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Fantasmi dell’antico. La tradizione classica nel Rinascimento PDF

621 Pages·2017·6.754 MB·Italian
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Fantasmi dell’antico i n La tradizione classica nel Rinascimento n a t n 1453: la caduta di Costantinopoli, preannunciata o. e gli C da tempo, è avvertita come una cesura netta e etta a duoemfininitii vea .d oOnrnae cgheen idaaliv ev earop p‘aRsosmioan’a tni osni mc’oèb ipliitùa,- cali, d nic dia o no, a caccia di manoscritti o osservando con occhi o M Z nuovi i resti archeologici greci e romani, per ristabi- ni g e lire il contatto fisico con un passato che è a rischio S e di un definitivo inabissamento. Così il trauma della eti n a perdita si ribalta nel trauma positivo di una nascita: Pi ‘rinascimento’ – un mundus imaginalis popolato da dei a fantasmi che provocano l’antico a rifiorire nel pre- ell p sente. Riemersioni e reinvenzioni di frammenti di ap C memoria, giocati in un libero intreccio di concetti ni, mi e di forme: in un’età ancora libera dalla tirannide Ri del classicismo, non conta l’algida e letteralistica di o n restaurazione dell’antico, ma l’innesco vivo di una a nuova narrazione. atesti al Nel saggio di apertura le coordinate che inqua- M o drano questa suggestiva e inedita visione del Rina- pi m scimento: le corti italiane, in particolare Venezia, Te Firenze, Mantova, Rimini; una cronologia stretta, cio, o dai primi del XV secolo al primo quarto del XVI. Duc ic A seguire, nove saggi su opere note e meno note, o di nt n a lette alla luce della loro relazione con la tradizione osti l’ g l classica: le medaglie di Pisanello; la serie mitolo- A e a: d gmiacag indii dBi ottrteic seplllie; nidl irditera Sttiog ndoir eM; ai o‘mmiesttteor i IIp; alge ainmi’- pertin mi o del Tempio di Rimini; il Festino degli dei di Bellini di c as e Tiziano; il mito di Adone; l’oroscopo di Venezia, ne t gi n nel segno di Venere. ma a m F i a a Monica Centanni, filologo classico, ha pubblicato e curato m Monica Centanni m numerosi saggi, e ha organizzato convegni e mostre su teoria, m m metodologia e applicazioni della lezione iconologica di Aby a a r r Warburg, in particolare sul Rinascimento. Fra le altre pubblica- g g n Fantasmi dell’antico n zioni, ha curato l’edizione di Introduzione ad Aby Warburg e euro 48,00 E E all’Atlante della Memoria (Milano 2002) e il volume corale L’ori- ISBN 978-88-6927-313-1 di | di | ginale assente. Introduzione alla storia della tradizione classica al La tradizione classica nel Rinascimento al (Milano, 2005). Ha fondato e dirige “La Rivista di Engramma. La r r a a tradizione classica nella memoria occidentale”. u u G G Engramma | 7 Comitato scientifico: Benno Albrecht, Aldo Aymonino, Marco Biraghi, Francesco M. Cataluccio, Monica Centanni, Maria Grazia Ciani, Alberto Ferlenga Coordinamento redazionale: Giulia Bordignon e Alice Metulini Con il contributo di Centro studi classicA | Università Iuav di Venezia e Associazione culturale Engramma © 2017 by Guaraldi s.r.l. Sede legale e redazione: via Novella 15, 47922 Rimini Tel. 0541 742974/742497 - Fax 0541 742305 www.guaraldi.it - www.guaraldilab.com - shop.guaraldilab.com [email protected] - [email protected] ISBN carta 978-88-6927-313-1 ISBN pdf 978-88-6927-314-8 L’Editore dichiara di avere posto in essere le dovute attività di ricerca delle titolarità dei diritti sui contenuti qui pubblicati e di avere impiegato ogni ragionevole sforzo per tale finalità, come richiesto dalla prassi editoriale e dalla normativa di settore. Monica Centanni Fantasmi dell’antico La tradizione classica nel Rinascimento Guaraldi | Engramma Sommario Premessa 7 i. Fantasmi dell’antico. Saggio introduttivo 11 La cesura: il trauma della nascita 13 Rinascimenti discronici 43 Il Rinascimento possibile 71 Il Rinascimento come mundus imaginalis 107 L’ombra della morte: la cesura della Riforma 157 ii. Storie di fantasmi 197 Felix medietas: Pisanello e la tradizione classica 199 Il ritratto di Maometto II 253 Tradurre l’oro 317 Misteri pagani nel Tempio Malatestiano 325 Tre Signore, tre medaglie 395 26 aprile, giorno di Primavera: nozze fatali nel giardino di Venere 441 Fragilità di Venere e morte di Adone 493 “A pedibus tracto velamine”: il satiro e la ninfa addormentata 527 Venezia/Venusia, nata dalle acque 557 Riferimenti bibliografici 571 Premessa La fantasia – scrive Giordano Bruno – non sempre è feconda: deve bussare con energia alla porta di Mnemosyne avvalendosi di immagini sensibili come eccitanti; solo così il pensiero aprirà le porte della memoria e si produrranno “cose, segni, immagini [...], fantasmi” che si presenteranno a noi. Phantasmata dunque prodotti di phantasia – figli del felice, fecondo, connubio tra pensiero e immaginazione che fa fiorire di nuova vita il seme della memoria. In un tempo breve che va dagli inizi del XV secolo al primo decennio del XVI, e nello spazio particolarissimo che è quello delle signorie italiane, intellettuali, artisti, poeti e, spesso con loro, dietro di loro a sostenere le loro imprese, gli illuminati Signori e le magnifiche Signore di quelle corti, congiurano nel pro- iettare e far vivere intorno a loro parole, immagini, segni dell’antico – facendo a gara a chi è più colto e insieme più audace, capace di proiettare le immagini più vive e colorate. Prende così corpo, disegnato completamente ex novo, un orizzonte del pensiero, un teatro delle immagini, libero da qualsiasi tirannia religiosa eppure non più banalmente allegorico, né illusoriamente realistico. 1453: Costantinopoli cade in mano turca. In questo volume la percezione del- la fine di ‘Roma’, già da decenni paventata e annunciata, è posta al centro della narrazione, come il primo innesco che propizia quella mirabile rivoluzione dello sguardo, quella nuova stagione del desiderio. Scossi da un evento avver- tito immediatamente come epocale, spiriti liberi, ingegnosi, avidi di sapere, si mobilitano per evitare il naufragio totale del passato greco e romano che era rimasto in qualche modo congelato per secoli nell’oro bizantino. L’antico è il serbatoio di segni, parole e immagini da cui, soltanto, il presente può trarre nuova vita: ed ecco allora la cerca, la smania di recuperare quanti più possibile testi da Bisanzio, ma anche codici antichi per tutti i monasteri d’Europa; e gli occhi nuovi che si posano sui pezzi archeologici, che per secoli erano rimasti | 7 Fantasmi dell’antico muti, per prelevare dalle figure che popolano i sarcofagi romani e dalle statue antiche grammatica e sintassi di modelli, di posture. Così, da frammenti di antichità che via via riemergono perché per la prima volta interrogati con urgenza e passione, in ansia per la sopravvivenza di quel passato a rischio di inabissamento, di definitivo oblio, intellettuali e artisti del XV secolo fanno ‘rinascimento’. Il metodo, ma anche le stesse coordinate cronologiche e spaziali di questo Ri- nascimento, derivano direttamente dalla lezione di Aby Warburg. Necessario mi è parso non tanto mettermi sulle orme dei, più o meno fedeli, epigoni, conclamati protagonisti degli studi iconologici nel XX secolo, ma recuperare e rilanciare lo stile di ricerca che si evince dai pochi e preziosissimi saggi pubbli- cati in vita dallo studioso di Amburgo, e dal suo immenso progetto dell’Atlan- te Mnemosyne: ovvero ripercorrere il metodo di un “matrimonio alchemico” (l’espressione è di Kurt Forster) tra Bild e Wort, incrociando tradizione delle fonti e vita delle immagini. A Warburg devo il concetto del Rinascimento come innesco di “vita in mo- vimento”. All’interno dei diversi repertori formali e stilistici che l’antichità proponeva, gli uomini del Rinascimento non prediligono soltanto l’apollinea armonia delle proporzioni e la polita perfezione delle forme, ma scelgono fon- ti, testi, suggestioni che importano dal passato l’idea dionisiaca di movimento. Proprio l’idea di rompere una stasi – formale e concettuale – con un ‘movi- mento’ caratterizza quella postura desiderante e rivoluzionaria verso l’antico in cui sta il senso primo della rivoluzione che si compie in Italia nel XV secolo. Un Rinascimento polimorfico, vivo e inquieto, al quale niente è più estraneo della ripetizione di un rigido linguaggio formale, di canoni ed esempi consi- derati come assoluti, come avverrà poi nel classicismo. Warburghiana è anche l’idea del Rinascimento – e di ogni rivoluzione cul- turale – come di una psicomachia: lo scenario di una battaglia in cui, negli stessi anni, nelle stesse corti italiane, il nuovo stile all’antica deve conquistarsi il diritto di interpretare le figure ridestate a nuova vita, di imporsi contro lo stile medievaleggiante cortese ancora imperante. Un Rinascimento, dunque, che si lascia definire soltanto per contrasto, che è un mutamento, un moto, un processo: i contrasti, restituiti nella loro dinamica energetica, risultano vividi, autentici, a volte scabrosi, ma quel che interessa è che lasciano, come residuo e segno, la meravigliosa cicatrice che è l’opera d’arte. In questo senso la mia ricerca cerca di seguire l’impronta dello stile di Aby Warburg: antago- nistico, urgente e pungente, marziale a tratti ma mai spietato; dialetticamen- te inclusivo e mai inesorabile. Anche perché lo studioso che esercita il suo 8 | Premessa pensiero sull’età della coincidentia oppositorum non può che rivendicare alla sua strumentazione ermeneutica l’arma dell’attenzione critica a tutto campo, declinata anche come pietas verso le voci che, nelle strettoie della selezione storica e nell’esercizio della selezione critica, rischiano di soccombere: per dirla, ancora, con Warburg, “riconferire timbro alle voci inudibili”. Lo spo- glio e la restituzione di brani in originale greco e latino, da fonti quattro e cinquecentesche finora raramente trattate e utilizzate, e il focus su una tipo- logia di opere poco studiate come le medaglie e le imprese, vanno anche in questa direzione. Dopo il capitolo introduttivo, i nove saggi costituiscono una piccola, selezio- nata, serie di ‘Storie di fantasmi’, secondo le linee di ricerca che ho sviluppato, mossa da diverse sollecitazioni, negli ultimi due decenni. La cronologia del mio Rinascimento è breve e stretta: dall’inizio del XV secolo ai primi del XVI, facendo perno sul 29 maggio 1453, data della caduta di Costantinopoli. La geografia degli episodi ruota tutta intorno ad alcune corti dell’Italia settentrio- nale – Rimini, Firenze, Ferrara, Mantova – con una attenzione speciale per Venezia, in cui il teatro del Rinascimento ha una sceneggiatura tutta particola- re. Evidente e dichiarata è la discrezionalità del taglio di prospettiva, sia in sen- so cronologico che in senso geografico: in questo Atlante il mio Rinascimento, debitore del suo profilo al “primo Rinascimento” di Warburg, presenta confini lacunosissimi che lasciano fuori, ad esempio, Roma e Napoli. Scelta parziale e del tutto arbitraria che mi è servita, però, a selezionare punti di osservazione. In questo labirinto di parole e immagini, alcune tappe per motivi diversi han- no assunto un forma espositiva più approfondita. Ad esempio: ho indugiato sulle fonti utili per la ricostruzione del profilo di Maometto II perché il tema è molto trascurato nelle storia degli studi; quanto al capitolo su Botticelli, non è stato possibile eludere il concerto di voci della letteratura critica che del ciclo mitologico fiorentino hanno fatto un campo di esercitazione privilegiato dell’iconologia. Scriveva Giorgio Pasquali, in pagine intense dedicate alla figura di Aby War- burg, che il filologo è “uno studioso senz’occhi”: parlava di se stesso, e di tutti i filologi di vocazione e formazione, innamorati delle parole più che delle figure. Il metodo warburghiano mi ha insegnato a guardare le immagini, per quel che è possibile, attraverso i testi. Senza occhi, però, trattando di Rinascimento, non si va molto lontano. Gli occhi e le intelligenze con cui ho intrattenuto un confronto continuo sulle mie idee e sulle mie ricerche sono stati i miei studenti e poi i giovani studiosi che, dalla fine degli anni ’90, lavorano con me, spe- cialmente intorno alla magnifica esperienza che è la redazione di Engramma: | 9

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