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Le fornaci romane di Alcamo PDF

244 Pages·2006·5.05 MB·Italian
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A10 182 QUESTO VOLUME È STATO PUBBLICATO CON IL CONTRIBUTO DI ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA DIPARTIMENTO DI STORIE E METODI PER LA CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI SEDE DI RAVENNA BANCA DI CREDITO COOPERATIVO “DON RIZZO” DI ALCAMO Editing e composizione a cura di Giacomo A. Orofino ALMAMaster Studiorum Università di Bologna ALMAMaster Studiorum DISMEC – Ravenna Le fornaci romane di Alcamo Rassegna ricerche e scavi 2003/2005 a cura di Dario Giorgetti prefazione di Antonio Carile testi di Claudio Capelli, Cesare Fiori, Joseph Franzò Dario Giorgetti, Z. Xabier González Muro Giacomo A. Orofino, Michele Piazza Copyright © MMVI ARACNEeditrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 A/B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN88–548–0596–3 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: maggio 2006 Sommario A. Carile, Prefazione p. 7 D. Giorgetti, Alcamo project: le fasi di un laboratorio p. 11 Z. X. González Muro, Lo scavo archeologico: primi dati e considerazioni sulle strutture e i materiali rinvenuti p. 35 G. A. Orofino, Caratteristiche della ricerca archeologica nella comprensione del territorio: l’analisi dei re- perti di superficie p. 101 J. Franzò, “Soluzione” GIS e Remote Sensing in archeo- logia. Applicazioni di landscape archaeology e pro- spettive delle nuove metodologie: Alcamo project p. 139 C. Capelli - M. Piazza, Analisi minero-petrografiche su anfore Dressel 21-22 da Alcamo Marina p. 171 C. Fiori, Le fornaci romane di Alcamo Marina: analisi mineralogica di campioni di concotto e argilla p. 175 Bibliografia p. 183 Indici p. 205 Prefazione Il ritrovamento delle fornaci di Alcamo e la costituzione di un labo- ratorio archeologico costituisce un apporto di rilievo in primo luogo per la conoscenza dell’esercizio dell’ “industria” fittile connessa alle villae antiche e tardoantiche che costellavano il territorio agrario romano in ambito siciliano, tanto più significativo, in questo caso, perché sem- bra ipotizzabile un impianto di area riconducibile a una molteplicità di stabilimenti fittili e, dunque, non circoscrivibile ad una unica entità prediale e alla commercializzazione della eccedenza produttiva di un fundus. Anche se il suggestivo ritrovamento nel 2003 di un bollo lateri- zio frammentario induce a credere che fra le altre insistesse sul luogo la produzione fittile della gens Maesia peraltro presente, a giudicare dalle iscrizioni, a Termini Imerese, Palermo, Marsala a segno di un’area di interessi commerciali ed economici che investe la Sicilia nord-occiden- tale. Questo dato macroeconomico e sociale sembra tanto più suggestivo perché si è in attesa di poter chiarire i rapporti di questa gens siciliana con i Maesii Titiani che dalla Macedonia gestivano una organizzazione commerciale in qualche modo connessa (forse grazie ad intermediari iranici e turcofoni di Asia centrale) con i mercati del medio ed estremo oriente. L’indagine sulle fasi costruttive delle fornaci di Alcamo che insi- stono sul terreno sterile consentono di visualizzare il quadro dei nuclei produttivi nelle aree nord-occidentali della Sicilia; consente di rilevare le abilità tecniche, come il supporto-distanziatore ad anello per la cot- tura delle forme ceramiche o i tubuli fittili la cui funzione si attende di chiarire in ulteriori scavi; consentono di porre il problema della quan- tità di combustibile reperibile in loco e della sua natura; consentono in ultima analisi di verificare il paniere dei prodotti commercializzati (frutta - sulla base di abbreviazioni rinvenute in anfore di Castro Pre- torio a Roma - e pesce - sulla base del termine liquamen rinvenuto in un caso a Pompei e del termine cetus in anfore Dressel 21-22 in Italia - anche nella elaborazione del garum, termine effettivamente ritrovato 7 8 Antonio Carile a Pompei su un’anfora di questo tipo) e dei centri di assorbimento dei prodotti: la vicinanza del fiume San Bartolomeo consente di ipotizzare una via di trasporto ottimale per la esportazione dei manufatti fittili e dei relativi contenuti. Una inventariazione esaustiva delle tipologie dei manufatti fittili prodotti consentirebbe di confermare una rete di terminali di traffici che, attraverso le rotte marittime, metterà capo ad una più concreta vi- sione delle dinamiche demografiche ed economiche della vita urbana in contesti geografici circoscritti e pertanto maggiormente significativi per lo storico della economia. Queste nuove conoscenze, tecnologiche ed economiche, investono il periodo che, in attesa di ulteriori conferme e contestualizzazioni risul- tanti dallo scavo, si possono fin d’ora ipotizzare dalla fine del I secolo a.C. alla metà del V secolo d.C., dunque una lunga durata economica che potrebbe indurre a rivedere alcuni parametri valutativi della eco- nomia di area tirrenica; questa possibilità da sola induce a sfruttare le possibilità euristiche di questo giacimento, la cui cronologia ed evo- luzione funzionale potrebbe costituire un punto di riferimento per la storia economica da delinearsi negli anni a venire. I numerosi frammenti di produzione identificabili come varianti di anfora Dressel 21-22 (in circolazione fra I e II secolo d.C.) rinvenuti ad Alcamo Marina, la cui diffusione in Sicilia quanto a reperti finora noti è evidenziata nella cartina della figura 36, mostrano una caratterizzazione produttiva non immediatamente riconducibile alla produzione laziale e campana ma più facilmente paragonabile alla produzione segestana, rafforzando la ipotesi, relativa alla Sicilia, di un’origine occidentale di tali tipi produttivi e al contempo sottolineando la autonomia produtti- va e di smercio dell’area considerata. In tal direzione confermano le analisi petrografiche di alcuni frammenti anforari che testimoniano una composizione ceramica differente da quella dell’area laziale-campana e invece dipendente, come è ovvio, dallo sfruttamento del sedimento in loco del Flysch Numidico che condiziona le manifatture fittili della Sicilia occidentale. Sembra più problematico il nesso con una ipoteti- ca produzione anforaria bizantina sulla base di frammenti di superficie raccolti nell’area di Solunto. Ma accanto alla produzione di questo pe- Prefazione 9 riodo figurano frammenti di vetro, di osso lavorato, chiodi di bronzo, e ceramica da mensa e lucerne queste ultime riconducibili alla fine del IV secolo d.C. L’applicazione di tecnologie di rilevamento analitico del terreno di superficie, in vista del disegno e della documentazione grafica cartacea e/o informatizzata, l’utilizzazione di sistemi di registrazione satellitare GPS, l’inserimento dei rilevamenti nella piattaforma GIS, e diagnosi derivate da contesti disciplinari non riconducibili alla tradizionale prassi della ricerca storica e archeologica segna altresì una innovazione evolu- tiva nella ricerca sul campo, che se pur pone qualche problema episte- mologico centrato sulla necessità di possedere conoscitivamente e non solo strumentalmente la tecnologia utilizzata, è peraltro suscettibile di incrementare il livello delle conoscenze e il raggio di azione professio- nale dei ricercatori nella prassi della realizzazione di un modello della realtà archeologica e topografica, per una lettura critica del contesto ter- ritoriale del dato archeologico. Occasione di lavori nuovi e qualificati e occasione di arricchimento delle fonti di conoscenza. L’affinamento metodologico circa la informatizzazione dei dati archeologici, la neces- sità di selezionare un database che non sacrifichi la complessità della informazione archeologica è uno dei problemi di metalinguaggio, se si vuol usare una metafora linguistica, che l’attuale archeologo-storico affronta nell’incontro con gli strumenti tecnologici, peraltro suscettibili di adeguarsi alle esigenze di comunicazione del ricercatore avveduto e ben addentro alla tecnologia impiegata. Lo sviluppo di tali linguaggi e le ampie disamine problematiche e metodologiche cui i ricercatori di Alcamo dedicano accurata attenzione - sviluppando manualisticamente un complesso di dati conoscitivi pri- mari destinati a divenire metodologia di riferimento e corrente negli sca- vi a venire - pone l’équipe di Alcamo in grado di presentarsi come punta avanzata nel processo di ridefinizione linguistica della codificazione dei reperti e della loro contestualità ambientale e in veste di proponenti di soluzioni alternative a largo influsso nel campo della ricerca. Le carte tematiche proposte salvaguardano la evidenzialità imme- diata dello scavo, destinata a perdersi nel procedere della esplorazione; rappresentano pertanto un modello di memorizzazione del processo di 10 Antonio Carile indagine il cui interesse è destinato a crescere nel corso della elabora- zione interpretativa dei risultati. Il Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali, sorto all’insegna della interazione disciplinare fra saperi storici e metodologie tecnologiche, segna pertanto nella attività del prof. Dario Giorgetti e del suo gruppo di allievi e collaboratori un mo- mento qualificato e storicamente incisivo della sua funzione formativa e promozionale in ordine alla ricerca archeologica e alla salvaguardia dei beni culturali, nella consapevolezza di una rapidità di evoluzione che circoscriverà ad alcuni decenni a venire metodi e problemi ora posti in primo piano, ma poi destinati a divenire sapere comune e operatività condivisa. È carenza comunemente segnalata il ritardo con cui le relazioni di scavo vengono messe a disposizione degli studiosi: nel caso di questo scavo, sviluppato negli anni 2003-2005, ci troviamo di fronte ad un diario accurato e di fatto ad una prima interpretazione dei risultati di un lavoro condotto grazie a finanziamenti limitati, valorizzati al massimo dalla équipe di Alcamo e messo a disposizione del vaglio degli studiosi in tempi comparativamente assai condensati. Antonio Carile Direttore del Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali

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produzione fittile della gens Maesia peraltro presente, a giudicare dalle .. te recente, ed alle consuete attività agricole (vigneti) condotte ancora.
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