A cura di Tommaso Adami Indice: Introduzione ………………………………………………………………2 Mappa concettuale………………………………………………………3 Gli opposti……………………………………………………………………4 Il magnetismo……………………………………………………………5 Il dualismo acido-base………………………………………………8 Nietzsche: l’ apollineo e il dionisiaco……………………10 Concezione del progresso nel verismo e nel futurismo……………………………………………………………………11 La guerra fredda e il mondo bipolare……………………13 The double……………………………………………………………………15 Introduzione Il tema che ho scelto per concludere questo ciclo di studi è quello degli opposti. Non è stata una scelta semplice e ha richiesto molto tempo prima di concretizzarsi e divenire definitiva. Sono sempre stato affascinato dal legame che esiste tra due opposti, quel filo invisibile che li collega e fa sì che l’ uno richiami l’altro. E così è nata l’idea di approfondire questo argomento e di trattarlo nei suoi vari aspetti, costituendo una sorta di “percorso degli opposti”. 2 Il magnetismo The double Il dualismo acido-base Gli opposti La guerra fredda e il Nietzsche: l’ apollineo mondo bipolare e il dionisiaco Concezione del progresso nel verismo e nel futurismo 3 Gli opposti Il termine opposto possiede molteplici significati, che variano a seconda dell’ ambito in cui esso viene utilizzato. Nel gergo comune attraverso tale termine si indicano oggetti posti l’uno di fronte all’ altro, o situati da parti discordi rispetto a un punto o a una linea di riferimento. Esso viene utilizzato anche con l’ accezione di contrario,contrastante. In matematica si definisce numero opposto quello che ha valore assoluto uguale e segno contrario a un numero dato, sommato al quale dà per risultato zero. Usufruiamo di codesto termine anche in filosofia per indicare un rapporto di esclusione tra due enunciati o altrettante proposizioni. È quindi un termine molto versatile e pertanto ampiamente utilizzato. Inoltre in numerosissimi ambiti si è trovato un rapporto di opposizione,sia in campo scientifico, basti pensare alla composizione degli atomi, particelle negative che fluttuano in un determinato spazio attorno ad un nucleo costituito di cariche positive e neutre, o al magnetismo, dove è impossibile trovarsi in presenza di un polo negativo se non esiste un corrispettivo polo positivo, sia in campo letterario, nel quale troviamo numerose opinioni o pareri antitetici, stili completamente opposti,poeti che prediligono forme di scrittura molto ermetiche, altri molto prolissi, alcuni utilizzano un lessico ricercato, altri uno molto semplice ecc. L’idea che vi sia un dialogo fra opposti alla base della realtà è comune ad antiche filosofie sia della nostra cultura, sia di culture lontane. Esso si trova già nell’ antica filosofia confuciana, e viene rappresentata sotto forma simbolica dal Taijitu, che rappresenta il concetto di yin (nero) e yang (bianco) e l’unione dei due principi in opposizione. In realtà il significato di tale simbolo va oltre la banale opposizione tra nero e bianco, infatti yin prende anche il senso di notte, morte, guerra ed è anche il nulla da cui scaturisce la vita, mentre lo yang è emblema di giorno, vita, pace, nonché il tutto che si esprime nel nulla. Anche Eraclito aveva, già nel V sec. A.C., individuato i contrari come una serie di opposizioni che si verificano col passare del tempo e affermava che: " le cose calde si raffreddano, le cose umide si risecchiscono...". In questa perfetta armonia di contrari, il filosofo greco trovava il principio della realtà. 4 Il magnetismo Già gli antichi greci avevano osservato un minerale chiamato magnetite che possedeva la peculiare capacità di attirare gli oggetti composti in buona parte da ferro. I corpi che hanno la proprietà di attrarre il ferro si chiamano magneti o calamite,mentre la proprietà di attirarlo è detta magnetismo. Ogni magnete è costituito da un dipolo. Un polo magnetico è una regione caratterizzata da un flusso magnetico, il flusso può essere uscente (polo nord) o entrante (polo sud). Ogni calamita crea attorno a se un campo magnetico, definito come un campo vettoriale caratterizzato da una direzione, ricavabile tramite l'utilizzo di una bussola, e da un' intensità. L'unità di misura nel SI del campo magnetico è il tesla, 1 tesla = 1 T = 1 N/(A∙m). La legge dei poli magnetici afferma che i poli uguali di due calamite si respingono mentre poli diversi si attraggono; nei punti intermedi dove si affacciano i poli opposti le azioni si annullano. Analizziamo ora la forza esercitata da un campo magnetico su una particella elettrica in movimento, l’intensità di tale forza è data dalla formula: ,dove θ è l’ angolo tra v e B(campo magnetico). La direzione di tale forza è data invece da una particolare regola denominata della mano destra. Suddetta legge asserisce che: per determinare il verso della forza magnetica su una carica positiva si inizia puntando le dita della mano destra nella direzione della velocità v; successivamente si ruotano le dita nella direzione di B; il pollice punterà nella direzione di F (perpendicolare sia a v che a B). È facilmente intuibile che anche la corrente che scorre in un filo rettilineo sia influenzata da una forza magnetica se immersa in un campo B. Se quindi consideriamo un filo di lunghezza L, percorso da una corrente I e che forma un angolo θ con il campo magnetico, e sapendo che e che , possiamo sostituire e semplificare la formula della forza magnetica adattata ad un filo rettilineo, che risulterà . Nel 1820 Hans Oersted scoprì accidentalmente che un filo percorso da corrente elettrica genera un campo magnetico intorno a sé. Questo fenomeno venne analizzato a lungo, e si notò che tutti i punti equidistanti dal filo formavano un campo magnetico equipotenziale, l’intensità di tale campo variava a seconda della distanza dal filo, si dedusse quindi che B è proporzionale a . Gli studi proseguirono e si giunse alla formulazione della legge di Ampère,una legge di natura, che lega il campo magnetico lungo un percorso chiuso alla corrente elettrica concatenata con tale percorso. Essa viene rappresentata simbolicamente attraverso la formula: . In questa espressione µ₀ è una costante chiamata permeabilità magnetica del vuoto ed ha un valore di: . Se applichiamo tale legge ad un filo rettilineo ne risulterà che il campo magnetico si può ricavare da una semplice formula: . 5 La scoperta di Oersted fu completamente casuale, invece Michael Faraday nel 1821 condusse degli esperimenti per capire se valeva anche l’ opposto, ossia cercò di scoprire se un campo magnetico può produrne uno elettrico. Uno degli esperimenti condotti da Faraday era caratterizzato da un magnete permanente e da un galvanometro connesso ad una bobina di filo avvolto attorno ad un cilindro di carta, simile a quello illustrato in figura: Bobina di materiale conduttore collegata ad un galvanometro Per simulare l’esperimento di Faraday muovere la barra magnetica in avanti e dietro all’interno della bobina. Si osservi che il galvanometro collegato alla bobina indica solo la presenza di corrente quando il magnete è in movimento e che il suo ago si muove in direzione opposta quando il magnete viene portato indietro. Da notare anche le linee del campo magnetico (rappresentate in blu) provenenti dal magnete stesso e la direzione della corrente (indicata nell’applet dalla freccia nera) che cambia a seconda del modo in cui viene mosso il magnete in avanti o indietro. Come si può osservare quando la parte N del magnete entra nella bobina, la corrente indotta si muove in senso antiorario. Quando poi il magnete viene tirato fuori la corrente indotta si muoverà in senso orario. Si noti anche che la corrente indotta è più forte quando il magnete si muove più rapidamente. Faraday scoprì dunque che un campo magnetico costante non crea un campo elettrico, ma se esso varia nel tempo induce corrente in un circuito. Per questo venne introdotto il concetto di flusso magnetico ,che lega i due fenomeni. Esso viene indicato con la lettera φ ed è definito come , e nel SI viene misurato in weber (Wb). La legge d’ induzione di Faraday è una legge fisica che descrive il fenomeno dell'induzione elettromagnetica, che si verifica quando il flusso del campo magnetico attraverso la superficie delimitata da un circuito elettrico è variabile nel tempo. La legge impone che nel circuito si generi una forza elettromotrice indotta pari all'opposto della variazione temporale del flusso. 6 Essa viene espressa sotto forma simbolica dalla seguente relazione: . Il simbolo meno in tale formula è giustificato dalla legge di Lenz, intimamente connessa con il principio della conservazione delle forze, e che afferma che una corrente indotta scorre sempre nel verso che si oppone alla variazione che l’ ha causata. Ciò significa che se ad esempio noi avviciniamo un magnete ad una spira, il campo indotto generatosi tenderà a respingerlo,ad allontanarlo, se invece allontaniamo il magnete dalla spira si indurrà un campo che lo attrae. È dunque necessario introdurre il concetto di induttanza, la proprietà dei circuiti elettrici tale per cui la corrente che li attraversa induce una forza elettromotrice che, per la legge di Lenz, si oppone alla variazione dell'intensità della corrente stessa. La grandezza fisica associata è indicata con il simbolo L in onore del fisico Heinrich Lenz e prende il nome di coefficiente di autoinduzione. Nel SI viene misurata in henry(H) e viene definita come o anche . Gli impieghi del fenomeno dell’induzione elettromagnetica sono numerosi e importanti, nella scienza come nella tecnica. I primi impieghi riguardarono soprattutto la generazione di tensioni di valore elevato, ottenute interrompendo bruscamente il passaggio della corrente in un circuito con elevato valore di induttanza. Questa tecnica, per esempio, venne impiegata negli esperimenti che condussero alla scoperta dell’elettrone e dei raggi X, nei primi esperimenti di Hertz sulle onde elettromagnetiche e in quelli successivi di Marconi; ma trova molti impieghi anche oggi, per esempio nel sistema di accensione dei motori a scoppio delle automobili. L’induzione elettromagnetica fra due avvolgimenti avvolti su un nucleo metallico, cioè in una struttura analoga a quella usata da Faraday nei suoi esperimenti, è alla base del funzionamento dei trasformatori elettrici, dispositivi assai utili in pratica e perciò di larghissimo impiego. Sulle correnti indotte in una bobina da un campo magnetico variabile, o in una bobina ruotante in un campo costante, si basa invece il funzionamento di una vasta categoria di generatori elettrici, fra cui gli alternatori che nelle centrali elettriche generano le correnti alternate che usiamo abitualmente. Ma gli impieghi del fenomeno dell’induzione elettromagnetica sono veramente innumerevoli: nelle testine dei giradischi, nei registratori magnetici, nei dispositivi di memoria utilizzati nei calcolatori elettronici ecc … 7 Il dualismo acido-base Gli acidi e le basi appartengono a due classi di composti chimici che presentano alcune proprietà completamente opposte. Gli acidi hanno un sapore prevalentemente aspro, conferiscono al tornasole una tipica colorazione rossa e reagiscono con quasi tutti i metalli liberando idrogeno allo stato gassoso; le basi hanno sapore amaro, conferiscono al tornasole una colorazione blu e sono viscide al tatto. Mescolando soluzioni acquose di un acido e di una base, si sviluppa una reazione detta di neutralizzazione, che ha la caratteristica di procedere rapidamente producendo un sale e acqua. L'acido cloridrico e l’idrossido di sodio, ad esempio, se si fanno reagire insieme, danno una tipica reazione di neutralizzazione: HCl + NaOH ⇄ H2O + NaCl Acido cloridrico + idrossido di sodio ⇄ acqua + cloruro di sodio Il percorso storico che condusse a una teoria chiarificatrice sulla natura degli acidi e delle basi, fu abbastanza travagliato. Il primo ad interessarsi del problema degli acidi fu Boyle, alla fine del XVII secolo, che si limitò a descriverne le proprietà. Le prime ipotesi sulla loro costituzione furono formulate un secolo dopo da Lavoisier, il quale credeva che gli acidi fossero composti binari dell’ossigeno e che proprio all’ossigeno si dovessero le loro proprietà. Solo all’inizio del XIX secolo, il chimico inglese Humpry Davy si accorse che l’elemento sempre presente negli acidi non era l’ossigeno, bensì l’idrogeno .Da allora, diverse teorie si succedettero nell’arco di sessant’anni , dal 1878 al 1938. La teoria di Davy fu perfezionata da un chimico svedese, Svante Arrhenius che per primo definì correttamente il comportamento degli acidi e delle basi, ma la sua teoria si limitava a considerare queste sostanze in soluzione acquosa :” Gli acidi e le basi sono sostanze capaci, in soluzione acquosa, di condurre la corrente elettrica ”. Successivamente il chimico danese Johannes Brönsted e l’inglese Thomas Lowry , indipendentemente l’uno dall’altro, formularono una nuova teoria che non era vincolante al tipo di solvente. Essi definirono acide le sostanze con tendenza a donare protoni (ioni idrogeno H+) e basiche le sostanze con tendenza ad accettare protoni. In questa teoria le due specie chimiche devono essere considerate strettamente legate l’una con l’altra . Qualunque acido HA che perda un protone,si trasforma nella propria base coniugata A- ; questa è capace infatti, di accettare un protone per trasformarsi di nuovo nell’acido HA . Qualunque base B:, accettando un protone e mettendo una coppia di elettroni in compartecipazione con esso, viene trasformata nel proprio acido coniugato HB+ ; questo è capace infatti , di perdere un protone per trasformarsi di nuovo nella base B: . Due specie chimiche , fra le quali avvenga trasferimento di un protone, costituiscono una coppia coniugata acido-base . 8 Infine, il chimico statunitense Gilbert Newton Lewis formulò nel 1923 una teoria valida per qualsiasi composto, che fu però accettata nel mondo scientifico solo nel 1938. La teoria di Lewis (formulazione più recente della teoria di acidi e basi), non considera il trasferimento di protoni da una sostanza all’altra, bensì quello di una coppia di elettroni che porta alla formazione di un legame covalente o di un legame dativo . Secondo Lewis l’acido è una sostanza che accetta una coppia di elettroni e la base è una sostanza capace di donare una coppia di elettroni. Un esempio concreto, è quello del trifluoruro di boro BF , molecola che non ubbidisce alla regola 3 dell’ottetto, in quanto il boro, che normalmente ha solo tre elettroni di valenza , nella molecola di BF , viene ad avere solo sei elettroni esterni ; Per questo motivo, il trifluoruro di boro reagisce 3 facilmente con lo ione F-, legandosi ad esso con un legame dativo, cioè accettando un doppietto elettronico e formando lo ione tetrafluoroborato BF- , nel quale la regola dell’ottetto viene 4 rispettata : BF + F- BF- 3 4 Il trifluoruro di boro che accetta la coppia di elettroni dallo ione F- funziona da acido, mentre lo ione F- che cede la coppia elettronica, funziona da base. Solo col la teoria di Lewis si può spiegare la reazione in fase gassosa tra il trifloruro di boro BF e 3 l’ammoniaca NH , queste due sostanze gassose , venendo a contatto formano una polvere bianca, 3 solida: NH + BF H NBF 3 3 3 3 L’ammoniaca, che cede il suo doppietto elettronico funge da base e il trifluoruro di boro, che lo accetta , funziona da acido. Scala del pH e rispettive colorazioni 9 Nietzsche: l’ apollineo e il dionisiaco Nietzsche ne ” la nascita della tragedia” utilizza come motivo centrale la distinzione fra il «dionisiaco» e l’«apollineo», che si concretizza nel contrasto fra una serie di opposti: caos-forma; divenire-stasi; infinito- finito; istinto-ragione; oscurità-luce; inquietudine-serenità; ebbrezza-sogno, ecc. Queste coppie di opposti, che sono presenti anche in natura rappresentano, secondo Nietzsche, le coordinate di fondo dello spirito greco e del suo mondo artistico. Infatti il dionisiaco, che scaturisce dalla forza vitale e dal senso caotico del divenire, si esprime nell’esaltazione della musica, mentre l’apollineo, che scaturisce da un atteggiamento di fuga di fronte al flusso imprevedibile degli eventi, si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura. Inoltre il primo viene interpretato nella tragedia greca da personaggi con il viso scoperto e rappresenta la vita e la realtà, mentre il secondo viene inscenato tramite personaggi con il volto coperto da una maschera, che indica il sogno, l’ illusione. Nietzsche, in antitesi all’immagine tradizionale dell’Ellade come mondo della serenità e dell’equilibrio,insiste sul carattere originariamente dionisiaco della tragedia greca. Infatti sostiene che lo spirito apollineo sia scaturito da un irrefrenabile voglia dell’ individuo di dare forma al caos che lo circondava, trasformando l’ assurdo e l’ orribile in un mondo armonico e definito, per rendere la vita piu accettabile, è quindi una sublimazione del vero carattere predominante dell’uomo, il dionisiaco. I due spiriti vivevano inizialmente in opposizione e completo distacco tra di loro; con l’avvento della tragedia Attica (di Sofocle ed Eschilo)essi si armonizzarono tra di loro e senza tentare di far prevalere l’ uno sull’ altro si diede origine a dei capolavori di ineguagliabile fattezza. Nell’arte successiva, questa sorta di sintesi fra dionisiaco e apollineo, che per Nietzsche rappresenta un autentico «miracolo metafisico» della civiltà ellenica, viene messa in forse dal prevalere dell’apollineo, che trionfa sul dionisiaco fin quasi a soffocarlo. Questo processo di «decadenza» inizia con la tragedia di Euripide e trova la sua espressione paradigmatica nell’insegnamento razionalistico e ottimistico di Socrate, ossia del filosofo con cui si compie l’«uccisione» delle profondità istintuali e tragico-dionisiache della vita, a favore di quel pallido ideale che è la ragione e la sua visione «serena» e «misurata» del mondo. 10
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