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Il codice dei colori nella poesia di Montale PDF

113 Pages·1998·0.725 MB·Italian
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BIBLIOTECA del Centro Novarese di Studi Letterari collana di letteratura italiana dell’800 e ’900 18 SAGGIETESTI PREMIO “EUGENIO MONTALE” 1993-94 Sonia Berti Ivonne Mariani IL CODICE DEI COLORI NELLA POESIA DI MONTALE con un saggio introduttivo di Donatella Marchi e una nota di Maria Luisa Spaziani interlinea edizioni © Novara 1998 interlinea srl edizioni via Pietro Micca 24, 28100 Novara, tel. 0321-612571 www.interlinea.com Stampato dalla Tipografia San Gaudenzio, Novara ISBN 88-8212-130-5 In copertina: Upupa e uccelliera, acquaforte colorata a pastello, 1996 (da I fogli di una vita, a cura di Laura Barile, Franco Contorbia, Maria Antonietta Grignani, Libri Scheiwiller, Milano 1996), rielaborazione grafica di Mauro Savoini SOMMARIO Nota (MARIALUISASPAZIANI) pag. 7 Occhi d’acciaio sull’inesorabile nulla (DONATELLAMARCHI) » 9 IL CODICE DEI COLORI NELLA POESIA DI MONTALE Il codice cromatico in Ossi di seppia e inLe occasioni(SONIABERTI) » 21 Il codice cromatico in La bufera (IVONNEMARIANI) » 73 Schemi comparativi » 109 La validità di un lavoro di verifica della comunicazione globale della parola poetica di Montale ha partecipato nell’unità intrinseca dell’o- pera dell’esperienza linguistica e del messaggio cromatico dedotto. La pluralità di dimensioni, di aderenza, di plasticità e storicità del colore rivela altresì una sistematica progettualità che corrobora e stra- tifica la scrittura montaliana. L’interazione sistematica dei codici lirici ha realizzato una figura dialettica di norme, sperimentazioni e prospettive cromatiche. Da un susseguirsi preciso di realtà rappresentative, da un uso con- sistente di giallo e azzurro, la suggestione visiva si è distesa lungo pa- rametri sempre più volti a isolare contrappunti figurativi come nero e rosso. Ciò non toglie che, nell’immediata espressività di certe forme, pren- dano corpo tocchi pittorici di dichiarata intensità e tutti assolutamen- te decisivi di una funzionale invadenza del colore nel mondo monta- liano. Motivazione di giuria del Premio “Eugenio Montale”, sezione Tesi di Laurea, 1993-1994 MARIALUISASPAZIANI OCCHI D’ACCIAIO SULL’INESORABILE NULLA Ma resiste e vince il premio della solitaria veglia chi può con te allo specchio ustorio che accieca le pedine opporre i tuoi occhi d’acciaio. E. MONTALE, Nuove Stanze Da Aristotele ai neoplatonici – valutate e fatte proprie attraverso un senso sottile e isoformico del tradire e del “tradere” certe intuizioni lontane di matrice leonardesca1quanto intuizioni goethiane2 – Mon- tale con il suo “vedere” ci invita entro una percezione del colore quanto mai particolare. Si direbbe da subito – cioè fin dagli Ossi, raccolta dell’inizio e dunque di fondamento anche per il codice cromatico – che la sua aspirazione più nascosta consista nel coniugare, ma non dialettica- mente, oriente e occidente. Per così dire pensiero pensante occiden- tale e azione visionaria, fenomenico / teofanica, tutta stretta nel fug- gente squarcio dell’«inesorabile nulla», rito d’oriente anch’esso mar- catamente attanziale. Le modalità di tale ardita coniugazione sono percepibili da subito in quella poetica «da taglio» o «tagli» (nel sen- so di una cesura che alterna arbitrariamente spaccati dell’udire quan- to del vedere3 e del non vedere) ché anzi quest’ultima qualità sem- brerebbe prevalere specie con le poesie più adulte di Xenia4, Satu- ra5 e dopo e dopo, come infine nel ricominciare, sempre da zero o da «nulla». In Montale degli Ossi, di Occasioni e Bufera il colore non si dà come unico elemento o fenomeno visivo; pur nell’omaggio a Plato- ne, che nel Timeo osanna la vista come «fonte massima del nostro beneficio», ben sapendo che «nulla di ciò che abbiamo detto sull’u- niverso avrebbe mai potuto venir detto, se non avessimo visto le stel- le, il sole e il cielo»,6Montale sa bene che ciò non deriva soltanto da un puro sguardo “fanciullino” o di istintiva maraviglia (ma anche nelle parole platoniane bisogna saper leggere!)... sa bene quanto il massimo di chiarezza e innocenza comporti il massimo di oscurità: certa obliquità, certo ostacolo-inciampo, che è poi quello che ti per- mette di vedere-chiaro, o far chiarezza a livello di strutture del profondo. Il colore come fenomeno visivo cede subito il posto a qualcosa di più complesso: registra e sviluppa un rapporto che ten-

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