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La sindrome di Baumol nel settore delle arti performative PDF

104 Pages·2015·1.84 MB·Italian
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Corso di Laurea magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali Tesi di Laurea La sindrome di Baumol nel settore delle arti performative Relatore Ch. Cinzia Di Novi Laureando Tommaso Martignago Matricola 850254 Anno Accademico 2015 / 2016 Indice Indice figure e tabelle ........................................................................................................................... 5 Introduzione ......................................................................................................................................... 7 1. Il modello della crescita sbilanciata ................................................................................................. 9 1.1 Il modello originale di Baumol (1967) ...................................................................................... 9 1.1.1 Alcuni cenni storici ............................................................................................................. 9 1.1.2 Il modello della crescita sbilanciata .................................................................................. 11 1.2 Critiche al modello ................................................................................................................... 15 1.2.1 Le critiche di Keren e Bradford e il problema dell’elasticità ............................................ 16 1.2.2 Costi reali e costi di opportunità ....................................................................................... 18 1.2.3 La struttura tecnologica del consumo e la misura della produttività ................................ 20 1.2.4 Critica all’ipotesi di perfect wage diffusion ...................................................................... 22 1.3 Il modello rivisitato .................................................................................................................. 25 1.3.1 Il modello rivisitato e le attività asintoticamente stagnanti ............................................... 25 1.3.2 Il sentiero comportamentale dei costi ............................................................................... 27 2. Il settore delle arti performative: specificità economico-finanziarie ............................................. 31 2.1 Il settore delle arti performative: assetto organizzativo ........................................................... 31 2.1.1 Le arti performative come settore non-profit .................................................................... 31 2.1.2 La struttura e il funzionamento di una non-profit nel settore delle arti performative dal vivo: il Festival dell’Opera di Wexford ..................................................................................... 34 2.1.3 Le organizzazioni profit-seeking ....................................................................................... 36 2.2 Struttura di produzione e costi ................................................................................................. 37 2.2.1 Definire l’output ................................................................................................................ 37 2.2.2 Definire l’input .................................................................................................................. 39 2.2.3 La struttura produttiva: funzione di produzione, prodotto marginale e sostituibilità dei fattori .......................................................................................................................................... 40 2.2.4 La funzione di costo: economie di scala e inefficienze allocative .................................... 45 2.3 Analisi della domanda .............................................................................................................. 50 2.3.1 L’elasticità della domanda ................................................................................................ 50 2.3.2 Il ruolo della qualità .......................................................................................................... 54 2.3.3 Il gusto consolidato e l’approccio learning-by-consuming ............................................... 57 3. La malattia dei costi nel settore delle arti performative ................................................................. 61 3.1 La teoria di Baumol e Bowen: critiche ed evidenze empiriche ............................................... 61 3.1.1 La teoria di Baumol e Bowen ........................................................................................... 61 3.1.2 Income gap e deficit artistico ............................................................................................ 63 3.1.3. Evidenze empiriche dell’esistenza della malattia dei costi .............................................. 68 3.2 Rimedi ...................................................................................................................................... 76 3.2.1 Il ruolo delle economie di scala ........................................................................................ 76 3.2.2 Rimedi dal punto di vista dell’offerta ............................................................................... 78 3.2.3 Soluzioni per stimolare la domanda: due approcci ........................................................... 81 3.3 Il ruolo dei sussidi .................................................................................................................... 83 3.3.1 Effetti positivi dei sussidi a livello di singola impresa ..................................................... 83 3.3.2 Efficienza dei sussidi pubblici e comportamento manageriale ......................................... 90 3.3.3. La malattia dei costi giustifica l’intervento pubblico? ..................................................... 94 Conclusione ........................................................................................................................................ 97 Bibliografia ........................................................................................................................................ 99 Indice figure e tabelle Figura 1.1 – Frontiera delle possibilità produttive nel sistema a crescita sbilanciata………............19 Figura 1.2 – Sentiero comportamentale dei costi nel settore del broadcasting……………………..28 Figura 2.1 – Fonti di ricavo delle organizzazioni non-profit negli Stati Uniti, 1997……………….32 Figura 2.2 – Funzioni di produzione nel lungo termine…………………………………………….44 Figura 2.3 – Costi per concerto e numero di concerti in un’orchestra maggiore americana………..46 Figura 2.4 – Relazione tra costo medio di produzione e numero di spettatori……………………...49 Figura 2.5 – Frequenza di distribuzione delle elasticità rispetto al prezzo………………………….53 Figura 3.1 – Trend nell’income gap negli Stati Uniti, 1948-1964………………………………….64 Figura 3.2 – Indice di produttività: settore manifatturiero e 25 orchestre americane………………69 Figura 3.3 – Indice dei costi unitari di produzione: settore manifatturiero e 25 orchestre americane……………………………………………………………………………………………70 Figura 3.4 – Curva di domanda dei teatri di Aldwych e Stratford………………………………….84 Figura 3.5 – Effetti di un sussidio su prezzo e output di un’organizzazione non-profit……………87 Tabella 1.1 – Relazione tra i salari del settore progressivo e del settore stagnante…………………24 Tabella 2.1 – Elasticità della domanda rispetto al prezzo: 50 organizzazioni americane, 1979- 1987…………………………………………………………………………………………………52 Tabella 3.1 – Dimensioni medie del cast: Broadway, 1946-1978…………………………………..67 Tabella 3.2 – Salari del personale amministrativo: Festival di Salisburgo e Bundestheater di Vienna, 1981-82……………………………………………………………………………………………...92 Introduzione Quando, nel 1966, viene pubblicato il monumentale “Performing Arts – The Economic Dilemma” ad opera di William Baumol e William Bowen, l’ambito letterario dell’economia della cultura era ancora tutto da esplorare. Il libro ha aperto la via a un nuovo filone di studi sulle arti dal vivo e sull’industria dei media, sulle organizzazioni non-profit e sul tema del supporto pubblico e privato. L’opera analizza le finanze e le attività delle imprese operanti nel settore delle arti performative dal vivo, approfondendo argomenti come il prezzo dei biglietti delle orchestre americane e i fattori che influenzano il numero di presenze, attraverso l’utilizzo di una mole smisurata di dati. Dagli studi empirici sul settore delle performing arts nasce la teoria sulla “malattia dei costi”, destinata a suscitare negli anni successivi un fervido dibattito sulle pagine dei più importanti giornali accademici. La sindrome colpisce un certo numero di industrie, definite stagnanti, tra cui l’istruzione, la sanità e, appunto, le arti performative dal vivo. La caratteristica comune di queste attività è che i costi di produzione, a causa di uno scarso livello di produttività, crescono più rapidamente rispetto a quelli delle altre industrie. I ricavi provenienti dalla vendita dei biglietti faticano a coprire i costi, dunque un aiuto finanziario esterno, sia esso pubblico o privato, è auspicabile per coprire la differenza. Nel corso dei decenni questa teoria è stata oggetto di numerose critiche e, anno dopo anno, è stata perfezionata. In ogni caso, resta la fondamentale importanza che gli studi di Baumol hanno avuto nello sviluppo dell’economia della cultura. Il mio lavoro ha l’obiettivo di mettere in luce le caratteristiche chiave del pensiero di Baumol sulla “malattia dei costi” nel settore delle performing arts, analizzando anche le principali voci critiche che ne hanno messo in discussione l’attendibilità. Nella prima parte viene presentato il modello della crescita sbilanciata, in cui Baumol teorizza un sistema produttivo a due settori, caratterizzati da livelli diversi di produttività. Il modello, negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione, è stato oggetto di molte critiche, stimolando un acceso dibattito sulle pagine dell’American Economic Review. Baumol, negli anni ’80, rivisiterà il modello originale introducendo un terzo tipo di attività, definite asintoticamente stagnanti. La seconda parte descrive le peculiarità del settore delle arti performative dal punto di vista economico-finanziario. A partire da dalla divisione tra imprese non-profit, caratterizzate dall’assenza di scopo di lucro, e imprese for-profit, si procede ad un’analisi approfondita del settore dal punto di vista della domanda e dell’offerta. Particolare attenzione è rivolta all’analisi della struttura produttiva e dei costi, al fine di comprendere al meglio le dinamiche relative ad output, input e costi operativi. 7 La “malattia dei costi” applicata al settore delle performing arts è oggetto della terza e ultima parte. Dopo un’attenta esposizione della teoria di Baumol e del concetto di income gap, si passano in rassegna i principali studi che hanno trovato evidenze empiriche dell’esistenza della sindrome e poi le ricerche che invece si oppongono a questa ipotesi. Si scoprirà che i sintomi della malattia non sono così terminali come li ha descritti l’economista americano. Le imprese infatti possono, grazie all’utilizzo di alcuni rimedi dal punto di vista organizzativo, della domanda e dell’offerta, limitare gli effetti negativi della sindrome. Infine viene affrontata la questione relativa ai finanziamenti pubblici e privati, con particolare attenzione agli effetti positivi che un potenziale aiuto esterno garantisce all’impresa in difficoltà economico-finanziaria. Il lavoro si conclude con una riflessione sul fatto che la presenza della malattia dei costi non è di per sé una giustificazione all’intervento pubblico. 8 1. Il modello della crescita sbilanciata 1.1 Il modello originale di Baumol (1967) 1.1.1 Alcuni cenni storici In una riflessione autobiografica l’economista americano William J. Baumol (1989) afferma che il modello della crescita sbilanciata, una delle teorie macroeconomiche più influenti della seconda metà del ‘900, è stato ideato e sviluppato interamente nel giro di una notte.1 Le influenze di tale modello, che ha portato alla teorizzazione del cosiddetto cost disease (malattia dei costi), si sono estese rapidamente a ogni ambito della vita di tutti i giorni. Baumol infatti cerca di dare una risposta al perché il costo di alcuni servizi cresce più rapidamente rispetto alla media generale dell’economia. L’idea nasce dallo studio delle tendenze e dei trend economico-finanziari nel settore delle arti performative dal vivo. Le organizzazioni culturali che operano in questo settore, secondo Baumol, si trovano perennemente in condizioni economico/finanziarie critiche, in quanto, a causa dell’impossibilità di incrementare in modo deciso la produttività, non riescono a coprire le perdite con i soli incassi. “In the performing arts, crisis is apparently a way of life”2; questa importante considerazione ha portato l’autore alla pubblicazione, nel 1962, di “Performing Arts – The Economic Dilemma” volume rilevante in quanto primo contributo organico dedicato all’analisi, perlopiù empirica, del settore delle arti performative dal vivo, anche in relazione alla necessità di sussidi pubblici e privati. 1 WILLIAM J. BAUMOL, “On the Career of a Microeconomist”, in J.A.KREGEL, Recollections of Eminent Economists: Volume 2, MacMillan, 1989, p.222. Orig.: “One night I awoke up from a deep sleep at about 3 a.m. with the entire model clear in my mind”. 2 WILLIAM J. BAUMOL, WILLIAM G. BOWEN, Performing Arts – The Economic Dilemma, Twentieth Century Fund, 1966, p.3. Orig.: “In the performing arts, crisis is apparently a way of life”. Nel settore delle arti performative la crisi è evidentemente uno stile di vita. 9 Nella teorizzazione originale del modello, Baumol (1967) presuppone che nel sistema produttivo moderno le attività economiche sono raggruppabili in due settori: le attività tecnologicamente progressive, in cui innovazione, accumulazione di capitale ed economie di scala consentono un rapido e costante aumento della produttività; le attività del settore cosiddetto stagnante, in cui si registrano lenti e sporadici aumenti di produttività. Rientrano all’interno di questa categoria servizi personali quali la sanità, l’istruzione e le arti performative che, nel corso degli anni, hanno resistito a un incremento di produttività tipico delle attività del settore tecnologicamente progressivo. Tale netta divisione “è una manifestazione della struttura tecnologica del settore”, che determina se la produttività cresce più o meno rapidamente. 3 In tale contesto il lavoro gioca un ruolo fondamentale. Nelle attività ad elevata produttività, ad esempio nel settore manifatturiero, il lavoro è concepito come uno strumento, come un requisito fondamentale per la realizzazione del prodotto finale. A causa della specifica struttura tecnologica di tali attività, è possibile, attraverso l’innovazione o l’iniezione di capitale, diminuire la quantità di input necessaria alla produzione di un’unità di output, senza conseguenze negative in termini di qualità. Ad esempio, un’impresa che produce elettrodomestici può implementare un’innovazione che permetta di ridurre del 15% la manodopera necessaria alla produzione di un frigorifero senza ripercussioni sul prezzo e sulla qualità del prodotto finale. Dunque, non esiste alcuna relazione tra il livello qualitativo dell’output e il tempo impiegato per produrlNel settore stagnante invece il lavoro, più che un mezzo, è il fine stesso dell’attività produttiva, “e la qualità è valutata direttamente in termini di quantità di lavoro”.4 Baumol chiarisce il concetto attraverso l’esempio dell’insegnamento. Ipoteticamente, l’introduzione di “teaching machines” o altre innovazioni tecnologiche all’interno delle classi renderebbe possibile l’aumento del numero di studenti per classe. Tuttavia esiste un limite nel numero di studenti per classe oltre al quale non è desiderabile spingersi per non ridurre la qualità dell’insegnamento. Allo stesso modo, è impossibile e inutile aumentare la produttività per eseguire un’opera di Bellini al doppio della velocità. La medesima opera di Bellini richiede la stessa quantità di input e di tempo al giorno d’oggi come nel XXIX secolo. Esiste dunque, nel settore stagnante, un trade-off tra quantità e qualità dell’output. Questo perché “l’assenza di progresso tecnologico nel settore stagnante deriva (…) dall’impossibilità di sostituire 3 WILLIAM J. BAUMOL, “Macroeconomics of unbalanced growth: the anatomy of urban crisis”, in American Economic Review, 50 (2), 1967, p.416. Orig.: “is a manifestation of the activity’s technological structure”. 4Ibidem. Orig.: “the quality is judged directly in terms of amount of labour”. 10

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