TM Un Gioco di Narrazione di Stregoneria Moderna UapgmDielnotarraNUrga noq iincmnciu . o hdedDhseeisoaina”sto trm.ccoivioih apcc e“ilhie i mtbnes eiaimas cn,c ogudiogi octimndcoomaioic” nnufo, conna“.ii oruadEn e ndi’aa acitc r sciuitoeioot’e namopts’tr tiirdi niriimi mcee gci aiaoi?uo nnrrdi inn’chaoeioonr, l uazcbp.noaia snTo. od Nrelgeaoa nslp tlpocpeu.i ar orDmi gavfaglianeiematnr s caeioccnti caottop,o euglel ,oti rso ettsev’a ireip epn ir neasotosap,ten r.rti ooi . Macrra ihiqAqesteusriui eectahednantrseinodto psnnooA r, oe nucim lvlorhlaeneiea mv d ftdqiiioe: snug srv“teeiniogzNsaiir naot cznpnimoefoee rf nir,olc ciao ndviaan neaTtre dlerelrdoie’t. aee d siSmtcr iedl eoraimaseoi. n leSideplnn aoi rcotvo lethtsore e asueorn vrecaistler cvpeam viegii a ovisgeda,t esimemnsonote i odnbontmr eoioaiil i anmgeg df. l.l ev”ieiiI ,ltla ne iav tpdodn aepiepcaruglemh olnrDie .tp o e cEs oisf ot’edt lip eoniil errnioo roe og , n i Tutto questo ha un senso? Per quanto sia strano da ammettere, so che ce l’ha. Una volta non sarebbe stato cosi’. Se me l’aveste detto solo qualche mese fa, vi avrei riso in faccia e probabilmente avrei iniziato a progettare qualche scherzo elaborato per insegnarvi a non andare in giro a spargere cazzate hippy. Che posso dire? Ero giovane, stupido e Dormiente. (Notate le importanti Iniziali Maiuscole. I Maghi Usano un Sacco di Iniziali Maiuscole.) Percio’, eccolo qui. Il diario. Si presume che sia solo per i miei occhi, da non fare mai vedere a nessuno, ma io so che i Maestri Aurem e Potestas (ammirate questi nomi!) ci daranno un’occhiata, giusto per controllare i miei progressi. Che diavolo, potrebbero guardare anche in questo preciso momento, per quel che ne so. Non ho un incantesimo attivo che mi permetta di capire che mi osservano, e se cominciassi a lanciarlo, loro chiuderebbero la finestra di scrutamento prima che possa individuarla. Quindi, onorati maestri, se state leggendo questo, andate a farvi inculare. Scrutamento. L’Arcanum dello Spazio. Sto cercando di impararlo. Ho assimilato i concetti basilari, tutta quella faccenda della distanza che e’ un’illusione, che ogni cosa e’in realta’ un solo punto, bla, bla, bla. A scuola ho studiato un po’ di filosofia - Platone e tutta l’altra merda - ma niente di tutto quello si avvicinava nemmeno lontanamente alle seghe mentali esoteriche di questa roba da maghi. Il punto e’ questo - si suppone che io debba tenere un “registro di scrutamento” insieme a questo diario. Voi capite, quando si lanciano incantesimi a cose che non si possono vedere o sentire, dovete raggiungere la loro Trama. Ancora una volta, la distanza e’ un’illusione (qualsiasi cosa voglia dire), per cui la difficolta’ non sta nel chilometraggio, ma nell’immagine mentale di qualunque sia la cosa che state influenzando. Piu’ e’ sfocata l’immagine, piu’ l’incantesimo risultera’ difficile. Un registro di scrutamento e’ una raccolta di foto (funzionano meglio) e disegni che agiscano come “promemoria” per raggiungere e influenzare quelle cose. Ai maghi furbi questa roba non serve: hanno imparato a tenersi tutto nella capoccia. Ma quelli da giardino d’infanzia come me hanno bisogno di qualcosa da cui iniziare. Ecco perche’ devo cominciare a raccogliere ritagli e cazzi vari: per avere qualcosa a cui fare riferimento nel caso debba guardare da lontano. “I fili del Va bene, basta con le digressioni. Mi hanno detto di cominciare con un Destino, riassunto della mia vita fino a questo momento, un tema del tipo “come ho passato Arctos, le vacanze estive”, a parte il fatto che deve comprendere la mia intera esistenza i fili del prima di adesso. Perche’? E’ la domanda che ho fatto. Destino.” Arctos. “L’Orsacchiotto”. E’ cosi’ che Morvran mi ha chiamato. Il mio nome ombra. Non si puo’ usare il nome vero in questa attivita’. Ancora per motivi di scrutamento - magia simpatetica, cosi’ si chiama. Se scoprono il tuo vero nome, sei fottuto. Raggiungere una Trama e’ molto piu’ difficile se non ne conosci il nome. Per questo usiamo nomignoli e soprannomi, come i camionisti alla radio CB o i piloti da caccia o anche, che diavolo, i supereroi, giusto? La maggior parte di noi si sceglie il suo nuovo nome, ma io ero troppo schizzato al momento. Il mio me l’ha dato Morvran. Chi se ne frega? In fondo non mi dispiace. Morvran. E’ il vecchio alla Sean Connery che mi ha salvato il culo quando ho avuto il peggiore trip della mia esistenza. E’ il tizio che mi ha portato qui, quello che mi ha introdotto nel Mysterium. Di lui parlero’ piu’ avanti. Se proprio devo fare questa cosa, tanto vale che la metta giu’ in ordine cronologico. Mentre crescevo, ero spesso “abbandonato a me stesso”, e ho sviluppato una “bussola morale un po’ erratica”, come diceva il mio consigliere scolastico. Mi sono fatto tutta l’obbligatoria trafila di furtarelli in negozio e delinquenza giovanile, ma non mi hanno mai beccato, e quindi non ho mai “imparato la lezione”. Sono entrato al college quasi per miracolo, principalmente perche’ i miei genitori si sarebbero vergognati troppo di avere un figlio privo di educazione parauniversitaria. Cosi’ hanno allungato un po’ di grana al decano di un piccolo istituto d’arte della citta’ (no, non scrivo nemmeno il suo, di nome - assumete un investigatore privato, se proprio ci tenete). Disegnare scarabocchi mi piaceva abbastanza, ma non ero sicuro di cosa volevo fare della mia vita. Fu allora che incontrai Sigmund. Era un bizzarro forestiero che trafficava con la “magia”, Crowley e altri generi di merdate occulte. Scrivo “magia” fra virgolette perche’ non era veramente magia, non sul serio. Era quello che i Dormienti credono sia magia. Era quello che io credevo fosse magia. Era figo ed elitista e ci dava un mucchio di scuse per guardare dall’alto in basso tutti i citrulli che non erano ragguagliati. Dio, che bel paio di cazzoni eravamo. Tornando a noi, Sigmund era un neo-gotico. Portava il trucco e le unghie lunghe, e aveva la capacita’ tagliente di ritorcere gli attacchi verbali contro chi glieli rivolgeva, facendogli dire delle cose stupide senza che se ne rendesse conto. Cominciai a uscire con lui, e a imparare la “magia”. Credetti di aver trovato cio’ che cercavo da sempre, ma senza saperlo. Nelle immagini, nel rituale, nell’intera atmosfera del tutto, c’era qualcosa che mi faceva scattare nel profondo, come non mi era mai successo prima. Ero in serio pericolo di perdere le mie credenziali di esponente annoiato della Generazione X, e provare interesse per qualcosa di significativo per la prima volta in vita mia. Una notte, Sigmund comincio’ a prendermi per il culo, accusandomi di essere un vigliacco cagasotto che aveva paura di evocare un demone goetico. Naturalmente non potevo lasciar correre quell’affronto, percio’ io, Sigmund e un altro ragazzo che usciva con noi, un coglioncello di nome Thomas, tirammo fuori la Chiave Minore di Salomone e cominciammo l’evocazione. Le cose divennero parecchio strane. Era come se le ombre stessero calando nella stanza, ma non era una cosa su cui avreste potuto puntare il dito. Sentimmo tutti quanti la presenza. Thomas perse la testa e se la squaglio’, ma io, tutto baldanzoso, comandai all’entita’ di aiutarmi a passare gli esami della settimana dopo. Percepii una ben definita sensazione di risposta, poi la presenza svani’. Noi ci facemmo una risata e andammo a berci un paio di birre, considerando l’intera faccenda una burla. Ero troppo pigro per studiare, e sapevo di aver sbagliato un sacco di risposte nei test, ma presi lo stesso Ottimo in tutti gli esami. Bizzarro. Quando Sigmund lo venne a sapere decise di ripetere il rituale, ma stavolta avrebbe portato con se’ il suo “magus”, cioe’ il tizio che lo aveva introdotto a Crowley e alla magia. La notte successiva, incontrai il tizio - o piu’ propriamente, il frocio: magro, vestito di nero, e presentatosi come “Angrboda”, un nome gotico totalmente idiota. Voleva vedere quanto bene sapevamo eseguire le evocazioni, e ci offri’ il suo libro personale sui demoni, alcuni dei quali non avevo mai sentito nominare. Quella non era la solita manfrina alla S. L. MacGregor Mathers o l’Ordine della Golden Dawn. Somigliava piu’ a Lovecraft: nomi impronunciabili e immagini repellenti. Angrboda indico’ un demone nel libro, mi spiego’ come si pronunciava il suo nome e mi sfido’ a portarlo nel mondo. Feci la stessa cosa dell’altra volta, ma usando il nome nuovo. Fu completamente diverso. Una enorme crepa apparve nella parete dell’appartamento, poi si allargo’ sotto la spinta di mani che non riuscivo a vedere. Qualcosa di scuro e confuso ne usci’ fuori e fisso’ su di me i suoi occhi da insetto. Lo giuro - fottuti occhi da insetto, come una mosca o roba del genere. Per poco non scoppiai a ridere, credendo che fosse uno scherzo, ma qualcosa nelle mie budella mi fece raggrinzire il culo cosi’ strettamente che mi misi quasi a vomitare. Angrboda grido’: “Questo e’ il tuo padrone. Inginocchiati davanti a lui.” La cosa allungo’ quello che avrebbe potuto essere un braccio, e a quel punto persi completamente la testa. Mi nascosi dietro Sigmund, e il braccio acchiappo’ lui al mio posto. Lo lancio’ attraverso la crepa nel muro. Lui urlava come un ossesso. E io, per una volta nella mia vita, sentii un autentico spasimo di colpa. Mi allungai verso il muro per afferrarlo. Stava aggrappato li’ - appeso lateralmente con le mani che mantenevano a stento la presa sul muro, mentre un forte vento cercava di trascinarlo via, soffiando dal crepaccio al di la’. Cercai di raggiungerlo, ma Sigmund non riusci’ a restare attaccato. Venne risucchiato nella crepa. Andato. Questo non e’ facile da scrivere. Pensavo di essermene fatto una ragione, ormai, ma adesso ho dovuto rievocarlo nella memoria e scriverlo. Merda. E va bene. Ora questa roba la voglio finire. Sentii qualcosa dietro di me, e mi voltai appena in tempo per scansare la cosa cogli occhi da insetto che cercava di spingermi nella fessura. Mentre la guardavo a occhi sgranati, senza ancora credere che stesse accadendo davvero, all’improvviso seppi che cos’era. Ebbi questa visione - non so come altro chiamarla - di una gerarchia di creature, dagli arcangeli nei cieli agli arcidemoni giu’ di sotto. E in qualche modo seppi che la cosa non apparteneva a nessuno dei due livelli. Non era nemmeno di quella schiera - non apparteneva affatto a questa realta’. E mentre questa consapevolezza si faceva strada nella mia mente, che quello che stava accadendo era piu’ reale della realta’ stessa e che la cosa poteva spegnere la mia vita e qualsiasi esistenza potesse esserci dopo (e badate bene che non credevo a niente di tutta ‘sta merda, prima di allora!), i miei capelli divennero completamente bianchi. Almeno, credo sia stato quello il momento in cui e’ successo, a ripensarci. Avevo i capelli neri, prima, ma adesso sono bianchi come il latte. E d’improvviso non ero piu’ nella stanza. Mi trovavo in una pianura nera e piatta, priva di punti di riferimento, sotto una cappa di nuvole cupe cosi’ basse che non ero neppure sicuro che ci fosse un cielo, al di la’. Di fronte a me si ergeva un edificio alto come un grattacielo, solo che non aveva finestre. Sembrava fatto di una specie di metallo scuro - ferro, forse. La porta era aperta, e dall’interno proveniva una fioca luminescenza. Ero in trance, e vedevo me stesso avanzare verso l’apertura. No, questo non e’ vero. Era piu’ come se una parte di me avesse scelto di entrare, ma era una parte che non conoscevo, una parte che ne sapeva di piu’ e non chiedeva il permesso al resto, quello che normalmente prendeva le decisioni. Il resto idiota di me che mi aveva messo in quel casino, tanto per cominciare. L’interno sembrava una specie di camera delle torture o una segreta, a parte il fatto che era bizzarramente pulito e, beh, luccicante. Forse era una sala per feticisti o pervertiti di altro genere, solo che non lo sembrava. Pareva molto piu’ seria di cosi’. C’erano catene e manette sulle pareti, e sangue coagulato tutt’intorno. Nelle pareti stesse - incisi nel metallo, per amor di Dio - c’erano dei nomi. Alcuni erano in inglese, altri in arabo, e alcuni in… non saprei cinese o giapponese, o qualcosa di simile. Ogni sorta di lingue umane. Allora notai quella specie di confessionale, come quelli che si vedono nelle chiese cattoliche. Ci entrai e mi sedetti. Non c’era nessun prete, ma io cominciai semplicemente a spiattellare tutto, frignando come un bambino, buttando fuori tutta la merda cattiva che avevo fatto e implorando una seconda possibilita’, sapendo che quando tutto fosse finito ci sarebbe stato il mostro cogli occhi da insetto pronto a divorarmi. Quando aprii gli occhi, il confessionale e le catene erano scomparsi. Il luogo era puro e pulito, e sul muro c’era un nome nuovo, inciso con linee perfette. Il mio nome. Allora mi ritrovai nell’appartamento, con la cosa che veniva verso di me come se non fosse passato neppure un istante. Ma ora non avevo piu’ paura. Anzi, volevo prendere quel mostro a calci in culo. Le cose erano diverse, adesso. Fu in quel momento che il tizio sulla moto salto’ nella stanza sfondando la finestra. La sua moto tocco’ terra e si fermo’ nello Lo sentivo nelle ossa. stesso istante in cui lui alzava un enorme fucile e faceva fuoco dritto nella “testa” della creatura. BLAAM! Mira perfetta. Ma non con un proiettile - sembro’ che dalla canna schizzasse una scarica Nel profondo della mia anima. di fulminatore alla Guerre Stellari o qualcosa di simile. La cosa si disfece. Voglio dire, cadde letteralmente a pezzi, e i brandelli si dissolsero. La crepa nel muro si richiuse con fragore. Poi il tizio in motocicletta punto’ il suo cannone su Angrboda, che lo guardo’ torvo. “Vaffanculo, Angrboda” disse l’uomo. Non si vedeva la faccia dietro il visore del casco. “Tregua, Zenone” disse Angrboda. “Prendo il ragazzo e me ne vado.” “Evochi uno stramaledetto Divoratore nel mio territorio, e io dovrei lasciare correre? Vattene da solo, cazzo, oppure vedremo chi dei due e’ il migliore.” Angrboda mi lancio’ un’occhiataccia, ma alzo’ i tacchi. Non era contento, ma evidentemente non voleva affrontare il nuovo arrivato. Chi avrebbe voluto? Sembrava uscito da un film o una cosa del genere. Il tizio della moto - Zenone - guardo’ me. “Stupido stronzetto. Sparisci subito dal mio campus.” “Non puoi lasciarmi cosi’!” gridai, mentre tutto il terrore e la paura rifluivano su di me come un’ondata. Il senso di onnipotenza che avevo provato nella torre di ferro era svanito. “Avresti dovuto pensarci prima di ordinare la consegna a domicilio. E adesso, fuori dalle palle.” Mi punto’ contro il fucile, e io mi misi a correre. Non ero mai stato un senzatetto, prima di allora. Non avevo idea di come si faceva a sopravvivere (e non ce l’ho nemmeno adesso). Mi ritrovai nei boschi, raggomitolato in una caverna, a congelarmi il culo e piagnucolare di paura. La sola cosa che ricordo dopo e’ un uomo che mi stuzzicava con un bastone da passeggio. “Alzati, orsacchiotto. Il letargo e’ finito.” Morvran, naturalmente. Mi diede un po’ di cibo e spiego’ quello che era successo, e con cosa mi ero immischiato. Conosceva da un bel Percio’, eccomi qui. pezzo quel tizio, Angrboda, e lo stava tenendo d’occhio. La testa mi faceva male per tutte quelle rivelazioni, ma quella specie di “Obi- Wan” aveva ragione. Era un completo sconosciuto, ma sapevo che di lui Sto scrivendo questo diario solo poche settimane dopo l’inizio mi potevo fidare. Non sapevo perche’. Lo implorai di insegnarmi come del mio addestramento come mago dell’ordine del Mysterium. E’ difendersi dai demoni merdosi, e blaterai qualcosa sulla torre di ferro, cosi’ che ci si aspetta che mi riferisca a me stesso: un mago, uno le catene e le manette, la confessione e il mio nome sul muro. Lui dei Risvegliati. ascolto’ pazientemente e senza sorprendersi, poi scosse la testa. Prima che il mio nome fosse scritto nella torre di guardia, io “Tu hai un destino. Riesco a vedere il marchio sulla tua anima. Ti sei dormivo. Ero uno di quelli che la gente del ramo chiama i Dormienti. Risvegliato alla torre di guardia del Guanto di Ferro. Il tuo Cammino non Adesso, sono Sveglio. Il mio nome e’ inciso nella sostanza di un e’ lo stesso che percorro io. Ma nel mio ordine ci sono altri che possono mondo piu’ alto - il Mondo Superno, cosi’ lo chiamano. La mia insegnarti.” torre di guardia e’ solo una fra cinque, ciascuna delle quali si E cosi’ mi ha portato qui, a questa scuola privata di elite (ancora trova in un luogo diverso, che sembra uscito dritto da un libro di una volta, niente nomi). Il rettore - Maestro Aurem - non sembro’ favole. In realta’, e’ vero il contrario. Le favole e i miti e tutto molto felice di vedere nessuno di noi due, e ancora meno quando il resto non sono altro che l’eco di una realta’ piu’ reale del mondo Morvran gli riferi’ della mia esperienza. “Ragazzo, sei preparato in cui viviamo. Il nostro e’ chiamato il mondo Caduto. Insomma, a diventare qualcosa che ovviamente non sei ancora: un padrone lo sappiamo tutti che questo e’ un posto di merda, giusto? Le della propria anima?” Io sapevo cosa rispondere, anche se non capivo religioni ce lo dicono da sempre. Noi viviamo in un mondo a meta’, un nemmeno lontanamente che cosa cazzo stesse succedendo. mondo privo della sua componente piu’ vitale: l’anima. E’ quella che si Risveglia, dicono. L’anima. La parte di noi che appartiene a lassu’, al mondo piu’ alto. Tanto tempo fa scese qua sotto, nel mondo materiale, per sperimentare i piaceri e le pene, ma vi rimase intrappolata - come tutti noi. I mondi furono divisi, e ora fra loro si stende un Abisso sconfinato. E’ la’ dentro che ho guardato. E’ da la’ che veniva la creatura. Ed e’ la’ che e’ andato Sigmund.