LA FISICA DELLE ABDUCTION Corrado Malanga 26 ottobre 2007 Alla luce di ciò che i testimoni delle abduction dicono di aver visto, si può finalmente sviluppare una teoria omnicomprensiva della fisica attuale. Gli addotti sono infatti semplici osservatori, che riportano le sensazioni fisiche provate durante un’abduction. Utilizzerò pertanto queste sensazioni ed osservazioni visive, auditive e cenestesiche per verificare se la teoria finora proposta (l’Universo olografico di Bohm) permetta, da un lato, di comprendere come i rapimenti abbiano luogo e consenta, dall’altro, di descrivere correttamente l’Universo, sia nella sua parte olografica sia in quella reale. È evidente che si deve prestar fede alle testimonianze degli addotti e non considerarle errate interpretazioni di eventi assai differenti, come invece fanno la scienza attuale e gli ufologi di stato. L’errata interpretazione sarebbe dovuta, secondo loro, ad una falsificazione, volontaria od involontaria, determinata da mania di protagonismo o da assenza di prerequisiti tali da far ben comprendere ai testimoni cosa in realtà sia realmente accaduto: si è capito da tempo che i veri maniaci di protagonismo sono proprio gli ufologi e che i fenomeni di abduction sono assolutamente reali. La scienza ufficiale, manovrata dai governi, che da sempre ricattano i ricercatori con la promessa di dare fondi per le ricerche a coloro che (politically correct) si comportino bene secondo i loro parametri e soffocata dall’ottusità intellettuale di chi ha fatto carriera nelle università con i soliti concorsi truccati, in questo caso sarà d’aiuto, fornendo formule matematiche e teorie in grado di spiegare cosa accade durante un’abduction. Proprio così: non occorrerà inventare nulla di nuovo e strampalato, ma basterà utilizzare ciò che la scienza ha generato e non vuole utilizzare. Le testimonianze nude e crude È interessante capire cosa accade durante un’abduction, o meglio, durante le sue fasi iniziale e finale, e vedere se, dal racconto degli addotti, si riescono a ricavare particolari che possano, in qualche modo, metterci sulla strada giusta per comprendere come funzioni la realtà virtuale, cioè l’insieme di parametri denominati Spazio, Tempo ed Energia: in parole povere se si può verificare la capacità di descrivere correttamente la virtualità mediante delle formule messe a disposizione dai ricercatori. In proposito, ecco alcune testimonianze ricavate dalle registrazioni delle ipnosi regressive. Testimonianza 1 Due amici sono in discoteca; uno attende fuori dalla porta dell’antibagno mentre l’altro va in bagno. Ne esce dopo ben 25 minuti, in stato confusionale. Ha inoltre il vestito sporco di una polvere bianca che si rivela subito essere stranamente profumata. L’amico gli chiede di giustificare il tempo trascorso in bagno, ma quasi subito i due rientrano nella sala da ballo, dove c’è una moltitudine di persone che si agitano al ritmo della musica. Quando i due escono dalla discoteca, quello che era rimasto chiuso in bagno va a prendere il cappotto al guardaroba e scopre che, stranamente, anche il cappotto è coperto dalla solita polvere bianca. Una seduta di PNL, attivata senza preavviso sul testimone principale, rivela una realtà sconcertante. L’amico che è in bagno sta per uscire, si gira e non trova più la porta, ma vede una specie di passaggio oscuro nel quale, all’altezza di un metro da terra, prende forma la silhouette di un paio di piccoli esseri scuri di pelle e senza vestiti: insomma i soliti Grigi descritti in molteplici esperienze di abduction. 1 Egli è completamente paralizzato, si trova in posizione orizzontale e viene sospinto attraverso la grande sala da ballo, dove quel poco che rimane degli esseri viventi appare trasparente e statico. Passa traverso muri, tavoli e persone, che appaiono inconsistenti: quasi come se non ci fossero. I due piccoli Grigi trascinano il suo corpo fino nei pressi della porta della discoteca, come se fosse steso su di una barella senza ruote, poi si fermano al guardaroba, dove uno dei due esserini salta dalla parte opposta del bancone e va prendere il cappotto, lo getta sul corpo dell’addotto e tutti escono dalla porta della discoteca. Fuori, in alto, c’è la solita luce che di lì a poco preleva il terzetto, portandolo in alto. Dentro la macchina volante l’addotto viene rimesso in posizione verticale, ma, prima di fare ciò, i due esserini alieni gli tolgono le scarpe, nelle quali egli aveva messo un’ingente quantità di talco per potersele infilare più agevolmente. Il talco si rovescia sui vestiti e sul suo cappotto. Al ritorno l’addotto, sempre bloccato in posizione orizzontale, ed i due Grigi scendono dalla macchina volante, trasportati dalla solita luce “traente”. Ripassano davanti al banco del guardaroba e lì egli ricorda che il cappotto che lo copriva cade a terra, poi attraversano la discoteca, dove la gente è sempre ferma, trasparente e praticamente invisibile, ma in posizione diversa rispetto a quando erano usciti. L’addotto viene riportato in bagno ed a quel punto... tutto si muove nuovamente ed il frastuono della musica ricomincia. Egli apre la porta e trova i suoi vestiti inspiegabilmente sporchi di talco, guarda l’amico e non sa darsi nessuna spiegazione plausibile: sono passati 25 minuti del nostro tempo e lui è totalmente confuso. Testimonianza 2 In ipnosi l’addotto racconta di essere in treno per andare a Padova a trovare un amico: è partito da Roma e non è ancora arrivato a Firenze. Ad un tratto il computer su cui sta lavorando nel suo scompartimento vuoto si blocca. Si blocca anche tutto il resto: è tutto fermo. Il treno non si muove: eppure non ha frenato. È semplicemente fermo. Una fiancata del vagone diventa trasparente ed egli vede due esseri Grigi arrivare quasi volando ed entrare nello scompartimento, dove non si muove nulla. Egli viene prelevato e fatto levitare fuori dal treno. Scorge in alto la solita macchina volante, nella quale sta per entrare ed ha pure il tempo di vedere, in basso, il suo treno fermo davanti ad una galleria che stava per imboccare. Quando, dopo un tempo imprecisabile, viene riportato dall’alto verso il treno, esso è sempre fermo, ma in una posizione differente dalla prima. Tutto è ancora fermo, ma la scena si svolge al rallentatore. L’addotto viene rimesso nel suo scompartimento ed i due Grigi si allontanano dalla stessa parte dalla quale sono venuti, attraversando le lamiere del vagone. Egli nota che il computer è caduto per terra e che, a sinistra di fronte a lui, è seduto un altro passeggero che prima non c’era ed ora sta dormendo. Ad un tratto il treno riparte, riprendono i rumori e le vibrazioni, passa il controllore ed egli lo rincorre ancora confuso e gli chiede: Quanto tempo c’è ancora per Firenze? Il controllore lo guarda un po’ perplesso e gli risponde che hanno già superato Bologna e fra poco arriveranno a Padova. Alla stazione d’arrivo lo stato confusionale dell’addotto verrà notato anche dall’amico, che mi rilascerà anche la sua testimonianza in proposito. Il computer portatile, invece, non riprenderà mai più vita. Testimonianza 3 Con il metodo delle “ancore”, attivato per posta elettronica, senza neppure la mia presenza, una signora ricorda un’esperienza rimasta traumatica e risalente alla propria adolescenza, quando, mentre era al mare con il padre e la madre, stava per affogare, ma aveva il costume asciutto e suo padre si era gettato dalla spiaggia verso di lei per salvarla, poi se l’era presa con il bagnino e con i passanti perchè non avevano fatto nulla per salvare la povera bambina. Infine se n’erano tornati tutti a casa senza ulteriori chiarimenti. 2 Anche sua madre aveva un vago ricordo dell’accaduto, molto confuso e discordante con il poco che la figlia ricordava. Le “ancore” le fanno rivivere una scena completamente differente rispetto ai suoi ricordi: lei sta nell’acqua quando si blocca tutto. Non respira acqua e questa non entra nei polmoni, ma vede comunque ribollire il mare come se qualcosa di molto luminoso venisse da “sotto”. Ha l’impressione di essere dentro una bolla trasparente, non a contatto con l’acqua del mare. Rivive la situazione dall’alto e, sebbene in modo confuso, nota che sopra c’è qualcosa che la tira dentro. Quando ridiscende, tutto è fermo: i passanti ed il padre, che sta correndo verso la figlia, sono bloccati come in una fotografia tridimensionale. Non si sente nessun rumore. Suo padre ad un certo momento la prende per mano e tutto si rimuove daccapo. L’abduction è durata parecchio, ma per tutti, sulla spiaggia, il tempo sembra rimasto stranamente fermo. Testimonianza 4 Una signora, uscita in giardino di sera, scorge dietro un albero qualcuno che le punta una pistola addosso e le spara un proiettile. Lei crede di aver subìto un attentato, rientra in casa, ma il marito, al contrario della figlia, non ha sentito nulla e la deride. In ipnosi profonda la donna racconta che dietro l’albero c’è una creatura aliena molto alta, che sembra un serpente in piedi, con braccia, gambe e coda, accompagnato da un piccolo Grigio. Uno dei due esseri punta qualcosa contro la donna e, da quella che potrebbe apparire come la canna di una pistola, esce un cono semitrasparente che va verso la donna. Il cono si ingrandisce sempre di più. La scena si svolge al rallentatore e, quando il cono invade la zona dalla quale la donna sta osservando il fenomeno, il tempo si ferma: si ferma tutto. Anche il cane, che la donna ha portato con sé in giardino, sembra bloccato a mezz’aria, forse nel tentativo di attaccare gli aggressori. La donna si solleva per aria e vede uscire dalla finestra la figlia, che sta levitando nel giardino in posizione orizzontale. Le due donne vengono portate all’interno di una macchina volante aliena. Quando l’abduction sta per terminare, le due donne vengono riportate una nel giardino e l’altra nella sua camera, sempre passando per la finestra. A quel punto il tempo riprende a scorrere, il rumore dell’ambiente si fa sentire di nuovo, la donna non si ricorda cos’è accaduto e corre dal marito. Sono passati, però, almeno 40 minuti da quando la donna ha urlato la prima volta. Il marito si è completamente dimenticato del primo urlo, dato che non è accaduto nient’altro dopo, ed, assorto nel suo lavoro al computer, non ha dato peso all’accaduto. La figlia, invece, ricorda il rumore dello “sparo”. Su tutti i partecipanti alla vicenda cala una sensazione di incertezza sulle proprie capacità cognitive. Testimonianza 5 È sera ed un uomo sta tornando a casa sulla propria auto, sulla quale è stato appena installato un navigatore satellitare, ed avverte un repentino colpo di sonno. Si ferma: non c’è nessuno, o comunque non si vede passare nessuno. Si addormenta, ma quando si sveglia nota un fatto strano: la sua auto ha, nel frattempo, effettuato uno strano percorso che è rimasto memorizzato nel navigatore. L’auto ha proseguito per quella strada, ha girato sulla sinistra in una stradina laterale di campagna, poi è tornata indietro ed ha percorso un anello, risbucando sulla strada normale, infine è andata avanti ancora per qualche chilometro. Qui la traccia si interrompe bruscamente. Il problema è che l’auto non si trova alla fine della traccia memorizzata dal navigatore, ma all’inizio, come se fosse stata riportata indietro nel percorso fino all’istante in cui l’uomo s’è “addormentato”. Tuttavia il ritorno non è stato registrato. Durante una seduta di ipnosi l’uomo ricorda che non si era affatto addormentato, ma ad un tratto, dopo aver girato nella stradina secondaria, una macchina volante piena di alieni sauroidi e militari italiani lo aveva addotto con violenza. 3 Testimonianza 6 Una ragazza racconta uno strano sogno in cui alcuni esseri, all’apparenza militari, penetrano in camera sua di notte, entrando comodamente dalla porta di casa. Con loro ha una specie di colluttazione ed uno di essi la carica poi in spalla mentre lei, recalcitrante, si agita per opporre resistenza. Il militare si gira ed imbocca le scale di casa per portarla fuori e le fa battere un ginocchio contro lo stipite della porta. Il giorno successivo la ragazza ricorda il sogno in maniera molto vivida e confessa di non sapere come mai, al risveglio, abbia un’abrasione proprio sul ginocchio che in sogno aveva battuto. Va a controllare anche lo stipite della porta della sua camera da letto e trova una macchia di sangue (probabilmente suo) nel punto in cui, nel sogno, aveva battuto. L’analisi dell’avvenimento durante una seduta ipnotica svela, anche in questo caso, una realtà differente: ad un tratto la ragazza si sveglia e sente che qualcuno entra dalla porta di casa. Chiama sua madre, ma si accorge che in casa non “esiste” nessuno. Si gira e nota che anche nell’acquario che tiene in camera da letto non ci sono più i pesci. L’unica creatura vivente in casa è lei. Arrivano questi esseri, che non sono militari ma alieni anfibi (confrontare con: Corrado Malanga Alieni o Demoni, Chiaraluna Edizioni, PG, 2007). Ne segue una colluttazione, proprio come nel suo sogno, ma con ulteriori particolari che, per brevità, in questa sede non è il caso di descrivere. La ragazza, che era già stata sottoposta a diverse sedute ipnotiche ed aveva acquisito particolari capacità difensive, riesce a mettere in fuga gli alieni in due riprese consecutive, poi si accorge che i pesci sono tornati nell’acquario ed, in uno stato di semiincoscienza, ritorna a letto, contenta che i metodi di difesa appresi funzionino veramente. Testimonianza 7 Un addotto ha appena terminato di assistere la giovane moglie durante il parto. Il parto avviene in presenza di medici e tutta la gravidanza è stata seguita da me, da lontano, spiegando istante per stante al marito, addotto già liberato dal problema, cosa sta succedendo. Lui è cosciente del problema ed ormai libero da interferenze aliene e lei è religiosa ed ancora non cosciente della realtà dei fatti. Inutile dire che tutta la gestazione si rivela un’impresa miracolosa. Prima una malformazione cerebrale nelle vicinanze della pineale fa pensare al peggio (infine la malformazione scompare). Poi c’è il solito tentativo, verso il settimo mese e mezzo, di partorire anzitempo, come accade sovente ai figli degli addotti (fatto rientrare farmacologicamente), in ultimo l’annodamento del cordone ombelicale. Il parto è di per sé una serie di eventi miracolosi: basti dire che il bimbo nasce con il cordone ombelicale annodato e che, secondo i medici, doveva già essere morto da due settimane. Ma, come si sa, gli alieni sono dei bravi ginecologi e seguono il parto del loro futuro addotto anche dopo i primi istanti dalla nascita, come molte testimonianze in ipnosi mi hanno permesso di comprendere. Anche in questo caso le cose non vanno diversamente. L’infermiera consegna il pargoletto al padre, che lo deve portare con l’ascensore al piano di sotto, nella nursery. All’uscita dall’ascensore, però, il neo-padre accusa dolori al braccio sinistro, dove una ferita che sembra una bruciatura fa bella mostra sé. La tecnica delle ancore, di cui egli si è già impadronito, svela il mistero. Nell’ascensore il tempo si ferma, si apre un varco nel soffitto e dall’alto arriva uno dei soliti Grigi, il quale tenta di sfilare dal braccio del genitore il pargoletto appena nato. Il genitore fa resistenza, od almeno tenta di fare resistenza, ed il piccolo Grigio, con la sua bacchetta che dà la scossa, procura una forte ustione sul braccio del genitore, il quale molla la presa. L’ascensore è fermo... tutto è immoble... il tempo non passa... poi torna il solito Grigio e rimette il bambino in braccio al padre, nell’ascensore bloccato, dopo averlo tolto da una specie di confenzione di plastica tasparente che anche altri addotti hanno descritto in ipnosi: sembra trattarsi di una specie di contenitore per bambini appena nati. Subito 4 l’ascensore si rimette in moto ma, all’apertura della porta, il dolore al braccio si fa sentire. Non è passato che un attimo. Testimonianza 8 Un’addotta scende dall’auto per andare a fare spese, sta per aprire la porta del negozio e non finisce di girare la maniglia che... si ritrova in mezzo a due commesse che stanno parlando. Le commesse sono decisamente meravigliate, ma... che dire? Il suo racconto è questo, ma la verità è che, nell’istante in cui la donna apre la porta del negozio, il tempo si ferma e viene dato il via ad una sua ennesima gita non richiesta, in compagnia del solito alieno Grigio. Testimonianza 9 Sul traghetto che va a Cagliari la testimone fa il solito brutto sogno: mentre dorme nel suo sacco a pelo, si sveglia (?) e vede che nella nave non c’è più nessuno, poi sogna un forte rumore e pensa che la nave stia volando, perchè (sempre nel sogno) la vede realmente librarsi per aria. Poi entra nella solita stanza con un corridoio circolare, in cui un gruppo di piccole suore (?) cammina in fila indiana ed una donna più alta le dice qualcosa. Dall’analisi del suo TAV (Test di AutoValutazione) evinco che questo episodio può contenere altre realtà e le insegno ad applicare il metodo delle “ancore”. Il racconto che ne scaturisce, sebbene ancora con qualche lacuna, è totalmente differente dal sogno, ma fa parte integrante di esso: la donna si sveglia per un forte rumore che la nave emette, ma sulla nave non c’è più nessuno. Una parte di essa diventa trasparente e lei viene tirata sù, nell’aria. Mentre è lì, vede la nave in basso, ferma, mentre in alto c’è un grande scafo metallico gocciolante d’acqua che la donna, nel sogno, aveva interpretato come la carena della nave stessa, ancora grondante d’acqua (lo scafo alieno era uscito dal mare). Tutto è fermo e, mentre la donna è nella macchina volante, non ci vuole molta fantasia ad immaginarsi chi sono in realtà le suorine piccole e nere che camminano in fila indiana al comando della donna più alta, molto più alta, che chiede all’addotta di collaborare, nonostante il suo rifiuto ad espletare le solite cose che si fanno agli addotti. Al rientro nella nave, tutto si svolge come sopra ed ogni cosa è ancora ferma. Tutto si rimuoverà, come d’incanto, alla fine dell’abduction. In quel preciso istante anche gli altri passeggeri ricompariranno, confondendo ancora di più le capacità interpretative della donna riguardo a quanto accaduto. Tutto diventerà per sempre un sogno, fino al momento in cui le “ancore” cominceranno a svolgere il loro lavoro. Il tempo non si ferma, perchè esso non esiste A prima vista ci si potrebbe fare l’idea che, durante l’abduction, il tempo in qualche modo si fermi, ma questo non può essere vero: se il tempo si fermasse, infatti, tutto sarebbe fermo. In altre parole non si potrebbero muovere neppure l’addotto e gli alieni. Accadrebbe così anche se fosse bloccato lo spazio, poiché esso è vincolato al tempo e, per quanto ne sappiamo, la variazione dello spazio produce valori “non nulli” di tempo. Come ho già sottolineato in precedenza, alcune volte il tempo sembra non solo fermarsi, ma addirittura tornare indietro. Un addotto si sveglia da un sogno agitato, nel quale piccoli esseri lo rapiscono, portandolo via dalla sua camera da letto. Evidentemente non era un sogno, perché, svegliandosi trafelato e spaventato, scopre, guardando l’orologio sul comodino della sua camera da letto, di essersi svegliato prima di andare a letto: si era coricato alle 23:30 e, dopo un lungo “sogno”, si era svegliato alle 22:30. Un altro addotto si addormenta in aereo e, quando si sveglia, nota che nella fusoliera non c’è nessuno. Si agita trafelato in cerca di qualcuno, mentre l’aereo vola, ma si 5 riaddormenta improvvisamente, o meglio, non ricorda cosa sia accaduto. Quando si risveglia, dopo i soliti quaranta minuti circa, è tutto normale attorno a lui. Tutto rimane nella sua mente in forma di sogno. Ma stato sarà veramente un sogno? Tentiamo un primo approccio La visione quantistica dell’Universo permette di rappresentarlo, per il momento, con un’approssimazione. Ho già mostrato, infatti, che lo spazio-tempo è una griglia di punti in cui sono definiti completamente solo i nodi in cui il tempo e lo spazio (ma anche l’energia, omessa per semplificare la visione delle cose. N. d. A.) si incontrano. L’Universo, pertanto, esisterebbe solo in quei punti, mentre nel mezzo non ci sarebbe niente. Punti, si potrebbe dire, illuminati dall’asse della Coscienza, che, come ho da tempo sottolineato, si comporterebbe come un proiettore di informazioni che illumina uno schermo cinematografico. Da lontano, all’osservatore incauto sembra che l’immagine proiettata sullo schermo e piena di informazioni sia omogenea, ma, osservando attentamente lo schermo con una lente di ingrandimento, ci si accorge che l’immagine si forma solo nei punti in cui esiste il filo del tessuto dello schermo stesso. È inosservabile nei buchi tra trama ed ordito del tessuto, laddove non interagisce con il filo. Nella rappresentazione grafica a fianco ogni cerchietto bianco è un punto della realtà virtuale, mentre il nero rappresenta assenza di realtà. In base a questa schematizzazione, l’esistenza è un percorso preciso ma quantizzato, ottenuto saltando da un punto bianco all’altro, come se la realtà fosse un fittissimo insieme di fotogrammi e non un’azione continua. Questa visione della realtà virtuale consente di avere misure di tempo e di spazio ben definite e di non prendere in considerazione, tra una misura e l’altra, una variazione continua, bensì l’esistenza di valori distinti ed indipendenti di spazio e di tempo. Insomma la nostra vita non sarebbe un continuum di situazioni, ma una serie molto lunga e fitta di immagini statiche che si sussegono su di un immaginario schermo cinematografico. Ma cosa accade quando arriva l’alieno? Ammettiamo, dunque, che la nostra esistenza sia descrivibile come una serie di situazioni assimilabili ad altrettanti fotogrammi di un film proiettato sul telone della realtà virtuale. Il nostro cervello prende in esame un solo fotogramma per volta. Se un ipotetico osservatore, su di un piccolo elicottero, si muovesse accanto alla pellicola esattamente alla stessa velocità, vedrebbe, sotto di sé, sempre lo stesso fotogramma, cioè la stessa immagine, ed illuminerebbe solo quella con il suo faro, come appare nelle immagini suttostanti. Vedremo poi che questo è solo un aspetto di ciò che accade realmente, ma per ora rappresenta un progresso nella comprensione di ciò che accade durante un’abduction. L’elicottero altro non sarebbe che la macchina aliena, la quale interagisce con la realtà spazio-temprale dell’addotto, bloccando localmente il tempo. Questo accadrebbe perchè 6 la machina aliena si porrebbe sull’asse del tempo della realtà locale dell’addotto ed interagirebbe, in fase, con il suo tempo. Per l’addotto e per l’alieno il tempo si ferma, ma non per il resto delle cose animate, ovvero quelle dotate di Coscienza, che sparirebero dalla scena percepita dall’addotto. Sarebbe come se qualcosa avesse trattenuto alieni ed addotto nel fotogramma 4 della ricostruzione grafica, mentre tutti gli altri oggetti “vivi” fossero andati avanti, regolarmente, nei fotogrammi 5, 6, 7... All’inizio dell’adduzione, l’addotto vene estratto dal fotogramma fermo. In altre parole l’alieno blocca l’addotto e lascia andare regolarmente avanti gli altri personaggi del film. Per ottenere ciò, si mette a viaggiare nel tempo con la stessa velocità dell’addotto, ottenendo l’effetto del summenzionato piccolo elicottero che insegue il fotogramma 4, ma il suo spostamento è legato solamente ad un asse, quello del tempo. A chi sta nel fotogramma 4 ed all’elicottero il tempo appare fermo, come due automobili che viaggino appaiate in autostrada sembrano ferme l’una rispetto all’altra, e l’alieno può interagire con la realtà dell’addotto, che appare ferma rispetto a lui semplicemente perché il “paesaggio” viaggia alla sua stessa velocità: apparentemente è tutto fermo. Vedremo presto che anche le più piccole incongruenze, difficili da comprendere a questo livello, verranno rapidamente appianate con la modifica di alcuni parametri locali. Questa descrizione altro non è che quella già fatta in precedenza, quando ho suggerito l’ipotesi che l’alieno ci sposti fisicamente sulla griglia olografica muovendosi solo nel tempo o solo nello spazio. All’addotto si presenterebbe proprio la situazione che egli racconta, cioè che è tutto fermo tranne gli alieni e lui, gli unici a potersi muovere in questo spazio-tempo “bloccato”. Non c’è nessun altro in giro, perchè coloro che “vivono” sono andati avanti nei fotogrammi successivi. Si nota che le cose inanimate rimangono ferme, mentre ciò che è vivo si può muovere sulla griglia olografica, come viene sostenuto da alcuni studiosi della fisica della realtà virtuale di Bohm. Ancora una volta la realtà virtuale appare quantizzata sia nello spazio sia nel tempo sia nell’energia. L’introduzione del concetto di Coscienza sistema tutto Nonostante tutto quanto finora esposto, appare ancora oscuro cosa si intenda per “essere vivente” e cosa conferisca ad esso, sulla griglia olografica, i gradi di libertà che il resto dell’Esistente non sembra avere. Questi derivano dall’introduzione dell’asse della Coscienza: solo quello che possiede Coscienza, ovvero ha dentro di sé la Realtà Reale e non solo quella virtuale, può essere considerato “essere vivente”. Il resto non è vivente. Questa è la mia definizione di “vita”: la vita è coscienza. Un pesce è coscienza, un alieno è coscienza, un umano è coscienza, ma un frigorifero no, un computer nemmeno. 7 Quanto detto finora descrive la virtualità come la proiezione della Realtà Reale, la Coscienza, su di un telone cinematografico che ha, come assi, quelli dello Spazio, del Tempo e dell’Energia, ben visibili sotto forma di colori che le immagini assumono. Vedremo che il modello colore-universo sarà tra breve molto utile; si tratta di un tentativo di visualizzare con immagini tridimensionali ciò che ha molte più dimensioni. Ora è giunto il momento di fare dei conti sulla virtualità, mentre la Coscienza sta a guardare, divertendosi per l’inutilità della cosa. LE DIMENSIONI DELL’UNIVERSO OLOGRAFICO Finora tutto l’universo virtuale è stato “spalmato“ su di un piano. Spalmare su un piano l’Universo vuol dire costruire una rete di punti, i nodi quantici, che sono i luoghi dove la virtualità esiste e rappresentano ipotetici fotogrammi di vita. Ma né lo spazio né il tempo né l’energia esistono, essendo, secondo Bohm, componenti della virtualità: egli sostiene che l’Universo sta tutto in un solo punto (universo non locale, come dicono i fisici). Allora ci di dovrebbe chiedere quale distanza grafica esista tra un punto e l’altro della griglia. Nel mezzo si sa che non c’è niente. Questo significa forse, per esempio, che non si sa quantificare il buco spazio-temporale che esiste tra un evento e l’altro? Se così fosse, ci si dovrebbe chiedere cosa accada tra un fotogramma e l’altro: l’Universo si ferma, e con esso anche noi, poi rivive nel fotogramma successivo, ma noi non ce ne accorgiamo? Una discussione con amico potrebbe così durare miliardi di anni tra un fotogramma e l’altro e noi non ce ne potremmo accorgere? Ci addormenteremmo alla fine di ogni fotogramma per risvegliarci all’inizio del successivo, senza avere nessuna coscienza di ciò che esiste nel mezzo? Certo questo sarebbe lecito, perchè nel mezzo non esiste niente e la Coscienza non interagisce con la parte virtuale di sé. In realtà queste domande non hanno alcun senso teorico: tra un evento e l’altro non esiste nessun altro evento ed il fatto di disegnare gli eventi come cerchietti di una griglia, posti a distanza “x” l’una dall’altro, è solo una rappresentazione grafica. Già, ma, volendo realizzare una rappresentazione grafica corretta, ci si potrebbe chiedere quanto sia grande ciascun cerchietto ed a quale distanza corretta i cerchietti vadano disegnati sul piano spazio temporale. Alla seconda domanda si potrebbe rispondere con alcuni dati forniti dalla fisica contemporanea, utilizzando i valori calcolati da Max Planck, il quale si è preso la briga di calcolare le dimensioni di quanto c’è di più piccolo misurabile nell’Universo. Quanto sono distanti gli eventi sul piano spazio-temporale olografico? Questa domanda senza consistenza ha una risposta banale: qualsiasi distanza si adottasse tra due eventi quantizzati sarebbe graficamente valida, perchè tra un evento e l’altro non ci sarebbe la possibilità di definire un bel nulla. Questo, in termini matematici, vuole dire una sola cosa, che gli eventi sono tutti nello stesso punto: non esiste altra possibilità se non collocarli tutti nello stesso punto. In altre parole “spalmare” questi punti su di una superficie piana è solo un trucco che serve alla mente per renderli distinti e visibili contemporaneamente come eventi differenti, e non come lo stesso evento. Infatti la mente, se si collocano tante cose nel medesimo spazio tridimensionale, ritiene che esista una cosa sola, e non tante sovrapposte. Se disegnare diversi gli eventi affiancati lungo gli assi dello spazio e del tempo garantisce una miglior comprensione della differenziazione degli accadimenti, collocarli l’uno sovrapposto all’altro fornisce l’idea che Bohm ha dell’Universo non locale, dove tutto sta in un unico punto. La teoria delle Superstringhe richiede almeno 10 dimensioni: le equazioni che descrivono la teoria delle Superstringhe, per connettere la relatività generale con la meccanica 8 quantistica, per spiegare la natura delle particelle, per unificare le forze e così via, hanno bisogno di utilizzare dimensioni addizionali rispetto alle classiche quattro (tre spaziali ed una temporale). Queste dimensioni, secondo i teorici delle stringhe, sono completamente avvolte nello spazio increspato in precedenza descritto da Kaluza e Klein. Gli scienziati si stanno ora rendendo conto che una posizione della la fisica quantistica è di ritenere che l'Universo sia congelato e che esistano tre grandi singolarità, coincidenti con spazio, tempo ed energia, dotate di dimensioni inusuali, le quali possono contenere altre dimensioni includenti interi Iperspazi ed Universi. Un discorso piuttosto complesso che, vedremo, non è necessario per spiegare cosa accade in realtà senza aver bisogno di nessuno dei calcoli a cui ricorrono i fisici moderni. Mentre Bohm studia la fisica dell’Universo Olografico, Aspect conferma la possibilità che Bohm abbia ragione, scoprendo che ciascuno di due fotoni completamente disgiunti l’uno dall’altro, a milioni di anni luce di distanza, sa esattamente cosa accada all’altro. Ciò ha una sola spiegazione: l’Universo non è locale ed i due fotoni in realtà coesistono nello stesso luogo di punti. Pribram, neurofisiologo, sostiene, poi, che il nostro cervello è un lettore di ologrammi il quale percepisce l’Universo in tre dimensioni, con le leggi fisiche che governano la fisica dell’ologramma: il gioco è fatto. David Bohm Alain Aspect Karl Pribram Le dimensioni dell’Universo Ma quant’è grande l’Universo? Non crediate che gli scienziati non lo abbiano calcolato, sulla base dei dati a sua volta calcolati da Planck. 9 Se ragionassimo come abbiamo sempre fatto, ci troveremmo di fronte a dei numeri molto grandi. Per esempio la nostra galassia, la Via Lattea, ha un diametro di circa 50 000 anni luce, cioè un fotone, per attraversarla tutta, impiegherebbe cinquantamila anni. Planck, dal suo punto di vista, calcola rigorosamente sia quanto è piccolo il più piccolo oggetto misurabile sia quanto è grande l’universo intero. Calcoli assolutamente rigorosi, ed in accordo con la fisica attuale, danno indicazioni precise. Secondo Planck, infatti, il più piccolo tempo misurabile è: t = (hG/2ppppc5)1/2 p Dove h è la costante di Planck, G è la costante di gravitazione universale e c è la velocità della luce. Sempre secondo Planck, la più piccola lunghezza fisicamente misurabile è: l = (Gh/2ppppc3)1/2 p Questi sono i valori più piccoli sulla scala spazio-temporale, mentre la più piccola energia misurabile per Planck è: E = hnnnn = hc/llll Dove llll rappresenta la più piccola lunghezza d’onda misurabile, cioè l . p Planck indica pure la più piccola massa misurabile, che è: m = (hc/2ppppG)1/2 p In realtà questa non è la più piccola massa misurabile, bensì è la più piccola massa che un buco nero con il raggio di Scwarzschild alla lunghezza d’onda di Compton ed una 10
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