STORIE DELLA SCIENZA Collana diretta da Marco Beretta Matteo Martelli L’ALCHIMISTA ANTICO Dall’Egitto greco-romano a Bisanzio Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla siae del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. 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L’ALCHIMIA GRECA E LA TRASMISSIONE DEI TESTI ALCHEMICI DALL’ANTICHITÀ AL MEDIOEVO 11 Questioni preliminari 11 I nomi dell’alchimia: una tradizione multilingue 17 Le definizioni dell’alchimia tra Bisanzio, Bagdad e il Medioevo latino. 22 Le antologie alchemiche bizantine 31 2. L’ALCHIMIA NELL’EGITTO GRECO-ROMANO 45 Origini greco-egiziane? 45 Democrito e i Papiri di Leida e Stoccolma 55 Ostane, Cleopatra, Maria l’Ebrea e Iside 63 Zosimo di Panopoli 73 3. L’ALCHIMIA IN ETÀ TARDO-ANTICA E BIZANTINA 87 Alchimia e filosofia 87 La chēmeia alla corte imperiale di Bisanzio 96 Stefano di Alessandria 101 Ulteriori sviluppi dell’alchimia a Bisanzio 109 4. IL “LABORATORIO” ALCHEMICO 119 Antichi nomi di botteghe e “laboratori” 119 “Laboratori” e testi alchemici 127 Gli strumenti degli antichi alchimisti 137 BIBLIOGRAFIA 159 Abbreviazioni 159 Studi ed edizioni di testi 159 INDICE DELLE FIGURE 180 INDICE DEI NOMI 181 INTRODUZIONE Questo volume si propone di fornire un’introduzione generale, rapida ma puntuale, all’alchimia antica, illustran- done forme e sviluppi a partire dai più antichi scritti alche- mici composti nell’Egitto greco-romano, fino alle opere di età bizantina, redatte da dotti ed eruditi attivi tra il VII e il IX-X secolo. Lo studio si basa principalmente su fonti greche tra- smesse da vari manoscritti bizantini, senza però trascurare l’apporto della tradizione orientale: molte opere di alchimia greco-egiziana, infatti, furono tradotte in lingue semitiche, in particolare in siriaco e arabo, tra l’VIII e il X secolo. Gli scritti conservati in queste lingue, spesso inediti o solo parzialmente investigati, costituiscono fonti preziose, in molti casi uniche, sia per ricostruire importanti fasi della storia dell’alchimia sia per leggere testi antichi perduti in originale, ma preservati in traduzione. Tra la fine dell’‘800 e la prima metà del ‘900, storici del- la scienza, spesso chimici di formazione, come Marcelin Ber- thelot, Edmund Oscar von Lippmann, Eric John Holmyard, James Riddick Partington, posero le basi per lo studio dell’al- chimia nel mondo antico. La Collection des anciens alchimistes grecs, che Berthelot curò con la collaborazione del filologo Charles-Émile Ruelle e pubblicò a Parigi nel 1887-1888, rap- presenta ancora oggi l’unica edizione disponibile per molti trattati alchemici in lingua greca. Il primo volume dell’opera Entstehung und Ausbreitung der Alchemie, pubblicato da Lip- pmann a Berlino nel 1919, è per la maggior parte dedicato a autori greci e arabi. Esso rappresenta un «capolavoro di am- INTRODUZIONE 7 pia cultura e attenta erudizione», come scriveva Holmyard sulla prestigiosa rivista “Nature” qualche anno più tardi.1 A Holmyard, inoltre, dobbiamo alcune importanti sintesi della storia dell’alchimia, come The Makers of Alchemy (1931) e Al- chemy (1957), in cui si riconosce un particolare interesse verso le fasi più antiche della disciplina. Partington, d’altro lato, de- dicò uno studio monumentale alle arti chimiche nell’Oriente Antico, Origins and Development of Applied Chemistry (1935).2 Lo studio dell’alchimia in area vicino-orientale, con partico- lare attenzione alla produzione in lingua araba, rappresentò un altro importante campo di indagine, la cui complessità e ricchezza cominciò a essere esplorata dallo stesso Holmyard e da altri studiosi, come Julius Ruska e Paul Kraus, che pub- blicarono studi e edizioni ancora fondamentali. Non è certo questa la sede indicata per ripercorrere i numerosi contributi che molti studiosi, applicando differenti metodologie, diedero nel corso del ‘900.3 Si deve però osser- vare che, a partire dalla fine del secolo scorso, un rinnovato e intenso interesse per l’alchimia antica e bizantina ha attraver- sato le indagini storiografiche e filologiche. Importanti opere greche sono state oggetto di nuove e più affidabili edizioni critiche, spesso corredate da ampie introduzioni e commenti puntuali.4 Nuove metodologie sono state applicate allo stu- dio delle pratiche alchemiche, che sono state oggetto anche di indagini di laboratorio.5 Questo processo è ancora piena- mente in atto e sta contribuendo a un approfondimento e 1 Holmyard 1931, p. 774. 2 Il primo volume, dedicato all’antichità, della sua History of Chemistry uscì postumo e in versione incompleta solo nel 1970. 3 Vorrei solo citare, a riprova della varietà degli approcci impiegati, la densa mono- grafia The Origins of Alchemy in Graeco-Roman Egypt (1970) di Jack Lindsay, scrittore marxista di origine australiana (tradotta in italiano con il titolo di Le origini dell’al- chimia nell’Egitto greco-romano, Roma, Edizioni mediterranee, 1981). 4 Si vedano le opere pubblicate nella serie della Collection Budè (Les Belles Lettres): cfr., ad esempio, Halleux 1981; Mertens 1995; Colinet 2010. Si veda anche la nuova serie Sources of Alchemy and Chemistry: Sir Robert Mond Studies in the History of Early Chemistry, legata a “Ambix”, storica rivista di storia della chimica e alchimia (cfr. Martelli 2014). 5 Cfr., ad esempio, Principe 2013, p. 137-171. 8 L’alchimista antico accrescimento della nostra conoscenza dell’alchimia antica; parallelamente, si è giunti a ridiscutere criticamente gli stessi paradigmi storiografici promossi e applicati, a volte anche in- consapevolmente, dagli studiosi moderni. Alla luce di questo quadro, ho dunque deciso di tentare una prima, certamente perfettibile, sintesi dell’alchimia an- tica e bizantina, che tenga conto delle più recenti acquisizio- ni storiche e testuali e che possa fungere, allo stesso tempo, come base provvisoria per ulteriori (e auspicabili) ricerche. Il volume è organizzato in quattro capitoli. Nel primo capitolo affronto alcune questioni preliminari riguardanti la definizione stessa di alchimia alla luce della sua ricca e complessa tradizione. L’alchimia greco-egiziana e bi- zantina è introdotta all’interno di un quadro storico-culturale più ampio, che considera anche la sua diffusione e trasforma- zione in area vicino-orientale e nell’Europa alto-medioevale. Il confronto tra tradizioni che, seppur espressesi in lingue di- verse (greco, siriaco, arabo, latino), sono intimamente inter- connesse e dipendenti l’una dall’altra, è stato strumentale alla discussione sulla natura e i fini della scienza alchemica antica. I due capitoli centrali del libro ripercorrono le origini e gli sviluppi dell’alchimia antica. Il secondo capitolo si con- centra sulla fase greco-egiziana, introducendo alcune delle fonti principali prodotte tra il I e il IV secolo: dai Papiri di Leida e Stoccolma ai libri attribuiti a Democrito; dalle opere traman- date sotto il nome della dea Iside fino agli scritti di Zosimo di Panopoli. Il secondo capitolo continua a tratteggiare lo sviluppo dell’alchimia in età bizantina, soffermandosi sulla sua diffusione a Costantinopoli e sui rapporti tra scienza al- chemica e filosofia, tra alchimisti come Sinesio, Olimpiodoro e Stefano di Alessandria e gli omonimi rappresentanti delle scuole neoplatoniche tardoantiche. L’ultimo capitolo, infine, cerca di esplorare gli strumenti utilizzati dagli alchimisti, mettendo i testi alchemici in dialo- go con altre fonti antiche (papiri, scritti storici) che ci informa- no sugli spazi di lavoro di vari artigiani specializzati in ambiti INTRODUZIONE 9