Maria, l'amministratrice condominiale libera e carismatica di un palazzo apparentemente come tanti, muore all'improvviso, in un incidente stradale. Rimane sua figlia, una bambina di sei anni: e rimane una lettera. La bambina si chiama Mandorla, e già nel nome ha tutto l'incanto e l'assurdità di quello che sarà il suo destino: nella lettera Maria infatti rivela che il vero padre di Mandorla si nasconde proprio in uno dei cinque piani del condominio che lei amministrava... Chi è, dunque, il padre di Mandorla? Chi, in quel palazzo, intratteneva con Maria una relazione così profonda e segreta? Gli uomini del condominio sono tutti sospettati: uno di loro deve confessare. Ma con l'appoggio delle loro famiglie, dopo una lunga riunione, in un patto tanto scellerato quanto giudizioso, decidono di non volersi sottoporre al test del dna: e stabiliscono di crescere la bambina tutti assieme. È questo il fatale presupposto di una commedia umana che, con l'alibi del paradosso, in realtà ci chiama in causa tutti. Perché attraverso lo sguardo smarrito - ora allegro, ora dolcemente disperato - di Mandorla, che da bambina si fa adolescente, accendiamo le luci (e scopriamo le ombre) delle case di un condominio dove, presto, ognuno di noi sentirà di abitare. Sondiamo le ragioni e le nevrosi della solitudine di Tina Polidoro; entriamo nella desolata camera da letto di Caterina e Samuele Grò; andiamo al gay pride con Paolo e Michelangelo; veniamo travolti dal tormento dell'incomunicabilità amorosa tra Lidia e Lorenzo; ci sediamo a tavola con i Barilla, famiglia ostinatamente tradizionale. E mentre, di piano in piano, Mandorla cresce, s'innamora, cerca suo padre e se stessa, ci avventuriamo con lei verso rivelazioni luminose e rivelazioni scomode, assistiamo a nuove unioni e a separazioni necessarie. Ci ricorderemo che ancora prima di essere mogli, madri, padri, mariti e figli, siamo persone: meravigliose ma allo stesso tempo terribili, e tutte con un'infanzia alle spalle che rischia di perseguitarci per sempre. E scopriremo così che la famiglia è un'indefinibile alchimia: chi ce l'ha ne avverte il peso fino a mandarla in mille pezzi, chi non ce l'ha la desidera come il solo luogo della felicità possibile. Con sorgivo talento di narratrice, Chiara Gamberale costruisce attorno al cuore pulsante della sua protagonista un romanzo corale dove i grandi archetipi si mescolano agli struggimenti contemporanei, la verità e la menzogna cambiano continuamente di segno per dare vita a una voce fresca e profonda, dal timbro originalissimo, una voce indimenticabile che ci condurrà, fiduciosa soprattutto dei suoi dubbi, verso un finale sorprendente.