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Gli schiavi nel mondo greco e romano PDF

245 Pages·2006·4.331 MB·Italian
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Quellaan ticèa s tatuan as ociestcàh iavilsatrag,a menbtaes ata nellsau ao rganizzazei noenlel sau ae conomisau u nap resenza massiccdiisa c hiacvhie i nd eterminlautoig hria ggiunsae ro voltee f,o rsaed diritstuuprear aroinlco i,n quanptearc entdoe lla popolazioInlle i.b rroi capitqoulaan tsoa ppiamsou lt emai,n riferimesnitaao l lcai vilgtràe csai aa llcai vilrtoàm anaG.l ia utori illustrcahneco o sas ignifiecsasvear sec hiacvoim,e l os i diventaev sau,l lbaa sed elltee stimoniaanntziec he stlimaa no consistednezlfa e nomennoe l codreslol vea rie epoec nheel le diverrseeg ionRia.c contapnooil af unzioen ielp esod eglsic hiavi neid iversseit todreil lvai teac onomiclaal, o rpor esenza nell'organizzdaezlilvoain tefa a migliea nreel lcei ttaàn,a lizzando anchec omes ip otesussec irdea llsot atdois chiavidtaùl:lf au ga allrei volatlel,' affrancaImnefnmtteor .a ttalneto r asformazioni, relativammeondtees tceh,e l af med ell'impreormoa noe ilp rimo diffondedreslic ristianepsoirmtoa ronneols istemsac hiavistico antico. 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ISBN 978-88-15-12593-4 Edizione originale: Esclave en Grèce et à Rame, Paris, Hachette, 2006. Copyright © 2006 Hachette Littératures. Copyright © 2009 by Società editrice il Mulino, Bologna. Traduzione di Raffaella Biundo. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblirnzione può essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessn in qual­ siasi forma o mezzo - elettronico, meccanico, reprografico, di11it11le se - non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d'Autore. Per altre informazioni si veda il sito www.mulino.it/edizioni/fotocopie Indice Premessa p. 7 I. Che cos'è uno schiavo 13 1. Una questione di parole 14 2. Una definizione dello schiavo 17 3. Società con schiavi o società schiavistiche? 20 II. Le prime forme della schiavitù 25 1. XIV-XIII secolo a.C.: l'epoca micenea delle tavolette in lineare B 25 2. IX-VIII secolo a.C.: i poemi omerici 28 3. VII-VI secolo a.C.: nascita in Grecia di una società schiavistica 35 4. La crisi arcaica e la schiavitù 37 5. La Roma arcaica nella visione di Livio e di Dionigi di Alicarnasso 40 6. La Roma arcaica e i suoi schiavi 44 III. Una popolazione di schiavi 55 1. Il numero di schiavi ad Atene 56 2. A città ricche, schiavi numerosi 60 3. Il numero degli schiavi nel mondo romano 62 4. Da dove vengono gli schiavi? 70 5. La guerra, una «caccia agli schiavi»? 73 6. Nascita di schiavi, schiavi di nascita 75 7. Il rinnovo della popolazione servile nell'impero romano 77 8. I mercati di schiavi 83 IV. Schiavo e vita economica p. 89 1. Schiavitù e agricoltura 91 2. Dalla piccola proprietà alla villa «schiavistica» 93 3. Gli schiavi rurali al lavoro 95 4. La manifattura e il commercio 101 5. Un'organizzazione giuridica del lavoro servile: restrizioni, guadagni e responsabilità 106 6. Peculio e preposizione 109 7. L'organizzazione del lavoro servile nella Grecia classica 114 8. Un'economia schiavista? 119 V. Lo schiavo nella casa e in città 127 1. Lo schiavo fa parte della società? 127 2. Lo schiavo e i suoi padroni in Grecia 130 3. Familia rustica e familia urbana 136 4. Schiavi domestici, schiavi di schiavi e schiavitù sessuale 140 5. Lo schiavo di fronte alla legge della città 144 6. Religione, politica, amministrazione: un gioco di inserimento e di esclusione 150 7. Gli schiavi e la guerra 158 8. Pensare la schiavitù 168 VI. Come uscire dalla schiavitù? 183 1. La libertà nella fuga? 183 2. Violenze e rivolte servili 188 3. Le guerre servili nel II e nel I secolo a. C. 193 4. La manomissione, via maestra verso la libertà? 198 VII. La schiavitù alla fine dell'impero d'Occidente 209 1. Il tardo impero romano è ancora una società schiavista? 209 2. Schiavi e coloni nell'agricoltura 211 3. Il reclutamento di nuovi schiavi 213 4. Schiavi privilegiati e uscita dalla schiavitù 216 5. La Chiesa e i cristiani alla prova della schiavitù 218 Bibliografia 227 Indice dei nomi 239 l>remessa Il 4 febbraio 1794 la Convenzione aboliva la schiavitù nelle Antille francesi. Fu il primo episodio, certo del tutto tempo­ runeo (la schiavitù fu reintrodotta nel 1802), di un'abolizione d1c, in Francia, fu conquistata definitivamente nel 1848. E oggi l' ormai acquisita, sebbene si stimi che complessivamente, nel mondo, 20 milioni di persone adulte siano ancora sottomesse 11 forme di questa schiavitù statutaria e «tradizionale». Tuttavia Maurice Lengellé-Tardy, in un recente opuscolo, sostiene che il lavoratore pagato qualche dozzina di euro al 111cse in una fabbrica di un paese emergente o il disoccupato sl·nza più sussidi che dorme sul marciapiede sono schiavi, allo sll'sso modo in cui lo erano quelli d'epoca greco-romana oppure i neri d'America prima del 1865 1• Avrà probabilmente ragione 11 indignarsi davanti a tutta quella indigenza. Ciò nonostante, bisogna respingere questa confusione tra lo statuto legale di srhiavo (che giuridicamente è proprietà altrui) e la miseria di 11na persona legalmente libera, una confusione che vien fatta i 11 barba a ogni rigore intellettuale. Tuttavia, tali considerazioni mostrano come la schiavitù, 1·irca un secolo e mezzo dopo la sua scomparsa ufficiale, sia pl'l"cepita come una condizione ripugnante, persino insoste- 11 il iile, e come sia ancora un tema d'attualità. Parlare di schiavitù significa richiamare subito alla mente 1111a crudezza sociale senza eguali; perciò assimiliamo facilmente 11lla schiavitù, per derivazione, tutte le forme più mostruose di oppressione sociale. La «vera» schiavitù storica era tuttavia molto più complessa 1· più varia di quanto non si immagini, anche se, chiaramente, l'l'sta sempre moralmente degna di condanna. D'altronde, è 1·sistita una società in cui la schiavitù era del tutto ordinaria e 111 cui nessuno ne ha reclamato l'abolizione: l'antichità greca 8 PREMESSA e romana 2• E, in effetti, essa non fu mai abolita; gli schiavi partecipavano praticamente a tutti i settori della vita e dell'eco­ nomia, compresi quelli della cultura e dell'amministrazione. La documentazione disponibile è certo notevolmente meno cospicua di quella relativa a periodi più recenti, poiché i do­ cumenti d'archivio sono scomparsi quasi totalmente: sembra banale dirlo, ma non va dimenticato3• Tale constatazione è particolarmente evidente per quel che concerne gli schiavi: non possediamo in pratica alcun testo, neanche letterario, scritto da uno schiavo riguardo alla propria condizione. Eppure alcuni autori antichi erano stati schiavi: il favolista Esopo; Terenzio, probabilmente di origine cartaginese, emancipato dal senatore Terenzio Lucano; il favolista Fedro; il filosofo Epitteto. Essi tuttavia non forniscono sulla schiavitù alcuna idea diversa da quella di uomini e donne nati liberi, e non raccontano niente o quasi della loro vita di schiavi. Epitteto vi fa allusione una o due volte (Epitteto, Diatribe, 1, 9, 29-30), ma talmente di sfuggita che, se non si presta abbastanza attenzione, non viene colto nemmeno il riferimento. Oppure parla della schiavitù, ma in termini generali, senza evocare la propria esperienza (ibidem, 1, 19, 19-23). D'altro canto, le iscrizioni funerarie di schiavi sono poco numerose in confronto a quelle dei padroni. Non abbiamo nulla che si avvicini alle «storie di schiavi» della Spagna medievale 4 o alle autobiografie scritte dagli schiavi dell'America settentrionale, per esempio Frederick Douglass, Harriet Jacobs o William S. Scarborough5• È solo attraverso le testimonianze dei loro padroni che conosciamo la schiavitù e la vita degli schiavi. Tutti, lo si è detto, erano a favore della schiavitù, anche se alcuni manife­ stavano, a tal proposito, qualche disagio e rimorso. Tuttavia, i proprietari parlavano poco degli schiavi; e non parlavano quasi mai di quelli che non conoscevano personalmente. Si interessavano ai loro domestici assai vicini, ma non agli schiavi contadini piuttosto che minatori. E malgrado non si trattasse di un argomento proibito, regnava ugualmente un gran silen­ zio sugli schiavi per varie ragioni di convenzione sociale: essi facevano parte dei dimenticati della storia ... Coloro che erano stati ridotti in schiavitù restavano segnati fin nella loro vita quotidiana dal ricordo del primo giorno, il «giorno della schiavitù», come diceva Omero. Altri nascevano schiavi e conoscevano dunque, sin dall'inizio della loro vita, PREMESSA 9 questa «morte sociale»6• Per uno schiavo l'esistenza è, per definizione, limitata al quotidiano. Sono davvero rari gli avve­ nimenti nuovi, come la decisione del proprietario di vendere il proprio schiavo -con grande timore di quest'ultimo -oppure alcuni dei suoi parenti o amici. Oltre questo tipo di novità e alla manomissione, contano solo le regole e la legge del pro­ prietario. Malgrado tutto ciò, in seno a questa morte sociale una vita individuale nasceva e sbocciava: ed è questa vita individuale che vorremmo provare a descrivere. Uno schiavo è socialmente «invisibile», poiché in linea di principio non è che un oggetto, un bene che appartiene al suo proprietario, al pari di una casa o di un capo di bestiame. Ma, nella realtà, lo schiavo, per quanto ridotto al rango di oggetto, esiste, e ci si aspetta da lui un lavoro; ha dunque un posto, anche se pesante e umiliante. Inoltre, affinché tale situazione si istituisca e si perpetui di generazione in generazione, è indi­ spensabile una serie di disposizioni giuridiche. Lo schiavo ha necessariamente uno statuto, sia pure in negativo: si potrebbe dire uno statuto negativo rispetto a quello dei cittadini. Come vedremo, è precisamente su questi aspetti statutari che la do­ cumentazione greca e romana ci informa meglio. Dunque il presente volume è costruito attorno a due poli: da un lato la vita quotidiana, l'esistenza reale e vissuta degli schiavi; dall'altro lato il posto, importante, che essi occupavano nella struttura economica e sociale, in casa e talvolta persino in certi ingranaggi della città greca e dell'impero romano. Così in più capitoli affronteremo alcune questioni che ci sembrano essenziali: come definire lo schiavo antico? Si può parlare di società schiavistica? Come comprendere il funzionamento e la redditività della schiavitù nell'economia? Dato che Roma ha ben presto subito l'influenza della Grecia e della sua cultura, e che il mondo ellenico, dal canto suo, si è trovato integrato al mondo romano a partire dal II secolo a.C., ci è sembrato indispensabile trattare contemporaneamente degli schiavi nel mondo greco e di quelli nell'antica Roma, cosa che in Francia non accade più dalla riedizione nel 1879 della Histoire de l'esclavage dans l'Antiquité di Henri Wallon. E dato che siamo specialisti uno della Grecia e l'altro del mondo romano, il confronto dei rispettivi punti di vista ha arricchito, in diverse occasioni, la nostra comprensione dei fatti storici. Il primo capitolo è incentrato, per queste due sezioni

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