La Sapienza della Croce Pag. 151 La croce e la gioia: la vicenda della serva di Dio Antonietta Meo di MAURO GAGLIARDI Mauro Gagliardi, docente di teologia dogmatica presso lo studio filoso- fico-teologico Giovanni Paolo II di Salerno, espone qui sinteticamente la spiritualità dalla croce vissuta dalla piccola Antonietta Meo. Dinanzi al- la testimonianza data da questa bambina, sorge spontanea in molti la domanda: può una bambina di sette anni aver compreso profondamente e aver vissuto coerentemente la teologia della croce? La risposta la troviamo nel vangelo di Matteo: Ti benedico, o Padre perché ti sei na- scosto agli intelligenti e ti sei rivelato ai piccoli (cf Mt 11, 25). t raro che, anche fra noi cristiani, la domanda sia posta nel modo evangelica- mente corretto: ma come possiamo noi, con la nostra presunzione, comprendere e praticare la teologia della croce? Introduzione Presentiamo la figura della serva di Dio Antonietta Meo, vissuta a Roma nella prima metà del secolo XX. La nostra intenzione, non è quella di fornire un quadro completo, per quanto sintetico, di questa figura complessa, ben@i quella di pre- sentare questa bella storia di santità a chi non ne fosse venuto già a conoscenza e di accennare ad alcune delle sue principali caratteristiche spirituali. Per far questo, l'articolo viene diviso in tre brevi parti: inizialmente riportiarno, in stile volutamente romanzato ma su base rigorosamente storica, i cenni biografici es- senziali, di seguito un accenno alle note Letterine spirituali della bimba e, infine, una rassegna sintetica delle sue qualità spirituali. Per quanto attiene alla biblio- grafia, abbiamo raccolto numerosi testi ed articoli, messi a nostra disposizione dalla Postulazione della Causa di beatificazione, sita presso la basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, ma riteniamo opportuno avvalerci qui solo dei più significativi e imprescindibili1. 1M. CALBUCCI, Nennolina: bambina romana, Firenze 1938; MYRIAM DE G. [sic], Fiaccola Romana. Antonietta Meo (Nennolina), Torino 1939; A. PIERoTTi, Le letterine di MAURO GAGLIARDI SDC 16 (2001) 151-172 LA SAPIENZA DELLA CROCE ANNO XVI - N. 2 - APRILE - GIUGNO 2001 Edizioni C.I.P.I. Roma La Sapienza della Croce Pag. 152 Cenni biografici Roma, 15 dicembre del 1930. In un appartamento della città, che dà su via Stati- lia, in un nuvoloso pomeriggio invernale viene alla luce una nuova creatura di Dio. Si chiama Antonietta Meo. 1 genitori, dopo la scomparsa prematura di due figli, Giovanni e Carmela, donano alla figlia Margherita, nata già da otto anni, una nuova sorellina. In verità, essi avrebbero desiderato un maschio: al momento del parto, la mamma pregava e sperava che il nuovo nato potesse diventare sacerdo- te, magari missionario. Sì, perché la signora Maria, casalinga e grande attivista dell'Azione Cattolica, nonché - insieme al marito - terziaria francescana, è una donna di profonda fede e spirito di preghiera. Per lei dev'essere stato naturale esprimere il desiderio e l'augurio che il nuovo figlioletto possa essere chiamato dal Signore ad una consacrazione particolare a lui. Ma il sospirato maschietto non arriva. Al suo posto, questo delicato fiore che ora le viene adagiato sul se- no. In quel momento stesso, ogni rancore per lo svanire di un sogno scompare per sempre. Anche il padre, Michele, archivista al Ministero degli Interni, contempla e quasi venera quel meraviglioso frutto della cooperazione umano-divina, che è la nuova bimba, nella quale, a partire da un gesto d'amore tra lo sposo e la sposa, Iddio ha infuso un'anima che vivrà in eterno. E anch'egli uomo di fede, il signor Meo. Ogni mattina si reca nella chiesa parrocchiale per partecipare alla Messa e riceve- re la comunione ed ogni sera, sin dal primo giorno di matrimonio, recita con la moglie il santo Rosario. Questa pratica, decisa dopo un incontro col beato Barto- lo Longo a Pompei, meta del loro viaggio di nozze, li accompagnerà per tutta la vita, anche dopo la scomparsa di Antonietta. Nella stanza, non appena Antonietta ha emesso il primo vagito nel venire al mondo, un inaspettato quanto repentino raggio di sole squarcia la monotonia del grigiore per nascondersi subito nuovamente dietro le nubi. Ma i presenti non possono fare a meno di notare la coincidenza: «E' una bimba benedetta da Dio!», essi affermano. Tredici giorni dopo, il 28 dicembre, festa dei santi Innocenti, la piccola viene bat- tezzata nella basilica parrocchiale di Santa Croce in Gerusalemme: «mai data e Nennolina, Milano 1951; A. Rossi, Antonietta Meo (Nennolina). Studio dei documenti del processo ca- nonico, Piacenza 1984; L. CiccoNE, «Un esempio di santità: Nennolina Meo», in Presenza Pastorale 3 (1995), 97-110; L. Borriello, «Antonietta Meo (Nennolina)», in Dizionario di Mistica, Città del Vaticano 1998; M. R. DEL GENio, «Carissimo Dio Padre ... ». Antonietta Meo - Nennolina, Città del Vaticano 1999; P. VANZAN, «Antonietta Meo, detta Nennolina: una mistica di sei anni», in La Civiltà Cattolica IV (1999), 466-476. LA SAPIENZA DELLA CROCE ANNO XVI - N. 2 - APRILE - GIUGNO 2001 Edizioni C.I.P.I. Roma La Sapienza della Croce Pag. 153 luogo furono più carichi di significato alla luce di quanto successe poi a questa bimba»2. Il nome che le viene imposto è quello di Antonietta, Teresa (in onore a santa Teresa di Lisieux), Gabriella (in onore a san Gabriele dell'Addolorata), Rosa (per santa Rosa da Viterbo). Ma ben presto, anche solo il primo nome parve in famiglia troppo lungo e perciò si optò per il diminutivo Nenne, divenuto in seguito Nennolina. La famiglia è come il terreno. Se è buono, ogni seme crescerà bene e la pianta che produrrà non potrà non essere forte e bella. Così è per Nennolina. La fami- glia in cui ha la grazia di nascere è una vera fucina di santità, con due genitori di grande fede ed una sorella che, cresciuta a questa scuola, le dona un grande a- more. Ma anche a livello sociale ed economico i Meo possono essere considerati dei privilegiati. Nonostante il difficile contesto storico di quegli anni3, essi pos- sono permettersi vacanze al mare ed in montagna ogni anno ed anche il sostegno di una ragazza alla pari: prima Ezia, fino al 1933, poi Caterina Prosperi, diciasset- tenne di Colfiorito, che sarà testimone e compagna degli ultimi, intensissimi quattro anni della breve esistenza di Nennolina. Ad ogni modo, in casa Meo il denaro non si sciupa. Il benessere viene ben amministrato, non solo per accor- tezza, ma anche per scelta religiosa: d'altro canto papà e mamma appartenevano al Terz'Ordine del poverello d'Assisi, san Francesco. In questo clima, così sereno e rassicurante, c'è bisogno di qualcuno che porti un po' di frizzante allegria. Ed ecco Antonietta, il cui carattere si dimostra da subito vivace, per non dire irrequieto. Un'educazione al tempo stesso dolce e ferma è quello che ci vuole per questa piccola peste, che non riesce a star ferma neppure un secondo. Ed è quello che questa mamma e questo papà sanno offrire così be- ne. Nel frattempo, donano alla figlioletta il latte spirituale della fede, attraverso i primi rudimenti del catechismo e l'insegnamento delle preghiere cristiane. An- tonietta assorbe tutto e, sebbene piccolissima, prega molto. Nei primi anni di- mostra una devozione intensa per l'angelo custode, in seguito anche per s. Giu- seppe, s. Teresa del Bambin Gesù, s. Agnese. Arriva il 1933 ed è il momento di compiere il primo passo ufficiale verso il mondo esterno. La bimba viene iscritta (dopo breve frequenza in altra scuola) all'asilo del suo quartiere: è il Palazzo Rosa di via Sommeiller, tenuto dalle Religiose Mis- sionarie Zelatrici del Sacro Cuore. Secondo l'organizzazione didattica italiana del tempo, a Nennolina tocca frequentare il primo anno del giardino d'infanzia, l'o- diemo asilo infantile. 2VANZAN, 467. 3Cf. DEL GENio, 21-25. LA SAPIENZA DELLA CROCE ANNO XVI - N. 2 - APRILE - GIUGNO 2001 Edizioni C.I.P.I. Roma La Sapienza della Croce Pag. 154 La sua prima maestra è suor Noemi, che per la sua bassa statura e i suoi modi affabili diviene presto amica di tutti i bimbi che le vengono affidati. Anche la no- stra stringerà con lei un legame di profondo affetto. Da questo momento in poi, le birichinate di Antonietta non si contano: ad esempio, uno dei suoi divertimenti preferiti è quello di dipingersi con l'inchiostro del calamaio. Ma altrettanto pronte sono le scuse, che ella rivolge immediatamente, non appena si rende conto di aver rattristato un compagno o disubbidito alla maestra. E il suo 'modo di scu- sarsi è davvero singolare, poiché, ogni volta che le si concede il perdono, Nenno- lina si mette in ginocchio e bacia la mano di colui al quale erano rivolte le scuse. Anche a casa fa così. Questo fa capire che non le è facile essere buona e che la sua vita di santità sarà il frutto meraviglioso del suo impegno ascetico nell'offrire a Gesù tanti fioretti e sacrifici spirituali. Già in quest'anno, comunque, si cominciano a manifestare, le sue straordinarie doti spirituali. Una sera viene sentita dalla madre pregare così: «Caro Gesù, fammi la grazia di farmi morire prima di aver commesso un peccato mortale»!4 Dal 1935, la bambina dimostra un amore sempre più forte per Dio, la Madonna ed i santi. Tale ardore si rivela ad esempio nell'episodio di Falconara sull'Adriatico, dove Antonietta si trovava insieme alla madre e alla sorella per la Messa delle donne di Azione Cattolica5. Al momento della comunione, la bimba comincia ad insistere per accostarsi alla reazione del sacramento, cosa che - le spiega la mamma sussurrando - non le era possibile a causa dell'età troppo giovane. Ep- pure, ella insiste a tal punto, tra urla e pianti, da costringere la signora Meo a portarla fuori e a punirla con un sonoro ceffone. Nel febbraio dell'anno seguente6 si manifesta per la prima volta il male che di li in poi segnerà l'intera esistenza di Antonietta: esistenza di dolore indicibile e di santità eccelsa. 4Una simile intenzione si riscontra, nel secolo precedente, già nel proposito («la morte, ma non il peccato») di quel giovane discepolo di san Giovanni Bosco che fu san Domenico Savio, che però ar- rivò a tale saggezza ben più tardi dei tre anni di età, che aveva invece Antonietta nel '33. 5Anche Antonietta farà parte dell'Azione Cattolica, prima come Piccolissima, poi - dalla prima comunione in poi - come Beniamina. La bimba si mostrava particolarmente attaccata all'Associazione, al giomalino che le veniva inviato (se lo faceva leggere e rileggere fino a impararlo a memoria) e alle spille-simbolo del gruppo di appartenenza: l'angioletto per le Piccolissime e il giglio per le Beniamine. Nennolina non se ne separava praticamente mai. 6Secondo MYRIAM DE G., 48, era gennaio. LA SAPIENZA DELLA CROCE ANNO XVI - N. 2 - APRILE - GIUGNO 2001 Edizioni C.I.P.I. Roma La Sapienza della Croce Pag. 155 In una visita del I aprile, il prof. Vannutelli diagnostica solo una leggera sinovi- te e prescrive iniezioni alternate di iodio e calcio. Vista l'inutilità della cura, dopo un nuovo consulto, avvenuto il 12 aprile, si rileva fondata l'ipotesi della presenza di un sarcoma alla gamba, che renderebbe necessaria e urgente un'operazione chirurgica di amputazione. Dopo otto giorni, Antonietta affronta il ricovero in cli- nica7. Il 25 aprile, dopo due ore e mezzo di operazione, Nennolina fa ritorno alla propria camera, dove altre cinque ammalate, compagne di dolore, l'aspettavano nei rispettivi lettini. Ciò che colpi tutti: parenti, amici, visitatori in genere e lo stesso personale della clinica fu l'incredibile serenità che si rimpadronì progressivamente dell'animo di Antonietta nei giorni successivi all'operazione. Dopo i primi, comprensibilissimi momenti di sconforto, la piccola vittima riprese a mostrare il suo carattere schiet- to e allegro, al punto tale da costringere le inferiniere a zittirla di tanto in tanto perché, col suo continuo canticchiare, poteva recare disturbo agli altri ammalati. Il reinserimento nella società non fu certo facile! Il dover usare una carrozzella per la strada, le stampelle in casa e soprattutto l'abituarsi ad uno scomodissimo apparecchio ortopedico (che a volte la sottoponeva anche agli sberleffi di qualche compagno) pesarono molto ad Antonietta che, però, soprattutto per non addolo- rare ulteriormente i genitori, faceva finta di nulla, offrendo a Gesù le sofferenze fisiche e morali della sua nuova condizione8. Il 12 settembre 1936 il p. Bonaventura Orlandi, conventuale residente alla chiesa dei Santi Apostoli, si reca a far visita alla nostra bimba. Egli le pone alcune do- mande di catechismo: 7Si tratta dell'Ospedale del Calvario della Piccola Compagnia di Maria, sito sul Celio, attiguo alla chiesa del Protomartire Stefano. A Roma veniva chiamato comunemente Clinica delle Suore Inglesi di Santo Stefano Rotondo (perché l'antica chiesa attigua è di forma rotonda). La fondatrice, madre Mary Potter, lo aveva voluto a forma di croce con al centro la cappella. 8Che camminare nella nuova condizione fosse sommamente disagevole lo si vede da questa of- ferta: «Caro Gesù: ogni passo che faccio sia una parolina d'amore»: letterina 136,5 del 26.03.1937 (PIEROTTi, 156). Va anche detto però che Antonietta non si limitava a celare un presunto risenti- mento per la sua gambina ormai irrimediabilmente persa. «Si sarebbe detto che la piccola convale- scente non ricordasse i dolori sofferti, perché non ne parlava mai; anzi scherzava persino sulla propria sorte. Ad ogni persona che venisse a trovarla per la prima volta, chiedeva vivacemente: "Sa che non ho più una gambina?". E un giorno, accennando delicatamente alla mamma poco lontana, disse a una signora amica: "Mamma si prende tanta pena perché non ho più la gamba, ma tanto una gamba in più, una gamba in meno, a me pare lo stesso". Al che la buona signora replicò ridendo: "Ma, figliuola mia, non sarai mica un centogambe!"»: MYMAM DE G., 60. LA SAPIENZA DELLA CROCE ANNO XVI - N. 2 - APRILE - GIUGNO 2001 Edizioni C.I.P.I. Roma La Sapienza della Croce Pag. 156 Perché Dio ci ha creato? Essa, pronta: Per conoscerlo, amarlo, servirlo... Co- me lo conosci Dio? Ti ha mandato una sua fotografia? Non rispose. E non ri- spose neanche quando le domandò come faceva a servirlo. Ma quando le do- mandò: Come si ama Dio?, la risposta fu pronta e risoluta: Con i sacrifici. Il Padre fu sorpreso e, questa volta, fu lui a rimanere in silenzio. Poi, dopo aver pensato, rispose: Hai ragione! Ritornò qualche giomo dopo e suggeiì ai genito- ri che si affrettassero a far ammettere Antonietta alla Prima Comunione presso qualche Casa di religiose, a Natale. Così fu deciso, ed Antonietta accolse la decisione con entusiasmo9. Da questo momento in poi, Nennolina inizia la preparazione alla prima comunio- ne, seguendo le lezioni di catechismo, impartitele dalla sua cara suor Noemi, e ri- cercando un confessore, anzi un vero e proprio padre spirituale, che sarà mons. Dottarelli, parroco della chiesa di Sant'Eusebio in Roma e fervente sostenitore dell'Azione Cattolica. Grazie a lui, la piccola grande anima poté prepararsi ancor meglio a quella notte del 24 dicembre in cui per la prima volta Gesù Eucarestia entrava nel suo cuore. I presenti rimasero stupefatti perché, nonostante Anto- nietta portasse la protesi ortopedica e, soprattutto, nonostante il suo carattere "vulcanico", la bambina restò immobile in ginocchio per tutta la durata delle tre Messe celebrate. La grandezza di questa serva del Dio vivente, tuttavia, si manifesta anche in un altro, paradossale episodio. Il 25 aprile del 1937, vale a dire, nel giorno in cui ri- correva l'anniversario dell'amputazione della gamba, Antonietta volle celebrare l'evento con un pranzo di festa in ringraziamento a Gesù, che le aveva permesso di donargli la sua gambina10. Alla fine del pranzo, pretese addirittura che si stappasse una bottiglia e si brindasse alla sua salute! Il 15 maggio dello stesso anno riceve la cresima nella stessa cappella della scuo- la dove aveva ricevuto la prima comunione. Anche questo sacramento era stato da Antonietta tanto desiderato e impazientemente atteso. Il 23 del mese di Maria, Nennolina si reca con la famiglia presso la chiesa di San- t'Antonio, in via Merulana, per la Messa celebrata dal direttore del Terz'Ordine francescano, p. Bemardino Perin, che in quel giorno festeggiava il proprio onoma- stico. Fa la sua ultima comunione in chiesa. Tornata a casa (sono le nove del mattino) si sente male: la febbre è già alta. Dopo vari consulti specialistici, ven- gono diagnosticati pleurite ed empiema. 9Rossi, 101. 10Tale ricorrenza fu anzi preparata mediante la recita di una novena alla Madonna del Rosario di Pompei, che - a detta di Nennolina - le aveva ottenuto tale grazia. LA SAPIENZA DELLA CROCE ANNO XVI - N. 2 - APRILE - GIUGNO 2001 Edizioni C.I.P.I. Roma La Sapienza della Croce Pag. 157 Il 5 giugno viene visitata dal prof. Aminta Milani, archiatra pontificio, che ritorna il 22 dello stesso mese e decide l'estrazione di pus dal polmone sinistro per ac- certamenti. L'operazione viene eseguita in casa. Il giorno dopo Antonietta è co- stretta a ritornare in clinica, nonostante le iniziali opposizioni della madre, che desiderava evitare a tutti i costi nuove sofferenze alla figlia. Ma la disponibilità di questa alla volontà divina piegò anche l'amorosa difesa materna. Il 24 giugno Antonietta viene nuovamente operata.. Si è resa necessaria la rese- zione di tre costole, nel tentativo di rimuovere il sarcoma al polmone. Il miglio- ramento iniziale, che fece promettere al chirurgo, prof. Margarucci, che Antoniet- ta sarebbe finalmente guarita, fu di breve durata: le radici del sarcoma permane- vano e la metastasi si era localizzata nel polmone sinistro con versamento pleuri- co. Ai genitori ed alla sorella, non restava altro che accompagnare l'anima bene- detta della cara Nennolina nell'ultimo, difficilissimo tratto del suo Calvario. Ma è proprio in questo momento che Antonietta dimostra una forza ed una capacità di sacrificio degna del più alto eroismo. Nei giorni seguenti l'operazione, fu trovata spesso coricata su un fianco, dalla parte della ferita, in modo tale che, poggiando su di essa, potesse offrire più sof- ferenze a Gesù. Interrogata da medici, infermieri, parenti e visitatori sul suo sta- to di salute, rispondeva sempre: «Sto bene»11, al punto tale che la madre s'era convinta che la bimba non soffrisse più, mentre il dott. Margarucci a malincuore assicurava il contrario. Il sabato 3 luglio alle sei del mattino, dopo una notte segnata dal dolore e da eventi e coincidenze difficilmente spiegabili ad una prospettiva puramente razio- nalista, l'anima benedetta di Antonietta raggiungeva il suo cuore, che già da tempo si trovava presso il trono del Dio eterno e amorevole, proprio mentre un sacerdote le portava la comunione. Le ultime parole che le sue candide orecchie avevano ascoltato erano quelle del padre, che su consiglio dell'infermiera le sus- surrava la nota giaculatoria: «Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono il cuore e l'anima mia. Gesù, Giuseppe, Maria, assistetemi nell'ultima agonia Gesù, Giuseppe, Ma- ria, spiri in pace con voi l'anima mia». Le ultime parole che le sue caste labbra, ignare della menzogna e della maldicenza, proferirono, furono il riassunto della sua vita, l'accostamento semplice e impareggiabile ad un tempo - dei tre più grandi amori della sua vita, nella loro gerarchica successione: «Dio... mamma... papà». Il giomo del funerale, celebrato nella basilica parrocchiale di Santa Croce, la folla accorse numerosissima per salutare per l'ultima volta la santa bambina. 11Cf. DEL GENIO, 76. LA SAPIENZA DELLA CROCE ANNO XVI - N. 2 - APRILE - GIUGNO 2001 Edizioni C.I.P.I. Roma La Sapienza della Croce Pag. 158 L'elogio funebre fu tenuto nella grande piazza antistante la chiesa da un terziario francescano, il prof. Calbucci, che diverrà il primo biografo di Nennolina. Mons. Dottarelli provvide a comporre l'epitaffio per la lapide della tomba di Nennolina, sepolta al cimitero del Verano12. Il 19 dicembre 1938, il cav. Michele Meo inizia le pratiche per il riconoscimento della gamba amputata e sepolta nel 1936. Dopo alcuni giorni l'arto viene dissot- terrato e riconosciuto. Risultava incorrotto dopo trentuno mesi dall'amputazione. Per volontà dei genitori fu rinchiuso in una cassa di zinco e collocato a fianco del feretro di Antonietta. Dal 3 maggio 1999, la serva di Dio riposa nella basilica di Santa Croce, nell'area dove sono collocate le importanti reliquie della Passione di Cristo, custodite con cura e devozione dal popolo romano. Il pellegrino che si rechi a venerarle, u- scendo incontrerà il sepolcro di questa piccola grande testimone, che ha saputo e voluto fare della propria vita un'offerta di amore e sacrificio a Gesù. Dietro la fredda lastra di marino recante il suo nome, giace quel corpicino martoriato da tante sofferenze in vita, ma che ora riposa sorridente, avvolto nel candido vesti- tino della prima comunione, mai macchiato col peccato, e abbellito dalla corona del rosario e dalla spilla delle Beniamine di Azione Cattolica: una spilla cui Anto- nietta teneva molto, perché a forma di giglio, come lei. Le letterine Negli ultimi due anni della sua vita, Antonietta aveva preso l'abitudine prima di dettare e poi di scrivere da sé alcune letterine. La prima è databile verso la metà di settembre del 1936, ed è indirizzata alla mamma. Inizialmente si trattò di piccoli messaggi, a volte in rima, per la mamma e il papà, ma già il 18 settembre dedicò una letterina a Gesù. Le letterine a noi pervenute sono 158, cui si aggiungono 19 pensierini scritti in preparazione alla cresima. Delle letterine solo sette sono autografe, le altre fu- rono dettate alla madre (alcune anche alla sorella), della cui onestà e fedeltà nella trascrizione si sono occupati sia il Pierotti che il Rossi, i quali adducono va- lidi motivi per ritenere l'autorità degli scritti totalmente attribuibile alla sola An- tonietta13. 12Il testo suonava come segue: Antonietta Meo / nata il 15 dicembre 1930 morta il 3 luglio 1937 / piccola sapiente vittima di Gesù / di cui amò le piaghe, conobbe il dolore / apostolicamente o- perosa / all'alba di un giorno sacro alla Vergine / nell'ardente attesa del pane degli angeli / volò con- tenta dov'era il suo cuore / vivas in Christo: DEL GENio, 79. 13Cf. PIEROTTI, 12.15; Rossi, 135-145. LA SAPIENZA DELLA CROCE ANNO XVI - N. 2 - APRILE - GIUGNO 2001 Edizioni C.I.P.I. Roma La Sapienza della Croce Pag. 159 Per quanto attiene al fenomeno delle letterine, Sorprendente è già il solo fatto in se stesso, quando si pensa all'età dal- l'autrice: non meno di una novantina di lettere furono dettate da Antonietta prima di compiere i sei anni. La sorpresa si fa stupore quando si scopre a chi essa indirizzava le letterine: tranne poche eccezioni, i destinatari sono tutti «Personaggi» del mondo della fede: Dio Padre (12 letterine), Gesù (106), lo Spirito Santo (2, più 18 pensierini), la santissima Trinità (6), la Madonna (17), santa Teresa di Gesù Bambino (2), sant'Agnese (2)14. Lo stupore di cui giustamente parla il Ciccone, che sorge in chiunque si accosti al- la lettura degli scritti di Nennolina, si fa - egli continua - «timoroso rispetto», quando si vanno a vagliare i contenuti degli scritti stessi. Il p. Adamo Pierotti fu incaricato ufficiale della Sacra Congregazione dei Riti per l'esame delle letterine, che pubblicò nel 195115 con uno studio introduttivo preceduto da una preziosa prefazione del p. Agostino Gemelli, francescano, fondatore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. All'inizio del proprio studio, colpito dalla grandezza degli scritti in questione, il Pierotti scrisse: Nel nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Così sia! Sento il bi- sogno di segnarmi come al varcare la soglia di un santuario nel prendere a svol- gere la raccolta breve delle letterine di Nennolina16 che mi sono state date in e- same. Non mi nascondo la molteplicità e la serietà dei problemi che si presente- ranno al mio spirito critico nel condurre oggettivamente un indagine sul fatto che ho dinnanzi, singolarissimo, certo, se non forse anche unico. [... ] Si tratta d'un epistolario? Non oserei spendere una parola tanto solenne, di cui forse «l'anima semplicetta che sa nulla» di Nennolina non conobbe neppure il si- gnificato. 14CICCONE, 102. 15In un incontro col vice-postulatore della causa di beatificazione, abbiamo saputo che è in fase di stampa in Italia una nuova edizione delle letterine di Nennolina. E' auspicabile che anche in altri Paesi si comincino a diffondere gli scritti di questa prodigiosa bambina. 16Si badi che il Pierotti poteva disporre solo di 149 letterine. Le altre nove furono ritrovate in seguito. Tutti i biografi e gli studiosi sono comunque concordi sul fatto che varie altre sono attualmente man- canti e probabilmente sono andate irrimediabilmente perdute, perché prestate ad amici e conoscenti che per ovvii motivi non le hanno più restituite. Quelle disponibili sono però più che sufficienti per ri- costruire il "pensiero" di Nennolina. LA SAPIENZA DELLA CROCE ANNO XVI - N. 2 - APRILE - GIUGNO 2001 Edizioni C.I.P.I. Roma La Sapienza della Croce Pag. 160 Sfogliando il plico delle sue letterine, noi respiriamo piuttosto l'aria d'un Corrieri- no dei Piccoli comunicante col Cielo, dove Nennolina, a quanto pare, aveva degli assidui corrispondenti di rango non comune, coi quali trattava per direttissimo, senza scomodare alcun ufficio postale o telegrafico17. Le parole del frate minore, sebbene metaforiche, sono chiarissime. Per lui, le let- terine non sarebbero il semplice frutto del pio modo di pensare di una bambina di sei anni molto intelligente. Sarebbero, al contrario, traduzione nel linguaggio di una bimba così piccola di verità eterne che le sarebbero state comunicate in for- ma di intuizione nell'ambito di un rapporto di tipo mistico con Dio. A sostegno di tale tesi, aggiungiamo alle parole del Pierotti alcune testimonianze reperite negli atti del processo canonico. La sorella Margherita afferma: «Qualche momento, mentre dettava a me qualche Letterina, ho avuto l'impressione che fosse ispirata da Qualcuno»18. La madre in maniera più estesa: Qualche volta mi dettava delle frasi che, a me, sembravano elevate per la sua età e che, in me, facevano un effetto che non saprei ridire, e che mi sembravano ispirate. Poi, pensavo che mi ero sbagliata e che, al massimo, erano ispirazioni, così, come per l'estro per comporre e dire qualche cosa di non comune. Finita l'ispirazione, chiamiamola così, - talvolta con altra voce - , diceva Ora basta. E' una bella letterina, vero? Quante righe sono? Senti, mamma: i saluti ... : scrivi quelli che ti dettai ieri. Notavo anche che, in tutte le Letterine, o in quasi tutte, dal 16 ottobre [cioè dalla 29a] in poi, vi era un momento, sia pur breve, di ispirazione: un momento che si ri- percuoteva anche in me, ma che non saprei spiegare19. E Caterina, la domestica, aggiunge: «Il tono in cui le Letterine erano scritte, la- sciava,[pensare] che ci fosse comunicazione diretta tra Nennolina e Nostro Signo- re»20. Fu la ricchezza delle letterine, oltre all'esempio di vita quotidiano offerto da An- tonietta, a far sì che la piccola romana fosse conosciuta e amata già in vita, an- che se va ricordato che ella scriveva per GeSù21 e le dava fastidio che altri, oltre la madre, leggessero le letterine. Colpito dall'esempio di virtù dato dalla bimba, il dott. Milani, nel primo dei due consulti (quello del 5 giugno), cominciò ad informarsi presso la madre sulla fonte di tanta forza e fede cristiana in una creatura così piccola. 17PIEROTN, 7-8. 18Margherita Meo, Deposizione [= Dep.] 13,21. Si citano le fonti seguendo la metodologia del Rossi, che purtroppo non è sempre consistente, ma al momento è l'unica in vigore, dato che non esiste un altro studio sistematico sulle fonti del processo canonico. 19Maria Meo, Dep. 165; cf. pure Appunti della madre circa le Letterine 3. 20Caterina Prosperi, Dep. 4,4. 21«Vedi mamma: io scrivo le Letterine perché Gesù viene a leggerle»: ibid. LA SAPIENZA DELLA CROCE ANNO XVI - N. 2 - APRILE - GIUGNO 2001 Edizioni C.I.P.I. Roma
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