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Geometria dello spazio sociale. Pierre Bourdieu e la filosofia PDF

118 Pages·2014·6.34 MB·Italian
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ombre corte / cartografie Pie re Mache ey Geometra dello spaz·o soc·ate Pi rre Bou di u t oso i Pubblicalo con il co111rib1,10 del Diparllinenlo di Sdeni.e Poltiiche, So ciali e della Comu11icai.io11e dcll'U11ivcrsi1à degli Studi di Salerno © Pierre Machcrey Traduzione dal francese di Fabrizio Denunzio e Gianfranco Morosato Prima edizione: maggio 2014 © ombre corte Via Alessandro Poerio 9, 37124 Verona Tcl./fax: 0458301735; mail: [email protected] www.ombrecorte.it Progetto grafico copertina e impaginazione: ombre corte Immagine di copertina: Pierrc Bourdieu ISBN: 978-88-97522-79-9 Indice 7 PREFAZIONE di Pierre Macherey 13 1. Pensare la pratica 21 2. Meditare Pascal 73 3. Criticare la ragione scolastica 105 POSTFAZIONE: L'arcaico di una geometria dello spazio sociale di Fabrizio Den11n1.io 117 Bibliografia PREFAZIONE di Pierre Macherey Nella storia del pensiero della seconda metà del xx se colo, l'opera di Bourdieu costituisce un riferimento fon damentale, una svolta decisiva, sicuramente importante quanto quelle realizzate, con modalità del resto assai diverse, da Foucault e Derrida, per citarne solo alcune. Solida e imponente, la sua opera può essere affrontata in molti modi, e noi siamo lontani dal conoscerla perfet tamente. Ciò che di essa ho ritenuto importante, è forse quanto personalmente penso la riguardi più da vicino e che, per ragioni personali, mi coinvolge, ritenendomi nei suoi confronti un po' competente. In ogni caso, si tratta di ciò che maggiormente desta il mio interesse: owero il difficile e tormentato rapporto, essenzialmente ambiva lente, che la scienza sociale di Bourdieu, da lui sacralizza ta al punto da farne quasi una religione, intrattiene con la filosofia. Per dirla in breve, Bourdieu rappresenta il caso esemplare di un filosofo (è alla filosofia che deve la sua formazione e i suoi primi riconoscimenti) che si è "con vertito" alla sociologia, abbandonando le proprie iniziali convinzioni per entrare nel santuario della scienza. Dal mio punto di vista, che sottopongo alla discussione per ché non è scontato che sia condiviso, Bourdieu, diversa mente da quanto sosteneva, non è mai "uscito", o almeno 8 GEOMETRIA DELLO SPAZIO SOCIALE non completamente, dalla filosofia: la sua critica radicale della filosofia, ridotta allo stato di un'attività "scolastica\ per riprendere l'espressione che ritorna incessantemente nei suoi scritti, lo ha riportato, proprio per la sua stessa radicalità, alla filosofia. In tempi in cui la fine della filo sofia era presentata come un'evidenza, dimostrava come non ce ne si può sbarazzare e che dichiararne la morte significava solo indirizzarla su nuove strade, sollecitarla a reinventarsi su nuove basi. Direi, dunque, che con Bou rdieu, come del resto con Foucault o Derrida, si impara a fare filosofia in modo diverso, soprattutto superando gli steccati accademici in cui è stata rinchiusa dopo essere diventata una disciplina con una posizione ufficialmen te stabilita all'interno del sistema d'insegnamento. Fare filosofia diversamente: di fronte a questa esigenza, oggi nessuno può sottrarsi. È dunque soprattutto del Bourdieu filosofo suo mal grado, se non inconsapevole, che mi sono occupato. Ne gli studi qui raccolti non si troverà quindi una sintesi del la sua sociologia considerata dal punto di vista dei suoi presupposti metodologici e dei suoi risultati. Essi sono dunque ben lontani dal considerarne l'intera portata. Mi sembra tuttavia che la prospettiva derivante dal suo rapporto con la filosofia, distorto e segnato da un for te spirito di negazione, contribuisca a chiarire l'insieme del progetto di Bourdieu, a cogliere lo spirito sotteso al lavoro che lui e i suoi gruppi di ricerca hanno dedicato ai diversi aspetti della realtà sociale contemporanea. Con una tensione che non è mai venuta meno - ma si potreb be anche dire con una risolutezza non priva di aggres sività -, Bourdieu si è proposto di attraversare i confini generalmente assegnati ai saperi "positivi,,, e ha voluto fare della sociologia, almeno come lui la intendeva, una forma di conoscenza sovrana, paragonandola, come spes so faceva, a quella che Spinoza chiamava "conoscenza di PREFAZIONE 9 terzo genere", una "scienza intuitiva" che perviene alla conoscenza razionale delle "essenze singolari", elevando si così a una comprensione ultima delle cose. Il pensiero di Bourdieu si spiega alla luce di questo sforzo, animato da una dinamica di superamento dei limiti i cui orienta menti mi sembrano, in ultima istanza, filosofici, anche se scuotono le certezze tradizionali della filosofia. Tutte queste ragioni mi hanno dunque portato a oc cuparmi soprattutto di una delle ultime opere pubblica te da Bourdieu, i\1.editazioni pascaliane, che presenta un carattere indiscutibilmente testamentario: in questo libro Bourdieu ha proposto un bilancio complessivo della sua opera; vi si trova un'esposizione sintetica delle problema tiche di fondo che hanno costituito il filo conduttore di tutti i suoi lavori, dalle strutture dell'abitazione cabila ai comportamenti dei contadini celibi del Béarn, per ricor dare solo alcune delle sue numerose ricerche empiriche, alle quali si è dedicato, per ragioni personali, con maggio re empatia. Non è certo un caso che, per caratterizzare lo spirito della sua ricerca, abbia scelto come simbolo pro prio Pascal: lui che affermava che alla filosofia non valeva la pena dedicare nemmeno un'ora del proprio tempo e che, con una veemenza senza paragoni, denunciava gli errori ai quali sono portati i "mezzo addottrinati", che credono di poter vedere il mondo a distanza, mettendolo di fronte e dal quale escludono se stessi. Questo Pascal è il testimone per eccellenza di una razionalità inquieta, tormentata dal dubbio, sostanzialmente insoddisfatta, os sessionata dal senso di un al di là che rifiuta di ridurre ai dati positivi di cui gli scienziati, o coloro che si dichiara no tali, di solito si accontentano. Si capisce allora perché Bourdieu si sia così identificato con Pascal, compresi gli aspetti religiosi del suo pensiero, anche se la cosa non può non sorprendere, trattandosi di un sociologo che de dica la propria attenzione esclusivamente ai problemi del IO GEOMETRIA DEI.I.O SPAZIO SOCIALE mondo terreno, accantonando definitivamente l'ipotesi di un altro mondo. Al limite, potremmo dire che Bou rdieu "filosofo" ha cercato di riconciliare due pensatori, Pascal e Spinoza, che, ai margini della razionalità classica e nonostante ciò che chiaramente li oppone, finiscono per ricongiungersi agli estremi, come i due infiniti. Dai Pensieri di Pascal, Bourdieu ha tratto tre mas sime, di cui ripropone a modo suo l'insegnamento per comunicare cosa ha voluto fare. La prima massima è: "Sane opinioni del popolo". Essa indica la necessità, per la conoscenza, di non perdere mai di vista le norme che comandano la vita ordinaria e che si esprimono in fine attraverso il "senso pratico", di cui la logica e il linguag gio definiscono il modo con cui tutti gli esseri umani, in quanto esseri sociali, sono al mondo. La seconda massi ma è: "noi siamo automatismo altrettanto che spirito". Essa indica che la logica e il linguaggio, che in pratica presiedono allo sviluppo dell'esistenza ordinaria, non si riducono a relazioni tra rappresentazioni ideali, ma mettono in primo piano i corpi e le loro disposizioni in quanto regolate da "habitus" collettivi. La terza massima è: "Siamo imbarcati". Essa indica che la padronanza del la logica e del linguaggio che comandano il gioco degli habitus sociali richiede uno sforzo di penetrazione che esclude che i sistemi si possano considerare a distanza, come se li si guardasse dall'altra parte di un vetro, senza farsi coinvolgere. Da questo punto di vista, la sociologia di Bourdieu dovrebbe portare a prendere una posizio ne politica; essa non può che essere direttamente impe gnata, combattente, nel movimento della vita sociale. Le tre massime riassumono chiaramente la direzione scelca da Bourdieu. Nella loro sintesi si concentra quella che possiamo chiamare la sua "filosofia", una filosofia che ha praticato consapevolmente, con un'esigenza che non può non far pensare alla richiesta, espressa dal giovane Marx, PREFAZIONE 11 di un "divenire reale della filosofia". Filosofare diversa mente, per riprendere l'espressione che abbiamo già usa to, significa precisamente provare a dare forma a questa esigenza, dunque realizzare il divenire reale della filoso fia, che costituisce, se non proprio il suo compimento, almeno quanto oggi è possibile aspettarsi da essa nel mo mento storico in cui ci troviamo. Ciò detto, nulla vieta di individuare, dietro alle analisi di tabelle statistiche, piene di dati fattuali che attestano la loro oggettività, qualcosa che, in Bourdieu, deriva da un'aspirazione escatologica che assomiglia a una sorta di utopia. Questo aspetto si manifesta chiaramente quando Bourdieu dichiara la propria preferenza - si tratta di un vero atto di fede - per i valori della "città scientifica,,, concetto ripreso da Bachelard: a essa sembra concedere, più che a ogni altra istituzione sociale, una completa au tonomia, quindi la capacità di riferirsi solo· a valori e fini che essa definisce autonomamente. Curiosamente, anche quando ritiene di aver messo a nudo tutte le illusioni che, a suo dire, avvelenano i mo di di procedere del sapere accademico, in Bourdieu si trovano le tracce di un'ideologia della scienza che fa ri sorgere, sulla base di una speranza, l'ipotesi di un sapere assoluto di cui la sociologia, scienza della vita ordinaria e del senso pratico, sarebbe finalmente la realizzazione. Se questo è vero, allora si scopre un Bourdieu ancor più filosofo di quanto non si pensasse all'inizio. Si confer ma quindi che il suo rapporto con la filosofia è una delle chiavi di accesso al senso ultimo della sua ricerca. Questa è l'ipotesi che guida la lettura che ne propongo, assolu tamente consapevole, comunque, che essa non è la sola possibile. Ringrazio Fabrizio Denunzio per aver voluto racco gliere gli studi che ho dedicato allo strano e paradossale 12 GEOMlffRIA DEI.I.O SPAZIO SOCIALE rapporto che Bourdieu intrattiene con la filosofia. Si trat ta di studi realizzati in epoche diverse, senza pensare che un giorno avrebbero potuto costituire le parti di un in sieme. Rileggendoli in occasione della loro raccolta, che sono felice di vedere messa a disposizione e offerta alla discussione del pubblico italiano, mi sono reso conto co me questi saggi, benché elaborati in tempi e in occasioni diverse, siano legati da una medesima preoccupazione, che ne costituisce una sorta di filo conduttore. Questa preoccupazione è legittima? Non spetta a me deciderlo. Mi sembra tuttavia che non sia completamente estranea alropinione di Bourdieu, così come l'ha formula nelle sue Meditazioni pascaliane: È quindi solo a condizione di assumere il rischio di mcuere in discussione [ ... J il gioco filosofico cui è legata la loro esistenza in quanto filosofi o la loro partecipazione riconosciuta a questo gioco, che i filosofi porrebbero conquistare una libertà vera nei confronti di tutto ciò che li fonda e li autorizza a dirsi e a pensarsi filosofi ma, come contropartita di questo riconoscimento sociale, li chiude nei presupposti inscritti nella postura e nel posto del filosofo (Bourdicu 1998, p. 37). Certo, Bourdieu non voleva essere "riconosciuto,\ in tutti i sensi, come filosofo, liberandosi in questo modo da que1lo che egli chiama "il gioco filosofico,,, nel suo duplice significato, soggettivo di "postura,, e oggettivo di "lavoro.,. Ma così facendo, non si è forse propriamente comportato da filosofo nel vero senso della parola?

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