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La letteratura italiana nel secolo XIX. Volume primo. Alessandro Manzoni PDF

430 Pages·1962·12.118 MB·Italian
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SCRITTORI D’ITALIA FRANCESCO DE SANCTIS LA LETTERATURA ITALIANA NEL SECOLO XIX VOLUME PRIMO ALESSANDRO MANZONI A CURA DI LUIGI BLASUCCI BARI GIUS. LATERZA & FIGLI T1POGRAFI-KDITORI-LTBRAI 1962 SCRITTORI D’ITALIA N. 209 OPERE DI FRANCESCO DE SANCTIS i edizione; 1953 Il EDIZIONE RIFATTA: 1962 FRANCESCO DE SANCTIS LA LETTERATURA ITALIANA NEL SECOLO XIX VOLUME PRIMO ALESSANDRO MANZONI A CURA DI LUIGI BLASUCCI BARI GIUS. LATERZA & FIGLI TIPOGRAFl-EDITORI-LIBRAI 1962 Proprietà letteraria riservata Casa editrice Gius. Laterza & Figli, Bari, Via A. Gimma, 73 SAGGI i — De Sànctis, Manzoni. I IL MONDO EPICO-LIRICO DI ALESSANDRO MANZONI Il 1815 è una data memorabile come quella del Concilio di Trento. Segna la manifestazione di una reazione non solo poli¬ tica, ma filosofica e letteraria, iniziata già negli spiriti, come se ne vedono le orme ne’ Sepolcri di Foscolo e di Pindemonte. La reazione fu così violenta e rapida come la rivoluzione. Invano Bonaparte tentò di arrestarla, facendo delle concessioni e cer¬ cando nelle idee medie una conciliazione. Il movimento impresso giunse a tale, che tutti gli attori della rivoluzione furono me¬ scolati in una comune condanna, Giacobini e Girondini, Robe¬ spierre e Danton, Marat e Napoleone. Il terrore bianco successe al rosso. Venne su un nuovo vocabolario, filosofico, letterario e poli¬ tico. I due nemici erano lo scetticismo e il materialismo, e vi sorse contro lo spiritualismo, portato sino al misticismo e al¬ l’idealismo. Al dritto di natura si oppose il dritto divino, alla sovranità popolare la legittimità, a’ dritti individuali lo Stato, alla libertà l’autorità o l’ordine. Il Medio Evo ritornò a galla glorificato come la culla dello spirito moderno, fu corso e ricorso dal pensiero in tutti i suoi indirizzi. Il Cristianesimo, bersaglio dianzi di tutti gli strali, divenne il centro di ogni investigazione filosofica e la bandiera di ogni progresso sociale e civile; i clas¬ sici furono per istrazio chiamati pagani, e le dottrine liberali furono qualificate pretto paganesimo. Gli ordini monastici furono dichiarati benefattori della civiltà, e il papato potente fattore 4 SAGGI di libertà e di progresso. Mutarono i criterii dell’arte. Ci fu un’arte pagana e un’arte cristiana, di cui fu cercata la più alta espressione nel gotico, nelle ombre, ne’ misteri, nel vago e nel¬ l’indefinito, in un di là che fu chiamato l’ideale, in un’aspira¬ zione all’infinito, non capace di soddisfazione, perciò malinco¬ nica; la malinconia fu battezzata e detta qualità cristiana; il sensualismo, il materialismo, il plastico divenne il carattere del¬ l’arte pagana; sorse il genere cristiano e romantico in opposizione al genere classico. Religione, fede, cristianesimo, l’ideale, l’in¬ finito, lo spirito, il trono e l’altare, la pace e l’ordine, furono le prime parole del nuovo secolo. La contraddizione era spiccata. A Voltaire, a Rousseau, a Diderot, succedevano Chateaubriand, Stael, Lamartine, Victor Ugo, Lamennais. E proprio nel 1815 uscivano in luce gl 'Inni sacri del giovane Manzoni. Storia, let¬ teratura, filosofia, critica, arte, dritto, tutto prese quel colore. Avevamo un neo-guelfismo; il Medio Evo si drizzava minaccioso e vendicativo contro tutto il Rinascimento. E non era già un movimento fattizio e artificiale sostenuto da penne salariate, promosso dalle polizie, suscitato da interessi temporanei. Era un serio movimento dello spirito, secondo le eterne leggi della storia, al quale partecipavano gl’ingegni più eminenti e liberi del nuovo secolo. Movimento esagerato senza dubbio ne’ suoi inizii, perché mirava non solo a spiegare, ma a glorificare il passato, a cancellare dalla storia i secoli, a proporre come modello il Medio Evo. Ma l’una esagerazione chiamava l’altra. La dea Ragione e la comunione de’ beni avea per ri¬ sposta l’apoteosi del carnefice e la legittimità dell’Inquisi¬ zione. Ma l’esagerazione fu di corta durata, e la reazione fallì ne’ suoi tentativi di ricomposizione radicale. Avea contro di sé nuovi interessi venuti su con la rivoluzione, interessi economici, morali e intellettuali. D'altra parte il nuovo ordine di cose favoriva pure la monarchia, che avea contribuito a promuoverlo. Non era interesse dei principi ristaurare le maestranze, le libertà muni¬ cipali, le classi privilegiate, tutte quelle forze collettive sparite nel vortice rivoluzionario, nelle quali essi vedevano un freno al I. IL MONDO EPICO-LIRICO DI MANZONI 5 loro potere assoluto. Rimase dunque in piedi quasi dappertutto e quasi intero l’assetto economico e sociale consacrato da' nuovi codici, e si radicarono più i nuovi principii, sui quali era fon¬ dato. La reazione, ch’era in manifesta contraddizione con tutte le idee moderne, non potè durare. Sopravvennero a poca di¬ stanza i moti di Spagna, di Napoli, di Torino, di Parigi. Grecia e Belgio conquistavano la loro autonomia. Il sentimento nazio¬ nale si svegliava insieme col sentimento liberale. E il secolo XVIII ripigliava il suo cammino co’ suoi dritti individuali, co’ suoi prin¬ cipii di eguaglianza, con la sua carta dell’Ottantanove. La rea¬ zione per vivere in questo ambiente fu costretta di venire a patti, di trasformarsi, pigliare idee e linguaggio moderno; non fu più reazione o semplice restaurazione, ma transazione o conciliazione. O piuttosto, quel movimento, che avea aria di reazione, se¬ dati i primi bollori, era in fondo la stessa rivoluzione, che am¬ maestrata dall’esperienza moderava e disciplinava se stessa. I di¬ singanni, le rovine, tanti eccessi, un ideale così puro, così confi¬ dente, profanato al primo contatto col reale, tutto questo dovea fare una grande impressione sugli spiriti e renderli meditativi. La reazione era il passato ancora vivo nelle moltitudini, assalito con una violenza che tirava in suo favore anche gl’indifferenti, e che ora rialzava il capo con superbia di vincitore. L'esperienza ammaestrò che il passato non si distrugge con un decreto, e che si richiedono secoli per distruggere l’opera di secoli. E ammae¬ strò pure che la forza allora edifica solidamente, quando sia preceduta dalla persuasione, secondo quel motto di Campanella che « le lingue precedono le spade ». Evidentemente la rivolu¬ zione aveva errato, esagerando le sue idee e le sue forze, ed ora si rimetteva in via con minor passione, ma con un senso più corretto del reale, confidando più nella scienza che nell’entu¬ siasmo. Che cosa era dunque quel movimento del secolo XIX? Era lo stesso movimento del secolo XVIII, che dallo stato spon¬ taneo e istintivo passava nello stato di riflessione, e rettificava le posizioni, riduceva le esagerazioni, acquistava il senso della misura e del limite, una coscienza politica. Era lo spirito nuovo che giungeva a più chiara coscienza di sé, e prende /a il suo

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