Tradotto per la prima volta in italiano, I ratti di Montsouris è una nuova sfida per l’investigatore Nestor Burma.
Quando imbocca rue Blottière, Nestor Burma ricorda che l’ultima volta che aveva sentito parlare di quella strada era stato nel 1938. Allora vi furono scoperti tre pezzi di carne non proprio adatta al consumo. Erano il tronco, il braccio destro e la coscia sinistra di una signora avanti con gli anni. Burma ha incontrato una vecchia conoscenza che ora vive in una catapecchia e si veste da barbone. Anche Burma deve travestirsi da clochard, quando lo va a trovare: è la singolare pretesa del vecchio amico. Burma lo accontenta, l’amico gli parla della possibilità di fare molti soldi, in modo legale. A Burma non dispiacciono discorsi di questo tipo, lui che con i quattrini sembra avere ingaggiato una guerra privata, persa in partenza. Il problema è che subito dopo l’amico viene assassinato, e Burma fa appena in tempo a vedere una donna che scappa. Si mette alla sua ricerca, finalmente la trova, cadavere pure lei… Mentre stende davanti ai nostri occhi il fascino di una Parigi poco conosciuta, Malet ci trascina lentamente verso il memorabile finale, ambientato nel grandioso acquedotto di Montsouris.