “poema della Prov videnza” improntato a un cieco e passivo ottimismo, quan to come esempio di una visione problematica della società e della religione che non deve scalfire, peraltro, la fede. Resta, come mostra l’esame di coscienza che alla fine Renzo fa su sé stesso nelle ultime righe del romanzo, un forte richiamo a ciò che un grande ammiratore di Manzoni e illuminista come lui per quanto attiene alla vocazione civile, Leonardo Sciascia, definiva «le responsabilità individuali». G.R. 9 Alessandro Manzoni in un ritratto di Francesco Hayez, il pittore veneziano considerato il maggior esponente dell'arte romantica e risorgimentale in Italia, amico dello scrittore lombardo.