Dopo anni di carcere, ancora braccato dall’fbi e ormai costretto su una sedia a rotelle, Frank Sheeran confessa, per la prima volta al suo avvocato Charles Brandt, il mistero che ha ossessionato l’opinione pubblica statunitense per quasi trent’anni a partire dall’estate del 1975: la sparizione di Jimmy Hoffa, mitico protagonista del sindacalismo americano tra gli anni Cinquanta e Settanta, un caso rimasto irrisolto poiché nessuno è stato mai condannato né il corpo di Hoffa ritrovato. Per certo, è stato un personaggio scomodo a molti uomini, politici e criminali, e che il caso non sia mai stato chiuso fa pensare alla responsabilità di poteri molto in alto. Ma perché Sheeran ha scelto di parlare a trent’anni dai fatti, fuori da un’aula di tribunale?
Frank “l’Irlandese” Sheeran a metà degli anni Cinquanta è stato dirigente della più grande unione sindacale americana, l’International Brotherhood of Teamsters (che rappresenta la categoria degli autotrasportatori),
al fianco del suo fondatore e leader, Jimmy Hoffa. Ma Frank è stato anche l’uomo delle “commissioni” che la Mafia gli affidava in nome della sua leggendaria freddezza. Com’è riuscito questo gigante dai capelli rossi e dal pugno di ferro a diventare il braccio armato del padrino Russell “McGee” Bufalino e insieme la spalla del sindacalista più potente degli Stati Uniti? L’Irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa risponde a questa e a molte altre domande, raccontando l’America proibizionista degli sbirri corrotti, dei locali clandestini e dell’alcol di contrabbando, svelando al contempo gli intrighi politici e le relazioni scomode della famiglia Kennedy. Da questo straordinario libro-inchiesta sarà tratto il film che Martin Scorsese sta girando con Robert de Niro, Al Pacino e Joe Pesci.
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