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LE MUSICHE DI PROKOF'EV per ALEXANDR NEVSKIJ di EISENSTEIN PDF

191 Pages·2010·14.79 MB·Italian
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE MODERNE TESI DI LAUREA In STORIA DELLA MUSICA LE MUSICHE DI PROKOF’EV per ALEXANDR NEVSKIJ di EISENSTEIN Relatore Prof. Franco Carlo Ricci I° Correlatore II° Correlatore Prof. ssa Paola Dalla Torre Prof. Gaetano Platania Laureando Matteo Cossu Matr. 58 Anno Accademico 2008-2009 Introduzione Come può nascere un’opera d’arte dalla collaborazione di due geni Quando due grandi uomini si incontrano, non sempre l’opera che nasce dalla loro collaborazione è positiva. Talvolta infatti la personalità di uno tende a prevalere su quella dell’altro, generando incomprensioni che portano spesso alla rottura del rapporto. Ci sono stati diversi casi in molte discipline e non sto a fare esempi . Fortunatamente il connubio artistico tra Sergej Sergeevič Prokof’ev (Sonzovka 1891- Mosca 1953) e Sergej Michajlovič Eisenstein (Riga 1898-Mosca 1948), fatto di reciproca stima e rispetto, ha prodotto opere di grande valore, realizzate nella pienezza di una comune visione artistica, importante sia per la storia del cinema sia per la storia della musica del Novecento. La musica di Prokof’ev sottolinea compiutamente le intuizioni cinematografiche del grande regista, ed entrambi utilizzano lo stesso linguaggio ognuno nei propri ambiti: l’esasperazione della dissoluzione tonale da una parte, l’uso innovativo del montaggio dall’altra. L’ Alexandr Nevskij , il film di cui mi occuperò, che è del 1938, si configura come una sorta di film-opera, nel senso che le musiche di Prokof’ev si compenetrano assolutamente nelle immagini fino a emanare un prepotente messaggio politico- ideologico e fino a produrre un forte impatto emotivo sullo spettatore. Egli sa cogliere, con la sua grande sensibilità, le intenzioni del regista nell’assecondare il 1 movimento ritmico delle immagini, e inoltre, manifesta una non comune capacità di elaborare idee musicali che siano in sintonia con la dinamica dei diversi movimenti scenici. Nel lavoro che mi accingo a realizzare, il mio intento è quello di fare l’analisi musicale della colonna sonora scritta dal grande compositore russo, sottolineando la sua abilità nel caratterizzare le diverse scene e nel soddisfare le esigenze di Eisenstein senza mai rinunciare alla propria personalità. ************ Quando mi è stato proposto di fare una tesi su questo argomento, mi sono sentito da subito molto motivato e incuriosito per diversi motivi. Fin dagli inizi della mia formazione musicale, Prokof’ev ha costituito una tappa fondamentale nei miei ascolti. In quanto violinista certamente le composizioni relative al mio strumento avevano la precedenza sulle altre, ma le armonie, le audaci modulazioni, le dissonanze e la dolcezza quasi nostalgica dei temi, mi hanno spinto ad approfondire la conoscenza di questo musicista e ora apprezzo tutta la sua produzione che spazia dalla musica per pianoforte, alla musica sinfonica, per arrivare anche, come nel caso specifico, al genere della musica per film. Devo ammettere che all’inizio ho faticato a credere che un compositore di tale portata potesse cimentarsi in un genere come la colonna sonora, ma poi questa peculiarità ha cominciato ad affascinarmi e coinvolgermi, mi sono appassionato al genere e ho avuto la fortuna di scoprire un altro grande artista del Novecento: il regista Eisenstein. 2 La professionalità e l’inventiva del grande cineasta lettone corrispondono per talento e serietà a quelle di Prokof’ev e nel comparare queste due personalità, se da una parte ho rafforzato l’interesse per il musicista che già apprezzavo, dall’altra mi sono accostato ad un genere di cinema diverso da quello che fino ad allora conoscevo: più impegnato, più elevato, sicuramente meno immediato, ma molto più vicino all’opera d’arte rispetto a tante altre pellicole di cui avevo preso fino ad allora visione, considerato, oltre tutto, che l’anno di produzione del film è il 1938 e che la situazione politico-economica in cui era maturato era, come vedremo in seguito, assai complessa. ************ Prima di entrare nel vivo del mio lavoro, vorrei sottolineare nuovamente che il contenuto e la materia cinematografica vogliono solo fare da sfondo all’argomento prioritario della mia tesi, cioè l’analisi della partitura musicale della colonna sonora del film Alexandr Nevskij e quindi parlerò in prevalenza di musica che conosco decisamente meglio; essa è ormai diventata parte integrante della mia vita e ha accompagnato la mia giovinezza da diversi punti di vista: il perfezionamento nel violino, l’ascolto come passione antica e duratura e lo studio a livello universitario della storia della musica, che ha già portato a cimentarmi in una tesi per la laurea triennale. *********** Dopo aver presentato i due artisti e averli inquadrati nel contesto storico in cui hanno vissuto e operato, analizzerò le sequenze musicali della colonna sonora del film 3 inserendo, quando lo riterrò necessario, brani di partitura per poter facilitare al lettore la comprensione delle evoluzioni della strumentazione e i movimenti delle dinamiche espressive, non trascurando di commentare le principali e più caratterizzanti inquadrature del film per poter offrire una dimostrazione più eloquente della sincronia straordinaria che corre tra la musica e l’immagine, elemento che fa di Alexandr Nevskij un’opera d’arte. 4 CAPITOLO I I. 1. Contesto storico in cui si collocano le figure dei due artisti Quando si parla di arte, non si può prescindere dal considerare il contesto storico in cui essa si esprime. Molto spesso è il clima politico e culturale che influenza un artista, e quasi sempre è dai periodi di sofferenza che nascono le opere di maggior valore. In particolare nella Russia stalinista e nella Germania nazista, durante gli anni di dittatura che separano le due guerre mondiali, si forgiano in un ambiente di disagio politico-culturale quei talenti che in ambito musicale e non solo, raggiungeranno livelli tuttora insuperati. Ho nutrito sempre un certo interesse per il periodo della Russia sovietica, non perché sia un appassionato di politica e di storia, ma perché alcuni dei miei musicisti preferiti si sono formati e hanno iniziato la loro carriera sotto il regime comunista. Leggendo molte biografie, guardando documentari, non potevo fare a meno di confrontarmi con la storia. Soprattutto un filmato mi ha colpito: David Oistrakh. Artista del popolo? La vita del grande violinista (Odessa 1908-Amsterdam 1974), amico e fedele interprete di Prokof’ev e sicuramente anche ammiratore del cinema di Eisenstein, è da molti considerata come l’emblema dell’atmosfera fatta di tensioni e di conflitti vissuti durante il regime: le sue tournées all’estero erano limitate e i ritmi imposti frenetici, molto del repertorio che eseguiva nei concerti in patria era vincolato alle richieste delle autorità. 5 Credo che l’immagine di Oistrakh che suona il concerto di Čaikovskij a Leningrado (1942), con le sirene che annunciano l’imminente bombardamento nazista, possa riassumere tutto il dramma di quegli anni.. Siamo nel pieno della dittatura. Gli anni Venti e Trenta in Russia furono un periodo di grandi trasformazioni che portarono dalla Repubblica dei Soviet all’egemonia di Stalin. Quest’ultimo, una volta assunti i pieni poteri, mise in funzione i più diversi strumenti propagandistici per celebrare e glorificare se stesso e il popolo sovietico. Uno degli strumenti più utilizzati a tale scopo era l’arte, soprattutto la musica. Oltre ai musicisti già citati, anche Sviatoslav Richter (pianista, Zitomir 1915-Mosca 1997) e Mstislav Rostropovich (violoncellista, Baku Azerbaigian 1927-Mosca 2007) ebbero rapporti di forte dissenso col regime. Le loro tournées erano sorvegliate, i programmi da concerto imposti, certe composizioni non potevano essere eseguite. Ciò nonostante, durante l’assedio di Leningrado ad opera dell’esercito di Hitler, prevalse anche in questi artisti lo spirito nazionalista; infatti tutti si iscrissero al partito comunista anche senza essere d’accordo col totalitarismo, certamente per mostrare il loro profondo attaccamento al popolo russo che viveva un momento di grande difficoltà. Proprio nei giorni dell’assedio, nel 1941, Dmitrij Šostakovič (San Pietroburgo 1906- Mosca 1975) compose la sua sinfonia più famosa, la Sinfonia Leningrado che divenne in breve molto popolare anche al di fuori dei confini russi, in particolar modo negli stati Uniti in quanto veicolo potente per la lotta contro il Nazi-Fascismo. E fu 6 proprio questo musicista ad avere meno noie dal regime in quanto era molto amato dal popolo. Sebbene di qualche anno precedente, anche il film Alexandr Nevskij assurge a tale scopo propagandistico: la vittoria dei russi sui Teutoni è sottilmente allusiva e le geniali intuizioni musicali di Prokof’ev rendono non meno bene delle armonie di Šostakovič i diversi stati d’animo del popolo. A questo punto capita a proposito un breve riferimento a Sergei Prokof’ev, il quale inizialmente aveva salutato con gioia la rivoluzione del febbraio 1917 che portò alla caduta dello zar Nicola II. Durante gli anni del primo conflitto mondiale viaggiò molto, dall’Italia alla Finlandia, da Kiev a Parigi, a Londra, fino negli Stati Uniti dove rimase per diversi anni alternando il suo soggiorno con periodi in Europa e con ritorni in Russia. E’in questo tempo che la sua doppia attività di esecutore e di compositore lo comincia a rendere famoso in tutto il mondo. Al suo definitivo ritorno in patria, nel 1936, però la politica ufficiale dell’Unione Sovietica verso la musica era regolamentata dall’ “unione dei compositori” che stabiliva quali fossero i generi accettabili. Più di una volta l’artista subì stroncature e dovette piegarsi a umilianti autocritiche anche se ottenne riconoscimenti ufficiali quali il Premio Stalin e la Medaglia della Bandiera rossa del lavoro. Il successivo conflitto mondiale ispirò a Prokof’ev l’opera Guerra e Pace e le già citate musiche per il film di Eisenstein. Seguirono opere colossali quali la Quinta e Sesta sinfonia e la Nona sonata per pianoforte dedicata ed eseguita in prima mondiale da Sviatoslav Richter. 7 Con la fine della guerra l’attenzione del partito tornò a rivolgersi all’interno del paese, stringendo ulteriormente il controllo sulle produzioni degli artisti locali. Improvvisamente la musica di Prokof’ev venne vista come un grave esempio di formalismo e inadatta se non pericolosa per il popolo sovietico. La linea culturale dell’Unione Sovietica stalinista imponeva dei rigidi schemi da seguire, il più possibile popolari, cioè il contrario, non solo di ciò che perseguiva Prokof’ev nei suoi lavori, ma anche del linguaggio cinematografico di Eisenstein, improntato alla natura sperimentale e critica e col passare del tempo sempre più complesso e antinaturalistico. Così, come il collega musicista, anche il regista fu costretto nel corso della sua carriera a ‘ritoccare’qualche suo film, e, proprio come era successo a Prokof’ev, fu accusato di non seguire la tendenza unica del ‘realismo socialista’, in nome del quale fu criticato aspramente dal consiglio dei cineasti per il formalismo e l’astrazione che caratterizzavano i suoi ultimi film. Gli fu anche impedito di portare a termine un lavoro, Il prato di Bezin, che rimase allo stadio di frammenti statici. Alexandr Nevskij, invece, piacque alla critica di regime; questo affresco storico che rientrava nelle biografie dei grandi russi allora in auge, parlando del dramma della Russia minacciata dall’invasione teutonica, si faceva interprete dell’allarme per l’imminente attacco tedesco. Questo film valse ad Eisenstein il premio Lenin. ************ Anche il violinista David Oistrakh ebbe numerosi riconoscimenti e nelle sue tournées veniva presentato come il musicista più completo della Russia. Tuttavia, sempre 8 prendendo come riferimento il documentario di cui parlavo a pag. 4 , da una intervista fatta a Mstislav Rostropovich, si viene a conoscenza di un episodio molto drammatico avvenuto pressappoco nel 1937. Oistrakh era ebreo e abitava nella periferia di Mosca in un palazzo in cui tutti gli inquilini erano stati arrestati. A parte quello dove abitava il violinista con la sua famiglia, c’era un solo appartamento da cui non avevano portato via il capofamiglia. La moglie di Oistrakh , preoccupata per l’eventualità di un arresto che poteva essere probabile, aveva preparato una borsa coi vestiti e dei biscotti. Non dormirono per mesi, si aspettavano che venissero a prenderli da un momento all’altro per portarli via. Gli arresti normalmente avvenivano verso le quattro del pomeriggio, ma un giorno, di mattina presto, sentirono qualcuno bussare alla porta. Il rumore colse tutti di sorpresa e per qualche minuto ci si chiese quale dei due campanelli avrebbero suonato: il loro o quello dell’altro appartamento. Suonarono l’altro. ************ La musica e l’arte in generale erano veri e propri strumenti nelle mani del governo. Molte delle persone di cui ho parlato venivano esibite per far propaganda all’Unione Sovietica e, sofferenti della loro condizione, non avevano altra finestra sulla libertà che la loro arte. Aleksandr Solženicyn stesso (Kislovodsk, 1918-Mosca, 2008) che prima di essere espulso dalla Russia aveva vissuto cinquantasei anni in patria, attraverso i suoi scritti (in particolare il romanzo-documentario Arcipelago Gulag) ha fatto conoscere al mondo i Gulag, i campi di lavoro sovietici di cui aveva personalmente fatto 9

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probabile, aveva preparato una borsa coi vestiti e dei biscotti La colonna sonora per il film di Eisenstein è una 'summa' di tutte queste particolarità.
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