I luoghi e le forme dei mestieri e della produzione nelle province africane Atti del XVIII convegno di studio Olbia, 11-14 dicembre 2008 A cura di Marco Milanese, Paola Ruggeri, Cinzia Vismara Volume terzo Carocci editore In copertina: Il teatro di Sabratha (foto di Attilio Mastino). 1a edizione, novembre 2010 © copyright 2010 by Carocci editore S.p.A., Roma Finito di stampare nel novembre 2010 issn 1828-3004 isbn 978-88-430-5491-6 Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore via Sardegna 50 - 00187 Roma telefono 06 / 42818417 - fax 06 / 42747931 Visitateci sul nostro sito Internet: http://www.carocci.it IV Volume pubblicato con il contributo finanziario di UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI PROVINCIA DI SASSARI Comitato scientifico Aomar Akerraz, Angela Antona, Piero Bartoloni, Nacéra Benseddik, Paolo Bernardini, Azedine Beschaouch, Antonietta Boninu, Giovanni Brizzi, Francesca Cenerini, Rubens D’Oriano, Emilio Galvagno, Elisabetta Garau, Julián González, Antonio Ibba, Mustapha Khanoussi, Giovanni Marginesu, Attilio Mastino, Marco Milanese, Alberto Moravetti, Giampiero Pianu, Marco Rendeli, Daniela Rovina, Paola Ruggeri, Sandro Schipani, Ahmed Siraj, Pier Giorgio Spanu, Alessandro Teatini, Cinzia Vismara, Raimondo Zucca Coordinamento scientifico Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane dell’Università degli Studi di Sassari Viale Umberto I 52 - 07100 Sassari telefono 079 / 2065203 - fax 079 / 2065241 e-mail: [email protected] Angela Antona, Maria Dolores Marina Corro, Sara Puggioni Spazi di lavoro e attività produttive nel villaggio nuragico La Prisgiona in località Capichera (Arzachena) Il superamento del luogo comune che poneva la Gallura in uno sta- to recesso rispetto al resto della Sardegna sta consentendo la ricom- posizione di fasi di sviluppo della civiltà nuragica perfettamente alli- neate nell’ambito del grande fenomeno isolano. In particolare, nel quadro culturale sempre più articolato di quest’ultimo, gli esiti della ricerca in corso stanno offrendo nuovi elementi di conoscenza in re- lazione ai modelli insediativi, all’organizzazione del villaggio, all’evo- luzione della società tra il Bronzo Finale e il Primo Ferro1. * Angela Antona, Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro; Maria Dolores Marina Corro e Sara Puggioni, collaboratori esterni della medesima Soprintendenza. Il presente intervento è frutto del lavoro congiunto delle autrici: ad Angela An- tona si devono il quadro culturale della Gallura nuragica, la lettura dello scavo e le interpretazioni relative al complesso di La Prisgiona; a Sara Puggioni si devono le considerazioni relative al sistema di insediamento e al ruolo della “capanna delle riu- nioni”; si deve a M. Dolores Marina Corro lo studio dei materiali ceramici prove- nienti dallo scavo delle capanne del complesso in oggetto. 1. A. ANTONA, Il villaggio di Punta d’Acu, La Prisgiona, «Almanacco Gallurese», 2005-06, 2006, pp. 62-71; A. ANTONA, C. ATZENI, R. PORCU, U. SANNA, N. SPANU, Terra dal passato, terra per il futuro. Innovazione nell’uso di un materiale naturale nel- la conservazione, Innovazioni tecnologiche per i beni culturali in Italia, in Atti del Con- vegno Nazionale AIAR, Bressanone, 11-12 febbraio 2004, Caserta 2005, volume dei rias- sunti, p. 13; A. ANTONA, C. ATZENI, R. PORCU, S. PUGGIONI, U. SANNA, N. SPANU, Manufatti non vascolari in terra “cotta” dal complesso nuragico di Punta d’Acu/La Prisgiona-Arzachena (Sassari), in Materiali argillosi non vascolari: un’occasione in più per l’archeologia, Atti della 9a Giornata di Archeometria della Ceramica (Pordenone, 18-19 aprile 2005), a cura di B. FABBRI, S. GUALTIERI, A. N. RIGONI, «Quaderni del Museo Archeologico del Friuli Occidentale», 2007, pp. 95-102; A. ANTONA, S. PUG- GIONI, Spazi domestici, società e attività produttive nella Sardegna nuragica. L’esempio della Gallura, in L’espai domèstic i l’organització de la societat a la protohistòria de la Mediterrània occidental (Ier mil·lenni a.C.), Actes de la IV Reunió Internacional d’Ar- queología de Calafell (Calafell-Tarragona, 6-9 març 2007), ed. M. C. BELARTE, (Arqueo L’Africa romana XVIII, Olbia 2008, Roma 2010, pp. 1713-1734. 1714 Angela Antona, M. Dolores Marina Corro, Sara Puggioni In generale è noto come, durante il Bronzo Recente, l’assetto ri- gido che caratterizzava l’organizzazione dell’insediamento in tutta l’i- sola, quasi geometricamente definito per ampi ambiti territoriali2, ciascuno dotato di costruzioni poderose, abbia spesso indotto nel- l’interpretazione in senso militare del modello insediativo3. E` altresì noto come la dinamicità economica e sociale dei secoli XI-X a. C. abbia portato, in un certo senso, a scardinare l’assetto insediativo suddetto. Sfuggono ancora alla conoscenza gli eventi responsabili di questo cambiamento sostanziale che sembra aver determinato l’esau- rirsi dell’istanza marcatamente difensiva e fortificatoria dell’epoca precedente. Di questo importante mutamento è un chiaro indicatore l’abbattimento delle cortine degli antemurali che costituivano una li- nea di difesa primaria dei nuraghi complessi4. Gli scavi in corso nella regione gallurese stanno evidenziando le tappe di un’evoluzione generalizzata dei villaggi nuragici e della socie- tà che, fra il Bronzo Medio e il Bronzo Recente e poi fra il Bronzo Recente e il Bronzo Finale, modifica gli equilibri interni ed esterni. Soluzioni di continuità percettibili stratigraficamente trovano precisi indicatori materiali nella distruzione o sostanziale ristrutturazione di certe costruzioni, nella riorganizzazione degli spazi abitativi, nell’indi- viduazione di specifiche destinazioni d’uso degli ambienti di vita, nel- la nascita di strutture di riferimento politico-religioso. In questo senso, un esempio significativo è offerto dal comples- so di Capichera di Arzachena, pertinente al sistema insediativo gal- lurese dell’entroterra costiero5. Situato precisamente sul colle di Punta d’Acu, è contrassegnato Mediterrània, 11), Barcelona 2009, pp. 331-47; A. ANTONA, Il complesso nuragico di Lu Brandali e i monumenti archeologici di Santa Teresa Gallura (Sardegna Archeologi- ca. Guide e Iitinerari, 37), Sassari 2005, pp. 38-57. 2. G. LILLIU, La civiltà nuragica, Sassari 1982, pp. 10 e ss.; ID., La civiltà dei Sardi, cit., pp. 563-4; F. LO SCHIAVO, A. ANTONA, S. BAFICO, F. CAMPUS, T. COSSU, O. FON- ZO, A. FORCI, P. E. ISETTI, S. LANZA, V. LEONELLI, M. PERRA, M. G. PUDDU, R. RELLI, G. ROSSI, M. SANGES, A. USAI, L. USAI, La Sardegna. Articolazioni cronologiche e diffe- renziazioni locali. La Metallurgia, in L’Età del Bronzo in Italia, Atti del Congresso Nazio- nale “L’età del bronzo recente in Italia”, (Lido di Camaiore, 26-29 ottobre 2000), Viareg- gio 2004, pp. 357-98. 3. LILLIU, La civiltà nuragica, cit., pp. 139-41. 4. Per la Gallura, oltre al caso preso in esame in questa sede, vedi: ANTONA, Il complesso nuragico di Lu Brandali, cit.; A. SANCIU, Lo scavo del nuraghe Belveghile di Olbia, «Nuovo Bullettino Archeologico Sardo», 3, 1986 (1990), pp. 19-25. 5. ANTONA, PUGGIONI, Spazi domestici, società e attività produttive, cit., p. 333. Spazi di lavoro e attività produttive nel villaggio nuragico La Prisgiona 1715 Fig. 1: Arzachena, La Prisgiona, nuraghe e villaggio (foto E. Grixoni). Fig. 2: Arzachena, La Prisgiona, mastio e bastione (foto E. Grixoni). 1716 Angela Antona, M. Dolores Marina Corro, Sara Puggioni o v e rili ( e h c gi o ol n o r c si a f e ell d e n o zi a c di n l’i n o na, cnca). gioMa s PriL. La di o ne nto meazi diabor ea dell’inseri; riel etria N. Pil m nidi Plano 3: eg g. dis Fie Spazi di lavoro e attività produttive nel villaggio nuragico La Prisgiona 1717 dal già noto nuraghe La Prisgiona6. Attorno ad esso si estende un villaggio (FIG. 1) che comprende, nella parte fino ad ora rilevata, una novantina di capanne leggibili in un fitto articolarsi di struttu- re ancora interrate. Recenti scavi hanno posto in luce gran parte del nuraghe col bastione bilobato (FIG. 2), la cortina muraria che lo circoscrive da sud-est a nord-ovest e la parte del villaggio ad esso più prossima. Lo studio preliminare dei dati culturali emersi fino ad ora sta facendo ricomporre una sequenza di azioni riconducibili ad almeno tre fasi (FIG. 3): – fase I, riferibile al Bronzo Medio, vede la costruzione di una struttura a grossi blocchi poligonali (verosimilmente un nuraghe a corridoio), attestata da una porzione residua situata alla base del mastio; – fase II, vede nel Bronzo Recente l’edificazione del mastio, par- zialmente sovrapposto alla struttura precedente, e del bastione bi- lobato ad addizione frontale. Appartiene a questa fase la costruzio- ne di una cortina muraria esterna al bastione e lo sviluppo del vil- laggio; – fase III, contraddistinta da una sostanziale ristrutturazione del- l’insieme avvenuta nel corso del Bronzo Finale, consistente nell’ab- battimento di gran parte della cortina esterna al bastione e nella creazione di un rifascio della parte residua, impiantato su un po- tente strato di distruzione. L’abbattimento della torre est e la sua trasformazione in uno spazio ampio, privo dell’originaria copertura a falsa cupola, completa l’imponente trasformazione dell’insieme. Contestualmente una serie di nuovi ambienti si impianta sui resti dell’antemurale. Lo scavo più recente ha interessato, fra l’altro, quest’ultima por- zione del villaggio (FIG. 4) adagiata immediatamente a ridosso del nuraghe, nella quale si è definita una serie di ambienti che compon- gono un piccolo agglomerato, secondo uno schema centripeto che si replica in altre situazioni galluresi recentemente indagate7. Le co- 6. E. CONTU, Considerazioni su un saggio di scavo al nuraghe «La Prisciona» di Arzachena, «SS», XIX, 1964-65, pp. 149-260. 7. Una situazione stratigrafica simile si ripete anche nel villaggio di Lu Brandali di Santa Teresa Gallura, situato nell’estremo nord dell’isola ed individuato nel siste- ma costiero nordoccidentale, affacciato sulle Bocche di Bonifacio. Anche in questo caso, infatti, sovrapposizioni murarie, modifiche delle planimetrie di ambienti preesi- stenti, aggiunte di piccoli vani costruiti a ridosso degli edifici principali denotano, nel 1718 Angela Antona, M. Dolores Marina Corro, Sara Puggioni struzioni sono poste l’una tangente all’altra, affacciate su un viottolo d’accesso comune. Oltre che per la disposizione, si distinguono dal- le capanne della fase precedente anche per la caratteristica dell’in- gresso preceduto da un breve atrio. Esse rispondono a destinazioni d’uso che attestano lo svolgersi di attività specifiche. Infatti, grossi dolia (FIG. 5) e macine di diverse forme e dimensioni (FIG. 6) atte- stano lo stivaggio e la lavorazione di derrate. Allo stesso tempo, vani destinati ad attività di tipo artigianale possono indurre nell’ipo- tesi che nuovi modelli organizzativi del lavoro e della produzione siano sottesi nell’articolazione e nelle caratteristiche dei vani costruiti nell’ultima fase di vita del villaggio. Tra i diversi ambienti esplorati, la capanna 3, di circa 5 m di diametro, conserva al suo interno i resti di una costruzione realiz- zata in mattoni di fango (FIG. 7). Questi ultimi sono riconducibili a due tipi fondamentali: uno, che rappresenta la gran parte di essi, è di forma prismatica a sezione triangolare8, caratterizzato da due facce piane ed una scabra, ottenuto con l’utilizzo di una semplice matrice aperta, probabilmente in legno. L’altro di forma parallele- pipeda9, attestato in una quantità sensibilmente inferiore rispetto al precedente, presenta facce piane spesso recanti l’impronta della matrice lignea. La colorazione dei mattoni va dal rosso del concot- to al nero dovuto al contatto col fuoco. Analisi chimiche e fisiche condotte su campioni delle terre argillose che li compongono han- no dato giustificazione in tale senso, confermando che si tratta di un vano di cottura10. Di questo, l’ingombro e la distribuzione spa- ziale dei resti consentono di ipotizzare la forma circolare, compresa all’interno di un perimetro lastricato funzionale anche all’agibilità dell’ambiente. Un’ipotesi ricostruttiva farebbe plausibilmente pensa- re che la struttura utilizzasse i mattoni del secondo tipo nello zoc- Bronzo Finale, variazioni consistenti rispetto all’assetto del villaggio nel Bronzo Re- cente; cfr. ANTONA, Il complesso nuragico, cit., pp. 38-65; ANTONA, PUGGIONI, Spazi domestici, società e attività produttive, cit., p. 333. 8. Dimensioni medie: lunghezza 10×5 cm di lato. 9. Dimensioni medie dei mattoni parallelepipedi: lunghezza 18×5 cm di lar- ghezza×3 cm di spessore. 10. Un “forno” realizzato in mattoni di fango su zoccolo di pietra è documenta- to nel villaggio nuragico di Monte Zara: cfr. G. UGAS, Torchio nuragico per il vino dall’edificio-laboratorio n. 46 di Monte Zara in Monastir (Ca), in Architettura e artigia- nato nel Mediterraneo dalla Preistoria all’Alto Medioevo, Tavola Rotonda Internaziona- le in memoria di Giovanni Tore, (Oristano, 17-19 dicembre 1999), Oristano 2001, pp. 82 e ss. Spazi di lavoro e attività produttive nel villaggio nuragico La Prisgiona 1719 Fig. 4: La Prisgiona, la porzione del villaggio indagata nel corso delle ulti- me campagne di scavo (foto E. Grixoni). Fig. 5: Dolium dalla capanna 10 di La Prisgiona con i particolari delle grappe di restauro in piombo (foto E. Grixoni).
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