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La collezione di dipinti di Giovanni Treccani degli Alfieri PDF

297 Pages·2014·1.03 MB·Italian
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La collezione di dipinti di Giovanni Treccani degli Alfieri (1912-1961) “Sopravvivere al proprio tempo, nel rapido immemore secolo nuovo, è già arduo; esercitare ancora, al di là del proprio transito, una virtù creatrice, è un privilegio a cui solo intelligenze e volontà come la sua possono ragionevolmente aspirare. Se si sa usare, a questo scopo, con discernimento e consapevolezza, una ricchezza creata con la propria attività, se anzi si sa sacrificare per questo, una parte notevolissima di tale ricchezza, senza omettere gli altri doveri, che nascono dalla filantropia, si è data, con molta signorilità una risposta ai molti che non ammettono, al giorno d’oggi, l’utilità di una iniziativa individuale, secondata da un regime di sostanziale libertà”. G. Bognetti, Giovanni Treccani degli Alfieri amico della storia lombarda, in «La Martinella» 1961. 1 La collezione di dipinti di Giovanni Treccani degli Alfieri (1912-1961) Di Giovanni Treccani sono note le imprese di rilievo nazionale come il dono della Bibbia di Borso d’Este allo Stato (1923), l’edizione dell’Enciclopedia italiana (1929-1937) e quella della Storia di Milano (1953-1961) per citare le più note; sconosciuta è invece la sua attività di collezionista che inizia intorno al 1912 a Milano e precede il suo ingresso ufficiale nella vita politica e culturale del Paese, sancita nel 1924 con la nomina a senatore del Regno.1 La ricostruzione della collezione di Giovanni Treccani, oggi per lo più dispersa, ha preso avvio dalle pagine dell’autobiografia Nel cammino della mia vita stampata in poche copie destinate ai figli appena prima della scomparsa di Treccani, avvenuta il 6 luglio 1961.2 Il testo è una sorta di testamento spirituale che, per quanto riguarda la collezione, scatta una fotografia dello stato della raccolta intorno al 1960 quando alcune opere, altrove documentate, sono già state alienate. Le informazioni fornite da Treccani in merito agli acquisiti sono assai poche: il collezionista si limita a dire che ha cominciato a comprare quadri dell’Ottocento a partire dal 1912 e quadri antichi a partire dal 1924, ma per il resto le pagine di Nel cammino della mia vita dedicate alla collezione comunicano soprattutto attraverso il ricco apparato di immagini costituito da numerose tavole inserite nel testo: anni di esperienza nella redazione dell’Enciclopedia hanno insegnato a Treccani 1 Per la storia del recupero della Bibbia si deve fare riferimento a Vincenzo CAPPELLETTI 1997, pp. 9-13 ed Ernesto MILANO 1997, pp. 45-66 e al recente contributo di Emanuela BURINI 2013. Per quanto riguarda l’Enciclopedia lo studio più ampio è quello di Gabriele TURI 2002 benché in esso il ruolo di Treccani sia tratteggiato come quello di un mero finanziatore; alcune opere più divulgative, ma utili per approcciare il complesso cantiere dell’Enciclopedia sono L’Enciclopedia italiana 1990 (sostanzialmente riedito come Storia di un’idea 1992) e 1925-1995: La Treccani 1995. Ricordo anche il documentario Treccani e Gentile: il mecenate e il filosofo 2008 realizzato per iniziativa del nipote di Giovanni Treccani, Andrea, di professione direttore di fotografia cinematografica. Sulla Storia di Milano ho parzialmente riferito in un articolo su «Concorso», BRISON 2010, pp. 6-20. Per la nomina di Treccani a senatore si veda più avanti. 2 Nel cammino della mia vita (TRECCANI 1960) è un testo molto ampio nel quale Treccani ripercorre tutta la sua vita, dalla giovinezza, all’approdo nel mondo delle industrie tessili, alla carriera politica; il volume è corredato, oltre che da moltissime fotografie, da un’ampia appendice di documenti con il testo dei discorsi tenuti dal collezionista nell’arco di una vita nelle più svariate occasioni di lavoro e di rappresentanza. Sullo sfondo della narrazione scorre la storia italiana della prima metà del Novecento, costellata da moltissimi personaggi con il quale Treccani fu in rapporto. Oggi Nel cammino della mia vita è oggi consultabile, grazie alla liberalità degli eredi, all’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere di Milano, alla Biblioteca dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani di Roma, alla Biblioteca Estense di Modena e all’Archivio dei Diari di Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo. 2 che è bene “parlare molto agli occhi”.3 Nella maggior parte dei casi il collezionista pubblica le foto dei dipinti senza dire dove, come e quando li ha acquistati; altrove le poche indicazioni che fornisce, quando manca anche la fotografia, sono troppo generiche per individuare le opere, come accade per le molte sculture di Vincenzo Gemito alle quali Treccani allude genericamente, ma che in mancanza di indicazioni sul soggetto non sono individuabili.4 Oltre a Nel cammino della mia vita l’altro testo che permette di dare uno sguardo alla collezione esattamente trent’anni prima della scomparsa del senatore è l’articolo di Antonio Morassi La raccolta Treccani, apparso nel 1930-1931 su «Dedalo». Anche in questo caso si tratta di un testo ricco di illustrazioni, ma corredato da esigue notizie sui dipinti: una carrellata di immagini e nomi utile soprattutto a fare il punto sugli acquisti a data 1930-1931. Tuttavia proprio le numerose illustrazioni dell’articolo, non sempre corrispondenti a quelle presenti nelle memorie di Treccani, hanno suggerito un’indagine nella fototeca dello studioso, oggi a Venezia, che si è rivelata molto utile per ampliare le conoscenze sulla raccolta e ha permesso di individuare molte opere altrimenti non riconducibili a Treccani.5 La terza fondamentale fonte di informazioni è il carteggio tra Treccani e Adolfo Venturi trascritto in appendice al presente lavoro. In Nel cammino della mia vita l’autore accenna brevemente al ruolo svolto dallo storico dell’arte Venturi nell’acquisto di opere antiche per la sua collezione. Partendo da questo cenno ho quindi verificato e constato la presenza di una serie di lettere di Treccani a Venturi conservate nell’Archivio dello studioso oggi alla Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa che ho potuto incrociare con le lettere inedite di Venturi a Treccani conservate dalla famiglia degli eredi a Milano.6 Contestualmente ho avuto la possibilità, quasi un privilegio, di compiere una ricerca complementare alle lettere del carteggio, nella fototeca di Venturi conservata all’Università La Sapienza di Roma, dove purtroppo però le stampe non sono ancora state ordinate e inventariate; 3 TRECCANI 1960, appendice 27, discorso tenuto alla prima riunione del consiglio direttivo dell’Enciclopedia, Roma, 26 giugno 1925. Le indicazioni fornite da Treccani sulla collezione sono in TRECCANI 1960, §. 312. 4 Per l’unica scultura di Gemito ancor oggi di proprietà degli eredi, Ritratto di Anna Gemito, si rinvia alla scheda 55.1.. 5 Sulla rivista «Dedalo», della quale si parlerà più avanti, fondamentali sono gli studi di Giovanna DE LORENZI 2004, pp.185-325. L’apparato iconografico della rivista è stato sistematicamente schedato e messo on line dal Laboratorio delle Arti Visive della Scuola Superiore Normale di Pisa (cfr. FILETI MAZZA 1995) ed è stato parzialmente presentato con una mostra Spigolature dal fondo Ojetti 2008. La fototeca di Antonio Morassi (1893-1976) è stata donata all’Università di Ca’ Foscari a Venezia tra 1980 e 1982 dai famigliari dello studioso, in proposito AGAZZI 2012, pp. 39- 60. 6 L’Archivio Adolfo Venturi (1856-1941), presso la Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa è stato donato nel 1984 da Ada Canali Venturi (parzialmente consultabile in www.biblio.sns.it); i risultati del lavoro di riordino dell’Archivio sono stati pubblicati in quattro volumi a cura di G. Agosti, Archivio di Adolfo Venturi 1990-1995. 3 sono quindi riuscita ad individuare un numero ristretto di riproduzioni pertinenti alla collezione.7 Il dato più significativo da rilevare è che le fotografie pubblicate sull’articolo del 1930-1931 di Morassi e quelle di Venturi appartengono alla medesima campagna fotografica contraddistinta dalla sigla “T.” seguita da un numero di serie posto nell’angolo in basso a destra al recto. Un terzo nucleo di fotografie così contrassegnato e con riferimento alla collezione Treccani si trova al Civico Archivio Fotografico di Milano presso il Castello Sforzesco, ma non è noto per quale tramite sia giunto nella Raccolta Iconografica dell’Archivio. In ogni caso la presenza di queste fotografie, tutte pertinenti a un’unica campagna fotografica, testimonia un lavoro di schedatura e inventariazione dei quadri svolto da Treccani contemporaneamente al procedere dell’ingresso dei dipinti in collezione, come attestano anche i riferimenti alle foto presenti nel carteggio Treccani-Venturi e la presenza di alcuni esemplari della serie “T.” ancora di proprietà degli eredi del collezionista. Una volta delineata la fisionomia della raccolta Treccani costituita da una sezione antica, ricca soprattutto di opere del Sei e Settecento veneziano e da una moderna dedicata all’Ottocento, ho indagato la storia di ogni singolo dipinto, ricostruendo provenienze e passaggi collezionistici e individuando anche alcune opere inedite. Purtroppo non sono riuscita a rintracciare nella letteratura specialistica tutti i quadri e quindi in coda alle schede delle opere note e attestate nella bibliografia si trova un elenco di quelle non identificate e per le quali dispongo solo di una o più fotografie che ne documentano la proprietà Treccani. Se per quanto riguarda buona parte delle opere antiche il carteggio con Venturi fornisce le notizie necessarie a datare l’arrivo delle opere in casa Treccani, per quanto riguarda l’Ottocento manca una fonte di riferimento. Quindi a conclusione del lavoro di indagine e schedatura dei dipinti, prendendo in considerazione gli anni nei quali le opere sono di proprietà Treccani, ho analizzato la loro storia espositiva per mettere in evidenza le relazioni tra il collezionista e alcuni storici dell’arte responsabili dell’allestimento delle mostre alle quali i dipinti sono concessi in prestito. Dall’incrocio di questi dati emerge che la figura probabilmente più responsabile di molti degli acquisiti del senatore, in materia di Ottocento, è quella del giornalista e critico d’arte Ugo Ojetti. I rapporti tra Treccani e Ojetti risalgono agli stessi anni di quelli con Venturi, connessi anche in questo caso al recupero della Bibbia di Borso d’Este nel 1923 e sono documentabili attraverso alcune lettere inedite conservate dagli eredi dell’industriale, trascritte nella presente appendice e da 7 Sulla fototeca di Venturi all’Università La Sapienza di Roma si veda Stefano VALERI 1992, pp. 7-12 e VALERI 2000 (edizione on-line). Oltre alle fototeche di Morassi e Venturi e al Civico Archivio Fotografico di Milano, ho tratto utili informazioni dalle raccolte della Fototeca Zeri di Bologna, della Witt Library di Londra, del Kunsthistorisches Institut di Firenze, delle quali do conto nelle singole schede dei dipinti. 4 alcuni passi de Nel cammino della mia vita.8 Si è così delineata una storia della collezione che soprattutto negli anni Venti e Trenta è dominata da due protagonisti della storia della critica d’arte del XX secolo, Adolfo Venturi e Ugo Ojetti. Tuttavia con la fine degli anni Trenta queste personalità sembrano uscire dalla vita del collezionista e se ne affermano altre legate soprattutto alle numerose pubblicazioni finanziate da Treccani nel dopoguerra, dalla Storia di Milano (1953-1962) alla Storia del costume in Italia (1964-1969) di Rosita Levi Pisetzky. Gli acquisti documentabili per questi anni sono quasi inesistenti, ma dalle pagine di queste edizioni l’imprenditore, in una lavoro di continua promozione della collezione, continua a far pubblicare molti dei suoi dipinti che continuano a essere prestati ad esposizioni temporanee ben oltre la sua scomparsa. Dopo la morte di Treccani, il 6 luglio 1961, la collezione, già divisa tra i quattro figli, ha subito nel tempo un disomogenea disgregazione e alienazione, per cui è stato molto difficile ripercorrere la storia dei quadri dopo questa data. Oggi la Bona di Savoia presentata da una Santa martire, il celebre Autoritratto con tre amici di Giuseppe Bossi e il ritratto di Giuditta Pasta di Giuseppe Molteni restano nei musei milanesi a ricordarci della collezione di questo imprenditore lombardo. 8 Purtroppo non mi è stato possibile individuare lettere di Treccani a Ugo Ojetti (1871-1946). I principali fondi archivistici legati al giornalista sono alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (in corso di inventariazione) e alla GNAM di Roma, ma sembra che in nessuno di due ci siano lettere dell’industriale al giornalista. Per quanto riguarda i passi de Nel cammino della mia vita dedicati da Treccani a Ojetti essi riguardano soprattutto il coinvolgimento del giornalista nell’edizione dell’Enciclopedia; in appendice al diario si può leggere un discorso di Treccani tenuto nel 1926 in occasione dei festeggiamenti per il trentesimo anniversario dalla pubblicazione del primo articolo di Ojetti (TRECCANI 1960, §§. 209, 212, 232, 579, appendice 28). 5 1. Giovanni Treccani, la formazione e la carriera di industriale (1877-1912) Nel 1912 Treccani acquista il primo dipinto della sua collezione, le Caprette di Filippo Palizzi, come ricorda egli stesso nel diario.9 A questa data ha trentacinque anni, è un industriale emergente, ancora celibe e da poco stabilitosi tra Milano e Vanzaghello per dirigere un cotonificio.10 Nato a Montichiari, in provincia di Brescia, il 3 gennaio 1877 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri, nel 1895 decide di completare la propria formazione come tecnico tessile a Krefeld, in Germania, dove allora si trovava la miglior scuola europea del settore. Una scelta che “palesa una maturità, una serietà di intenti e un desiderio di andare al fondo delle cose, piuttosto singolari per la giovane età e per quell’epoca. Il contatto col mondo tedesco lo arricchì di certo professionalmente: ma ancor più lo sprovincializzò appieno”.11 Con quello spirito di intraprendenza che lo contraddistingue si fa prestare da uno zio il denaro necessario a finanziarsi gli studi e parte per il nord. In Germania entra in contatto con il mondo delle enciclopedie come, un po’ profeticamente, racconta nel diario: “Notai pure che i giovani tedeschi studiavano di preferenza sui dizionari e sulle enciclopedie ed io mi abituai a fare altrettanto: il vivo interesse per le enciclopedie mi è poi sempre rimasto”.12 Ma il soggiorno a Krefeld, conclusosi nel 1897, è fondamentale anche per spiegare scelte che anni dopo, in pieno Regime fascista, appariranno sospette ad alcuni detrattori, mentre alla luce di quest’esperienza si chiariscono in termini di sincera ammirazione per la cultura germanica.13 Mario Pedini, politico nativo di Montichiari, spiega che “l’esperienza tedesca è stata comunque fondamentale per Giovanni Treccani anche come occasione per guardare «da dentro» una nazione laboriosa, istintivamente aperta al civismo e all’ordine e, soprattutto in quegli anni, impegnata anche nel grande dibattito sulla moderna università, sulla relazione tra economia, scienza e cultura, 9 TRECCANI 1960, §. 312. Sulle Caprette di Palizzi si veda più avanti. 10 TRECCANI 1960, §. 155. Vanzaghello è il paese a ovest di Milano dove si trovano gli stabilimenti del Cotonificio Valle Ticino che Treccani rileva e dirige dal 1912 alla morte: di recente è uscito il volume di RIVOLTA, SCHENAL, VILLA 2011, dedicato proprio alla storia del Cotonificio. 11 TOSTI 1994, p. 7. 12 TRECCANI 1960, §§. 29-30, 33-37, 41-43, paragrafi nei quali Treccani rievoca gli anni di formazione. 13 Nel 1932 Treccani è invitato a far parte del comitato milanese costituente l’Associazione di cultura italo-germanica, un fatto che nel dopoguerra verrà additato come indice di filo Fascismo (TRECCANI 1960, §. 240). Per ironia della sorte la carica di presidente dell’Associazione, citata come capo d’imputazione dall’Alta Corte di Giustizia che con il decreto 472 il 4 agosto 1945 proclama Treccani decaduto dal titolo di senatore (www.senato.it), era stata poco tempo prima interpretata dai fascisti come copertura ad attività di sostegno ai partigiani, come narra TRECCANI (1946, pp. 37-39) nella propria difesa, Per la verità, scritta all’indomani dell’epurazione dal Senato; la prima versione di questo testo intitolata Memoriale, è stesa nel 1945 e si conserva nell’unica copia a me nota all’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere di Milano. 6 di cui molto teorizzerà Max Weber. Il giovane coglie, proprio in Germania, anche il senso dell’«impresa» come comunità di lavoro, come occasione di civiltà e di costume, come balcone aperto su multiformi impegni, cosicché già in quegli anni matura in lui, oltre che il «mecenate» promotore di studi e generoso di liberalità verso scienziati e artisti, anche l’operatore di cultura”.14 Rientrato in Italia il giovane compie una brillante carriera nel famoso lanificio Rossi di Vicenza, fondato dal senatore Alessandro Rossi (1819-1898), dove Treccani approda nel 1898 come semplice compositore di tessuti e ne esce nel 1912 come presidente del Consiglio d’Amministrazione e direttore di uno degli stabilimenti. Nonostante le allettanti prospettive (si vociferava addirittura di un matrimonio con la figlia di Gaetano Rossi) Giovanni Treccani, non sedotto dall’idea di “sistemarsi”, lascia il Veneto e accetta l’incarico di direttore del Cotonificio Valle Ticino a Vanzaghello per risanarne il bilancio: inizia qui, nel maggio 1912, la storia di uno dei maggiori industriali italiani della prima metà del Novecento.15 2. L’arrivo a Milano e i primi acquisti (1912-1923) “Ho incominciato a formare la mia raccolta nel 1912 con l'acquisto delle Caprette di Filippo Palizzi e di un buon gruppo di opere dei migliori artisti dell'Ottocento, come Ranzoni, Cremona, Mosè Bianchi, Favretto, che acquistai prima dell'altra guerra mondiale. Ho iniziato invece la raccolta di opere antiche nel 1923, in massima parte dietro indicazioni di Adolfo Venturi, del quale divenni amico in occasione dell'acquisto della Bibbia di Borso d'Este”: queste sono le uniche indicazioni cronologiche che Giovanni Treccani fornisce in merito agli acquisiti dei dipinti per la sua collezione.16 Giovanni Treccani si inserisce nella folta schiera di imprenditori lombardi, animati da spirito filantropico e mecenatistico, convinti che “dalla conservazione del proprio stato di privilegio 14 PEDINI 1989, p. 365. 15 TRECCANI 1960 §§. 50, 56 sull’inizio dell’attività lavorativa e l’arrivo in Veneto; §. 58 e seguenti sugli stabilimenti Lane Rossi; §§. 126-131 sull’ultimo periodo alle Lane Rossi e §§. 132-137 sui primi anni al Cotonificio Valle Ticino. Il periodo alle Lane Rossi è fondamentale nella formazione di Treccani perché qui entra in contatto con il “pensiero” di Alessandro Rossi, del quale Treccani stesso scrive il profilo per l’Enciclopedia (TRECCANI 1936, pp. 140-141). Rossi attua nel vicentino una strategia economico-corporativistica, tale per cui ogni fase produttiva dei tessuti è garantita da imprese satelliti al lanificio tutte controllate dall’imprenditore, che è poi adottata da Treccani a Vanzaghello. Sull’argomento e su Alessandro Rossi si veda LANARO 1967, in particolare pp. 51-93. A Rossi Treccani si ispira anche per la struttura architettonica degli stabilimenti e delle case operaie di Vanzaghello, sulle quali si può leggere RIVOLTA, SCHENAL, VILLA 2011. 16 TRECCANI 1960, §. 312. 7 sociale, dovesse discendere il dovere morale di favorire prudenti e progressivi cambiamenti per l’emancipazione degli operai”.17 Negli anni di lavoro nel vicentino Treccani frequenta, non solo per ragioni di lavoro, la famiglia Rossi, erede del grande industriale Alessandro Rossi che è stato anche un collezionista, “uno dei pochi signori della grassa borghesia che si ricordano che tra i doveri di un ricco cittadino c’è pure quello di concorrere al progresso dell’arte nazionale”, come commenta Luigi Archinti nel 1884. Il genere di pittura collezionata da Rossi è quella del secondo Ottocento italiano, la prima alla quale si interessa anche Treccani che nel 1912, lo stesso anno del suo arrivo al Cotonificio Valle Ticino, compra il primo dipinto della sua collezione, uno studio di Caprette di Filippo Palizzi “che nella mia collezione fa il paio con gruppo di Pecore”.18 Non è possibile ricostruire dettagliatamente gli ingressi dei dipinti dell’Ottocento nella collezione, ma il giornalista Ugo Ojetti, che nel 1923 è a casa Treccani in via Carlo Porta 2 a Milano per ammirare i volumi della Bibbia di Borso d’Este appena rientrati dalla Francia, scrive che “dalle pareti della sala che oggi ospita la Bibbia, pendono quadri di Tranquillo Cremona, di Daniele Ranzoni, di Mosè Bianchi, di Filippo Carcano: sembrano i nobili deputati dai moderni pittori lombardi ad accogliere onorevolmente i signori Taddeo Crivelli, Franco Russi, Marco dell’Avogaro e gli altri pittori della Bibbia ferrarese”.19 Da queste righe si evince che tra 1912 e 1923 il mecenate ha composto una piccola collezione che si allinea al gusto dei colleghi industriali milanesi che dagli anni Ottanta dell’Ottocento si sono pian piano affrancati dall’obbligo di confronto con il collezionismo tradizionale lombardo: non comprano più solo arte antica, come i Trivulzio o i Borromeo, e frequentano nuovi canali di mercato come le Esposizioni di Brera e quelle della Permanente.20 Passando in rassegna i quadri che Treccani possiede degli autori citati da Ojetti si possono fare alcune considerazioni. Nel 1912 i dipinti di Tranquillo Cremona, che probabilmente il giornalista vede in casa Treccani nel 1923, Sotto l’ombrello e il Ritratto di Vittore Grubicy de Dragon sono 17 RIVOLTA, SCHENAL, VILLA 2011, pp. 298-299. 18 Le parole di Archinti sono tratte una recensione all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino nella «Cronaca illustrata» del 1884, dove è esposto un dipinto di Filippo Carcano commissionato da Alessandro Rossi al pittore: il passo è citato da Giovanna GINEX 1999, p. 107. Lo studio di Palizzi è pubblicato da TRECCANI (1960, tav. tra le pp. 214- 215), ma non sono purtroppo riuscita a trovare altre notizie; le Pecore sono documentate solo dalla fotografia reperibile nella Fototeca di Morassi (schede 80.1. e 80.2.). Treccani posside anche un’opera del fratello di Giuseppe Palizzi, Filippo, Cavalli al pascolo (scheda 44). 19 Si tratta dell’articolo di OJETTI ([1923] 1951, p. 275) La Bibbia di Borso apparso sul «Corriere della Sera» il 19 maggio 1923. 20 Una panoramica sul collezionismo delle principali famiglie di imprenditori lombardi di opere del secondo Ottocento è offerta da Giovanna GINEX 1999, pp. 106-181. Il riferimento per le dinamiche del gusto e del mercato a cavallo tra Otto e Novecento è MIMITA LAMBERTI 1982, pp. 3-172. 8 esposti alla X Biennale veneziana organizzata da Ojetti stesso e poi alla Permanente di Milano, ma solo quando nel 1929 sono riesposti alla Mostra commemorativa del pittore è attestata la proprietà Treccani. Tuttavia dalle parole di Ojetti del 1923, “dalle pareti della sala…pendono quadri di Tranquillo Cremona”, si evince che devono essere stati acquistati prima. Tranquillo Cremona è tra i pittori più in voga del periodo: già consacrato dalla monografia di Giulio Pisa del 1899, nel 1913 Ojetti gli dedica un articolo su «Emporium» e in entrambi questi testi sono commentati i due dipinti.21 Insieme a Cremona hanno ampio mercato a Milano tutti i pittori lombardi che offrono ai collezionisti le immagini della propria terra, dei luoghi e delle persone frequentate nelle quali riconoscersi; molto apprezzato è Mosè Bianchi per il suo “equilibrio tra realismo e correttezza formale di ascendenza accademica”.22 Il senatore possiede cinque opere di questo pittore che nel 1924 concede in prestito alla mostra commemorativa di Bianchi organizzata da Guido Marangoni a Monza, autore nel 1923 di una monografia sull’artista (schede 46.1.-46.5.).23 Opere di Mosè Bianchi si trovano un po’ in tutte le raccolte milanesi, ma non è superfluo nominare in particolare le collezioni delle famiglie Gavazzi, Mylius e Treves, tutte personalmente frequentate da Treccani. I Gavazzi, titolari della Ditta serica Egidio & Pio Gavazzi, sono parenti di Treccani dal 1917 anno in cui Giovanni sposa Giulia Quartara Gavazzi di nobili origini genovesi. I Mylius sono storicamente legati al sodalizio della Permanente, avendo ricoperto numerose cariche all’interno di questa Società e non sarà un caso che nel 1935, alla morte di Giorgio Mylius, Treccani gli subentrerà come presidente; inoltre nel 1938 l’imprenditore compra dai Mylius il terreno sul quale fa costruire la casa di via Montebello 32, in sostituzione di quella di via Carlo Porta 2. Infine i rapporti tra Treccani e i fratelli Treves sono ben noti per la società Treccani-Treves-Tumminelli fondata nel 1931 per garantire finanziariamente l’edizione dell’Enciclopedia in anni di instabilità economica.24 21 Per altri contributi di Ojetti su Cremona DE LORENZI 2004, p. 265. 22 Sul collezionismo di Mosè Bianchi a Milano tra Otto e Novecento cfr. GINEX 1999, pp. 124-128. 23 Treccani presterà di nuovo tutte le sue opere di Mosè Bianchi alla mostra del 1954 tenutasi in occasione del cinquantenario della morte del pittore. 24 Giulia Quartara (1889-1977) figlia del marchese Ernesto Quartara e Vittoria Gavazzi. Sulla Ditta Egidio & Pio Gavazzi TRECCANI 1960, §. 37, in seguito, nel 1941 il primogenito di Treccani, Luigi (1919-1995), sposa Lilia Gavazzi (1920-2008), della stessa famiglia. Acquistato il terreno già Mylius nel 1938, tra 1939 e 1941 l’imprenditore fa costruire la nuova casa di via Montebello 32, stilisticamente aggiornata al gusto degli anni Quaranta; sulla casa, demolita dopo la morte dell’imprenditore, TRECCANI 1960, §. 259. Si può anche ricordare che la Madonna con il Bambino, San Giovannino e Santa Elisabetta di Moretto, poi entrata in collezione Treccani, appartiene, fino al 1898 circa, ai Mylius. Treccani è presidente della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente dal 1935 al 1943 circa (TRECCANI 1960, §. 243). Sulla società Treves-Treccani-Tumminelli si possono leggere le parole del mecenate in 9 Oltre a Mosè Bianchi i Treves, come Treccani, collezionano dipinti di Segantini, Sartorio, Feragutti Visconti; di quest’ultimo in particolare sia i Treves che Treccani hanno numerose nature morte che, secondo una moda affermatasi negli anni Ottanta dell’Ottocento, adornano la sala da pranzo.25 Il celebre dittico Uva bianca e Uva nera di Feragutti Visconti è acquistato da Treccani nel maggio 1924 alla Galleria Pesaro, fondata appena un anno prima da Lino Pesaro e dal Gruppo Novecento, che dedica al pittore la prima mostra monografica a pochi mesi dalla sua scomparsa (10 marzo 1924): il catalogo della mostra è edito da Bestetti e Tumminelli (schede 56.2. e 56.3.).26 Tra gli autori ammirati da Ojetti sulle pareti del salotto di casa Treccani nel 1923 c’è anche Daniele Ranzoni, del quale il mecenate possiede due ritratti: Giuseppina Confalonieri e Paolina Viani Rigoli (schede 47.1. e 47.2.). Di certo nel 1923 la Giuseppina Confalonieri è prestata dal collezionista alla mostra monografica del Circolo d’Alta Coltura di via Amedei 8 a Milano, dove lo stesso anno si tiene la Prima mostra degli antichi pittori lombardi, in un clima di generale recupero della tradizione pittorica locale antica e moderna.27 Paolina Viani Rigoli, anch’essa esposta alla mostra, è invece ancora di proprietà Viani nel 1923, ma passa poi nella collezione Treccani in quel giro d’anni, perché nel 1926 Raffaello Giolli, curatore della mostra stessa, pubblica una monografia sul pittore nella quale si ritrovano entrambi i ritratti come proprietà Treccani. Consacrato post mortem dagli scritti di Vittore Grubicy, Ranzoni conosce negli anni Venti una certa fortuna critica come attestano anche la breve monografia di Carrà, edita proprio nel 1923 nella collana di Valori Plastici, il testo di Giolli del 1926 e la XV Biennale di Venezia dove è nuovamente esposta Giuseppina TRECCANI 1947, pp. 26-27 e TRECCANI 1960, §. 233, mentre per un’analisi a posteriori si fa riferimento al testo di TURI 2002, pp. 63-71. 25 Sulle opere di Feragutti Visconti di proprietà Treves GINEX 1990, cat. 13, Uva nera donata da Virginia Treves al Comune di Milano e oggi alla GAM (inv. 1519). Purtroppo poche sono le testimonianze sull’aspetto della prima casa di Treccani, quella di via Carlo Porta 2, andata distrutta sotto le bombe del 1943, ma dall’unica foto nota si può dire che rientra appieno nella tipologia del villino borghese di inizio secolo. Accanto al villino cittadino e alla grande villa di Vanzaghello confinante con le industrie, Treccani compra nel 1920 una casa di villeggiatura a Macugnaga, l’unica conservatasi nel suo aspetto originario. Gli edifici di rappresentanza della famiglia si completano con la tomba al cimitero Monumentale completata nel 1942 (TRECCANI 1960, §. 278). Gli architetti e ingegneri autori sia della casa che della tomba sono Ulderico Tononi, Pietro Cassinoni, Giuseppe Baslini e Leonida Almagioni. 26 Un profilo degli editori Bestetti, Tumminelli, Treves, gli ultimi due coinvolti nel cantiere dell’Enciclopedia, è fornito da CRASTA 1995, pp. 29-50. 27 Sul Circolo e le mostre organizzate nei primi anni Venti si veda Chiara PREVOSTI 2008, in particolare pp. 21-22 per quanto riguarda quella di Ranzoni. Nel 1921 il Circolo organizza anche una monografica su Antonio Mancini, pittore del quale Treccani ha uno Scolaretto (scheda 48) che però non è esposto in questa occasione e del quale purtroppo si hanno pochissime notizie. 10

Description:
dell'Ottocento per lo più lombardo, tuttavia Margherita Sarfatti, in un articolo del 1923 dedicato al dono della Bibbia, accenna alle “opere d'arte antica e moderna che questo amatore taciturno e modesto da anni raccoglie intorno a sé”.31 Pur rimanendo il dubbio che qualche quadro antico sia.
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