G i u s e p p e Sergi L'I DEA DI M E D I O E V O Fra storia e senso comune do nzelli v i r g o l e t t e t . - 1 I i i ♦ I i Giuseppe Sergi L’IDEA DI MEDIOEVO Fra storia e senso comune Edizione ampliata con una nuova Introduzione DONZELLI EDITORE <0 1998, 2005 Donzelli editore, Roma Via Mentana 2b INTERNET www.donzelli.it E-mail [email protected] ISBN 978-88-7989-936-9 L’IDEA DI MEDIOEVO Indice p. 7 Presentazione 9 Introduzione alla nuova edizione 21 1. II problema 27 il. Medioevo: definizione c limiti cronologici 31 111. Formazione e sviluppo di un concetto storiografico 39 IV. Secoli non solo germanici né solo romani 43 v. L’equazione medioevo-feudalesimo 51 vi. Il medioevo come infanzia dell’Europa 63 Vii. I secoli della presunta economia «chiusa» e «naturale» 75 Vili. Il medioevo «cristiano» 89 IX. Il medioevo comunale fra mito e realtà 99 X. L’immagine buia del medioevo che finisce 101 XI. L’età della sperimentazione 107 Bibliografia essenziale 5 r • * » L’IDEA DI MEDIOEVO Presentazione Questo libretto ha una piccola storia, che merita di essere accennata. È nato come saggio introduttivo a un Manuale di Storia medievale concepito per lo studio universitario, e appena pubblicato dalla nostra casa editrice. L’editore lo ha commissionato all’Autore rac- comandandogli di concentrarsi sul gioco dello smon- taggio del concetto di «medioevo». Ogni luogo comu- ne - e il medioevo è stato, per motivi che qui da vicino vengono esaminati, una delle fabbriche più feconde di luoghi comuni — ha le sue origini, le sue motivazioni, i suoi messaggi di «verità»; ne il contenuto di mistifica- zione e di forzatura che caratterizza ciascuno degli ste- reotipi presi in esame può essere eliminato e definitiva- mente distrutto per il solo fatto di averne indicato la causa e le origini. Il medioevo è parte preponderante della nostra storia, anche in questo specifico significato: è stato ed è conti- nuamente produttore di rappresentazione, di evocazio- ne, di immaginario. Di fronte al medioevo immaginato sta la realtà della ricerca storica; la più aggiornata e sofi- sticata, la più filologicamente agguerrita e metodologi- camente acuta. Unificare le due tipologie di immagini, evitare la schizofrenia, ricomporre almeno in linea ten- denziale e di ricerca una unità dell’oggetto: questo era il 7 Sergi, L'idea di medioevo compito - in sé innegabilmente difficile - che si era chie - sto all’Autore di svolgere. Gli è riuscito talmente bene (almeno a nostro modo di vedere) da meritare la ripro- posi• zi• one dIell saggi• o •i n edW i9 zi•one autonoma: come invito a leggere l’intero volume da cui è tratto; come luogo di riflessione di storia delle idee. L’editore ha così deciso, e l’Autore si è lasciato convincere, non senza prima avere resistito. I lettori lo ringrazieranno. Roma, settembre 1998 L’editore 8 L’IDEA DI MEDIOEVO Introduzione alla nuova edizione Albert Einstein affermava che «è più difficile disin- tegrare i pregiudizi che disintegrare gli atomi». Così se un programma televisivo, un articolo giornalistico o un manuale spiegano che tutti i poteri medievali erano tra- smessi con un’investitura feudale, o che nel dicembre del 999 nelle case dei contadini incombeva la paura del- l’anno 1000, nessuno si meraviglia: eppure la ricerca professionale ha superato queste convinzioni da quasi un secolo. In particolare la cultura contemporanea continua a usare il medioevo come contenitore di luoghi comuni. Sarebbe sbagliato e supponente attribuire questi equivo- ci soltanto a ignoranza, e sarebbe troppo lungo costrui- re l’elenco dei miti storiografici che ne conseguono. E forse più utile considerare in virtù di quali categorie (politiche, culturali in senso stretto, di evasione) i prin- cipali miti sulla storia medievale siano sopravvissuti nonostante le smentite degli studi: in questo modo, dan- do peso alla psicologia di chi legge o - più in generale - di chi si affaccia sul passato, si può in un certo senso ten- tare un abbozzo di «storiografia percettiva». La prima categoria è quella della , intesa come comunicabilità semplice e in particolare come rap- presentabilità schematica di un contenuto storico. 9 Sergi, L’idea di medioevo In Italia risulta semplice ed efficace sul piano divul- gativo la presunta delega tutta feudale dei poteri. Questa tesi ha avuto lunga fortuna a causa dei più tradizionali- sti fra gli storici del diritto, per i quali soltanto lo Stato poteva decidere una propria diversa organizzazione: pertanto il potere locale medievale - la «signoria di han- no» della definizione di Georges Duby - è per lo più inteso come «feudo», nato da delega dei re o dalla loro momentanea insipienza. In Germania - dove la cultura storica (c non solo medievistica) è più aggiornata in tema feudale - l’esigen- za di semplicità sta nel dare per scontata la coincidenza fra i confini del possesso della terra e quelli della signo- ria locale: come se i signori non fossero altro che latifon- disti che hanno anche poteri politici sui loro contadini, e come se soltanto la forza coordinante dei prìncipi ter- ritorna desse un mimmo di razionalità territoriale all’insieme. In Inghilterra ha avuto ovviamente peso la fortuna letteraria del medioevo romantico di Walter Scott, che per di più rifletteva un rapporto re-baroni corrispon- dente - proprio perché progettato e costruito in forma piramidale dai Normanni invasori nel secolo XI - all’immaginario comune di feudalesimo: ma anche que- sta semplice certezza si sta incrinando e, in anni recenti, Susan Reynolds sta cominciando a mettere in discussio- ne il carattere feudale della distribuzione del potere nel regno inglese. È sempre da ascrivere alla sua semplicità e alla sua rappresentabilità schematica la permanente efficacia del- io