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La conquista dell'America. Il problema dell'altro PDF

342 Pages·1992·19.438 MB·Italian
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Tzvetan Todorov La conquista dell'America Il problema dell' «altro» EINAUDI TASCABILI Dello stesso autore nel catalogo Einaudi Critica della critica I formalisti russi Michail Bachtin Noi e gli altri ' Racconti aztechi della Conquista (con G. Baudot) Le morali della storia Tzvetan Todorov La conquista dell‘America Il problema dell‘«altro» Nota introduttiva di Pier Luigi Crovetto Einaudi Titolo originale La conquete de l'Amérique. La question de l'autre © 1982 Éditions du Seui! © 1984 e 1992 Giulio Einaudi editore s. p. a., Torino Prima edizione« Saggi,. 1984 Traduzione di Aldo Serafini ISBN 88-06-12826-4 Indice p. VII Nota introduttiva di Pier Luigi Crovetto Parte prima Scoprire 5 La scoperta dell'America 17 Colombo ermeneuta 41 Colombo e gli indiani Parte seconda Conquistare 6 5 Le ragioni della vittoria 77 Moctezuma e i segni 120 Cortés e i segni Parte terza Amare 155 Comprendere, prendere e distruggere 177 Eguaglianzaoineguaglianza 204 Schiavismo, colonialismo e comunicazione Parte quarta Conoscere 2 2 5 Tipologia dei rapporti con l'altro 246 Duran, o l'ibridazione delle culture 267 L'opera di SahagUn Epilogo 297 La profezia di Las Casas 3II Nota bibliografica Indice delle illustrazioni ?· 9 I. Navi e castelli nelle Indie occidentali. In Epistoltl Cbristofori Colombi, Base! 1493. (Biblioteca N02ionale, Parigi). 2. Cristoforo Colombo In Honorius Philoponus, Nova typis transacta nflfJigatio noui orbis Indiae Occi· denta/is, Venezia 1621. (Biblioteca Nazionale, Parigi). 45 3· Colombo sbarca ad Haiti, incisione di Théodore de Bry. In Americae pars quarta, Frankfurt 1;194. (Biblioteca N02ionale, Parigi). 79 4· Consulta2ione del libro divinatorio. In Codice fiorentino, VI, 36. (Biblioteca Laurenaiana, Firenae). I25 5· Doiia Marina tra Cortés e gli indiani. In Uenzo de Tlaxcala, Antiguedades Mexicanas, México 1892. I49 6. Il massacro perpetrato da Alvarado nel tempio di Città del Messico. In D. Duran, Historia de las Indias de Nuew Espaiia .•• , México 1967. I 59 7· Uno degli acrobati a2techi portati da Cortés alla corte di Carlo V, disegno di C. Weidit2. In Das Trachtenbucb uon Cbristopb Weiditz, Berlin 1927. (Biblioteca Nazionale, Parigi). · I7I 8-9. Le crudeltà degli spagnoli, illustra2ioni di Théodore de Bry. In B. de Las Casas, Breuisima relaciOn (trad. latina), Frankfurt 1;198. (Biblioteca Nazionale, Parigi). I93 Io. Uso delle pelli scuoiate. In Codice fiorentino, II, 21. (Biblioteca Laurenaiana, Firenae). 2I5 II. Diego Rivera, Cortés e Las-Casas, affresco. Palazzo N112ionale, Città del Messico. 2I9 I2. Scena di cannibalismo. In Codice fiorentino, IV, 9· (Biblioteca Laurenaiana, Firenae). 22 7 I 3-I4. Sacrifici umani. In Codice fiorentino, II, Appendice. (Biblioteca Laurenaiana, Firenae). 263 15. Ritratto di Moctezuma. In Manoscritto Touar, John Carter Brown Library, R.I., Usa. 287 r6. Il serpente acquatico. In Codice fiorentino, XI,,. (Biblioteca Laurenaiana, Firenae). Nota introduttiva La riproposta, a dieci anni dall'uscita per le Editions du Seui! e a sette dalla prima traduzione italiana, di La conqui sta dell'America·è occasione per rivedere alcuni dei giudizi af frettati quanto ingenerosi di allora. Principale capo di impu tazione a carico di Tzvetan Todorov, quello di aver sconfi nato in territori altrui: un'accusa, insomma, di leso speciali smo, di usurpazione delle competenze degli storici della Conquista. A partire di qui, in molti procedettero a segnala re errori e imprecisioni, insufficienti «contestualizzazioni», improvvide semplificazioni e omissioni, e via distinguendo e censurando. Gli inviti a valutare il libro iuxta propria prin cipia, suonarono cosi come voci e petizioni isolate. E tuttavia appare oggi ancor piu chiaramente di allora che il senso del libro di Todorov è un altro. Non una storia della conquista dell'America (non fosse che per quella intenziona le riduzione del campo di indagine all'ambito messicano, con il sacrificio dell'area andina, segnata da una ben altrimenti risoluta resistenza all'invasore) quanto una «storia della sco perta che l'io fa dell'altro» (p. 5). Che Todorov abbia rivolto la sua attenzione alle isole antillane, agli altipiani dell' Ana huac e agli eventi che vi si svolsero negli anni che segnano l'entrata «in questo nostro tempo cosi nuovo e cosi diverso da ogni altro» (la definizione è tratta dalla Historia de las In dias di Las Casas) è conseguenza del fatto che proprio allora, su quegli scenari, si verificò «l'incontro piu straordinario della storia occidentale», quello con l'« altro assoluto», con;< il «diverso » per eccellenza. Che poi a questo evento l'autore si accosti in veste piu «di moralista» che «di storico» dipen- vm Pier Luigi Crovetto derà segnatamente dall'esito di quell'impatto: «il piu grande genocidio della storia dell'umanità» (p. 7), una sorta di an ticipazione dei massacri di cui è costellata la storia della co lonizzazione delle periferie del mondo. Nessuno stupore se la storia diviene a pieno titolo esemplare, percorsa da com mozione, indignazione e ammonimenti. Alla luce di quanto detto, La conquista dell'America va considerata per quello che è (e che il sottotitolo Il problema dell'« altro» designa): parte di una tetralogia, dopo Il princi pio dialogico del I 98 I, e prima dei Racconti aztechi della Conquista del I983 (tr. it. Einaudi, I988) e del recentissimo Noi e gli altri (sottotitolo: La riflessione francese sulla diversità umana) del I989 (tr. it. Einaudi, I99I). Tetralogia che si apre ne! nome di Michail Bachtin e nel segno del «dialogi smo». E sintomatica, a precisare il ruolo dell'« altro» nel «compimento dell'autocoscienza individuale», una citazione da L 'autore e il personaggio nell'attività estetica, scritto dallo studioso russo tra il I922 e il I924: «tutto ciò che tocco-a cominciare dal mio stesso nome - perviene alla mia coscien za dal mondo esterno, passando attraverso la bocca degli al tri, con la loro intonazione, la loro tonalità emozionale, e i loro valori. Inizialmente non prendo coscienza di me se non attraverso gli altri...». Concetto che Bachtin precisa nel Do stoevski;: «L'essere dell'uomo è una comunicazione profon da. Essere significa comunicare. Essere significa essere per l'altro e, attraverso l'altro, per sé. L'uomo non possiede un territorio "interno" sovrano. Egli è integralmente e sempre su una frontiera: guardando dentro di sé, guarda negli occhi altrui o attraverso gli occhi altrui. Non posso fare a meno dell'altro, non posso divenire me stesso senza l'altro». Ora, per Todorov, quel che vale per gli individui, vale an che per i gruppi (interni a una società o coincidenti con so cietà distinte). Nel dialogo e nella comunicazione con l'I slam, con l'Estremo Oriente e piu determinatamente con il Nuovo Mondo, la cultura occidentale conquista piena co scienza di sé e rappresenta il proprio passaggio da uno stadio Nota introduttiva IX «insulare» a uno «relazionale». È in forza di ciò che la sua storia mitic~, fondata sul presupposto della centralità del suo soggetto («E caratteristico di essa il fatto che il mondo reale dell'esperienza sia interamente circondato da un mondo im maginario abitato da dèi sovrumani da un lato e da mostri subumani e innaturali dall'altro: uomini dalla testa di cane, uomini con la coda, amazzoni, cannibali, giganti», E. Leach, «Anthropos», in Enciclopedia Einaudz), diviene laica e poli centrica. La storia della Conquista si converte cosi in una in trigante avventura semiotica. I cui esiti si giocano anche, se non soprattutto, nei termini di un «dialogo» con l'altro e nel sempre piu pieno riconoscimento della sua «diversità e auto nomia». Un dialogo che, attraverso quella forma superiore di egualitarismo che è il prospettivismo lascasiano («nel qua le ognuno ~ messo in ra~porto co!l i v~~pri, anzic?é e~­ sere comrrusurato a un Ideale umco », !(>: ~32ft condurra a fi ne secolo all'inquietante relativismo dètfJél'infinito, univer so e mondi di Giordano Bruno: «"Cossi non è piu centro la terra che qualsivoglia altro corpo mondano, e non son piu certi determinati poli alla terra che la terra sia un certo e de terminato polo a qualch' altro punto dell'etere e spacio mon dano; e similmente de tutti gli altri corpi; li quali medesimi, per diversi riguardi, tutti sono e centri e punti e zenithi ed altre differenze. La terra, dunque, non è assolutamente in mezzo all'universo, ma al riguardo di questa nostra reggio ne" (Dialogo II). Non solo la terra-annota Todorov-non è piu il centro dell'universo, ma nessun punto fisico lo è; la stessa nozione di centro ha senso solo in relazione ad un pun to di vista particolare: centro e periferia sono nozioni pura mente relative, come quelle di civiltà e di barbarie (e ancor piu di,queste). "Nell'universo non è mezzo né circonferenza, ma, se vuoi, in tutto è mezzo ed in ogni punto si può prende re parte di qualche circonferenza a rispetto di qualche altro mezzo o centro" (Dialogo V)» (pp. 233-34). Come riuscirono sparute minoranze di europei ad aver ra gione di immense moltitudini? A questo proposito, gli storici forniscono le loro ineccepibili spiegazioni: il peso delle armi x Pier Luigi Crovetto da fuoco, il ruolo dei cani e dei cavalli, in generale uno squi librio tecnologico a favore degli invasori; da ultimo, le pro fonde divisioni in campo indigeno, che consentirono al con quistador di guadagnare alla propria causa legioni di alleati. In aggiunta a tutto ciò, Todorov sottolinea con particolare vigore lo «scarto» nella «percezione» degli avversari. li fatto è - argomenta - che gli europei parvero agli indigeni d'A merica, immersi nella loro «intransitiva» insularità, esseri sovrumani, stravaganti centauri («alcuni credettero che ca vallo e cavaliere fossero una sola persona»), reincarnazioni o figure del dio civilizzatore Quetzalcoatl, partito verso Oriente e di cui si attendeva come prossimo il ritorno. Non sarà un caso se, al disorientamento che consegue a questa usurpazione di prerogative divine da parte degli stranieri, corrisponderà la caduta di decifrabilità del mondo («La com prensione è perduta, la saggezza è perduta», Chilam Balam), l'improvvisa afasia dei libri sacri («Chi sarà il profeta, chi sa rà il sacerdote che rivelerà il vero senso della parola contenu ta in questo libro?», la renitenza degli dèi a favorire il riscat to di un universo avvilito («Essi chiesero loro di assisterli e conceder loro la vittoria sugli spagnoli e sugli altri loro nemi ci. Ma doveva essere troppo tardi, perché non ebbero piu ri sposta dai loro oracoli; pensarono allora che gli dèi fossero diventati muti o fossero morti» (pp. 75-76). Un libro profondamente «dialogico» nella sua struttura profonda, dunque; e che si presenta dialogico anche in su perficie. A colloquiare tra loro sono i testi, a volte noti, so vente tratti da archivi polverosi e inaccessibili. E un libro, inoltre, serratamente strutturato: diviso in quattro parti, in titolate con quattro predicati in serie ascendente: «scopri re», «conquistare», «amare», «conoscere». Per ciascuno di essi, un soggetto esemplare: Cristoforo Colombo incarna la «figura» dello scopritore, Hernan Cortés quella del conqui statore; quindi Bartolomé de Las Casas, difensore degli in digeni, e infine Duran e Sahag6n, religiosi etnologi tra i tanti che nel primo secolo dopo la conquista spirituale si dedicaro no a raccogliere i reperti del patrimonio delle culture sconfit-

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