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m G. Wodehouse. Jeeves sta alla larga PDF

132 Pages·2016·0.62 MB·Italian
by  Unknown
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JEEVES STA ALLA LARGA Titolo originale dell'opera: Jeeves in the offing. Traduzione dall'inglese di Rosetta Palazzi. (Pagine: 187). La vicenda. In questo romanzo, pubblicato nel 1960, Bertie Wooster si trova ancora una volta nei pasticci. A Brinkley Court, nella bella casa di zia Dahlia, ne succedono di tutti i colori: psichiatri travestiti da maggiordomi, playboy che insidiano ragazzine sprovvedute, oggetti preziosi che spariscono e riappaiono in circostanze misteriose, un direttore di scuola, aspirante deputato, che minaccia querele per diffamazione, un fidanzamento che può naufragare da un momento all'altro... Bertie non sa che pesci pigliare, tanto più che Jeeves questa volta sta alla larga e i pesci per ora li prende lui, ma ad Herne Bay, dove si gode una meritata vacanza. Che altro può fare il giovane Wooster se non saltare sulla sua auto sportiva e correre a prelevare l'insostituibile maggiordomo? E infatti, ancora una volta, il cervello ricco di fosforo di Jeeves riuscirà a risolvere al meglio l'intricata situazione. RIEDITATO DA : VITTORIO97 - TNTVillage PRESENTAZIONE Quando leggo un libro di Wodehouse, la tentazione è sempre la stessa: scrivere su un foglio i nomi dei personaggi e le loro caratteristiche, come si usa nei copioni delle commedie. Naturalmente, è accaduto anche per Jeeves sta alla larga (titolo originale: Jeeves in the offing). Oltre al maggiordomo e al suo signore, Bertram "Bertie" Wooster, s'incontrano : il critico letterario Reggie "Aringa" Herring, la zia di Bertram, Dahlia, e il marito di lei Tom Travers, lo psichiatra Sir Roderick Glossop (per l'occasione nel ruolo fittizio di un altro maggiordomo battezzato Swordfish, "pesce spada"), i coniugi americani Homer e Adela Cream, lui uomo d'affari e lei autrice di gialli di successo, il loro figlio Wilbert con fama di playboy, la bizzarra Roberta "Bobbie" Wickham dai capelli rossi, il dottore in lettere Aubrey Upjohn con la figliastra Phyllis Mills, molto bella e molto scema, il cuoco francese Anatole, il bassotto Poppet il gatto Augustus. Luogo dominante dell'azione, la casa di campagna di zia Dahlia, Brinkley Court nel Worcestershire. C'è tutto? Ovviamente, no. I personaggi di Wodehouse sono come gli ingredienti di certi cocktail: presi singolarmente, risultano abbastanza definibili e innocui; riuniti insieme, diventano una miscela esplosiva. Di qui la necessità di elencarli per reggere il ritmo delle loro trasformazioni, per dipanare i grovigli della loro tendenza al coup de théàtre, per stare al passo di Wodehouse sul suo terreno prediletto, quello di fomentare infiniti equivoci. Faccio qualche esempio. Per parecchie pagine, sembra che il nucleo del romanzo sia l'indagine che lo psichiatramaggiordomo GlossopSwordfish deve condurre su Wilbert Cream per impedire che il poco raccomandabile individuo amoreggi con Phyllis. Ma Phyllis si fidanza con "Aringa" Herring, il quale lascia la vulcanica "Bobbie" Wickham, a sua volta legata per burla a "Bertie" Wooster. Poi improvvisamente tutto cambia: al centro della scena spicca un oggetto: una preziosa lattiera d'argento a forma di mucca che risale al XVIII secolo e appartiene alla collezione del padrone di casa, il marito di zia Dahlia. La lattiera assume il ruolo di protagonista in quanto è sparita. Un furto del presunto cleptomane Wilbert Cream. Ma perché, alla fine, sarà trovata nascosta sotto le camicie, nella stanza di GlossopSwordfish, a conferma dei professionali sospetti della giallista Adela Cream, madre di Wilbert? Per carità, è meglio rinunciare a un qualsiasi tentativo di riassunto. Con Wodehouse bisognerebbe comportarsi come il personaggio d'un racconto di Borges che, avendo intenzione di rifare alcuni capitoli del Don Chisciotte, scrive pagine che coincidono, riga per riga e parola per parola, con quelle di Cervantes. Ma là si tratta di un'altissima acrobazia letteraria sul vero significato di un testo immortale, mentre qui, assai più modestamente, siamo alle prese con una serie d'incastri che ricordano le situazioni e le soluzioni assurde d'un vaudeville: vocabolo, quest'ultimo, che usiamo soltanto per il senso d'indiavolata imprevedibilità da esso evocato. Si sa, infatti, che l'umorismo di Wodehouse ha bisogno, per manifestarsi, di situazioni fisse, di abitudini, di una rassicurante ripetitività di fondo, da cui far nascere la "gag" e la battuta attraverso l'incrinatura di un malinteso o lo spostamento di un dettaglio. Anche in questo libro è Jeeves, più che logicamente, a sciogliere con una trovata tutti i nodi che si sono accumulati e di cui abbiamo dato un imperfettissimo cenno. Non riveliamo qual è questa trovata per non togliere al lettore l'impagabile piacere di scoprirla: quanto ai fedeli di Wodehouse che già la conoscono, si può contare sulla loro complicità. È un Jeeves in gran forma, reduce da un periodo di ferie a Herne Bay, dove è andato a pescare gamberi e a mangiare molto pesce, cosicché il già altissimo tasso di fosforo della sua intelligenza è aumentato. Un Jeeves, come sempre, simbolo di stile, quasi scandalosamente razionale in quella casa di maniaci e di svitati, pronto a citare Shakespeare e Longfellow, intento a leggere L'Etica di Spinoza mentre aspetta in auto il "padrone". Un Jeeves - e concludo - astuto, imperturbabile, pronto di riflessi, ancora una volta degnissimo di restare ai posti d'onore nella galleria dei "servitori" celebri della letteratura, dal remoto Xantia delle Rane di Aristofane fino al Sani Weller di Dickens e al Passepartout di Verne, suoi diretti antenati. I piaceri riservati al lettore (sembra quasi ingiusto precisarlo) non si limitano alla sorpresa finale. Basterà ricordare il costante contrappunto della vicenda attraverso le parole di "Bertie" Wooster, che è l'io narrante. "Immagina - gli dice l'amico "Aringa" - che tua zia Dahlia legga sul giornale che sarai fucilato all'alba". "Non potrebbe succedere - replica "Bertie" - non mi alzo mai così presto". Altre scene sono veramente irresistibili: quella in cui "Bertie" tenta di gareggiare con Jeeves, citando una frase del padre di Amleto e confondendo i "boccoli" del mesto principe di Danimarca con gli "zoccoli". O quella sempre di "Bertie" che giura d'essere a caccia di topi nella stanza di Wilbert, sotto lo sguardo da basilisco di Adela Cream. O i dialoghi con il dottor Aubrey Upjohn, già terribile e detestabile educatore di "Bertie" e di "Aringa". Vorrei anche invitare a soffermarsi su talune delizie della scrittura di Wodehouse: sulla sua arte della similitudine, ad esempio. Si sa che questa figura semantica consiste nell'accostare due termini o due azioni in base a un rapporto di somiglianza. La letteratura è farcita di similitudini, e probabilmente non esisterebbe nemmeno, o mancherebbe di tanti splendori, senza di esse. Ebbene, Wodehouse compie sull'antico e collaudato meccanismo una specie di sabotaggio: lo toglie ai paludamenti, alle penombre liriche, alle arcane analogie, e lo trasforma in una lente deformante nel cui raggio d'azione le somiglianze svelano inaspettati punti d'incontro, connotati che soltanto un genio della "ragion comica" è in grado di afferrare. Una breve antologia di queste similitudini vale più di ogni discorso. Ecco, dunque, zia Dahlia "dolente come un ascesso", un piano d'azione "evidente come un pollice gonfio", l'occhio di Adela che "scombussola come una dose di sali purgativi", Bertram Wooster che parla "con l'emozione di un agnello sperduto" e trema "come una vivanda in gelatina", una ragazza "più matta d'una gallina bagnata", un turbamento di felicità che dà a chi lo prova "l'impressione di aver inghiottito una doppia porzione di farfalle", un trucco che appare alla vittima "sgradevole come un porcospino irritato". Merito non ultimo di una ristampa e di una rilettura di Wodehouse è quello d'indurci al gioco sentimentale del "come eravamo". Parlo per la mia generazione, ovviamente, per coloro che furono studenti di ginnasio e liceo tra la buia fine degli anni Trenta e l'ancor più buio inizio degli anni Quaranta. L'incontro con Wodehouse avvenne allora, in edizioni che, sotto ciascun titolo, recavano la scritta "romanzo umoristico inglese". Della letteratura d'oltre Manica, conoscevamo niente o quasi niente: qualche grande "assolo" di Shakespeare, Davide Copperfield, L'isola del tesoro, un racconto di Evelyn Waugh che, in nome dell'autarchia e in odio alle parole straniere, il settimanale "Grandi Firme" aveva trasformato nell'inesistente scrittrice Evelina Waugh. Si deve aggiungere, per completare il clima dell'epoca, che dai microfoni della radio il fascistissimo Mario Appelius incitava a "stramaledire" l'Inghilterra, mentre Boccasile, sui manifesti di propaganda, disegnava i soldati britannici con gli occhi iniettati di sangue ed il ghigno dei lunghi denti giallastri. Wodehouse arrivò in un mondo che era proprio il contrario del suo, e non soltanto per il motivo della guerra. Opponeva le ghette agli stivaloni, il tweed all'orbace, la bombetta al fez, l'ozio un po'"stordito agli "imperativi dell'ora", la futilità alla grinta, il cricket al "passo romano". Nei nostri pensieri, vinse Wodehouse: i suoi libri erano una forma di silenziosa opposizione alla retorica che dilagava intorno a noi. Ci sembrava di appartenere a una società segreta. Ricordo un adunata del 1942, tutti in camicia nera, pantaloni grigioverdi, fasce mollettiere, giberne vuote e moschetto scarico. E risento un amico che, a bassa voce, commenta: "Chissà che cosa direbbe Jeeves se ci vedesse vestiti così". Giulio Nascimbeni. CAPITOLO PRIMO Jeeves posò sulla tavola della prima colazione le uova sfrigolanti con la pancetta e Reginald Aringa Herring ed io, leccandoci le labbra, puntammo i gomiti e ci buttammo su quel ben di Dio. Questo Herring era per me il compagno di tutta una vita, era legato a me da quelli che vengono chiamati ricordi imperituri. Anni fa, da adolescenti, lui e io avevamo scontato insieme un periodo a Malvern House, BramleyonSea, la scuola preparatoria, diretta dal principe delle carogne, Aubrey Upjohn, dottore in lettere, ed eravamo stati molto spesso in piedi fianco a fianco nello studio di Upjohn, in attesa di incassarne un bel po'"di quelle sode tramite una verga di quelle che mordono come serpenti e trafiggono come vipere, come diceva quel tizio. Perciò eravamo, per così dire, come una coppia di veterani che avesse combattuto spalla a spalla il giorno di San Crispino, se ho afferrato bene il nome. Dopo che il piatto del giorno si fu calato nel boccaporto, accompagnato da un'abbondante dose di corroborante caffè, ero sul punto di passare alla marmellata d'arancia, quando udii il suono flautato del telefono provenire dall'anticamera e mi alzai in piedi per rispondere. - Qui è la casa di Bertram Wooster - dissi, dopo aver preso la comunicazione. - Sono Wooster in persona. - Oh, salve! - aggiunsi poiché la voce che rimbombava attraverso il filo era quella della signora Thomas Portarlington Travers di Brinkley Court, Market Snodsbury, presso Droitwich, o, per dirla altrimenti, la mia buona e benemerita zia Dahlia. - Un cordiale hip, hip a te, vecchia antenata! - esclamai soddisfatto, poiché è una donna con cui è sempre un privilegio avere a che fare. - Un vivace ciao a te, giovane macchia nel paesaggio . rispose con calore. - Sono sorpresa di trovarti alzato così di buon'ora. O sei appena rincasato da una notte brava? Mi affrettai a respingere questa calunnia. - Certo che no. Nulla del genere. Mi sono sempre alzato all'alba quest'ultima settimana per fare compagnia ad Aringa Herring. Sta con me finché non può entrare nel suo nuovo appartamento. Ti ricordi il vecchio Aringa? L'ho portato a Brinkley un'estate. Un tipo con l'orecchio da pugile. - So di chi parli, assomiglia a Jack Dempsey. - Esatto. Gli assomiglia molto di più di Jack Dempsey stesso. Lavora alla Thursday Review, un periodico di cui forse sei una lettrice (ma forse no) e deve timbrare il cartellino all'alba. Senza dubbio quando lo informerò della tua telefonata, ti manderà i suoi affettuosi saluti, poiché so che ti tiene in somma stima. "La perfetta ospite", spesso ti descrive così. Beh, è bello sentire la tua voce, vecchia carne della mia carne. - Come ve la passate a Market Snodsbury? - Oh, tiriamo avanti! Ma non ti sto parlando da Brinkley, sono a Londra. - Fino a quando? - Ritorno a casa oggi pomeriggio. - Ti invito a colazione. - Mi dispiace, ma non posso accettare. Devo foraggiarmi con sir Roderick Glossop. Ciò mi sorprese. L'illustre specialista di malattie mentali a cui alludeva, era un uomo con cui non mi sarebbe piaciuto far colazione, poiché i nostri rapporti si erano raffreddati dalla notte in cui, a casa di lady Wickham nell" Hertfordshire, agendo su consiglio della figlia della mia ospite, Roberta, avevo forato la sua borsa d'acqua calda con un ago da rammendo, nelle prime ore del mattino. Del tutto involontariamente, è ovvio. Avevo progettato di forare la borsa dell'acqua calda di suo nipote Tuppy Glossop, con cui avevo una vecchia ruggine ed ignoravo il fatto che avessero scambiato le camere. Proprio uno di quegli sfortunati equivoci. - Perché diavolo fai una cosa simile? - Perché no? Paga lui. Compresi il suo punto di vista. Un penny risparmiato è un penny guadagnato, eccetera, eccetera, ma continuai a essere sorpreso. Mi sbalordiva il fatto che zia Dahlia, presumibilmente agendo in piena libertà, avesse scelto questo straordinario medico dei matti, per ruminarci assieme il pasto di mezzogiorno. Tuttavia una delle prime lezioni della vita insegna che le zie sono zie, così mi limitai a scrollare le spalle. - Beh, è affar tuo, naturalmente, ma mi sembra un atto avventato. Sei venuta a Londra solo per far baldoria con Glossop? - No, sono qui per prendere il mio nuovo maggiordomo e portarlo a casa. - Nuovo maggiordomo? Che è accaduto a Seppings? - Se ne è andato... Feci schioccare la lingua. Ero molto affezionato al maggiordomo in questione, avendo assaporato una gran quantità di porto nella sua dispensa e questa notizia mi rattristò. - No, davvero? - chiesi. - Orribile! Avevo notato che sembrava un po'"sofferente, quando l'ho visto l'ultima volta. Beh, va così. La carne diventa polvere, lo dico spesso. - ... a Bognor Regis, per le sue ferie. Dischioccai la lingua. - Ah, ecco! Questo pone la cosa sotto un'altra luce. Strano come tutti questi pilastri della casa in questi giorni se ne vogliano partire in tutta fretta. È proprio come mi raccontava Jeeves dei grandi spostamenti dei popoli nel medio evo. Jeeves comincia le sue ferie questa mattina. Va a Herne Bay, a pesca di gamberi, e io mi sento come quel tale della poesia che aveva perso la sua gazzella prediletta o qualsiasi animale fosse. - Non so che farò senza di lui. - Te lo dirò io cosa farai. Hai una camicia pulita? - Parecchie. - E uno spazzolino da denti? - Due, entrambi della miglior qualità. - Allora impacchettali. Verrai a Brinkley domani. Le tenebre che sempre avvolgono Bertram Wooster come nebbia quando Jeeves è sul punto di prendersi le sue vacanze annuali, si sollevarono sensibilmente. Vi sono poche cose che trovo più piacevoli di un soggiorno nella tana campestre di zia Dahlia. Panorama pittoresco con viali ghiaiosi, acqua corrente, impianto di fognature e soprattutto la superba cucina francese del suo cuoco francese Anatole, dono di Dio per i succhi gastrici. Servizio completo, si potrebbe dire. - Che splendida proposta! - esclamai. - Tu risolvi tutti i miei problemi ed estrai un coniglio dal cappello. Conta su di me. Mi vedrai sfrecciare sul "modello sportivo Wooster", domani pomeriggio con i capelli legati a treccia e un canto sulle labbra. La mia presenza, ne sono sicuro, stimolerà Anatole a scalare nuove vette. Vi è qualcun altro nella vecchia fossa di serpenti? - Cinque invitati in tutto. - Cinque? - Ripresi a schioccare la lingua. - Caspita! Lo zio Tom deve essere con la schiuma alla bocca - aggiunsi, poiché conoscevo la ripugnanza di quella vecchia tempra ad avere ospiti in casa. Perfino un semplice invitato per fine settimana è talvolta sufficiente a fargli bere l'amaro calice. - Tom non c'è. È andato ad Harrogate con Cream. - Vuoi dire con la lombaggine. - Non voglio dire lombaggine, voglio dire Cream. Homer Cream. Grosso finanziere americano, in visita a questi lidi. Soffre di ulcera e il suo medico gli ha ordinato la cura delle acque ad Harrogate. Tom è andato con lui per tenergli la mano ed ascoltarlo la sera, mentre gli dice di come quella roba abbia un sapore osceno. - Antagonista. - Che cosa? - Volevo dire altruista. Forse tu non hai dimestichezza con questa parola, ma è un vocabolo che ho udito usare da Jeeves. È quello che definisce un individuo che fa favori disinteressati, senza calcolarne il prezzo. - Favori disinteressati un corno! Tom è nel pieno di un'importante trattativa commerciale con Cream. Se la cosa va in porto, ne ricava un gruzzolo, esente dall'imposta sul reddito. Così gli sta leccando i piedi, come un qualsiasi adulatore da strapazzo. Feci un cenno di comprensione, anche se era ovviamente sprecato rivolgerlo a lei, dal momento che non mi poteva vedere. Riuscivo a capire facilmente i processi mentali del mio zio acquisito. T. Portarlington Travers è un uomo che ha accumulato a sacchi i pezzi da otto sterline, ma è sempre più che disposto a stiparne qualche pezzo in più dietro il mattone del suo caminetto, sentendo, e giustamente, che ogni pezzo aggiunto a quelli già posseduti, significa proprio un pezzo in più. E se c'è una cosa che è proprio di suo gusto è non pagare l'imposta sul reddito. Cede di malavoglia ogni penny che il Governo riesce a strappargli. - Ecco perché, mentre mi dava il bacio dell'addio, mi pregava con le lacrime agli occhi di coccolare la signora Cream e suo figlio Willie e di trattarli come principi. Così ora essi sono a Brinkley perfettamente inseriti nell'arredamento. - Willie hai detto? - Diminutivo di Wilbert. Riflettei. Willie Cream. Il nome mi sembrava in qualche modo familiare. Mi pareva di averlo udito o letto da qualche parte nei giornali, ma al momento mi sfuggiva. - Adela Cream scrive racconti gialli, ne sei forse un accanito lettore? No? Beh, comincia ad applicartici subito appena arrivi, poiché tutto aiuta. Me ne sono procurata una serie completa, sono molto buoni. - Sarò felice di darci un'occhiata - dissi, - poiché sono quello che viene chiamato un... "qualcosa" dei romanzi del brivido. Forse si dice aficionado. Desidero sempre un cadavere o due. Allora abbiamo stabilito che fra gli invitati vi sono questa signora Cream e suo figlio Wilbert. Chi sono gli altri? - Beh, vi è Roberta, la figlia di lady Wickham. Sussultai violentemente, come se una mano invisibile mi avesse dato una sberla sul didietro. - Che cosa? Bobbie Wickham? Perdiana! - Perché ti agiti? La conosci? - Ci puoi scommettere che la conosco. - Comincio a capire. È una del branco delle ragazze con cui sei stato fidanzato? - No, in realtà no. Non siamo mai stati fidanzati. Ma è stato semplicemente perché lei non volle venirmi incontro. - Ti ha respinto, vero? - Sì, grazie al cielo! - Perché grazie al cielo? È una ragazza che spiccherebbe da protagonista in un corpo di ballo! - Non dà fastidio guardarla, lo ammetto. - Uno schianto, se mai ve ne fu uno. - Verissimo, ma essere uno schianto è tutto? Quanto vale l'anima? - La sua anima non è come mamma l'ha fatta? - Molto diversa, molto al di sotto della media. Ciò che potrei dirti... Ma no, lasciamo perdere. È un argomento penoso. Ero sul punto di elencare più o meno cinquantasette motivi per i quali la persona prudente, se teneva in gran conto la pace dello spirito, riteneva che la cosa migliore fosse di stare alla larga da quel pericolo con i capelli rossi, di cui si stava discutendo al momento, ma mi resi conto che, proprio mentre desideravo tornare alla marmellata, l'argomento avrebbe richiesto troppo tempo. Sarà sufficiente dire che da un bel pezzo ero uscito dalla narcosi ed ero pienamente consapevole del fatto che, rifiutando la mia proposta di cominciare a radunare preti e damigelle, la fanciulla mi aveva reso un segnalato favore, e vi dirò il perché. La zia Dahlia, descrivendo questa giovane escrescenza come una bellezza da palcoscenico, aveva ben centrato le qualità della ragazza. Il suo aspetto esteriore era veramente tale da far sì che coloro che la guardavano barcollassero emettendo un fischio di ammirazione. Ma se da un lato era fornita di occhi come stelle, capelli più rossi delle ciliegie, fascino, spigliatezza e tutti gli attributi, Bobbie Wickham possedeva anche, nei riguardi della vita, l'inclinazione ed il modo di vedere le cose di una bomba ad orologeria. In sua compagnia avevate la sensazione spiacevole che qualcosa potesse scoppiare da un momento all'altro con un botto. Non sapevate mai che cosa stesse per fare prossimamente o in quali foschi abissi di guai vi avrebbe imprudentemente ficcato. "E la signorina Wickham, signore - mi aveva detto una volta Jeeves in tono di avvertimento al tempo in cui la mia febbre d'amore era al massimo, - manca di serietà. È incostante e frivola. Esiterei sempre a consigliare come compagna per la vita una giovane signorina con una sfumatura così intensa di rosso nei capelli". Il suo giudizio era fondato. Ho già rammentato come, con un ingegnoso stratagemma, questa ragazza mi avesse indotto a introdurmi di soppiatto nella camera da letto di sir Roderick Glossop e di conficcare un ago da rammendo nella sua borsa d'acqua calda, e quello era per lei un modo di comportarsi relativamente bonario. In breve Roberta, figlia del defunto sir Cuthbert e di lady Wickham, di Skeldings Hall, Hertfordshire, era pura dinamite ed era preferibilmente tenuta a distanza da quanti aspiravano a condurre un'esistenza pacifica. La prospettiva di trovarmi rinchiuso con lei nella stessa casa, con tutte le possibilità che una casa di campagna offre a una ragazza intraprendente per cacciare nei pasticci le persone più intime e care, mi rendeva estremamente dubbioso sulla natura degli avvenimenti che mi attendevano. Ero ancora barcollante sotto questo colpo, quando l'anziana parente me ne somministrò un altro e fu un colpo da mettermi fuori combattimento. - E ci sono Aubrey Upjohn e la sua figliastra Phyllis Mills - disse. - Questo è tutto. Che cos'hai? Ti è venuta l'asma? Compresi che alludeva all'improvviso rantolo che mi era uscito dalle labbra e devo confessare che era risultato non molto dissimile dagli ultimi accenti di un'anatra morente. Ma sentivo di essere assolutamente giustificato a rantolare. Un uomo più debole avrebbe ululato come uno spirito della morte. Mi riaffiorò alla mente qualcosa che Aringa Herring mi aveva detto una volta. "Sai, Bertie" aveva affermato, sentendosi disposto alla filosofia, "dobbiamo essere molto grati per l'operato della Provvidenza nella nostra vita, tu ed io. Tuttavia, se il percorso sarà arduo, vi è un pensiero di base cui possiamo attenerci. Le nubi tempestose possono abbassarsi e l'orizzonte oscurarsi, possiamo avere un chiodo nella scarpa ed essere sorpresi dalla pioggia senza ombrello, possiamo scendere a colazione e scoprire che qualcun altro ha preso il nostro uovo fritto, ma almeno abbiamo la consolazione di sapere che non vedremo mai più Aubrey Diociaiuti Upjohn. Ricòrdati sempre questo nei momenti di sconforto", disse e io l'avevo sempre fatto. Ed ora ecco la canaglia che mi spuntava proprio fra i piedi. Abbastanza da costringere un uomo dal cuore vigoroso ad interpretare il ruolo dell'anatra morente. - Aubrey Upjohn? - chiesi con voce tremante. - Vuoi dire il mio Aubrey Upjohn? - Proprio lui. Subito dopo che ti sei sottratto al suo giogo, ha sposato Jane Mills, una mia amica con un mucchio di denaro. È morta, lasciando una figlia. Io sono la madrina della figlia. Upjohn ora ha lasciato la sua attività e si dedicherà alla politica. La notizia bomba è che nel partito lavorano sotto sotto per presentarlo come candidato conservatore nel collegio di Market Snodsbury alle prossime elezioni straordinarie. Che emozione sarà per te incontrarlo ancora! O la prospettiva ti sgomenta? - Certo che no. Noi Wooster siamo intrepidi. Ma perché diavolo l'hai invitato a Brinkley? - Non l'ho invitato, volevo solo Phyllis, ma si è presentato anche lui. - Avresti dovuto buttarlo fuori. - Non ne ho avuto il coraggio. - Sei debole, molto debole. - Inoltre ho bisogno di lui per i miei impegni. Consegnerà i premi alla Scuola superiore di Market

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