1 I G S RANATIERI DI ARDEGNA Renato Castagnoli "I Granatieri di Sardegna - tre secoli di storia" edito dallo Stato Maggiore dell'Esercito - Reparto Affari Generali - Ufficio Risorse Organizzative e Comunicazione, Edizione 2003. L'edizione è curata dal Gen. D. Roberto Di Nardo con il patrocinio dell'Associazione Nazionale "Granatieri di Sardegna". © 2 I G S RANATIERI DI ARDEGNA P RESENTAZIONE Alla brigata “Granatieri di Sardegna” l’augurio fervido che parte dal cuore dei granatieri in congedo, per un’attiva e feconda vita, nella luce secolare e vivificatrice della tradizione, quale unità moderna, antica di nome e di gloria, salda di animo e di intenti, dotata di armi e di mezzi efficaci, quale complesso di valida forza nel grande quadro del nostro amato Esercito. Ai giovani granatieri in armi, per i quali queste brevi note particolarmente sono scritte, e che con fierezza portano gli alamari biancorossi e i loro nuovi marziali baschi neri dalla fiammeggiante nostra antica granata metallica, il saluto augurale dei granatieri anziani, che ad essi guardano, con affetto, con fede e certezza. Roma, ottobre 1976 Gen. Renato Castagnoli 58° Comandante del 1° Granatieri © 3 I G S RANATIERI DI ARDEGNA P REFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE Nel 1961 il Generale Castagnoli riassunse, in un fascicolo dal titolo “Tre secoli di storia dei Granatieri di Sardegna”, le principali vicende sulla granatieri dalle origini ai giorni nostri. Il lavoro, che costituiva una chiara sintesi della nostra lunga storia ed era assai utile per rapida consultazione, fu allora edito a cura dell’Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna, con il concorso benefico del Ministero della Difesa. Essendo attualmente l’edizione del 1961 completamente esaurita, il Generale Castagnoli è stato invitato a rivedere e completare l’opera, cosa che gli ha fatto, aggiornandola sino al 1976 e ampliandola di dati. La Presidenza dell’Associazione Granatieri di Sardegna ha curato ora la ristampa della presente seconda edizione dell’utile sintesi storica, con titolo “I Granatieri di Sardegna-1959- 1981” ed esprime al Generale Castagnoli un vivo ringraziamento. IL PRESIDENTE Gen. C.A. Domenico Pipola 66° Comandante del 1° Granatieri © 4 I G S RANATIERI DI ARDEGNA P REFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE La storia dei Granatieri di Sardegna, condensata nel presente libretto dal Generale Renato Castagnoli per essere diffusa soprattutto tra i Granatieri alle armi ed in congedo, era ferma al 1981 allorché venne stampata la seconda edizione. Da allora è trascorso poco più di un ventennio, nel corso del quale eventi importanti hanno inciso marcatamente sullo scenario della vita politica e sociale di popoli, nazioni ed, in chiave globale, sulla grande strategia, proponendo la valutazione di nuove ed anche imprescindibili problematiche in materia di Difesa e di Sicurezza. Innovazioni e revisioni dello strumento militare, spesso non indolori, si sono imposte conseguentemente soprattutto nell’organizzazione e nei compiti delle forze terrestri. La nostra Specialità, erede di tradizioni di non poco rilievo radicate nel passato vicino e lontano della componente militare dalla Nazione, deve trovare collocazione la più congeniale possibile alle sue attitudini ed alle sue potenzialità umane e morali, nell’ordinamento del nuovo Esercito, in fase adeguamento alle istanze di un cambiamento a valenza epocale. Con questa terza edizione si aggiorna la nostra storia all’evoluzione degli ordinamenti ed ai nuovi impegni che interessano i reparti dei ”Bianchi amari” nella transizione dal XX al XXI secolo. Per chiarezza espositiva e completezza nella descrizione dei fatti, sono state aggiunte al testo originale alcune annotazioni tratte da fonte autorevole (e citata), a cura del redattore. Un sentito ringraziamento va allo SM dell’Esercito - Reparto Affari Generali - Ufficio ROC, in particolare al Colonnello in s.SM Antonio Venci, già comandante del 2° Reggimento Granatieri, attivamente prodigatosi per questa nuova edizione. Roma, 2 luglio 2002 Il Presidente Nazionale A.N.G.S. Gen. D. Roberto DI NARDO 81° comandante del 1° Granatieri © 5 I G S RANATIERI DI ARDEGNA C I APITOLO DALLE ORIGINI ALL’INVASIONE NAPOLEONICA ORIGINE DEL REGGIMENTO DELLE GUARDIE. REDUCI DALLA GUERRA DI CANDIA. E’ lontana nella storia l'origine dei Granatieri di Sardegna. Occorre risalire a più di trecento anni or sono. Il Ducato di Savoia usciva in quel tempo da un difficilissimo periodo in cui la lunga contesa, guerreggiata per quarant'anni, tra Francia e Spagna, ne aveva messo in pericolo la stessa esistenza. La pace dei Pirenei apportava una tregua alla lotta, ma le due Potenze rinserravano sempre ad occidente e ad oriente il piccolo ducato. Anche se gli spagnoli erano stati costretti finalmente a cedere Vercelli, da loro da anni occupata, essi erano sempre padroni della Lombardia. E se i confini del Ducato si estendevano ormai dal Rodano al Sesia, nel cuore del Piemonte rimaneva annidata la Francia, che dal 1631 occupava le valli di Perosa e Pinerolo. Il giovane duca di Savoia, Carlo Emanuele II, fra il 1658 e il 1659, iniziò una profonda riforma organica del suo esercito. Al sistema della milizia chiamata per la guerra e a quello di reggimenti assoldati di proprietà dei comandanti, sostituì il sistema di avere dei reggimenti permanenti di proprietà del Principe, cioè dello Stato. L’intelligente riforma fu iniziata con la fanteria. Il primo reggimento permanente di fanteria di linea ad essere creato fu il Régiment des Gardés o Reggimento delle Guardie. Anche se qualche compagnia fu costituita fin dal 1658, l'atto di nascita tradizionale del reggimento è l'editto ducale del 18 aprile 1659. A tale periodo storico di tre secoli or sono risalgono quindi l’origine dei Granatieri di Sardegna che, dall'antico Reggimento delle Guardie, derivano, come vedremo, in linea diretta ed anche l'esistenza organica permanente dei reggimenti della gloriosa Fanteria italiana, che dalle fanterie piemontesi discendono. Il Reggimento delle Guardie fu costituito su dodici compagnie per un totale di milleduecento uomini (il battaglione a quel tempo non esisteva). Suo primo comandante, “maestro di campo” come allora tale incarico si chiamava, fu il Marchese di Marolles. Il reggimento fu detto Regiment des Gardes non per speciale significato, ma, secondo la versione più probabile, perché nell'esercito del vicino Regno di Francia già esisteva da un secolo un reggimento di egual nome. Comunque, fin dalla sua prima dislocazione, si vede che esso non era un reggimento creato per servizi di presidio o di guardia, ma per essere un buon arnese in guerra. Infatti, solo quattro compagnie erano a Torino, le altre otto (portate a nove l'anno successivo) erano a Vercelli, cioè nella città di confine da poco liberata, a presidio vigile sul Sesia. Tale carattere guerriero del reggimento fu accentuato nel 1669 quando il 6 settembre tornarono in patria - appena in duecento dei duemila partiti - i reduci dei soldati piemontesi, inviati a Candia a difesa del “Leone di Venezia” e dei valori della cristianità contro l'invasione turca. I bravi soldati, i quali avevano sostenuto ventotto mesi di assedio e partecipato alla durissima lotta © 6 I G S RANATIERI DI ARDEGNA in cui erano morti venticinquemila cristiani, furono tutti immessi, a titolo d’onore, nel Reggimento delle Guardie, in cui formarono una compagnia. RIFORMA ORGANICA DI VITTORIO AMEDEO II. ISTITUZIONE DEI GRANATIERI. Anche il duca Vittorio Amedeo II, successo al padre nel 1675, fece utili riforme organiche nel suo esercito, fra cui: - l’istituzione del "battaglione" nei reggimenti di fanteria (il Reggimento delle Guardie fu su due battaglioni di dieci compagnie); - la creazione, avvenuta nei primi anni del suo regno, dei “granatieri”, anch’essa riflesso degli ordinamenti militari francesi. Tali soldati erano elementi arditi, alti, specializzati nel lanciare granate a mano, che, in combattimento, marciavano in testa alle colonne d'assalto di battaglione. Erano in sostanza gli “assaltatori” del XVII secolo. Tali soldati scelti, inizialmente sei per compagnia, furono nel 1685 riuniti in una compagnia di granatieri in ogni reggimento di fanteria di ordinanza. Anche il Reggimento Guardie ebbe così la sua brava compagnia di granatieri. In tal modo sono nati, nei nostri ordinamenti militari, il nome e la specialità gloriosa dei Granatieri. GUERRA DELLA LEGA DI AUGUSTA. BATTAGLIA DELLA MARSAGLIA: ORIGINE DEL MOTTO “A ME LE GUARDIE!” Nel 1690 il ducato di Savoia, audacemente, si gettò anch’esso nella guerra contro la Francia, la cosiddetta guerra della Lega di Augusta, duramente pesandogli la tutela del vicino potente stato, tuttora padrone di Pinerolo. In questa guerra, per la prima volta, il Reggimento delle Guardie (e così gli altri reggimenti di fanteria d'ordinanza piemontesi) si batterono contro truppe straniere. Anche se le Guardie avevano già avuto il loro battesimo del fuoco all'Angrogna nel 1663 nella triste campagna contro i Valdesi e, nel 1672, a Ponte di Mozzo nella breve guerra contro la Repubblica di Genova, la prima vera battaglia da ricordare della loro lunga storia è quella di Staffarda, del 18 luglio 1690, in cui, misurandosi con l'agguerrito esercito francese del Catinat, si distinsero in tenaci resistenze e violenti contrassalti. Nel 1691 le Guardie parteciparono al durissimo assedio di Pinerolo e all'assalto finale glorioso che, nella notte dell'8 agosto, conquistò gli spalti della cittadella e provocò la resa della fortezza. Nel settembre del 1693 un altro esercito francese invase dal Colle delle Finestre il Piemonte. Nel piano della Marsaglia, il 4 ottobre, si scontrarono quarantamila francesi contro venticinquemila piemontesi. Nella disperata, aspra battaglia si udì per la prima volta un grido incitatore, che è tuttora motto glorioso dei reggimenti granatieri italiani, quando il Marchese di Parella al grido “a me le Guardie!” lanciò più volte i superstiti del suo reggimento contro il nemico incalzante. E quando l'armata ducale ripiegò, le Guardie si batterono, ultime, in retroguardia. Dopo sei anni di lotta, la guerra, nel 1696, ebbe termine. La pace di Riswick sancì la restituzione da parte della Francia di Pinerolo, dopo sessantaquattro anni di possesso. © 7 I G S RANATIERI DI ARDEGNA GUERRA DI SUCCESSIONE DI SPAGNA: BATTAGLIE DI CHIARI, CASTREZZATO, LUZZARA; “CATTURA DI SAN BENEDETTO”; ASSEDI DI VERCELLI, DELLA VERRUA, DI CHIASSO, DI TORINO, BATTAGLIA DI TORINO. Nella prima metà del XVII secolo, l'Europa fu insanguinata dal grande ciclo delle guerre di successione. All'inizio della prima (guerra di successione di Spagna - 1701) fra due coalizioni di Stati, il Ducato di Savoia, ristretto come in una morsa, dal Delfinato e dalla Lombardia, tra Francia e Spagna alleate, fu obbligato a scendere in campo unito ad esse. Ed ecco le Guardie combattere nelle battaglie di Chiari, di Castrezzato e di Luzzara, nella quale per la prima volta le fanterie piemontesi impiegarono le baionette da poco adottate. Ma nel 1703 il Duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, poté finalmente seguire gli interessi del suo Stato e cercare di impedire che l'influenza francese si estendesse in Lombardia. Passò decisamente dalla parte degli Imperiali, dei nemici cioè di Francia e Spagna. Male ne incolse alle truppe ducali che erano in Lombardia con l'esercito francese del Vendome: non preavvisate, furono circondate e catturate a S. Benedetto, e fra esse, il II Battaglione delle Guardie. Violenta ed aspra si scatenò la vendetta francese, invadendo il Piemonte. Negli assedi di Vercelli, in quello della Verrua, dalla gloriosa resistenza di sei mesi, altamente si distinsero le Guardie, e così in quello di Chivasso, ove il reggimento, ricostituito su due battaglioni, si batté eroicamente per quarantaquattro giorni, prima che l'esercito ducale fosse costretto a rinchiudersi in Torino. Nel glorioso assedio di Torino del 1706, in cui fu scritta una delle più belle pagine della storia militare del Piemonte, il Reggimento delle Guardie combatté eroicamente. Si segnalò in specie nella disperata difesa dei bastioni di S. Maurizio e del Beato Amedeo, in luglio e in agosto, e nel memorabile contrattacco in cui il reggimento tutto riunito, portandosi a piè d'opera a rullo di tamburo e a bandiere spiegate, si lanciò contro il nemico al vecchio grido “a me le Guardie! Avanti Guardie!” e riconquistò l'importante controguardia di S. Maurizio in più ore di lotta accanita. E fra i primi ad arrivare sulle posizioni nemiche fu il Maggiore Bolger, che incitava i suoi soldati alzando al cielo il braccio sinistro sanguinante, mozzo della mano, tagliatagli da un fendente francese. Quando il 7 settembre presso Torino arrivò l'esercito imperiale guidato da quel mirabile condottiero che fu il principe Eugenio di Savoia, ecco i difensori della città tentare violenta sortita (in testa a tutti il Reggimento delle Guardie) e contribuire alla disfatta delle forze franco- spagnole nella grande battaglia combattuta fra Stura, Dora e Po. L’architetto Juvarra costruirà poi per ordine di Vittorio Amedeo II, sul colle di Superga, l'imponente basilica che quella battaglia ricorda. I trattati di Utrecht nel 1713 e di Rastadt nel 1714 posero fine alla lunga guerra. Ad occidente i confini dello stato inclusero le valli di Fenestrelle e di Oulx; ad oriente il basso Monferrato con Alessandria, Valenza e la Lomellina. Il Ducato di Savoia fu elevato a Regno con la corona di Sicilia tolta alla Spagna, che perse con tale guerra tutti i possessi italiani. Il predominio sulla penisola italiana passava ora all'Austria. © 8 I G S RANATIERI DI ARDEGNA SICILIA – ORIGINE DELL’AQUILA DELLE PLACCHE D’ONORE DEI GRANATIERI. ASSEDI DI TERMINI E SIRACUSA – NASCITA DEL REGNO DI SARDEGNA. Quando Vittorio Amedeo II partì da Villafranca per recarsi a Palermo per essere incoronato re, portò alcuni reparti dell'esercito ducale e fra essi un Battaglione del Reggimento delle Guardie. Ma laggiù nella bella isola del sole, i soldati savoiardi, cessate le feste per l'incoronazione, non fecero tranquilla vita di guarnigione. In quei tempi nessuna idea nazionale esisteva in Italia. Né il principe sabaudo metteva in luce né il popolo siciliano capiva che ad una dinastia straniera subentrava in Sicilia una dinastia italiana. Per i siciliani, i funzionari e i soldati piemontesi erano solo da preferire pel momento alla dura occupazione austriaca, provata durante la guerra. E quando nel 1718, per l'audace politica del ministro di Spagna, cardinale Alberoni, la Spagna rioccupò d'improvviso la Sardegna, togliendola agli austriaci, e sbarcò truppe da potente flotta militare, in Sicilia, il popolo siciliano insorse e dette man forte agli spagnoli contro i piemontesi. Il re Vittorio Amedeo lanciò in tale tragica circostanza un proclama ai suoi sudditi in Sicilia, ma in esso si tace del tutto il fatto che in Sicilia, ad italiani, a connazionali, stavano di nuovo per subentrare stranieri. Passeranno ancora decenni e decenni prima che nel nostro paese si formi un'idea concreta di unità nazionale. Durante la disperata e vana difesa dell'isola da parte dei soldati piemontesi, le Guardie combatterono eroicamente, per l'onore della bandiera, negli assedi di Termini e di Siracusa: di essi ben pochi tornarono in patria nell'agosto del 1719. A ricordo di quel periodo, ci resta oggi un segno: l'aquila che è impressa sulle placche d'ottone che i Granatieri italiani tuttora portano sugli spallacci delle loro giberne nei servizi d'onore. Essa non è che l'aquila dello stemma di Palermo, che fu messa al centro dello stemma dello Stato. Accordatisi in Londra, Inghilterra, Francia e Olanda intimarono alla Spagna di cedere i possessi italiani riconquistati. La Sicilia fu data all'Austria, la Sardegna a Vittorio Amedeo II. Nacque così da quegli eventi il Regno di Sardegna. GUERRA PER LA SUCCESSIONE DI POLONIA: ASSEDI DI PIZZIGHETTONE E DI MILANO; BATTAGLIE DI PARMA E DI GUASTALLA. Nel 1733 si accese in Europa la guerra per la successione di Polonia: Francia e Spagna, contro Austria, Russia e Prussia. Il Regno di Sardegna si alleò a Francia e Spagna, che gli promettevano la Lombardia. Il Milanese dopo la guerra di successione di Spagna era, infatti, divenuto possesso austriaco. Ed ecco le guardie battersi alla presa della fortezza di Pizzighettone e di Milano e poi nella battaglia di Parma del 29 giugno 1734, di cui è celebre il contrattacco vittorioso del reggimento contro la Crocetta, e in quella di Guastalla. La guerra terminò nel 1738 col trattato di Vienna. Come talora avviene, le promesse degli © 9 I G S RANATIERI DI ARDEGNA alleati furono fallaci. Il Regno di Sardegna poté accrescersi ad oriente solo delle province di Tortona e di Novara. GUERRA PER LA SUCCESSIONE D’AUSTRIA: MODENA, MIRANDOLA, SAVOIA, PIETRALUNGA, MADONNA DELL’OLMO, ASTI, VALENZA, VENTIMIGLIA, BATTAGLIA DELL’ASSIETTA. Altri otto anni di guerra insanguinarono l'Europa dal 1740 al 1748 per la guerra di successione d'Austria. Il Regno di Sardegna si pose questa volta contro Francia e Spagna per impedire che il Milanese tornasse spagnolo ed il Piemonte si trovasse di nuovo serrato fra due stati di eguale politica. Quando napoletani e spagnoli provenienti dal Sud minacciarono la pianura padana, il Re Carlo Emanuele III, buon soldato, accorse col suo esercito. Le Guardie si distinsero nell'espugnazione della cittadella di Modena; della fortezza di Mirandola e nell'inseguimento del nemico in rotta sino a Rimini. E quali marciatori erano quei soldati piemontesi! Il 13 agosto 1743 le guardie erano a Rimini ed il 3 ottobre a la Thuile sul Piccolo San Bernardo, partecipando subito alla riconquista della Savoia invasa dai franco-ispani. E negli anni successivi ecco le guardie alla difesa di Pietralunga, eccole nella battaglia di Madonna dell'Olmo, nelle operazioni per liberare Cuneo assediata, nella riconquista di Asti e di Valenza, nell'assedio di Ventimiglia. L’episodio saliente della lunga campagna si ebbe nel 1747, quando un esercito potente di franco-ispani, dal Delfinato invase il Piemonte. E’ allora che, nel 19 luglio, si svolse la memorabile battaglia dell'Assietta, in cui si batterono nove Battaglioni piemontesi e quattro austriaci e svizzeri, in tutto circa settemila uomini, contro trentuno Battaglioni francesi, forti di ventimila uomini e forniti di artiglierie, di cui gli avversari erano privi. Nel punto più importante e pericoloso delle posizioni difensive, nella "Testa" dell'Assietta, era stato dislocato, per tradizione di onore, il I Battaglione del Reggimento delle Guardie (l’altro battaglione era all’assedio di Genova), rinforzato dalla Compagnia Granatieri del Reggimento Casale. Il Battaglione era al comando del Tenente Colonnello Paolo Navarino di San Sebastiano. Per tutta la giornata gli attacchi francesi si susseguirono contro la Testa dell’Assietta, ma le Guardie e i Granatieri del San Sebastiano non retrocessero e difesero eroicamente, in piedi sugli spalti, le loro ridotte. Avanti ad esse caddero decine e decine di soldati e ufficiali francesi, fra cui il Generale d’Arnauld e lo stesso comandante francese, il Generale Belle-Isle, che, ad un certo istante, per incitare i suoi soldati, si pose alla testa di essi con in mano una bandiera. Ma quando era riuscito ad arrivare sull’alto delle ridotte piemontesi e a piantarvi il bianco drappo dai gigli di Francia cadde ucciso a colpi di baionetta da due soldati delle guardie , le quali ancora una volta furiosamente reagivano contro l’eroico disperato attacco nemico. Durante la battaglia, il Generale Alciati, da cui dipendeva il San Sebastiano, avendo visto fortemente attaccato anche il Gran Serin [la posizione chiave della difesa piemontese (n.d.r.)] e l’affluirvi affrettato di forze fattevi accorrere per ordine del Comandante in capo, Generale Bricherasio, inviò al San Sebastiano per due volte l’ordine di ripiegare, e invano - la terza volta - un biglietto in cui lo esortava a “penser à ménager une retraite”. Il San Sebastiano, nel ricevere l'ordine scritto, pare avesse pronunziato le celebri parole: “Davanti al nemico non possiamo © 10 I G S RANATIERI DI ARDEGNA volgere le spalle!”, intendimento che i suoi soldati pienamente recepirono. Così, di lì a poco, fermi sulle loro posizioni, le guardie riuscivano a respingere ancora una volta l'estremo attacco francese [decidendo le sorti della giornata e la completa disfatta del corpo di spedizione che, sbandato, a frotte, ripassò il confine non senza arrecare danno alle popolazioni (n.d.r.)]. La vittoria memorabile dell’Assietta fu dovuta in grandissima parte al valore ed alla capacità del Tenente Colonnello di San Sebastiano e delle guardie e dei granatieri difensori della Testa dell’Assietta, luogo dove ancor oggi sono visibili i trinceramenti piemontesi, assieme al bel monumento commemorativo del fatto d'arme. Nel 1748 la pace di Aquisgrana chiuse la lunga guerra: il Regno di Sardegna ottenne Voghera, Vigevano e l'alto Novarese. Il confine delle Stato era ormai al Ticino. CREAZIONE DEL REGGIMENTO SARDEGNA FANTERIA. DUCA DI SAN PIETRO. Nel 1744, durante la guerra di successione d'Austria, fu formato un reggimento di levata sarda, il Reggimento Sardegna Fanteria, che bene si distinse nei fatti d'arme di Acqui e di Ventimiglia. La storia di tale Reggimento si affiancherà nei decenni successivi a quella della "Guardia" e dei Granatieri, per poi fondersi con essa. Ne fu primo Comandante don Bernardino, Duca di S. Pietro, alla memoria del cui figlio, don Alberto, anch'esso Ufficiale del Reggimento e munifico donatore di lascito testamentale, si celebra tuttora, ogni anno, davanti ai reparti Granatieri in armi, una solenne messa di suffragio il 18 febbraio. 1759: 1° CENTENARIO DELLE GUARDIE. GUERRE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE: SAVOIA, NIZZARDO, SOMMALUNGA, CERISIERA, COLLE DELLA GILETTA, COLLE DEL PERUS, AUTHION, MONTE SACCARELLO, COSSERIA, SAN MICHELE, BRICCHETTO Il 18 aprile del 1759, il Reggimento delle Guardie celebrò in Torino, nella sua caserma presso la Cittadella, il primo centenario della sua fondazione. Nel 1774, lo stesso sovrano, Vittorio Amedeo III, a riconoscimento dei meriti dell'antico reggimento, se ne nominò comandante onorario. Passarono così, dai tempi della guerra di successione d'Austria, 44 anni di pace. Ma il risveglio delle armi piemontesi, quasi sopite dalla lunga pace, fu brusco e amaro. Nel 1792, dodicimila soldati piemontesi erano in Savoia attorno alle fortificazioni di Montmélian, contro l'ormai palese minaccia delle armate rivoluzionarie di Francia. Erano là anche il I Battaglione del Reggimento delle Guardie e il Reggimento Sardegna Fanteria. I francesi passarono il confine senza dichiarazione di guerra e attaccarono di sorpresa le posizioni piemontesi i cui difensori non ressero all'improvviso urto. Con altri reparti, il Reggimento Sardegna Fanteria ruppe i suoi ranghi; anche il Battaglione delle Guardie fu travolto nell'affrettato e disordinato ripiegamento. Lo stesso comandante piemontese, il vecchio Generale Lazzari, si affrettò a ripassare le Alpi. La Savoia era perduta: il ripiegamento tumultuoso delle forze piemontesi si arrestò solo al passo del Piccolo San ©
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