Antonio Gualano, nato a Napoli il 30 2 Antonio Gualano aprile 1934, laureato in Giurisprudenza, 7 ex dirigente di un istituto previdenziale, 7 1 ha iniziato la sua attività di scrittore nel l 2001 con la pubblicazione del libro Le a vie della luce, seguito nel 2002 da Mas- d La presenza massonica soneria, tesi ed antitesi, nel 2004 da e Nunzio Nasi, il Ministro Massone, nel s e 2006 Essere laico, il divenire, nel 2008 n nel territorio trapanese XX Settembre 1870 solennità civile, a p massonica, e nel gennaio 2010 da Con- a dal 1772 gresso antimassonico internazionale r Trento XXVI-30 Settembre MDCCXCVI t o -ultima crociata. i Con questo lavoro l’autore evidenzia r o l’apporto ideale ed operativo della Mas- t i soneria nella Sicilia occidentale, attra- r r verso la diffusione di Logge nel territorio e trapanese e dei principi laici. t l e n a c i n o s s a m a z n e s e r p a L o n a l a u G o i n o t n A Collana Cenni di storia massonica In copertina: lo Stagnone di Marsala e l’isola di Santa Maria nella quale si tenne un’importante riunione massonica. Antonio Gualano La presenza massonica nel territorio trapanese dal 1772 Collana Cenni di storia massonica A chi ha osato ed osa con il dire e l’azione rivendicare il diritto alla Libertà Introduzione Gli avvenimenti coercitivi della libertà incidono sulla vita privata e civile creando nei cittadini una forza di reazione inaspettata che il per- petuarsi dello stato di frustazione e di servitù può rinforzare. Allora il popolo sofferente esplode e grida il proprio sdegno alla ri- cerca della fratellanza con uomini di pensiero e di azione per il perse- guimento degli ideali di indipendenza. Il desiderio di cambiamento, con il tempo si trasforma in fede, vo- lontà di riscatto che trovano riscontro nelle segrete, nei salotti. Giovanni Paolo II, ne “Il progetto di Dio”, ha riconosciuto che l’uomo era stato “costretto a subire una concezione della realtà imposta con la forza, e non conseguita mediante lo sforzo della propria ragione e l’esercizio della propria libertà. Bisogna rovesciare quel principio e ri- conoscere integralmente i diritti della coscienza umana”. L’interrogativo che sorge spontaneo se senza l’utopia di pochi ini- ziati, senza la diffusione delle idee e dei principi laici, l’assetto politico ed istituzionale, nei secoli XIX e XX, di alcuni Stati, per la loro struttura teocratica, poteva essere sconvolto. Si era invero acquisita, anche dalle masse, la consapevolezza e la concezione mazziniana che la libertà era un diritto, che la lotta contro la prepotenza era un dovere e che la propria forza dovesse essere usata per l’attuazione del disegno divino contro il dittatore di turno. Un cambiamento ed una crescita culturale epocale che attraversò tutti i ceti, dai nobili agli operai ed agli agricoltori. Si auspicava, allora, una società basata su una larga e diffusa par- tecipazione che contrastasse alcuni privilegi ecclesiastici e che scan- disse il detto evangelico “Date a Dio quello che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare”. 5 Era il tema dell’indipendenza e della libertà nelle sue molteplici espressioni di pensiero, di scelte democratiche e religiose, di ripudio di ogni coercizione intellettiva, dogmatica, che attraeva tutti i ceti spe- cialmente quelli non abituati ad essere considerati nei dibattiti e nelle scelte politiche. Si diffondeva nel periodo preunitario il concetto dell’identità, della Nazione unita, del soggetto raziocinante che proponeva, con il suo re- lativismo e la sua passione per la ricerca del “nuovo” assetto politico, di ritrovare criticamente, ma senza alcuna prevenzione, con la fede laica, la sua posizione sociale, come auspicavano Mazzini e lo stesso Garibaldi, nella risorta società. Lo sfaldamento in parte, dei principi liberali e democratici e l’incom- pleta attuazione dei programmi sociali, hanno indotto alcuni uomini di cultura e politici a proiettare un’ombra funesta sul Risorgimento italiano con giudizi spesso superficiali, con ritualità a volte tribali tendono a sottovalutare gli ideali e la passione degli italiani e dei siciliani, che condussero all’Unità d’Italia. Sono convinto che nessun moto popolare o cambiamento sociale avvenga senza un’elaborazione ideale di pochi uomini che riescono ad educare, a preparare le masse, a trasformare loro stessi in in per- sone di azione. Con questo mio lavoro ho inteso fare conoscere la diffusione nella Sicilia e nel territorio trapanese nei secoli XVIII - XIX - XX, sino ai nostri giorni, delle Logge massoniche, ed in un periodo più ristretto, delle vendite Carbonare le quali incisero in maniera determinante alla radi- calizzazione delle idee libertarie, rivoluzionarie, che portarono ai moti popolari, alla Costituzione democratica Siciliana, alle lotte contro il po- tere Borbonico. I dati riportati, sia pure limitati per la carenza di documentazione, dimostrano anche la partecipazione dei vari ceti alla realizzazione delle istanza patriottiche. Un evento da non sottovalutare è stato determinato dalla presenza della media e piccola borghesia nell’Ordine dei Liberi Muratori. Michail Bakunin (1814-1876) nella sua circolare “Ai miei amici d’Italia”, nel 1871, asseriva che la media e la piccola borghesia “per civiltà, libertà e progresso, ha formato tutta la storia passata d’Italia: arte, scienza, letteratura, lingua, industria, commercio, istituzioni municipali, tutto ella creato. 6 Fu essa infine che con uno sforzo supremo ed ultimo ha conquistato l’unità politica d’Italia. Fu dunque la classe patriottica per eccellenza, e nel suo seno Maz- zini e Garibaldi, e molto prima di loro, i Pepe, i Balbo, i Santarosa, hanno reclutati soldati, i martiri, gli eroi della rivoluzione italiana”. Senza l’approfondimento dell’apporto ideale, creativo dei “novatori” la stessa impresa Garibaldina rischierebbe di svilirsi. La presenza di uomini di valore, di cultura, di patrioti appartenenti alla Carboneria, alla” Giovine Italia”, alla Massoneria, in tutti i momenti più impegnativi ed esaltanti del periodo pre e postrisorgimentale, è stato un connotato specifico della provincia di Trapani. Scriveva Wolfang Goethe: “Senza vedere la Sicilia, non si può farsi l’idea dell’Italia. È in Sic ilia che si trova la chiave di tutto”.(1) (1)“Goethe poeta e massone”. Convegno di Taormina del 16 / 17 Gennaio 1988. 7 Lettera di Mazzini alle Logge Massoniche di Sicilia Lugano, 27 Agosto 1863 Fratelli, Abbiatevi una stretta di mano da me ed una parola di gratitudine e di augurio. La stretta di mano è a voi come patrioti dell’Isola iniziatrice. La parola usata e d’augurio è a voi come Massoni. Voi avete una importante missione da compiere: quella di restituire la Massoneria all’antico spirito dell’Istituzione. E dico: restituire, perchè la Massoneria non fu, nei periodi della sua potenza, straniera,come poi la fecero, ai destini politici dei popoli. Fu all’origine la santificazione del Lavoro. E il Tempio, simbolo d’un ordinamento sociale, racchiudeva nel concetto tutta quanta l’attività umana. De Molay cadde vittima d’un Re e d’un Papa. Più dopo, la Massoneria dava la parola d’ordine ai suoi: L.P.D. lilia pedibus destinam e distruggeva infatti i gigli di Francia. Fu soltanto nell’epoca del suo decadimento che l’Istituzione si ridusse a formola di amicizia e di carità mutua, accogliendo principi nel suo seno. Il risorgere d’un Popolo è solenne occasione al risorgere dell’Istituzione. E voi lo intendete e lo farete intendere ad altri. L’Italia Una e Repubblicana deve essere il Tempio dal quale la bandiera che non conosce padroni se non Dio nel cielo e il Popolo in terra, insegnerà amore, fratellanza d’uguali e associazione delle nazioni. La vostra fede abbraccia tutta quanta l’Umanità. Ma la Patria è il punto d’appoggio della leva, l’altare dell’Umanità. Siate dunque Italiani per potere operare colla forza di venticinque milioni di liberi a prò dell’intero mondo. Fate che i vostri non dimentichino nelle forme lo spirito. Il simbolo senza l’idea è cadavere. E i massoni del XIX secolo e d’Italia devono essere più vicini d’un passo alla rivelazione dell’Idea che non quelli dei secoli addietro. 8 Voi volete gli uomini fratelli; volete dunque che sia abolito il privilegio ereditario governativo. Il Gran Maestro non è nè può essere ereditario. Voi volete la luce per tutti. Voi dunque volete abolire il monopolio della luce e della scienza in un solo individuo. Il Grande Architetto dell’Universo non ha vicari in terra, se non quelli che più lavorano col sacrificio all’edificazione del suo Tempio. Guardate il Papato, e dite se la sua caratteristica è il sacrificio. Monarchia e Papato dunque sono incompatibili col trionfo della vostra Istituzione. Non lo dimenticate. Dio e il Popolo: ecco il vostro simbolo; la vostra parola sacra. Guidate per mano i vostri adepti ad esso e moltiplicate. E non vi separate da quanto riguarda i dolori, i bisogni, le aspirazioni dei vostri fratelli profani ancora. Il miglior metodo d’iniziazione è la comunione con essi. Abbiatemi fratello nella fede dell’avvenire. Giuseppe Mazzini (da: “Scritti editi e inediti”, Edizione Nazionale, LXXVI, Epistolario XLVI, pp. 48-52) 9
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