tessere Bruno Moroncini Lacan politico Cronopio Indice Avvertenza 7 La politica della dissoluzione 9 Quale politica per la psicoanalisi? Il discorso e il sintomo 69 Politiche dell'angoscia 127 La democrazia non è da tutti 183 Avvertenza Eccetto il primo capitolo scritto appositamente per questo libro, tutto il resto è il risultato della rielaborazio ne e dell'ampliamento di saggi già pubblicati su riviste e in volumi collettanei. Nell'ordine: Quale politica per la psi coanalisi? Jacques Lacan, le scienze sociali e l'ordine del discorso, in AA. VV., Comunicare Lacan. Attualità del pensiero lacaniano per le scienze sociali (a cura di Mimmo Pesare), Mimesis, Milano 2012. Lacan, Marx e il sintomo, in INTERNATIONAL JOURNAL OF ZIZEK STU DIES, Volume Six, Number Four (2012), http://www.zi zekstudies.org. Politiche dell'angoscia, in AA. VV., Leg gere il presente. Che cosa c'è di nuovo? (a cura di E. de Conciliis e A. Meccariello), Asterios, Trieste 2013. La de mocrazia non è da tutti, in LETTERa, Rivista di clinica e cultura psicoanalitica, Psicoanalisi e legge, n. 2, 2012, et al.I edizioni. Si ringraziano editori e direttori di rivista per aver gen tilmente concesso l'uso di queste pubblicazioni. 7 La politica della dissoluzione Un dialogo con Alain Badiou su Lacan e il ruolo della politica Il campo della politica corrisponde alla liberazione di possibilità di vita che una si tuazione determinata blocca, rende impossi bili; l'oppressione si definisce sempre per una sterilizzazione delle capacità individuali e collettive. Da questo punto di vista, la cura lacaniana, benché sia totalmente apolitica nel suo esercizio proprio, propone al pensiero una specie di matrice politica. Stabilisco una con tinuità tra il pensiero di Lacan e un cammino di tipo rivoluzionario, che riapre una dispo nibilità collettiva infossata nella ripetizione o barrata dalla repressione statale. Alain Badiou1 Al pensiero accade fin troppo spesso di trovarsi di fronte a un paradosso senza riuscire a scioglierlo riducen dolo a una sequenza di proposizioni coerenti e ordinate; e quindi di essere costretto ad abbandonare il principio au reo della filosofia, quello della chiarezza e distinzione del- 1 Cfr. A. Badiou, E. Roudinesco,]acques Lacan, passé present. Dialogue, Seuil, Paris 2012, pp. 37-38. 9 le idee, a favore invece di posture innaturali e torsioni di scorsive che, uniche, si rivelano in grado di rispondere al la natura del soggetto di cui si vuole rendere ragione. Un caso simile è quello che si offre con la psicoanalisi che, specie nella sua versione lacaniana, mostra, come è indica to dal passo di Badiou scelto come esergo, un andamento che, dato l'argomento, si potrebbe definire schizofrenico, per cui una pratica clinica - ma anche una teoria e le mo dalità di trasmissione dell'una e dell'altra - del tutto apo litica se non addirittura impolitica - nel senso manniano delle Considerazioni di un impolitico2 -, è promotrice in- 2 Cfr. T. Mann, Considerazioni di un impolitico, tr. it. di M. Marianelli, De Donato, Bari 1967, di cui si veda soprattutto il ca pitolo Politica, pp. 191-325. Nella lezione del primo dicembre del 1965 del seminario inedito L 'objet de la psychanalyse, Lacan, dopo aver ribadito l'attaccamento mai smentito di Freud all'ideale della scienza difendendolo dagli attacchi che su questo punto aveva ri cevuto sia dai contemporanei come Jung che dai posteri come gli ermeneuti, nota che proprio la dedizione alla scienza aveva fatto in modo che nessun marxista avesse messo l'accento sui limiti freu diani causati dalle sue «appartenenze storiche». Che sono nell'or dine: la società della doppia monarchia responsabile dei limiti giu daizzanti che spiegano le sue avversioni spirituali; il capitalismo che condiziona il suo agnosticismo politico; e l'etica borghese che se da un lato spiega la grande dignità con cui Freud conduce la sua vita, dall'altro ha fatto da freno inibitore alla possibilità che la sua opera fosse il luogo in cui potessero concorrere i «soli uomini del la verità che ci restano, l'agitatore rivoluzionario, lo scrittore che con il suo stile marca la lingua». A parte la gara a identificare i no mi - l'agitatore = Lenin?, lo scrittore = Rimbaud? - resta il fatto che l'indifferenza in materia di politica, su cui Lacan vorrebbe che qualcuno scrivesse un saggio degno di Lamennais, e cioè la sana diffidenza verso i proclami umanitari e le 'magnifiche sorti e pro gressive', non esclude affatto, anzi può perfino favorirli, atti e pra- 10 volontaria di una serie piuttosto consistente di effetti po litici sia come integratore e corroborante di una filosofia politica in deficit di ossigeno teorico, sia come - ed è an cora il caso di Badiou - contributo autonomo, non filoso fico o antifilosofico, a quella procedura di verità che, in sieme all'arte, alla scienza e all'amore, è la politica e che la filosofia può al massimo sostenere affinché duri il più a lungo possibile, eguagliando, posto che sia in grado di riu scirci, la durata dell'eternità. Per illustrare il rapporto fra la psicoanalisi lacaniana e la dimensione politica si potrebbe ricorrere all'immagine del parallelogramma delle forze utilizzata da Walter Ben jamin nel Frammento teologico-politico del 1921 in cui, messo l'accento sulla differenza, se non sull'opposizione e l'estraneità, fra lo scopo della dynamis storica - la felicità - e quello del regno di Dio - la redenzione -, si può soste nere egualmente la loro compenetrazione attraverso l'ar gomento secondo il quale «come una forza, attraverso la sua traiettoria, può favorirne un'altra diretta in senso op posto, così anche l'ordine profano del Profano può favo rire l'avvento del regno messianico»3 Allo stesso modo la • tiche di segno inequivocabilmente rivoluzionario. Una conferma sui nomi la si può trovare nel seminario inedito L'acte psychanaly tique del 1967-1968: nella lezione del 10 gennaio 1968 parlando dell'atto politico - la decisione di Cesare di passare il Rubicone - Lacan cita dapprima gli ordini di Lenin e poi la poesia A une rai son di Rimbaud. Su questo seminario torneremo più diffusamente in seguito. 3 W. Benjamin, Frammento teologico-politico, tr. it. di G. Agamben, in Id., Opere complete, I. Scritti 1906-1922, a cura di R. Tiedemann e H. Schweppenhauser, ed. it. a cura di E. Ganni, Ei naudi, Torino 2008, p. 512. Credo che la prima tematizzazione del- 11 forza che spinge l'umanità verso l'emancipazione può es sere favorita da quella che imprime la direzione alla cura analitica e che procede in senso opposto4 • Tuttavia una simile apertura di credito da parte di Ba diou nei confronti di Lacan è più l'eccezione che la rego la: in contesti ben più strutturati dal punto di vista teorico e argomentativo la presa di distanza da Lacan sul terreno della politica è chiara ed evidente. Nel seminario del 1994- 1995 dedicato all' antifilosofia ( tema su cui ritorneremo) di Lacan si possono isolare più luoghi in cui, tirando le som me di una lunga argomentazione, Badiou traccia il profilo di una critica radicale al tenore politico della psicoanalisi l'incontro fra psicoanalisi lacaniana e filosofia politica debba esse re fatto risalire al numero 16/2003 della rivista «Cités» diretta da Yves Charles Zarka in cui si possono leggere contributi di J acques Alain Miller, Jean-Pierre Cléro, Paul-Laurent Assoun, Slavoj Zizek, Éric Laurent, Jean Allouch e Alain Juranville; cui seguì su bito dopo il numero 9 dell'autunno 2004 della rivista «la célibatai re» dedicato al tema Le pouvoir chez Lacan et Foucault con inter venti, fra gli altri, di François Wahl, Frédéric Gros, Alain Badiou, Michel Senellart, Charles Melman e Jorge Cacho. Dopo di che si è costituito un canone centrato sui nomi di Ernesto Laclau, Slavoj Zizek e Alain Badiou. Cui va aggiunto almeno quello di Davide Tarizzo con il suo Giochi di potere. Sulla paranoia politica (Later za, Bari 2007). Per un giudizio critico sulla posizione teorica di Sla voj Zizek si veda il paragrafo "Il corpo del capo" del terzo capito lo di questo libro. E per una valutazione più positiva il paragrafo dedicato al tema del sintomo nel secondo. 4 Anche l'Angelus Novus di cui Benjamin parla nelle Tesi con trobilancia la forza del progresso che, spirando dal Paradiso, lo spinge verso il futuro con quella sprigionata dalle sue ali con la quale si trattiene presso l'ammasso di macerie di cui è fatta la sto ria, affinché non siano dimenticate e anche ad esse spetti la sal vezza. 12 lacaniana: in uno dei più espliciti, dopo aver accusato La can di «gauchisme anarchizzante» o, che è lo stesso, di «anarchismo tirannico», tesi quest'ultima a suo dire clas sica, facilmente «identificabile nella storia delle politiche e della filosofia politica», ed aver sostenuto che esse erano la conseguenza necessaria della posizione di assoluta solitu dine da cui Lacan aveva fondato e dissolto la scuola e l'in segnamento che vi si svolgeva, Badiou conclude che su questo punto Lacan misconosce da un lato che la filosofia politica reperisce il reale politico come impasse del suo proposito fondatore, dall'altro, e simmetricamente, che il suo pro prio gesto politico non si sottrae all'identificazione filo sofica della politica, che esso è reperibile dal punto stesso della filosofia ( ... ) La psicoanalisi, in questo senso, resta politicamente muta. Non c'è stata creazione politica laca niana, non c'è stata istituzione o instaurazione politica la caniana5. 5 A. Badiou, Le Séminaire. Lacan. L'antiphilosophie 3. 1994- 1995, Librairie Arthème Fayard 2013, p. 154. Badiou si riferisce al la lettera con cui il 5 gennaio 1980 Lacan dissolve l' École Freu dienne de Paris che aveva fondato nel 1964 dopo l'espulsione dal l'IPA . In entrambi i casi Lacan rivendica la propria solitudine. Lo fa in modo esplicito nell'atto di fondazione in cui esordisce dicen do: «Fondo - solo come sono sempre stato nella mia relazione con la causa psicoanalitica - l'École française de psychanalise, di cui per i prossimi quattro anni, dei quali al presente nulla mi vieta di ri spondere, assumerò personalmente la direzione» O- Lacan, Atto di fondazione, in Id., Altri scritti, ed. it. di A. Di Ciaccia, Einaudi, To rino 2013, p. 229); implicitamente in quello di dissoluzione in cui però l'attacco è egualmente significativo: «Parlo senza la minima speranza - di farmi intendere in special modo» e verso la fine vie ne ribadito che «Non ho bisogno di tanta gente. E c'è gente di cui 13 Se per Badiou si dà un'istaurazione politica a condi zione che essa sia l'effetto di una procedura di verità auto noma, che nulla deve alla filosofia politica, che essa affer mi l'eguaglianza generica e si riferisca quindi sempre a un collettivo e che sia l'invenzione di nuovi luoghi singolari posti a distanza dallo stato (comune, soviet), è evidente che da questo punto di vista non vi sia alcuna politica la caniana vera e propria: non solo la Scuola non ha tenore politico, semmai etico, ma soprattutto essa tende a diffe renziare e più che un luogo singolare in cui si realizzi l' e guaglianza generica, essa è un luogo generico, privo cioè di differenziazione e gerarchie, in cui però si rende possi bile la singolarizzazione dei soggetti. Due sembrano i rimproveri che Badiou rivolge a La can: che pur avendo isolato il registro del reale rispetto al simbolico e all'immaginario non ne abbia visto però il te nore politico e di conseguenza non si sia accorto che proprio il reale politico metteva in scacco il progetto del la filosofia politica; e che per effetto di questo miscono scimento proprio quello che sembrava il suo gesto poli tico potesse, certo involontariamente, essere ricondotto sotto il primato di quella stessa filosofia politica cui La can aveva rivolto l'accusa di tradire la politica con la me tafisica. Rispetto a quest'ultimo appunto sembra che Badiou abbia avuto ragione: al primo paradosso concernente la politica lacaniana ne andrebbe infatti aggiunto un secon do. L'uso politico di.Lacan è tutto ad appannaggio dei fi losofi politici, mentre gli analisti si guardano bene dall'as- non ho bisogno» 0- Lacan, Lettera di dissoluzione, in Id., Altri scritti, cit., p. 314). 14 sumere posizioni politiche esplicite e quando lo fanno ciò non sembra avere più nessun rapporto con il loro lavoro clinico e con la loro posizione etica, non sembra cioè es sere la prosecuzione politica dell'atto analitico che è ciò che li identifica rispetto all'ordine sociale. Gli analisti ten dono a oscillare fra l'indifferenza nei confronti delle scel te degli stati in cui operano, spinta alle volte fino all'ac cettazione supina di qualunque politica venga propugna ta e adottata (si risvegliano solo quando lo stato si occupa delle forme di accesso alla professione e dei curricula ne cessari per l'acquisizione del titolo di studio), e la pubbli ca e indignata critica della cultura dal tono inevitabilmen te moralistico6 • Restano i filosofi politici che in quanto custodi della verità della politica non esitano a pescare fra i concetti la- 6 Un caso esemplare di questo atteggiamento ci sembra l'inter vento di Charles Melman, l'uomo senza gravità, tr. it. di E. Sor mano, Bruno Mondadori, Milano-Torino 2010, in cui la critica verso le degenerazioni del discorso del capitalista finisce per spo sarsi con una intensa nostalgia per i bei tempi andati, capace di spingersi addirittura fino ad una esplicita difesa del patriarcato (pp. 110-111 ). Diverso il caso di Massimo Recalcati che resta fra i mi gliori esegeti di Lacan anche se, laddove prende posizione sulle vi cende più recenti della politica italiana, come ad esempio nell'in tervista rilasciata a Christian Raimo (Patria senza padri. Psicopato logia della politica italiana, Minimum fax, Roma 2013), rischia di scivolare, a mio parere, anch'egli nell'indignazione moralistica fi nendo per attribuire alla psicoanalisi - ed è forse l'aspetto più gra ve e pericoloso - il compito di rabberciare un legame sociale de mocratico messo a rischio dalle istanze narcisistiche e individuali stiche: non è un caso che anche Recalcati manifesti una certa no stalgia del padre, la cui autorità rappresenterebbe l'unico argine al le spinte alla dissoluzione. 15