Il libro Q����� G����� P������� ����� ������ ����, ��� sconosciuto chiamato Richard Farris le consegnò una misteriosa scatola di mogano, da custodire con cura. Quell’ogge�o dispensava dolce�i e vecchie monete, ma era molto pericoloso: premere uno dei suoi se�e bo�oni colorati poteva portare morte e distruzione. La scatola dei bo�oni è ricomparsa a più riprese nella vita di Gwendy: diventata una scri�rice di successo e una figura politica in ascesa, ha dovuto di nuovo fare i conti con la tentazione costituita da quell’ogge�o inquietante. Ora è il 2026, Gwendy Peterson ha sessantaqua�ro anni e a breve sarà il primo senatore in carica degli Stati Uniti a viaggiare su un razzo fino a una stazione spaziale. Il suo incarico, sulla carta, consiste nel monitoraggio climatico. Ma a nessuno sfugge la valige�a bianca con sopra la scri�a MATERIALE TOP SECRET che tiene ben stre�a a sé. Il vero motivo del suo viaggio è lì dentro: una scatola di mogano che, ancora una volta, Gwendy deve proteggere a ogni costo dalle oscure forze del male che cercano di impossessarsene. È giunto il momento di portare a compimento la sua missione più importante e più segreta: salvare il mondo. E, forse, tu�i i mondi possibili. Stephen King e Richard Chizmar firmano l’a�o finale della trilogia iniziata con La scatola dei bo�oni di Gwendy e La piuma magica di Gwendy, un’avventura che tocca alcuni dei luoghi più iconici dell’immaginario kinghiano, da Castle Rock a Derry, e ne espande i confini oltre il pianeta terra. Gli autori STEPHEN KING vive e lavora nel Maine con la moglie Tabitha. Da più di quarant’anni le sue storie sono bestseller che hanno venduto 500 milioni di copie in tu�o il mondo e hanno ispirato registi famosi come Stanley Kubrick, Brian De Palma, Rob Reiner, Frank Darabont. Oltre ai film tra�i dai suoi romanzi – vere pietre miliari come Stand by me - Ricordo di un’estate, Le ali della libertà, Il miglio verde, It, per citarne solo alcuni – sono seguitissime anche le sue serie TV. Per i suoi meriti artistici, il presidente Barack Obama gli ha conferito la National Medal of Arts. Nel 2018 ha ricevuto il PEN America Literary Service Award. www.stephenking.com Twi�er: StephenKing RICHARD CHIZMAR è il fondatore della casa editrice Cemetery Dance, specializzata nel genere horror. Insegnante di scri�ura creativa, è autore di racconti e romanzi trado�i in più di quindici lingue, tra cui la serie che ha per protagonista Gwendy (scri�a insieme a Stephen King) e il recente bestseller Chasing the Boogeyman, di prossima pubblicazione per Sperling & Kupfer. www.richardchizmar.com Twi�er: RichardChizmar Instagram: richard_chizmar Facebook: Richard Chizmar Stephen King Richard Chizmar L’ULTIMA MISSIONE DI GWENDY Ornamento Traduzione di Luca Briasco Sperling & Kupfer Per Marsha DeFilippo, amica di un paio di scri�ori 1 È UNA bella giornata d’aprile a Playalinda, in Florida, non lontano da Cape Canaveral. È l’anno del Signore 2026, e solo poche persone in mezzo alla folla sul lato orientale del Max Hoeck Back Creek portano la mascherina. Sono perlopiù anziani, che hanno preso l’abitudine e trovano difficile farne a meno. Il coronavirus circola ancora, come l’invitato a una festa che non vuole andarsene, e anche se molti temono che possa mutare per l’ennesima volta e rendere inutili i vaccini, per il momento i suoi effe�i sono so�o controllo. Alcuni tra i presenti – pure in questo caso, si tra�a sopra�u�o di anziani, che non hanno più la vista di un tempo – usano un binocolo, ma la maggioranza non ne ha bisogno. L’astronave sulla rampa di lancio di Playalinda è il razzo a conduzione umana più grande che abbia mai spiccato il volo dalla Madre Terra; con una massa a carico pieno pari a duemila tonnellate, ha tu�o il diri�o di essere chiamata Eagle-19 Heavy. Una nebbia di vapore oscura gli ultimi quindici metri sui più di centoventi di altezza, ma perfino chi ha problemi di vista è perfe�amente in grado di leggere le tre le�ere sul fianco dell’astronave: T E T E chiunque non sia completamente sordo può sentire gli applausi quando cominciano. Un uomo – abbastanza in là con gli anni da ricordare la voce disturbata di Neil Armstrong che annunciava al mondo intero l’allunaggio della Eagle – si rivolge alla moglie con le lacrime agli occhi e la pelle d’oca sulle braccia abbronzate e scheletriche. Il vecchio in questione è Douglas «Dusty» Brigham. Sua moglie è Sheila Brigham. Si sono trasferiti nella ci�adina di Destin dieci anni fa, ma sono originari di Castle Rock, nel Maine. Sheila, in effe�i, un tempo lavorava come centralinista nell’ufficio dello sceriffo. Dal sito di lancio della Tet Corporation, a tre chilometri di distanza, continuano ad arrivare gli applausi. A Dusty e Sheila sembrano fiacchi, ma devono risultare ben più rumorosi sull’altra sponda del torrente, perché gli aironi si levano in volo dal loro punto di sosta ma�utino, formando una nube di pizzo bianca. «Sono in partenza», dice Dusty alla donna che è sua moglie da cinquantadue anni. «Che Dio protegga la nostra bambina», dice Sheila, e si fa il segno della croce. «Che Dio protegga la nostra Gwendy.» 2 OTTO uomini e due donne camminano in fila sul lato destro del centro di comando della Tet. Sono prote�i da una parete di plexiglas, perché sono in quarantena da dodici giorni. I tecnici si alzano da dietro i computer e applaudono. È una tradizione consolidata, ma oggi nel loro gesto c’è un entusiasmo diverso. E ci saranno ancora più applausi e acclamazioni da parte dei millecinquecento dipendenti della Tet (le toppe sulle camicie, sulle giacche e sulle tute li identificano come i Tet Rocket Jockeys) che a�endono fuori. Ogni missione spaziale con equipaggio umano è un evento, ma questa è decisamente speciale. Al penultimo posto nella fila c’è una donna con i capelli lunghi, ormai grigi, legati in una coda di cavallo seminascosta so�o il colle�o alto della tuta pressurizzata. Il viso è liscio e ancora bello, anche se ha delle piccole rughe intorno agli occhi e agli angoli della bocca. Si chiama Gwendy Peterson, ha sessantaqua�ro anni, e tra meno di un’ora sarà il primo senatore in carica degli Stati Uniti a viaggiare su un razzo fino alla nuova stazione spaziale MF-1. (Tra i più cinici colleghi di Gwendy, c’è chi sostiene che l’acronimo MF stia per motherfucker, e designi un rapporto incestuoso, ma in realtà significa Many Flags, il nome della stazione spaziale.) I membri dell’equipaggio per il momento non devono indossare i caschi ma solo tenerli con sé, perciò nove di loro hanno una mano libera per salutare, rispondendo alle acclamazioni. Gwendy – che tecnicamente è parte dell’equipaggio – non può farlo, a meno che non voglia che oscilli, insieme alla mano, anche la valige�a bianca che porta con sé. E non ne ha alcuna intenzione.