Description:“Dopo il calar del sole e specialmente nelle tenebre della città in guerra non escono forse misteriose ombre dai vecchi muri, dalle cloache, dalle tombe, dai magazzini deserti? E non vanno forse girando per le strade a tormentare la gente?” È Dino Buzzati, che inviato dal “Corriere della Sera” sulle navi come corrispondente di guerra lascia scorrere nelle pagine di queste cronache gli stessi brividi metafisici che percorrono le trame dei suoi romanzi e dei racconti più famosi. Buzzati era attratto dalla vita militare. Lo seducevano la formale eleganza delle divise, l’assodata gerarchia dei gradi, gli indiscutibili obblighi degli ordini, quasi che tutte queste barriere di regole e valori potessero costituire un argine alle pulsioni buie, alle forze occulte di cui egli intuiva l’insonne lavorìo all’interno degli universi e dei corpi. E così, il binomio mare-guerra, che è alla base di queste pagine apparentemente cronachistiche attraverso le quali gli appassionati di storia, e in particolare di storia militare, potranno comunque ripercorrere le vicende più significative della marina italiana nel corso dell’ultima guerra, offre a Buzzati l’opportunità di sondare, di scavare nel suo mondo più tormentato e sotterraneo. L’ossessione è quella di scoprire che cosa c’è oltre e sotto la superficie, la tranquillità apparente, perché: “pareva assurdo che quel placido mare potesse nascondere insidie, imparzialmente sostenere noi e altri essere umani partiti da remoti porti e venuti fin qui con l’intenzione di ucciderci”. Non bisogna dimenticare che questi articoli hanno dovuto superare tutti il filtro della censura per assolvere quanto in essi può apparire di retorico e encomiastico. Eppure, questi gesti di eroismo di marinai e di comandanti, di mozzi e di ammiragli sulle navi e sui sommergibili non poggiano mai sull’enfasi un po’ consolatoria e un po’ mistificatrice voluta dal regime. Le navi di Buzzati, assolutamente antropomorfe, hanno carne, hanno un cuore e delle viscere che battono e pulsano nel caldissimo fragore delle caldaie, “ventre di balena cristallizzata”, mentre il mare è mitico e fiabesco. Non è solo il prato, l’equoreo cimitero “dove le alberature dei vascelli defunti si intrecciano a scheletri di capodogli”, ma anche la selva nella quale “luccicano ancora qua e là, nelle tenebre, gli ori e i diamanti dei pirati”.