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Formae urbis antiquae: Le mappe marmoree di Roma tra la Repubblica e Settimio Severo PDF

92 Pages·2002·7.857 MB·Italian
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Formae urbis antiquae Le mappe marmoree di Roma tra la Repubblica e Settimio Severo Emilio Rodríguez-Almeida DOI: 10.4000/books.efr.1886 Editore: Publications de l’École française de Rome Anno di pubblicazione: 2002 Data di messa in linea: 23 maggio 2013 Collana: Collection de l'École française de Rome ISBN digitale: 9782728310234 http://books.openedition.org Edizione cartacea ISBN: 9782728305575 Numero di pagine: 79 Notizia bibliografica digitale RODRÍGUEZ-ALMEIDA, Emilio. Formae urbis antiquae: Le mappe marmoree di Roma tra la Repubblica e Settimio Severo. Nouva edizione [online]. Rome: Publications de l’École française de Rome, 2002 (creato il 25 avril 2019). Disponibile su Internet: <http://books.openedition.org/efr/1886>. ISBN: 9782728310234. DOI: 10.4000/books.efr.1886. © Publications de l’École française de Rome, 2002 Condizioni di utilizzo http://www.openedition.org/6540 COLLECTION DE L’ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME - 305 E FORMAE URBIS ANTIQUAE A U Q I T N A S I B LE MAPPE MARMOREE DI ROMA R U E A TRA LA REPUBBLICA E SETTIMIO SEVERO M R O F EMILIO RODRÍGUEZ-ALMEIDA 5 0 3 C O L L E C T I O N D E L ’ É C O L E F R A N Ç A I S E D E R O M E 3 0 5 . EMILIO RODRI´GUEZ-ALMEIDA FORMAE URBIS ANTIQUAE LE MAPPE MARMOREE DI ROMA TRA LA REPUBBLICA E SETTIMIO SEVERO ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME 2002 . Rodríguez-Almeida, Emilio, 1930- Formae Urbis antiquae: le mappe marmoree di Roma tra la Repubblica e Settimio Severo / Emilio Rodríguez-Almeida. Rome: École française de Rome, 2002. (Collection de l’École française de Rome, ISSN 0223-5099; 305) ISBN 2-7283-0557-9 1. Rome (Italy) – Maps – To 1800. 2. Cartography – Rome. 3. Rome (Italy) – Antiquities. I.Title. II.Series. CIP – Bibliothèque de l’École française de Rome  - École française de Rome - 2002 ISSN 0223-5099 ISBN 2-7283-0557-9 SCUOLA TIPOGRAFICA S. PIO X – VIA DEGLI ETRUSCHI, 7-9 – ROMA . PREFAZIONE La prassi cartografica a Roma ha, come in altre civiltà antiche, origini legate ad esigenze pratico-amministrative e fiscali, ma, come vedremo, anche l’ideologia e la propaganda politica vi giocano un ruolo assai importante. Per un quadro complessivo e per gli aspetti generali della questione si rimanda alla bella monografia di O. A. W. Dilke, Greek and Roman maps, Ithaca, N.Y., 1985, oppure a quella di C. Nico- let, L’inventaire du monde, Paris, 1988. Delineare un iter organico di questa prassi in ambito romano resta, comunque, impresa ardua, perché i dati delle fonti in nostro possesso permettono appena di intra- vedere un sottilissimo canovaccio ideale, in cui le lacune ed i nodi risultano molto più vasti e problematici della trama assodata, le zone nebulose, molto più ampie dei sen- tieri percorribili, le pericolose paludi, ben più dilatate della terra ferma. Tenteremo, in primo luogo, solo un’analisi delle caratteristiche della cartografia romana per il periodo compreso tra l’età repubblicana e l’inizio del Principato, allo scopo di evidenziare i principi che ispirarono il concepimento di quei documenti di cui più tardi si ha solo qualche traccia superstite. Non indugeremo, però, nella perico- losa pretesa di colmare i vuoti, temporali o formali, di finalità o di metodo, che fra essi esistono. In questa sede si analizzeranno, a grandi linee, i diversi documenti cartografici ur- bani noti e i dati da essi immediatamente deducibili, senza tener conto del loro reale ordine cronologico, incertissimo, per altro. La maggior parte di questi documenti è nota solo sulla base di frammenti che possono dare un’idea alquanto approssimativa del complessivo aspetto e delle caratte- ristiche della grande opera di cui facevano parte. Il tentativo di approfondire la materia, caso per caso, si vedrà in buona parte fru- strato. Non desisteremo, comunque, da un serio intento di esegesi, anche a rischio di «sfondare qualche porta aperta», poiché sono persuaso che potrebbe aprirsi qualche spiraglio alla ricerca futura. Ed è questa possibilità a sostenere il nostro lavoro. . 2 FORMAE URBIS ANTIQUAE Fra i tanti amici e colleghi a cui devo la mia riconoscenza per l’amicizia incondi- zionata dimostratami e i preziosi suggerimenti, un particolare ringraziamento va al Prof. Claude Nicolet, ex direttore dell’École française de Rome, padre spirituale e ispi- ratore di questo lavoro. N.d.r.: La revisione linguistica dell’originale testo italiano, consegnato all’École française de Rome dall’autore nel 1997, è stata curata da Rossella Pace. . CAPITOLO 1 LA TRADIZIONE CARTOGRAFICA DI ROMA CARTOGRAFIA E PROIEZIONE Ogni mappa, anche se rappresenta uno spazio assai limitato, è idealmente il risul- tato materiale, grafico-rappresentativo di una proiezione astronomico-matematico- geometrica. Quando ci si riferisce alle mappe di età romana classica, viene subito in mente quella nota come Forma Urbis Marmorea, che costituisce una grande rappresen- tazione quasi catastale della città, tracciata su 150 lastre di marmo proconnesio1, al principio del III sec. d.C. Essa era stata collocata dall’imperatore Settimio Severo in un aula del templum Pacis vespasianeo, devastato da un incendio sotto Commodo2. Si trattava di una rappresentazione imponente, tanto per le sue dimensioni (mi- × surava18 13 m, per una superficie di quasi 240 m2), quanto per l’accertata precisio- ne tecnica del suo tracciato, che solo una base di proiezione accurata aveva reso possibile. Se gli studi di ricomposizione dei frammenti superstiti fossero arrivati oggi, quasi 450 anni dopo la loro scoperta, al punto in cui potrebbero trovarsi, certamente gli spe- cialisti della storia della cartografia e della proiezione potrebbero avere un’idea chiara dei metodi usati dai Romani nella redazione di questa mappa. Senza il loro aiuto, gli archeologi difficilmente riuscirebbero a capire non solo i problemi legati alla base proiettiva stessa, ma anche quelli minori e più immediati, riguardanti le incertezze di disegno, le deformazioni settoriali o locali di certe topografie, gli errori di orientamen- to di edifici o di intere zone3. Agli archeologi non rimane altra soluzione che confron- 1Il marmo usato proveniva dall’isola di Pro- semplice bisogno pratico di adattare il disegno di connesos, nell’attuale Mar di Marmara. grandi edifici ai campi della lastra, per evitare che 2 I frammenti attualmente noti furono trovati il fitto passaggio di alcune grandi linee ad angoli ai piedi della parete sulla quale erano stati fissati, molto stretti disturbasse l’occhio e creasse delle e rappresentano ciò che resta dopo lo spoglio imprecisioni d’incisione. È il caso, per esempio, operato da ‘cavapietra’ medioevali che, comin- del Circo Massimo, «raddrizzato» in perfetta ver- ciando dal basso, prelevarono due grandi trian- ticale, quando doveva apparire di poco inclinato goli laterali, e dopo il crollo complessivo della a sinistra verso l’alto. Altre deformazioni hanno pianta marmorea, probabilmente a seguito di un spiegazioni meno facili. Mentre in molti casi è incendio che devastò le rovine dell’edificio clas- certo che le topografie settoriali sembrano essere sico. state adattate l’una all’altra, in una composizione 3 Alcune deformazioni minori si spiegano col a mosaico, con lievi flessioni qua e là, appare in- . 4 FORMAE URBIS ANTIQUAE tarsi direttamente con problemi diversi, quali quello della corrispondenza o della diver- genza tra la rappresentazione e la realtà rappresentata, quello del gap cronologico tra una situazione per così dire «congelata» dalla rappresentazione e il divenire urbanistico e mo- numentale in perenne cambiamento4; oppure ancora quelli più specificatamente connes- si alla leggibilità materiale (tipo di incisione, uso di simboli convenzionali, uso di didasca- lie per monumenti, vie e zone). Per tutto ciò, oltre agli archeologi e prima ancora che a lo- ro, alcune delle nostre osservazioni sono idealmente indirizzate agli specialisti della proiezione, che dovrebbero fornirci in futuro luci e chiarimenti sugli aspetti tecnici di ba- se di questi documenti. CATASTI E MAPPE ANTICHE Se i gromatici veteres sono una buona fonte di informazione per quanto riguarda la prassi, la nostra conoscenza, per quanto attiene alla legislazione amministrativa e catasta- le, specialmente urbana, è invece alquanto sommaria. Un passo dell’annalista Granio Li- ciniano5ci informa che, almeno dal 165 a.C., una documentazione catastale esisteva già per il «territorio del popolo romano» (ager populi Romani), tanto che Cornelio Lentulo fu in grado di recuperare, con atti ufficiali alla mano, almeno 50.000 iugeri di terra dal territorio campano, illegittimamente usurpati da privati e collettività, lasciando traccia del- l’operazione in «una mappa bronzea di detti campi che fece affiggere nell’atrium Libertatis, mappa più tardi distrutta da Silla»6. Questa defixio in publico delle mappe catastali fa pensare, a prima vista, che l’archivio centrale o tabularium7contenesse precisamente «mappe in bronzo» (formae aeneae, o ex ae- re); invece è molto più probabile e più logico pensare che queste mappe fossero destinate alla sola propositio al pubblico, e che quelle d’archivio, conservate negli armadi del com- plesso, fossero degli originali in membrana (pergamena), linteae (su tela), chartaceae (su papi- ro). Vi erano quindi specifici edifici, oltre alle biblioteche, preposti alla conservazione ed alla consultazione di tali documenti del tutto simili, per altro, a mappe di uso corrente che circolavano tra architetti ed appaltatori pubblici e privati8. spiegabile, invece, per quale ragione un grande mente tra i secoli II e III d.C. e scrisse sul perio- edificio come il Claudium del Celio appaia con do compreso tra il 170 a.C e le guerre sociali. l’asse inclinato di ben 21o rispetto a tutti i com- Della sua opera si conservano frammenti dei li- plessi vicini (Colosseum, Thermae Traiani, Palatium). bri 26, 28 e 36. 4 La mappa contiene la menzione di Settimio 6 La notizia allude alla terribile rivincita di Silla Severo ancora vivente e regnante assieme a Ca- su municipi, colonie e persone del partito di Ma- racalla; poiché l’associazione di quest’ultimo al- rio, che nella zona campana ebbe largo seguito; l’impero è riferibile al 198 e la morte di Settimio una rivincita sancita definitivamente dalla lex Va- Severo avviene a Eboracum (York) nel febbraio leria relativa all’imperium sillano. Si noti che l’a- del 211, la mappa si può datare in modo generico trium era la sede ufficiale dei censori, magistrati in questi anni. Tuttavia, da altri dati interni, quali incaricati del registro pubblico. ad esempio, il podio della statua di Severo nel 7 La parola deriva da tabula, «quadro», «lastra» Septizodium (cfr. H.A.S., Sev., XXIV.3) si dovreb- e, per estensione, passò ad indicare i pannelli che be dedurre che l’effettiva realizzazione avvenne contenevano le leggi e gli editti proposti ed affis- proprio intorno al 211. si in pubblico «per generale conoscenza». 5 GRAN. LICIN., 15. L’annalista visse probabil- 8 Vitruvio, per esempio, (De arch., I.1.4) sottoli- .

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