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Il pragmatismo americano PDF

488 Pages·1972·20.394 MB·Italian
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Sini Il • pragmatismo • -americano Editori Laterza • • • • • • • • • •· • • • • • • • • • • • • • • • • • • ••• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Carlo Sini Il pragmatismo americano Editori Laterza Bari 1972 Proprietà letteraria riservata Casa editrice Gius. Laterza & Figli, Bari, via Dante 51 CL 20-0346-5 A Carlo Gragnani AVVERTENZA Le ragioni e gli intendimenti del presente lavoro, nato dallo studio di Mead e dei suoi rapporti con Whitehead, ma poi svi luppatosi soprattutto a monte di questo problema e cioè rela tivamente alle origini del pragmatismo americano, saranno indi cati nell'Introduzione, Qui desidero invece ringraziare il prof. Enzo Paci per i suoi preziosi consigli di cui mi sono giovato nello studio di Mead e di Peirce, Devo anche ringraziare il prof. Leo Lugarini, Direttore dell'Istituto di fìlosofìa dell'Università dell'Aquila, per avermi offerto quelle condizioni di lavoro e di studio delle quali la mia ricerca ha potuto giovarsi. Molto devo al prof. Paul Piccone dell'Università di Buffalo per il materiale e le indicazioni che con tanta cortesia mi ha fatto pervenire, e devo pure ringraziare il prof. Edward H. Madden dell'Università del Connecticut e il prof. David H. de Grood dell'Università di Bridgeport per avermi inviato i loro lavori su Chauncey Wright e su Dewey, Non posso dimenticare infine l'aiuto generoso offer tami dal dott. Ingo Ignazio Weiss in sede di ricerca bibliografica. Roma, settembre 1971 c.s. INTRODUZIONE Il nome di un movimento o di una corrente filosofica è sempre qualcosa di convenzionale e di arbitrario rispetto alla complessità del movimento stesso e alle personalità concrete che hanno contribuito a costituirlo. Empirismo, idealismo, pragma tismo sono, come si sa, termini di classificazione, termini cosl ampi e cosl fatalmente imprecisi che la loro verità, o per dir meglio, la loro possibilità di concreta verificazione, sfuma molto spesso alla prova dei fatti ed esige tali modificazioni, distinzioni e aggiunte classificatrici da rendere alla fine perplessi non solo sulla legittimità, ma anche sull'utilità del loro uso. E tuttavia un nome è un fatto importante, o almeno lo è nel caso in cui esso sia stato esplicitamente riconosciuto come valido, come rap presentativo, dai suoi ideatori, da coloro cioè che intesero rias sumere in esso delle vedute comuni e un comune operare. In questo caso il nome rappresenta, se non altro, il punto d'incontro di certi problemi e interessi, e non una semplice invenzione storiografico-classificatoria, sebbene sia poi facile vedere come quel punto d'incontro fosse diversamente valutato e sentito, talvolta addirittura in modo opposto, da coloro che erano parte in causa. Il Pragmatismo americano, dove già l'aggettivo limita e cir coscrive l'estensione storico-geografica del sostantivo, appartiene a quest'ultimo caso, e in più mostra il curioso esempio di una deviazione, o «corruzione», terminologica, voluta da uno dei suoi esponenti che preferl, a un certo punto, usare il termine pragmaticismo per indicare la propria posizione. Questa « deviazione » ha, a sua. volta, qualcosa di caratteri stico e forse di unico: essa non sta ad indicare uno sviluppo della corrente pragmatica, una nuova direzione che ormai era op portuno differenziare dalla precedente e comune matrice; ma vuole esprimere un ritorno alle impostazioni originarie nella 9 convinzione che esse fossero state oscurate e fraintese da quanti si erano serviti della parola pragmatismo e da coloro che ad essa si riferivano. Le ragioni di tutto ciò stanno in alcune vicende che questo libro esaminerà per esteso; qui basti dire che tali vi cende si riassumono nei rapporti tra i due fondatori del pragma tismo americano, Charles Sanders Peirce e William James, dove Peirce creò il nome e le basi della nuova filosofia, ma fu James a rendere popolare il primo e ad imporre al mondo culturale le seconde, intese naturalmente a suo modo. Abbiamo cosl in pratica due pragmatismi: uno, per cosl dire, «ufficiale» e famoso tanto in America quanto in Europa; un altro privo di fama e di seguito, appena conosciuto da ri stretti circoli di studiosi in America e quasi del tutto ignorato in Europa. È appunto questo secondo pragmatismo non « uffi ciale » che Peirce, essendone l'iniziatore, volle salvaguardare e rivendicare col termine pragmaticismo. La storia del pensiero ha registrato ampiamente il primo e solo piuttosto recentemente ha cominciato a riesaminare il secondo che molti studiosi pe raltro, come ad esempio Dewey, Mead, Morris, non avevano mai ignorato. Il mio lavoro, restringendo il suo interesse al pragmatismo americano, si è sviluppato seguendo tre ordini di problemi: 1) il problema dell'origine del pragmatismo dal contesto cultu rale degli Stati Uniti; 2) il problema di ciò che intese Peirce per pragmatismo; 3) il problema di ciò che intese James per pragmatismo. Dewey e Mead, e i cosl detti « pragmatisti mi nori », sono evidentemente fuori dell'orizzonte di ricerca sopra indicato: presso di loro non è più in questione che cosa si debba correttamente intendere per pragmatismo, ma caso mai quali sviluppi e applicazioni si debbano condurre innanzi una volta accettata una piattaforma pragmatica molto generale; con loro insomma il pragmatismo «classico», come corrente ori ginale e definita, è già tramontato. Resta il clima del pragmatismo, un'atmosfera culturale che negli Stati Uniti è tuttora perdurante e che si è infiltrata in campi di applicazione molteplici e anche lontani, sicché oggi definirsi pragmatisti non significa più nulla di filosoficamente preciso e di concettualmente rigoroso. È questo peraltro il de stino di tutti i grandi movimenti culturali: nella misura in cui le idee prendono corpo, acquistano realtà, penetrano nelle isti tuzioni, nei discorsi, nelle cose degli uomini, insomma, perdono 10 nel contempo quella fisionomia netta e ruvida che avevano al l'inizio e si saldano con l'immagine confusa della totalità di un'epoca e di un costume sino a lasciar dileguare i confini del l'intreccio, dell'ordito di idee diverse, confini che un tempo erano stati così netti e visibili. Ma in generale si può anche dire che oggi il pragmatismo è, negli Stati Uniti, la filosofia della retro guardia e della conservazione, nella misura almeno in cui taluni suoi esponenti hanno rifiutato quel rinnovamento che era im posto loro dalle due grandi correnti di importazione europea tuttora vitalmente operanti, il positivismo logico e la fenome nologia, e nella misura in cui oggi rifiutano il confronto, che è il fatto nuovo degli ultimi anni, con la « nuova sinistra » e con la rinascita del marxismo, sovente rampollato dalla radice stessa della fenomenologia. Questa parabola del pragmatismo, dalle sue origini certamente innovatrici e progressiste ai suoi esiti odierni di immobilismo e conservazione, parabola che costituisce in fondo il dramma, o la crisi, della cultura americana del '900 1, è certo un argomento di scottante attualità e di vivace interesse. Ma è argomento che esigerebbe un altro libro per essere trat tato, diverso da questo che si è rivolto, come si è detto, al prag matismo « classico » e che ha ristretto il più possibile la sua attenzione ai fondamenti filosofici, accontentandosi tutt'al più· di accennare agli sviluppi in altre direzioni. Precisato l'orientamento del lavoro, bisogna dire qualcosa delle sue articolazioni. Poiché ancor oggi il pragmatismo viene sovente identificato in maniera assai generica con la filosofia di James e di Dewey, il che è una conseguenza del grande cla more che le opere di Ja mes sollevarono ai primi del '900 e delle confusioni che poi ne nacquero con tutte le svariate cor renti pragmatistiche che sorsero anche in Europa, il primo obiettivo che dovevo propormi era quello di analizzare e de scrivere in modo esauriente l'origine reale di questo movimento. Chi aveva battuto prima di me questa strada, indicava nel dar winismo una delle matrici più importanti, se non addirittura fa più importante, benché non la sola. Seguendo a mia volta questa indicazione, ho dedicato il primo capitolo del volume all'evo luzionismo, darwiniano innanzi tutto, ma anche di altra natura, che 1 Le radici di questo processo di involuzione sono oggi indicate, da alcuni studiosi, nello stesso Dewey, come ad esempio da D. H. DE GROOD· nel suo saggio Intelligence and « Radicalism » in ]ohn Dewe)''s Philosoph)', in « Telos », V, 1970. 11.

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