LA BIBBI:\ corvl\'IENT.-\TA DAI P:\DRI La Bibbia, il Libro per eccellenza: documento stori co, culturale e religioso, ma anche e soprattutto testo ri\'elato a cui si riferiscono le varie confessioni e co munità cristiane, nessun'altra opera nella storia del l'uomo è stata altrettanto letta, analizzata, amata e in terpretata. Già nei primi secoli della cristianità l'ese gesi biblica era alla base della predicazione, della ca techesi. dell'elaborazione dottrinale. dell'etica, delle istituzioni ecclesiali e della liturgia, con una spiccata caratterizzazione in senso parenetico ed educati\'O: è per questa ragione che il solo approccio scientifico non può considerarsi sufficiente per la piena com prensione culturale dell'esegesi biblica patristica. Oggi tale esigenza culturale, insieme a un concreto bisogno av\'ertito nell'attività di predicazione. ha su scitato, partendo dall'ambiente protestante america no, l'idea di non limitarsi a ricerche e commenti bi blici di carattere scientifico, ma di utilizzare la grande varietà di interpretazioni accumulate nei primi secoli della storia del cristianesimo: è nata così. a cura del l'Institut of Classica! Christian Studies nCCSJ della Drew University (.Madison, Ne\\' Jersey), sotto la di rezione di Thomas C. Oden, la serie della A11cie11t Christian Comme11tm~1· 011 Scripture, che qui si propo ne nell'edizione italiana, opportunamente ri\·isitata, ampliata e adattata, diretta da Angelo Di Berardino. Da Clemente Romano (fine I secolo) a Gioranni Da masceno e a Beda il Venerabile (VIII secolo), i \'Olu mi della collana, che si occupano di uno o più libri biblici dell'Antico o del Nuovo Testamento, si pro pongono la «rivitalizzazione dell'insegnamento cri stiano fondato sull'esegesi classica cristiana, un più intenso studio da parre dei laici ... e di essere di sti molo per gli studiosi nell'ambito storico, biblico, teologico e pastorale ... ». Raccogliendo e traducen do dalle lingue greca e latina, ma anche copta, siria ca, armena, la ricchezza seminata nei secoli in tante opere spesso non facilmente accessibili, i libri biblici vengono commentati secondo l'antica tecnica cate naria, collegando tra loro i testi dei Padri della Chie sa e corredandoli di introduzioni, sommari e note esplicative. Curati da un' équipe internazionale ed ecumenica di specialisti in patrologia, i volumi si propongono di offrire agli studiosi e a quanti desiderano nutrirsi del la Bibbia alla scuola dei grandi Padri dei primi secoli un contatto diretto con le fonti, nel quadro di un ge nuino recupero delle tradizioni cristiane. LA BIBBIA COMMENTATA DAI PADRI collana diretta da THOMAS C. ODEN edizione italiana a cura di ANGELO DI BERARDINO Nuovo Testamento 6 LA BIBBIA COMMENTATA DAI PADRI Nuovo Testamento 6 ROMANI a cura di Gerald Bray Edizione italiana a cura di Marco Rizzi e Bianca Maria Pizzi Introduzione generale di Angelo Di Berardino o Città Nuova Pubblicato per la prima volta da lnterVarsity Press: Romans (Ancient Christian Commentary on Scripture, New Testament, VI), curato da Gerald Bray, © 1998, Institute of Classica! Christian Studies, Thomas C. Oden e MarkJ. Edwards. Tradotto e pubblicato su autorizzazione della lnterVarsity Press, P.O. Box 1400, Downers Grove, IL 60515, USA. Traduzioni di Marco Rizzi e Bianca Maria Pizzi In sovraccopertina: Veduta del!' abside Ravenna, Chiesa di San Vitale. Archivio Scala, Firenze. Grafica di Rossana Quarta © 2006, Città Nuova Editrice Via degli Scipioni, 265 - 00192 Roma tel. 063216212 -e-mail: [email protected] Con approvazione ecclesiastica ISBN 88-311-9381-3 Finito di stampare nel mese di ottobre 2006 dalla tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M. Via S. Romano in Garfagnana, 2J 00148 Roma -tel. 066530467 e-mail: [email protected] INTRODUZIONE GENERALE La religione cristiana, in tutte le sue mani/estaziom: ha bisogno del Libro per eccel lenza, la Bibbia Quello che vi è scritto è la parte fondante del cristianesimo. Essa è il i. referente costante nella storia delle comunità cristiane, in particolare nei primi secoli del loro sviluppo, ma anche dei fedeli di ogni tempo, che voglt'ono fare esperienza di fede nel Dio di Abramo e nel suo Figlio Gesù Cristo. Essa viene letta sia in privato ·sia nelle comunità orant; nelle quali è per di più proclamata solennemente. La Bibbia inoltre esiste anche come documento interpretato e utilizzato nei seco li. Ogni lettura di tale testo, scritto ma dinamico, significa continua interpretazione e confronto con il presente vissuto dai lettori e dai credenti'. La Bibbia può perciò esse re letta come documento storico, culturale e religioso, ma anche come un testo fondan te di tutta la cristianità che con essa si deve continuamente confrontare. Generazioni di cristiani- e di ebrei per l'Antico Testamento -pregano, piangono e gioiscono da sempre leggendola: nelle grandi cattedrali: nella solitudine di una cella monastica, nel deserto assolato dell'Egitto, nell'intimità di una famiglia o in comuni tà: a volte anche inconsciamente ci accostiamo alla Bibbt·a alla luce di una lunga sto ria scritta e vissuta prima di noi. t Ma la riscoperta del Libro suscita anche interesse alla storia dell'interpretazione chè nel tempo e nello spazio si è data di esso. " I:e segesi biblt'ca, nei primi secoli cristian~ era la base della predicazione, della caÙchesz: della elaborazione dottrinale, dell'etica, delle istituzioni ecclesiali e della liturgia, perst'no delle controversie. Per questo t' testi biblicl sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento, si rivelano indispensabili per la comprensione stessa della storia del cristianesimo. Anche l'arte cristiana antica era una rappresentazione di episodi biblici a fini didattici: le pitture delle catacombe, ad esempio, comunicavano un mes saggio biblico. Origene, quando commenta un testo biblico, si pone soprattutto questa domanda: «Che interesse ha per me questa storia?» (Omelia su Geremia 1, 2). Lo studio dei Commenti patristici condotti sulla Scrittura per molto tempo è stato trascurato perché l'esegesi appariva troppo intessuta di interpretazioni allegoriche tal volta fantasiose, e perché considerata senza valore per lo studio e la sua comprensione della Scrittura stessa - oggi che possediamo altri strumenti per una sua maggiore intel- 1 «Bibbia» è una parola di origine greca usata per designare l'insieme dei libri contenuti nella Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento). Nell'antichità, fino alla fissazione del canone e anche dopo, il termine veniva adoperato per indicare semplicemente l'Antico Testamento nella sua triplice divisione: legge, Profeti e altri scritti. 6 Introduzione generale ligenza contestuale -. La storia dell'esegesi trovava solo un interesse esclusivamente storico: come una sorta di archeologia interpretativa senza alcun risvolto sta per il pre sente, per la vita delle comunità cristiane, sia per lo studio biblico. In realtq, anche se in qualsiasi scuola esegett'ca antica c'era un'attenzione alla interpretazione storica e filologica per la comprensione piena del senso biblico - l'a l legoria oscillava secondo i tempi e i luoghi predominando in ambiente alessandrino -, la maggior parte dei testi conservati fino ai nostri giorni è frutto della predicazione che mirava alla edtficazione e alla formazione cristiana del popolo cristiano, e non di un'opera di studio o di ricerca. Dal!' esperienza quotidiana si evince che, ancor' oggi: ogni predicatore, nell'ambito di una celebrazione liturgica, tende a una esegesi allego rica adatta al pubblico presente e alle·c ircostanze di vlta degli uditori, forma comune dell'a ntt'ca esegesi: che è in misura ridotta anche del!' esegesi pastorale odierna. Oggi un'esigenza culturale, insieme ad un concreto bisogno sentito nell'attività di predicazione, ha suscitato l'idea, in ambiente protestante americano, di non limi tarsi a ricerche e commenti bib~ici di carattere scientifico, ma di utt'lizzare la grande ricchezza di interpretazione accumulata nei primi secoli della storia del cristianesimo, il periodo detto dei Padri della Chiesa: da Clemente Romano (fine del sec. I) fino a Giovanni Damasceno (morto nel 749ca t·n Palestina) e Beda il Venerabile (morto nel 735 in Inghilterra). Sono gli ideatori della Ancient Christian Comtnentary on Scripture - edita negli USA presso la InterVarsity Press, la cui pubblicazione in più volumi è ancora in corso -, ad affermare che il progetto <~ha come scopo la rivitaliz zazione dell'insegnamento cristiano fondato sulla esegesi classica cristiana, un pi·ù intenso studio della Scrittura da parte dei laici: che desiderano pensare insieme con la primitiva chiesa sul testo canonico, ed essere di stimolo per gli studiosi cristiani nel l'ambito storico, biblico, teologico e pastorale, ad approfondire la ricerca dell'interpre tazione ~rcritturistica degli antichi scrittori cristiani... La parola predicata nel nostro tempo è restata largamente beneficiaria della precedente influente isplrazione patristi ca» ma senza sapere la provenienza del suo repertorio interpretativo. Si è costatato 2) lo strano fenomeno che il predicatore (specialmente protestante) utili'zza tutta una strumentazione espositiva che viene da molto lontano senza la coscienza riflessa della sua origine. Non è più profittevole allora attt'ngere direttamente alle fànti primarie? Non ne riceverebbero un vantaggio lo studio, la meditazione e la predicazione? Il pubblico al quale ci si· è rivolti è primieramente quello non speciali~tico, ma che tuttavia è desideroso di nutrirsi della Bibbia sotto la guida delle grandi menti del primo cristianesimo. Non si trascurano comunque i lettori qualificati ed esigenti che solo da epoca recente cominciano a disporre di alcuni strumenti adeguati. ]}Italia in tal senso è più fortunata, rispetto al pubblico americano, sia per una diversa tradizio ne culturale e sia per l'incremento delti nteresse e delle pubblicazioni: tra le quall si distingue il ricchissimo catalogo di Testi Patristici di Città Nuova che ci mette alla scuola dei Padri. 2 Introduzione all'edizione americana, p. XI. Introduzione generale 7 Ora Città Nuova aggiunge al suo catalogo la collana La Bibbia commentata dai Padri) edizione ltaliana dei volumi americani. Essa raccoglie la ricchezza seminata in tante opere) spesso non facilmente accessibili: sia in lingua greca che latina, come nelle altre lingue cristiane: il copto, il siriaco e l'armeno. Ogni singolo libro biblico viene commentato seguendo l'antica tecnica catenaria che fa scorrere, concatenati fra loro, i brani che i Padri scrissero o pronunciarono su quel determinato passo. I com menti patristici sono affiancati da altre fonti: come le poesie di Efrem e di Prudenzio. I:o pera che qui si presenta è corredata da introduzioni: sommari e note) che guidano per i percorsi, talvolta tortuosi: delle interpretazioni. Tuttavia il lettore moderno rimane lz'bero di intrattenere un contatto diretto con il testo e con l'esegeta antico. Inoltre non tutti i libri biblici hanno un commento continuo; in tal caso si è ritenu to necessario ricorrere ad un più ampio uso di opere di diversa provenienza. Le note, non abbondant~ hanno lo scopo di contestualizzare quei brani che necessitano di una chiarificazione. Anche se l'interpretazione proposta da un autore cristiano dei primi secoli oggi può o non essere più accettata o ritenuta errata, il brano vi·ene riportato perché si "ascolti" la sua voce, perché se ne colga la mentalità e il suo tentativo interpretativo. I sovente) venivano pronunciati di fronte ad una assemblea riunita in pre comment~ ghiera e desiderosa di ricevere.l a parola di istruzione, di incoraggiamento e di conso lazione del!) omileta. Essa veniva ripresa da qualche stenografo, che registrava il ser mone dalla. viva voce del predicatore; a noi il sermone è giunto talvolta rivisto dal!' au tore) talaltra così come era stato predicato e senza alcuna revisione. Lo stenografo, che usava un sistema di scrittura veloce, si Hmitava in un secondo momento a trascrivere delle note personali. Origene) secondo Eusebio, solo in età avanzata permise ai tachi grafi di trascrivere le sue omelie (Historia Ecci. VL 36, 1). Il vescovo rimaneva di fatto il tractator divinorum eloquiorum (Contra duas epi. Pelag. IV, 8, 24), cioè l'interpre te qualificato nella spiegazione della Scrittura al popolo cristiano. Nelle assemblee liturgiche normalmente esisteva un ciclo continuo di letture di un testo, a scelta del presidente, e che il predicatore commentava; non è facile ricostrui re questo ciclo) è parzialmente possibile solo per i grandi predicatori. Nel periodo post pasquale normalmente si leggevano gli Atti degli Apostoli. Un'opera biblica veniva letta a brani in occasioni successive e il predicatore allora svolgeva un commento con tinuo. Naturalmente ogni predicatore aveva delle preferenze per opere bibliche da commentare per i fedelt'. Nelle grandi feste il tema era d)obbligo. La gran parte dei commenti biblici non sono nati come opere scolastiche o di stu dio - come avviene normalmente oggi -, ma come omelie realmente predicate a cre denti che interagivano con il predicatore con !'applauso, con il chiacchiericcio, con la contestazione. J; omelia risente del dialogo diretto o indiretto con il pubblico. Nella predicazione solitamente gli oratori citavano i passi biblici a memoria, oppure utilizzavano delle antologie tematiche. Non di rado il predicatore improvvisa va il suo discorso di commento al brano biblico letto. Origene, in un sermone pronun . ciato a Gerusalemme alla presenza del vescovo Alessandro, chiede a lui quale passo deve commentare della lunghissima lettura proclamata dal lettore (!'omelia sul Primo libro dei Re): si scelse di commentare solo 1 Re, 25 - 28. 8 Introduzione generale Talvolta il lettore, per errore, proclamava un brano diverso da quello previsto. Agostino accenna a questo inconveniente e confessa che, pur avendo preparato un altro argomento, propone all'assemblea una diversa riflessione. Il predicatore è cosciente cqe la sua spiegazione è frutto della illuminazione divina e l' ascoltatqre può comprenderla solo se anch1 egli riceve una illuminazione: è il pensiero di Origene (Omelie su Geremia 19, 11; Omelia su Genesi 12, 5) e di Agostino (Dottrina cristiana Iv, 16, 32). Altrove Agostino dice: «Felice Pa nima che si purifica con la limpidezza della veri tà[. . .]. Colui che, invece, si compiace della legge di Dio e ne riceve tanto diletto da trovarsi al di sopra di tutti i godimenti della dissolutezza, non attribuisca a sè tale ricre ante esperienza: Il Signore elargirà il suo bene (Salmo 84, 13). Quale chiederò? Signore, dammi quel bene, oppure quell'altro? Tu sei buono, o Signore, e nella tua bontà insegnami la tua giustizia (Salmo 118, 68). Nella tua bontà insegnami e istrui scimi. Allora apprendo ad operare, quando nella tua bontà tu mi istruisci>> (Sermone· 153, 8, 10). Pur non dando troppa importanza alla retorica, i Padri ne utilizzavano i canoni per costruire i discorsi e per convincere insegnando. Scrive Agostino: «Per l'e sposizio ne delle Scritture, ci sono delle norme che, a quanto mi sembra, possono essere presen tate validamente a chi si dedica al loro studio. Con esse lo studioso potrà ricavare pro fitto non solo dalla lettura di quel che scopersero altri net' passi oscuri delle sacre Lettere, ma egli stesso potrà diventarne interprete per altri ancora. Mi sono pertanto deciso a comporre questa trattazione per coloro che voglt'ono e sono in grado d'appren dere tali norme, e mi auguro che Dio, nostro Signore, non mi neghi nello scrivere i doni che è solito elargirmi allorchè penso a tale argomento» (Dottrina cristiana, pro!. 1). Le norme retoriche che si insegnavano a scuola dovevano servire come guida, ma il predicatore cristiano doveva fare molta attenzione al pubblico e alla sua capacità di ricezione e di comprensione. Agostino dice: «Lo ripeto con parole un po' più chiare per quei nostri fratelli che hanno più difficoltà a capire. Coloro invece che hanno già capi to sopportino la lentezza degli altri e i·mitin_o il Signore il quale, pur possedendo la natura divina ... annientò se stesso ... facendosi obbediente fino alla morte (Fil 2, 6- 8)» (Sermone 264, 4). La çorrettezza linguistica è importante, ma la comprensione dell'uditorio era la preoccupazione maggiore del predicatore: «Cosi' dunque non rideranno se per caso abbiano sentito qualche responsabile e mz'nistro della Chiesa t'nvocare Dio, ·usando barbarismi e solecismi, o non comprendere il significato delle parole stesse che pronun zia e separarle in modo scorretto. Non che questi' errori non debbano essere corretti (sì che il popolo possa dire amen a ciò che comprende pienamente); nondimeno, devono essere tollerati in spirito di carità[. . .]. Per i più lenti occorre invece condurre la spie gazione in modo più articolato 'e con un maggior numero di similitudini: sì che tenga no nel dovuto conto ciò a cui assistono» (L'istruzione dei semplici 9, 13). I:u ditore va accettato così com'è, ma va istruito nella parola della salvezza e per questo i grandi Padri non hanno esitato ad usare il sermo humilis per essere capz'tz: ad adoperare le lingue locali o i dialetti. Quando era possibile e necessario anche dei traduttori. A Gerusalemme il vescovo parlava in greco, ma qualche persona competente traduceva in latino o in altre lingue.