Jacob de Zoet, capelli rossi e occhi verdi, è innamorato, dell'amore assoluto e implacabile che si prova a vent'anni. Ma è il 1799 e Jacob è un povero apprendista di bottega: per ottenere la mano di Anna, la figlia del padrone, il giovane dovrà accumulare una piccola fortuna. Così, lasciandosi alle spalle un'Europa ancora insanguinata dalla rivoluzione che ha chiuso il Secolo dei Lumi, Jacob parte con un importante incarico della Compagnia delle Indie Orientali per l'isola di Dejima, unico punto di contatto con il Giappone in volontaria reclusione dal resto del mondo. Cinque anni deve durare il mandato, poi potrà tornare, con la sua dote, per sposare la fidanzata. Quando Jacob arriva a destinazione, nella primavera di quell'anno, si trova in un mondo nuovo che lo affascina subito: la piccola isola artificiale è selvaggia e dolce al contempo, in un'alternanza inebriante di asperità montuose e declivi coperti da alberi in fiore dai profumi e dai colori intensissimi. Jacob ne è attratto immediatamente, ma d'altro canto deve presto scontrarsi con i maneggi dell'amministrazione che lo ha preceduto: da funzionario serio e onesto, comincia a lavorare sui libri contabili, affronta trattative commerciali con le autorità locali, conosce le personalità del luogo. E in particolare si lega al dottor Marinus, medico e scienziato autoesiliatosi nell'isola. Tra gli allievi della sua scuola di medicina, spicca per talento e vocazione Aibagawa Orito una giovane levatrice. L'imbattersi in questa delicata creatura, segnata da una misteriosa cicatrice sul volto, e innamorarsene perdutamente è per de Zoet un tutt'uno. Ma è anche il primo, fatidico passo verso l'oscuro destino che lo attende in un'intricata vicenda d'amore e morte, incontri fatali, tradimenti, delitti, amicizie, sullo sfondo di un Oriente dai contorni sfuggenti e inaccessibili.