ebook img

Lezioni di estetica. Corso del 1823 nella trascrizione di H.G. Hontho PDF

355 Pages·2007·1.086 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Lezioni di estetica. Corso del 1823 nella trascrizione di H.G. Hontho

Hegel.qxp 21-05-2007 14:29 Pagina I Biblioteca Universale Laterza 517 Hegel.qxp 21-05-2007 14:29 Pagina II Titolo dell’edizione originale Vorlesungen über die Philosophie der Kunst(1823), trascritte da H.G. Hotho, a cura di Annemarie Gethmann-Siefert, in Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Vorlesungen.Ausgewählte Nachschriften und Manuskripte, vol. II © 1998, Felix Meiner Verlag, Hamburg © 2000, Gius. Laterza & Figli per l’introduzione e la traduzione di Paolo D’Angelo Prima edizione 2000 Terza edizione 2007 Hegel.qxp 21-05-2007 14:29 Pagina III G.W.F. Hegel Lezioni di estetica Corso del 1823 Nella trascrizione di H.G.Hotho Traduzione e Introduzione di Paolo D’Angelo Editori Laterza Hegel.qxp 21-05-2007 14:29 Pagina IV Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel luglio 2007 SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-420-5959-2 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. DAngeloRomane.QXD 5-10-2004 13:55 Pagina V Introduzione di Paolo D’Angelo 1. Hegel non ha mai scrittoun’Estetica. Il volume conosciuto in Ita- lia sotto questo titolo, quello stesso volume che Friedrich Engels, in una lettera dal 1891, raccomandava all’amico Conrad Schmidt come la migliore introduzione possibile al pensiero di Hegel, il li- bro in cui ancora di recente Rüdiger Bubner vedeva tralucere chia- ramente «la sostanza della speculazione hegeliana», e al quale ge- nerazioni di studiosi hanno fatto ricorso per apprendere quel che Hegel pensava sull’arte e sul bello, non è nato sotto la penna del fi- losofo, ed è possibile dimostrare che Hegel non lo ha mai non di- ciamo progettato, ma anche solo immaginato, con la struttura e nel- la forma che ci sono divenute familiari. Esso non è, infatti, un’ope- ra pubblicata da Hegel, come la Fenomenologia dello spirito, la Scienza della logica o l’Enciclopedia delle scienze filosofiche in com- pendio. Ma neppure si tratta di un testo redatto da Hegel, e che non abbia trovato, lui vivente, le vie della stampa, come, poniamo, le pa- gine che vanno sotto il nome di Scritti teologici giovanili o gli ab- bozzi sistematici del periodo di Jena. Si tratta invece della rielabo- razione, a opera di un discepolo, Heinrich Gustav Hotho, di una congerie di materiali diversi, la massima parte dei quali è costituita però dagli appunti presi da numerosi uditori dei corsi universitari sull’estetica tenuti da Hegel a Berlino, fusi assieme, con l’inevitabi- le aggiunta di raccordi, a formare un volume unitario, nel quale nul- la permette di distinguere quel che proviene dalle differenti fonti, e che anzi pone ogni cura nel far dimenticare al lettore la propria DAngeloRomane.QXD 5-10-2004 13:55 Pagina VI VI Introduzione genesi, al punto che essa si può dire attestata quasi soltanto dal ti- tolo originale, che suona, in tedesco, Vorlesungen über die Aesthe- tik, ossia, appunto, Lezioni di estetica, e non Estetica tout-court1. Quest’origine non configura, del resto, un’anomalia rispetto al modo nel quale siamo venuti a conoscenza di altre parti importan- ti della filosofia hegeliana, e rappresenta piuttosto la regola, alme- no per quel che riguarda i frutti della speculazione degli anni ber- linesi, che sono poi quelli della piena maturità e della grande noto- rietà del filosofo, giacché vanno dal 1818 alla morte, avvenuta nel 1831. L’ultima nuova opera della quale Hegel abbia curato perso- nalmente la pubblicazione fu infatti la Filosofia del diritto, apparsa nel 1821; dopo tale data egli curò due nuove edizioni, profonda- mente rimaneggiate, dell’Enciclopedia, iniziò a rivedere la Logica (ma la revisione non poté andare oltre il primo volume), e stampò alcuni saggi e recensioni sulla rivista da lui diretta, gli «Annali per la Critica scientifica». Ma la gran parte del suo lavoro degli ultimi anni egli poté renderla di pubblico dominio solo attraverso le le- zioni tenute all’Università di Berlino, e molte delle discipline che costituiscono il suo sistema filosofico – non solo l’estetica, ma an- che la filosofia della religione, la filosofia della storia e la storia del- la filosofia – furono conosciute soltanto attraverso i suoi corsi su questi argomenti. Con tutta probabilità, Hegel pensava di rielabo- rare il ricco materiale raccolto per l’insegnamento dando ad esso forma compiuta; anzi, per quanto riguarda l’estetica egli manifestò questa intenzione assai presto, già in una lettera a Creuzer del 1821, ma la morte non gliene lasciò il tempo. Ai suoi allievi, dunque, si presentò subito il dilemma: o lasciar cadere una parte amplissima dell’insegnamento hegeliano, e proprio quella che aveva procurato al filosofo una più larga circolazione nell’ambiente intellettuale te- desco, che si presentava nella forma più attraente e concerneva le discipline più capaci di interessare il pubblico anche non stretta- mente specialista, oppure compiere loro stessi quel lavoro di riela- borazione che il maestro non aveva potuto neanche abbozzare. E scelsero subito, si può dire senza esitazioni, la seconda strada. 1G.W.F. Hegel, Vorlesungen über die Aesthetik, trad. it. di N. Merker e N. Vaccaro, Estetica, Feltrinelli, Milano 1963; Einaudi, Torino 19722; con Prefazio- ne di S. Givone, Einaudi, Torino 19973. Citeremo secondo la paginazione Einau- di, identica nelle due edizioni. DAngeloRomane.QXD 5-10-2004 13:55 Pagina VII Introduzione VII Un’associazione degli amici dello scomparso diede alle stampe, nel quadro di un’edizione delle opere di Hegel che comprendeva an- che la ripubblicazione dei testi già editi dal filosofo, le sue Lezioni. Le prime ad apparire furono quelle sulla Filosofia della religione, curate da P.K. Marheineke, nel 1832; seguirono quelle sulla Storia della filosofia, curate l’anno seguente da L. Michelet, quelle sulla Fi- losofia della storiaedite nel 1837 da E. Gans e in una seconda e di- versa edizione da un figlio stesso del filosofo, K. Hegel. Nello stes- so anno, il 1840, B. Bauer curava un diversa edizione delle Lezioni sulla filosofia della religione, mentre le lezioni sull’estetica apparve- ro tra il 1835 e il 1838 a cura, come si è detto, di Hotho, il quale diede poi alle stampe una seconda edizione, con qualche variante stilistica ma non sostanziale, nel 1842. Alla base di tutte queste edi- zioni stavano gli appunti presi dagli uditori dei vari cicli di lezioni, e solo in qualche caso manoscritti hegeliani; ma anche dove questi esistevano, gli editori rifusero fonti autografe e fonti indirette in una redazione unitaria, tale da rendere impossibile la distinzione tra i diversi materiali elaborati. La preoccupazione di tutti gli allievi era infatti quella di fornire una versione univoca, facilmente leggibile e prontamente utilizzabile delle dottrine del maestro, in modo da te- ner desto e, se possibile, incrementare l’interesse per una filosofia che si era affermata, proprio negli anni berlinesi del filosofo, come la filosofia del momento e aveva oscurato la precedente fama di Schelling: ma Schelling era ancora vivo, e minacciava di tornare, co- me poi effettivamente tornò, sulla scena berlinese per riprendere, o tentare di riprendere, il suo primato. Una edizione filologicamente più accurata, attenta a distinguere quel che il maestro aveva scritto e quello che avevano trascritto dalla sua voce i suoi ascoltatori, o addirittura quel che questo o quell’ascoltatore aveva creduto di udi- re, sarebbe stata ben poco funzionale a questi propositi, perché si sarebbe certamente tradotta in testi di minore leggibilità, e soprat- tutto avrebbe offerto un’immagine meno perentoria e meno com- piuta del sistema hegeliano, che invece si voleva presentare, persi- no oltre le intenzioni del suo creatore, come un organismo com- patto, chiuso, ben saldo in se stesso. Le lezioni, insomma, dovevano diventare dei libri, e dei libri che non sembrassero lezioni. E chi si mosse, forse con maggiore decisione, certo con maggior successo, in questa direzione, fu proprio il curatore delle Lezioni di estetica. Il quale lo diceva subito, nella Prefazione all’opera, di volere faire DAngeloRomane.QXD 5-10-2004 13:55 Pagina VIII VIII Introduzione le livre: «fin dall’inizio mi sono sforzato di dare alle presenti lezio- ni un carattere e una unità di libro», anche se, aggiungeva, «Hegel non ha mai scritto come parlava»2, e riuscì effettivamente a dare un testo attraente e leggibile. Ma per riuscirvi, dovette lavorare non po- co, intervenire sui materiali non sempre discretamente, mescolare e confondere, talora aggiungere: dimostrare in ogni pagina, si può di- re, quella Kunst des Ineinanderschiebens, quell’«arte di incastrare i testi l’uno nell’altro» in cui un altro editore di Vorlesungenhegelia- ne, L. Michelet, vedeva consistere la dote precipua dell’editore di lezioni. 2. A quest’arte Hotho dovette fare ricorso spesso, perché il mate- riale che aveva davanti, quando si accinse ad allestire la propria edi- zione dell’Estetica, era tutt’altro che omogeneo. Hegel aveva inizia- to a tenere corsi sull’estetica a Heidelberg, nel 1818, e aveva poi proseguito a Berlino nel semestre invernale del 1820-21, in quelli estivi del 1823 e del 1826, e infine nuovamente in quello invernale del 1828-29. Per i primi due corsi, egli possedeva due distinti qua- derni, uno redatto a Heidelberg e uno redatto nei primi anni di Ber- lino. Il quaderno più antico, secondo la testimonianza di Hotho, era articolato in paragrafi molto concisi e in annotazioni più elaborate, e doveva servire, secondo l’uso del tempo, per dettati; il successivo quaderno è – così attesta sempre Hotho nella sua Prefazione – com- pletamente rielaborato e sarà alla base dei corsi berlinesi di esteti- ca, «tanto che le più significative variazioni [dei corsi successivi] so- no annotate su singoli fogli e carte aggiunti in allegato». Entrambi questi quaderni andarono perduti dopo che Hotho li ebbe utiliz- zati, e, a quasi duecento anni di distanza, le probabilità che essi ven- gano un giorno ritrovati sono naturalmente molto basse. Tuttavia non si deve esagerare la loro importanza, dato che Hotho li descri- ve in questi termini: Lo stato di questi diversi manoscritti è del genere più vario; le in- troduzioni iniziano con una elaborazione stilistica quasi completa, e an- 2 H.G. Hotho, Premessa alla prima edizione delle Vorlesungen über die Ae- sthetik. La trad. it. di tale Premessa si può leggere in G.W.F. Hegel, Introduzione alla «Estetica», trad. it. di P. Galimberti, Guerini, Milano 1996. La citazione è a p. 36. DAngeloRomane.QXD 5-10-2004 13:55 Pagina IX Introduzione IX che nel successivo svolgimento si mostra nei singoli capitoli una simile completezza; il resto dell’esposizione – la parte più consistente – è in- vece tratteggiato in frasi molto brevi e senza connessione fra loro, o per lo più solo con singole parole sparpagliate che diventano comprensibili solo attraverso il confronto coi quaderni scritti più accuratamente sotto dettatura. Come poi Hegel abbia fatto, in cattedra, a raccapezzarsi ogni volta, nel flusso del discorso, in queste carte coi loro criptici aforismi e con le osservazioni a margine accumulate alla rinfusa da un anno all’al- tro e scritte in modo veramente disordinato, è difficile da comprender- si, dato che perfino il lettore più accorto spesso non riesce né a cercare e trovare i segni che rimandano da sopra a sotto, da destra a sinistra, né a mettere insieme il tutto correttamente3. Non vi sono ragioni sostanziali per dubitare di questa testimo- nianza, sia perché altri manoscritti di lezioni attestano l’abitudine di Hegel di elaborare con qualche compiutezza solo le introduzio- ni ai suoi corsi, e di procedere, poi, quasi a braccio; sia perché i po- chi frammenti che ci sono giunti, contenenti annotazioni di Hegel sull’estetica, confermano il carattere del tutto personale, rapsodico e prevalentemente mnemonico di tali appunti; sia infine perché, co- me vedremo, è possibile provare che il contenuto dei corsi è anda- to variando di anno in anno, e i materiali di essi si sono progressi- vamente arricchiti, tra l’altro con un salto di qualità piuttosto ri- marchevole tra il corso del 1820-21 e quello successivo del 1823. Con tutta probabilità, il rapporto tra testo scritto prefissato ed espo- sizione orale estemporanea, nei corsi di Hegel sull’estetica, fu, in contrasto con le abitudini accademiche di allora, del resto ancora oggi vive in Germania, del tutto squilibrato a favore della seconda. Proprio perciò, Hotho dovette basare la propria rielaborazione dell’Estetica principalmente sui quaderni di appunti presi dagli udi- tori dei vari anni di corso, i quali stanno, in rapporto alle note au- tografe di Hegel, nella stessa relazione che intercorre «tra schizzo ed esecuzione». Ma escluse subito le testimonianze relative ai due primi anni di corso, quello heidelberghese e quello berlinese del 1820-21, perché scarsamente significative rispetto alla forme che le lezioni vennero successivamente assumendo. Hotho riteneva in- somma che con il corso del 1823 l’estetica hegeliana avesse assun- 3Ivi, p. 33.

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.